Conquiste del Sacro Cuore
Le richieste di approvazione liturgica
La diffusione della devozione al Sacro Cuore trovò un veicolo efficace nelle Confraternite religiose. Col tempo vennero costituite numerose nuove Confraternite dedicate appositamente al culto del Cuore divino; all’inizio del XVIII secolo esse erano già oltre 350 in Europa.
Mentre la devozione al Sacro Cuore andava diffondendosi, la Chiesa, con sapienza e prudenza, andava conferendole una sempre maggior approvazione, nella prospettiva di elevarla al livello di culto pubblico nella Liturgia. L’approvazione ufficiale doveva sorgere come coronamento di un lungo cammino di pietà popolare. Esso dovette però superare molti ostacoli, dovuti all’ insorgere d’incomprensioni e ripulse, anche nell’ambiente ecclesiastico. Inoltre, prima di arrivare ad un’approvazione definitiva, era necessario chiarire alcuni problemi dottrinali.
I primi passi di questo cammino cominciarono quando Margherita Maria era ancora viva. Alcuni conventi della Visitazione sollecitarono i vescovi o direttamente Roma a varare la festa e la Messa e l’Ufficio del Sacro Cuore. Molte personalità appoggiarono questa richiesta. Una prima domanda ufficiale alla Santa Sede, fatta dalle Visitandine nel 1707, ottenne una risposta evasiva.
Ma nel 1720 avvennero i fatti di Marsiglia, dove la corruzione morale era grande. La beata Anna Maddalena Remuzat previde che la città sarebbe stata colpita con un flagello; pertanto propose il culto al Sacro Cuore come rimedio.
In effetti, nel 1720 una grave peste decimò Marsiglia. Il vescovo, accogliendo i consigli della suora, istituì una festa solenne in onore del Sacro Cuore, stabilendola per il 1 novembre. La peste cessò, ma il flagello si ripresentò due anni dopo.
Allora la Remuzat dichiarò che non erano solo i fedeli a dover fare penitenza, ma anche l’intera città, a cominciare dalle autorità. I capi e magistrati della Provenza fecero voto che ogni anno, nel giorno della festa del Sacro Cuore, sarebbero andati in solenne processione nella chiesa della Visitazione, per assistere alla Messa e ricevervi la Comunione, come atto di omaggio al Cuore divino. Allora, la peste sparì definitivamente 53.
Questo fatto contribuì molto a diffondere la pratica delle consacrazioni di diocesi, municipi e, poi, anche nazioni al Sacro Cuore, come vedremo.
Nel 1726, sull’ onda di questi eventi, venne avanzata una nuova richiesta di approvazione del culto del Sacro Cuore. I vescovi di Marsiglia e di Cracovia, ma anche i Re di Polonia e di Spagna, la patrocinarono presso la Santa Sede. L’anima di questo movimento era il gesuita Giuseppe de Gallifet (1663-1749), discepolo di san Claudio de la Colombière, che aveva fondato la Confraternita del Sacro Cuore. Anche questa volta la Santa Sede preferì rinviare ogni decisione; il cardinale com petente, Prospero Lambertini, era diffidente verso questa devozione e lo restò più tardi, divenuto Papa Benedetto XIV. Infatti, tra il 1740 e il 1745, dapprima la pia regina di Francia, Maria Leczinska, che era di origine polacca, e poi il Patriarca di Lisbona, sollecitarono il Papa ad istituire la festa del Sacro Cuore; ma questi si rifiutò per non suscitare l’irritazione di teologi e politici «illuminati» 54. Tuttavia, in segno di accondiscendenza, inviò alla regina una preziosa immagine del Cuore divino.
Guido Vignelli
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