tratto dal Libro II° dei "Dialoghi" di San Gregorio Magno
L'acqua dalla pietra
Tra i monasteri che aveva costruiti ce n'erano tre situati in alto tra le rupi dei monti e per i poveri fratelli era molto faticoso dover discendere tutti i giorni al lago per attingere l'acqua; tanto più che essendo il fianco della montagna tagliato a precipizio, C'era da aspettarsi prima o dopo qualche grave pericolo per chi discendeva. Si misero dunque d'accordo i monaci dei tre monasteri e si presentarono al servo di Dio. "Noi - dissero - dobbiamo scendere tutti i giorni fino al lago per prender l'acqua e questo lavoro sta diventando un po' troppo difficoltoso: noi saremmo del parere che i nostri tre monasteri siano trasferiti altrove". Egli li consolò con dolcezza e con un sorriso li congedò.
Nella stessa notte, preso con sé quel piccolo Placido, di cui ho già parlato più sopra, salì su quei rapidi monti, e si fermò lungamente a pregare.
Terminata la preghiera collocò in quel punto tre pietre, come segno e senza che nessuno si accorgesse di nulla, fece ritorno al suo monastero.
In uno dei giorni seguenti i monaci tornarono da lui per sentire cosa avesse deciso sulla necessità dell'acqua. Rispose: "Andate qua sopra, su questi monti, e dove troverete tre pietre poste una sull'altra, lì scavate un poco. A Dio Onnipotente non manca la possibilità di far scaturire acqua anche sulla cima di questa montagna, degnandosi di liberarvi dalla fatica di un viaggio tanto pericoloso.
Andate".
Partirono e trovarono la rupe del monte che Benedetto aveva descritta: era già tutta trasudante acqua. Vi scavarono una buca che subito rigurgitò di acqua e questa scaturì così abbondante che fino ad oggi copiosamente scorre lungo le pendici, scendendo fino alla valle.
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