Il ruolo dello Spirito Santo
"Il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l'ultimo Adamo divenne spirito datore di vita" (1 Cor 15,45), con tutto se stesso: con le sue parole, con la sua carne, col suo sangue.
Questa pienezza di vita Cristo continua a trasmettercela, ancora oggi, nella Santa Messa, dov'è rivissuto il mistero della Parola che si è fatta carne, per essere da noi ricevuta: prima con l'ascolto, poi col cibo.
Lo schema della celebrazione, infatti, suddiviso in liturgia della Parola e liturgia eucaristica, rispecchia le due fasi della vita di Gesù: la predicazione e il sacrificio.
La stessa traccia la ritroviamo nel racconto che Luca fa sull'incontro di Gesù con i due discepoli di Emmaus (Cfr. Lc 24,13 ss.): il Risorto prima di sedersi a tavola, spezzare il pane e svelare la sua identità, spiega loro, durante il tragitto, le profezie delle Scritture a lui riferite.
Ma chi fa ardere il cuore nel petto dei due discepoli, mentre conversano con lui lungo il cammino?
È la stessa persona che fa muovere le masse ad ascoltare Gesù, quando predica; è la stessa persona che guida tutta l'assemblea, durante la Messa, all'incontro col Signore: è lo Spirito Santo.
Egli avvolge l'uomo e la sua storia, con la sua presenza e la sua azione. Il fine a cui tende tutta la sua opera è condurci al Padre, unendoci al Cristo.
La Messa è la massima espressione di questo itinerario di fede. Dal momento dell'ascolto al momento del banchetto, dall'inizio alla fine della celebrazione, lo Spirito Santo è colui che illumina, purifica, converte, infiamma, santifica, rinnova, trasforma...
Nella liturgia della Parola, dove ascoltiamo e meditiamo le letture bibliche, lo Spirito Santo, lo stesso ispiratore degli autori sacri, ci apre la mente alla comprensione della Parola, affinché sia accolta e fatta nostra, per poi essere messa in pratica.
Ma è nella liturgia eucaristica, la successiva fase della celebrazione, che lo Spirito Santo manifesta tutta la sua potenza, con una duplice e suprema azione.
La prima volta è quando il celebrante implora con speciale invocazione Dio Padre di mandare lo Spirito Santo a santificare i doni offerti «perché diventino il corpo e il sangue di Gesù Cristo». E il miracolo eucaristico si compie con le stesse parole pronunciate da Gesù nell'Ultima Cena.
La seconda volta è dopo la consacrazione del pane e del vino, prima del rito di comunione, quando il celebrante chiede a Dio Padre di donare lo Spirito Santo «perché diventiamo, in Cristo, un solo corpo e un solo spirito».
Lo Spirito Santo, inviato dal Padre, con la prima azione trasforma il pane e il vino nel corpo e nel sangue di Cristo, con la seconda azione trasforma l'assemblea dei credenti nel Corpo Mistico di Cristo.
Il primo intervento richiama l'azione dello Spirito Santo nel mistero dell'incarnazione del Figlio di Dio nel grembo verginale di Maria. II secondo intervento richiama l'azione dello Spirito Santo sui discepoli di Gesù nell'evento della Pentecoste. Dall'incarnazione alla Pentecoste, come dall'inizio alla fine della Messa, l'artefice di tutto è lo Spirito Santo: colui che ha preparato e realizzato la venuta sulla terra del Salvatore in una storia di millenni, e che ora prepara e realizza la sua venuta in mezzo a noi nella storia di tutti i giorni.
Nei "Discorsi" di San Bernardo, si legge: «Conosciamo una triplice venuta del Signore. Una venuta occulta si colloca infatti tra le altre due che sono manifeste. Nella prima il Verbo fu visto sulla terra e si trattenne con gli uomini, quando, come egli stesso afferma, lo videro e lo odiarono. Nell'ultima venuta "ogni uomo vedrà la salvezza di Dio" (Lc 3,6) e vedranno colui che trafissero (Cfr. Gv 19,37). Occulta è invece la venuta intermedia, in cui solo gli eletti lo vedono entro se stessi, e le loro anime ne sono salvate.
Nella prima venuta dunque egli venne nella debolezza della carne, in questa intermedia viene nella potenza dello Spirito, nell'ultima verrà nella maestà della gloria. Quindi questa venuta intermedia è, per così dire, una via che unisce la prima all'ultima: nella prima Cristo fu nostra redenzione, nell'ultima si manifesterà come nostra vita, in questa è nostro riposo e nostra consolazione».
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