mercoledì 19 marzo 2025

Commento all‟Apocalisse

 


SEZIONE PRIMA  SUL CAPITOLO OTTAVO DELL’APOCALISSE 

 I quattro primi Angeli, che suonarono la tromba. 


§. II.  

I primi due angeli, che suonarono la tromba. 

Cap. VIII. v. 7-9  


I. I quattro angeli, che suonano la tromba, e a cui sono dedicati i due seguenti paragrafi, designano quattro eresiarchi che mossero una grave guerra alla Chiesa di Cristo (dopo che questa aveva sconfitto i terribili nemici giudei e pagani) riguardo alla natura della SS. Trinità, della Divinità di Cristo e dello Spirito Santo, l‟Umanità, la Persona e la Natura, la Volontà del Verbo Incarnato ecc. Questi quattro angeli indicano poi il complesso di tutti gli altri eretici che trassero origine da quei caporioni e che si fondarono sui loro errori. Sono quattro a similitudine dei quattro animali, figura degli Evangelisti, in quanto, come la verità del Vangelo è stata diffusa nelle quattro parti del mondo, così anche la zizzania delle eresie, Dio permettendolo, si è sparsa nel mondo. Il demonio, infatti, il serpente antico, è la scimmia e il padre degli eretici e dei mentitori, il quale cerca vanamente di imitare Cristo Signore per distruggere la verità rivelata. Suonar le trombe significa intimar la guerra e chiamare a battaglia, come anche promulgare e render noto qualcosa. Significato che conviene agli ultimi [pessimi] tre angeli, e più tardi ai quattro eretici, che pieni di superbia, sparsero nel mondo al loro tempo i loro falsi dogmi. Quindi dice: 

 Vers. 7. E il primo angelo dié fiato alla tromba. Si allude ad Ario, prete della città di Alessandria, che nell‟anno 315, durante l‟episcopato di Alessandro, essendo Imperatore Costantino il Grande e Sommo Pontefice Silvestro, si levò, insegnando che il Figlio di Dio è simile al Padre soltanto di nome, ma non nella sostanza. Contro tale eresia fu convocato il primo Concilio di Nicea, una dei quattro principali Concili, sottoscritto da 318 vescovi cattolici, che condannò Ario, Fotino, e Sabellio, e benché tali errori siano spuntati prima del regno di Giuliano e dei suoi successori e dell‟avvento al pontificato di S. Damaso, tuttavia, più tardi assurse a grande fama, in quanto ebbe la massima diffusione in tempi successivi e si mantenne a lungo, al punto che – come si legge nel Breviario Romano nella festa di S. Damaso l‟11 dicembre – tutta la Chiesa ne gemette, e il mondo  si accorse con stupore di essere divenuto ariano. E venne grandine e fuoco mescolato con sangue, e furon gettati sulla terra. E la terza parte della terra fu arsa, e la terza parte degli alberi furono arsi e ogni erba verde fu arsa. Seguono le calamità, le disgrazie indicibili e i disastri che la Cristianità dovette patire a causa di tal trombettiere. E venne grandine, una grande tempesta, che vien designata volgarmente col nome di „grandine‟, e a causa della quale la Chiesa si trovò divisa, come è narrato al Cap. X della Storia Ecclesiastica. A seguito di tale sconvolgimento il volto della Chiesa  era oltremodo deturpato e sfigurato, essendo devastato, infatti, a differenza di prima in  cui i nemici erano esterni, dai propri e dai  nemici interni. L‟uno cacciava via l‟altro, ed entrambi si dicevano cattolici. Proprio della grandine è distruggere e devastare fiorentissimi pascoli, messi ubertose, vigne, fiori, alberi e frutti. Così fece l‟eresia di Ario, che distrusse e deturpò la Chiesa di Cristo che al tempo di Costantino il Grande era fiorentissima. E fuoco mescolato con sangue delle contese: ovvero che questi due flagelli, grandine e fuoco, provocarono un grande spargimento di sangue, soprattutto al tempo dell‟Imperatore Valente, che caduto in questa eresia, perseguitava i cattolici, gli uni gettandoli alle fiamme, gli altri, facendoli morire di spada, altri affliggendoli con altri generi di supplizi. E fu gettato sulla terra, in quanto questa eresia contaminò quasi tutta la terra, si propagò ovunque, durò a lungo, e fu accettata davvero da tutti. Per cui prosegue: E la terza parte della terra fu arsa, e la terza parte degli alberi furono arsi e ogni erba verde fu arsa. Tali parole alludono alla caduta dei Cristiani nell‟eresia di Ario e la diminuzione della Chiesa. Qui S. Giovanni parla della terza parte della Cristianità, di cui un terzo sia di laici sia del popolo, fu corrotto dal fuoco dell‟eresia ariana, qui designati dal termine terra, in quanto si dedicano alle professioni mondane e al commercio. E la terza parte del ceto ecclesiastico, indicata dagli alberi, in quanto per la cognizione delle sacre scritture e delle cose celesti si elevano al di sopra degli altri ecc. e lo stesso dicasi per la vita e i costumi, in quanto a suo tempo devono dare frutti soprannaturali, e spuntino foglie e fiori di buoni esempi. S. Ilario scrive al riguardo che 105 vescovi ai suoi tempi caddero nella perfidia dell‟eresia ariana. Aggiunge significativamente E ogni erba verde. Si allude ai Goti da poco disposti a ricevere il Cristianesimo. Questi chiesero all‟Imperatore Valente che inviasse loro dei sacerdoti Cristiani, perché insegnassero loro la fede cattolica. Valente – che aveva aderito all‟arianesimo – mandò loro dei preti eretici, che corruppero i Goti con l‟eresia. Fu davvero una grande perfidia, che venne ripagata dai medesimi Goti bruciando vivo Valente, nell‟anno 378, in uno squallido tugurio. 

 II. Vers. 8. E il secondo angelo suonò la tromba. Costui è Macedonio, Patriarca di Costantinopoli, che volle trattare dello Spirito Santo e finì col bestemmiarlo, insegnando che era una mera creatura e servo del Figlio. Apparve nell‟anno 360. Contro questo errore si tenne il Secondo Conci-lio Ecumenico, uno dei quattro principali, a Costantinopoli, che fu sottoscritto da 150 vescovi du-rante l‟Impero di Graziano e Teodosio e il Pontificato di Papa Damaso nell‟anno 381. E come una gran montagna ardente per fuoco fu gettata nel mare. Questo eresiarca e la sua eresia sono para-gonati qui ad un gran monte ardente di fuoco per la sua pessima superbia, ambizione e malizia, per cui si gonfiava e ardeva a guisa di un gran vulcano, glorificando se stesso per i suoi errori, con cui negava la comune divinità e consustanzialità col Padre allo Spirito Santo, mentre Ario in preceden-za aveva negato tali attributi al Figlio. Lo si dice ardente di fuoco, poiché, privato dell‟episcopato, bruciava e fiammeggiava d‟invidia, iracondia e livore, per cui, conducendo vita ritirata in un luogo di Costantinopoli detto i Chiostri, diede la stura, senza tener chiusa la bocca, ad ogni genere di be-stemmie contro lo Spirito Santo. Fu gettato nel mare. 1°. Qui il mare indica la SS. Trinità delle Persone e l‟unità della loro essenza divina. Come il mare, infatti, è insondabile, così e molto di più il mistero della SS. Trinità è imperscrutabile. E come dal mare si originano tutti i fiumi, le sorgenti e le acque, e tutte poi a lui tornano. Così da Dio Uno e Trino deriva ogni bene e a Lui poi fa ritorno. 2°. Il mare qui indica anche lo Spirito Santo. Come il mare vivifica e conserva in vita creature di ogni genere, che al di fuori di lui perirebbero; così il mare è lo Spirito Santo, che vivifica, dal quale tutti riceviamo la vita dell‟anima col battesimo e in lui la conserviamo e viviamo, e senza i suoi ri-voli d‟acqua (ossia la Grazia antecedente, susseguente e concomitante) tosto moriamo. 3°. Il mare è anche simbolo della Chiesa, in ragione del Battesimo. Come il mare, infatti, è il contenitore di tutte le acque, così la Chiesa è la riunione dei fedeli per il sacramento del battesimo. 4°. Indica anche il mondo che, come il mare, è scosso dalle onde delle tentazioni, è instabile e mescola in se buoni e malvagi, come il mare ha pesci buoni e cattivi. In tutte queste varie accezioni qui si dice che questa montagna fu gettata nel mare come facilmente comprenderà il lettore. E la terza parte del mare diventò sangue. 1°. Sangue sta qui per la corruzione che da questa eresia si riversò all‟esterno se-condo il suo apparire esteriore a danno dell‟onore dello Spirito Santo e anche rispettivamente della SS. Trinità e della Chiesa. 2°. Va inteso anche in senso proprio, in quanto a causa di questa eresia e di quella ariana molto sangue cristiano fu versato nel mondo, come attesta la storia ecclesiastica. 

Vers. 9. E morì la terza parte delle creature che son nel mare, ossia della Cristianità. Si di-ce che è morta in riferimento alla vita dell‟anima che consiste nella vera fede e nella carità nello Spirito Santo, essendo membri della vera Chiesa cattolica di Cristo, nella quale solo vi è la vita so-prannaturale e separandosi dalla quale per aderire all‟eresia, si trova la morte. Come infatti, i pesci, al di fuori del mare, possono stare in vita per poco, così, a maggior ragione, le anime possono vivere e salvarsi fuori della Chiesa Cattolica. La terza parte: qui il determinato va sempre inteso come in-determinato, ovvero indica un numero grande e notevole. E la terza parte delle navi andò in rovina. Gran parte dei prelati e dei parroci, che avrebbero dovuto condurre gli altri al porto della sal-vezza, erano stai corrotti dagli errori in parola. 

Venerabile Servo di Dio Bartolomeo Holzhauser 

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