domenica 30 giugno 2019

La Stolta Superbia e Soave Umiltà



ISRAELE

“Nel Popolo eletto si dovrebbero trovareanime pronte a ricevere il Messia nella cui attesa si sono consumati d’ansia i Patriarchi e i Profeti, questo Messia finalmente arrivato, preceduto, accompagnato da tutti i segni profetici, questo Messia la cui figura spirituale si delinea sempre più chiara attraverso i miracoli visibili e invisibili sugli elementi, sui corpi, sulle anime che si convertono e sui pagani che si volgono a Dio. Invece così non è! La prontezza a seguire il Messia è fortemente ostacolata proprio nei figli di questo Popolo e, doloroso a dire, lo è tanto più, quanto più si sale nelle classi sociali più alte. Vi dico questo non per scandalizzavi, ma per indurvi a riflettere e a pregare”.
“Pagani e peccatori fanno più strada sulla via di Dio. Perché questi accolgono e quelli non accolgono il Salvatore, la sua Parola.
Perché i figli d’Israele sono ancora incrostati come ostriche perlifere al banco sul quale sono nati. Perché sono ricolmati, saturati, obesi della loro scienza, non sanno fare posto alla mia sapienza, gettando via il superfluo per fare posto al necessario. Gli altri non hanno questa zavorra: sono poveri peccatori e pagani disancorati come navi alla deriva. Sono poveri che non hanno tesori propri, ma solo fardelli di errori e di peccati di cui si spogliano con gioia, appena riescono a capire cosa sia la Buona Novella, il Vangelo. Sentono il suo miele corroborante, ben diverso dal disgustoso miscuglio dei loro errori e peccati! La caparbietà d’Israele è frutto di un eccessivo attaccamento alle proprie idee, dottrine, al proprio “io”. Il rifiuto del Vangelo è sintomo di superbia intellettuale, come la sua accettazione è effetto di povertà, di miseria interiore riconosciuta con umiltà” (Poema 3°, p. 254).
“Vi è in Israele una stolta superbia, quella di giudicare bestemmia il Nome del nostro Dio su labbra pagane. Si giunge a proibire ai gentili di accostarsi al Dio vero, perché si giudica ciò sacrilegio. Il Dio d’Israele è lo stesso Dio che ha creato tutti gli uomini. Perché impedire che le creature sentano l’attrazione del loro Creatore? Credete voi che i pagani non sentano qualcosa nel fondo del cuore, qualcosa d’insoddisfatto che si agita, grida e cerca? Chi? Il Dio ignoto! Credete voi che se un pagano si tende verso l’altare del Dio ignoto, a quell’altare incorporeo che è l’anima in cui è sempre un ricordo del suo Creatore, credete voi che Dio respinga il suo anelito come una profanazione? L’anima umana aspetta, difatti, di essere posseduta dalla gloria di Dio come l’antico Tabernacolo, e piange finché tale possesso non la colmi. Credete voi che sia peccato quel desiderio interiore suscitato da appelli celesti, quel sospiro dell’anima che dice: “vengo”, al Dio che le dice. “Vieni?”...
Che sia santità il corrotto culto dell’ebreo credente che offre al Tempio quanto avanza delle sue gozzoviglie, entrando al cospetto di Dio e nominando l’Essere santissimo con uno spirito e un corpo che è tutto una verminaia di colpe?
Allora solo i bambini potranno chiamare Dio, poiché ogni uomo è peccatore! E’ invece dai peccatori che il Signore va invocato, da coloro che si sentono strozzati da Satana e vogliono liberarsi dal Seduttore e dal peccato.
Vogliono! Il volere guarire, ecco ciò che cambia il sacrilegio in culto di Dio, in orazione.
Bisogna invocare l’Onnipotente per fugare il tentatore, per essere perdonati e guariti! Non è nominare invano il nome di Dio, quando, come il battito del cuore, ogni minuto del giorno, ogni bisogno o tentazione vi riporta sulle labbra la parola di filiale amore: “Aiuto, Signore!” (Poema 2°, p. 539).
“Conoscete gli idoli e le eresie d’Israele, idolatra e eretico da secoli. I gentili (pagani) saranno migliori, per questo non li ho esclusi, respinti. Ricordate i Profeti, predissero la vocazione dei Gentili e la durezza dei Giudei.
Perché chiudere le porte del Regno a coloro che mi amano e vengono alla Luce che la loro anima cerca? Non li dovete credere più peccatori di voi (ebrei), perché finora non hanno conosciuto Dio.
Spesso sono migliori di voi, perché senza avere la giusta religione, sanno essere giusti.
Non mancano i giusti in nessuna nazione, religione. Dio osserva le opere, non le parole degli uomini. Se vede un pagano fare naturalmente, per giustizia di cuore, ciò che la Legge del Sinai comanda, perché dovrebbe guardarlo come abietto? Non è più meritorio che un uomo che conosce il comando di Dio, si vieti da sé ciò che la sua coscienza disapprova come male, rispetto al merito molto relativo di chi, conoscendo Dio, il fine dell’uomo e la Legge che aiuta a conseguirlo, fa continui compromessi e calcoli per adeguare la perfetta Volontà di Dio alla propria volontà malvagia?
Credete che l’Altissimo apprezzi le scappatoie messe da Israele all’ubbidienza per non avere a molto sacrificare la propria concupiscenza?
Quando un pagano uscirà dal mondo, giusto agli occhi di Dio per avere seguito la retta legge imposta dalla sua cocienza, credete che sarà giudicato demonio? Dio giudicherà le azioni degli uomini, e Cristo, supremo Giudice, premierà coloro che dal fondo dell’anima aspiravano all’unione col Dio ignoto, ma intuito oltre il falso scenario dell’Olimpo.
Troppo spesso il nome di Dio è stato deriso per colpa delle opere del Popolo di Dio. Non credetevi i tesorieri esclusivi dei miei doni e meriti. Sono morto per tutti, per gli ebrei e per i pagani. Il mio Regno sarà di tutte le Genti.
Non abusate della pazienza con cui Dio vi ha trattati, dicendovi: “A noi tutto è concesso!”
Non è vero, perché ormai non c’è più questo o quel popolo, ma soltanto il mio Popolo nel quale hanno lo stesso valore i vasi consumati al servizio del Tempio e quelli che verranno deposti sull’altare del Signore. Anzi, molti vasi consumati al servizio del Tempio, ma non di Dio, verranno gettati via e sostituiti sull’altare da quelli che non hanno mai conosciuto incenso, olio o balsamo, ma sono desiderosi di esserne riempiti per servire alla gloria di Dio.
Non esigete, quindi, molto dai Gentili.
Bastano la fede e l’ubbidienza alla mia Parola, poiché una nuova circoncisione del cuore, o meglio, dello spirito, sostituisce quella antica.
Al sangue della circoncisione, simbolo della purificazione dalla concupiscenza, che ha privato Adamo e l’Umanità dalla figliolanza divina, si sostituisce ora il mio Sangue to, valido per tutti, circoncisi e incirconcisi, purché ricevano il nio battesimo e rinunzino a Satana, al mondo e ai vizi per amor mio. Non disprezzate gli incirconcisi, pensando a quanti peccati sono giunti i circoncisi” (Poema 10°, p. 224).

René Vuilleumier

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