RELIGIOSA DELLA VISITAZIONE SANTA MARIA DI CHAMBERY
“Se noi amassimo Nostro Signore, diceva il Santo Curato d'Ars, avremmo sempre presente allo spirito il Tabernacolo dorato, questa casa del buon Dio. Quando siamo in cammino e vediamo un campanile, questa vista deve farci battere il cuore.... noi non dovremmo potervi staccare lo sguardo”.
Tale era l'amore di Suor Maria-Marta per Gesù Sacramentato. Sempre il suo cuore e i suoi occhi si orientavano verso il Tabernacolo.
Quando con l'aiutante spirituale faceva il trattenimento (3) in giardino presso l'abside della Chiesa parrocchiale, essa non avrebbe giammai consentito di sedere volgendovi le spalle. Nel corso della giornata, tra le occupazioni più assorbenti, il pensiero del Tabernacolo le era abituale.
Nostro Signore l'invitava con insistenza:
“Io ho istituito il mio Sacramento d'amore per essere il compagno dell'uomo, - le diceva questo buon Maestro. - Bisogna dunque pensare continuamente a Me e continuamente parlarmi cuore a cuore! Parlami, Guardami!.... Sarà questa la tua occupazione per l'Eternità! Qui si trova il nutrimento dell'anima, il vero riposo, e l'anima è nel suo centro”.
Comparendole in Croce e mostrandole il Sangue delle sue divine ferite: “Tutti passano e nessuno osserva questo Sangue!.... lo stesso accade del mio Sacramento d'amore, si pensa un istante a Me, poi Mi si dimentica!....
“Figlia mia, Io sono qui come sono in Cielo.... Io resto nel Tabernacolo per vostro amore, eppure come sono poche le anime che vengono a visitarmi!...”.
La festa del Corpus Domini e il Giovedì Santo con la visita dei Santi Sepolcri, erano giorni salutati con gioia dalla nostra Sorella. Tuttavia, alla sua felicità si univa la pungente sofferenza di vedere Gesù Sacramentato, così poco compreso e così poco amato. I lamenti del Divino Prigioniero la commovevano profondamente:
“Nella Sacra Riserva - le dice - me ne starò silenzioso come nella stalla di Betlemme. Molti accorreranno a visitarmi, gli uni per curiosità, gli altri per vanità. Queste anime mi offendono. Voi dovete risarcirmi col raccoglimento e col silenzio”.
E insisteva su questo dovere di riparazione che permette al Divin Cuore di versare sulle anime le grazie di cui è traboccante:
“Quando Io trovo un cuore che Mi ama e che Mi risarcisce, prendo con lui le mie delizie... Perciò Figlia mia, Io voglio che tu passi in questo santo esercizio le notti e i giorni”.
Sappiamo già come quest'anima privilegiata passava le sue veglie Eucaristiche. Quando per le altre suonava l'ora del riposo, principiava per lei una seconda vita, ignorata dalla Comunità, vita solitaria ai Piedi del Re d'amore. Là Suor M. Marta contemplava, ringraziava e, soprattutto pregava e riparava.
Le sue suppliche s'innalzavano specialmente per i peccatori e le anime del Purgatorio; pareva che si ponesse alla porta del Paradiso per farvi entrare le anime, mediante i meriti delle Sante Piaghe del Salvatore.
Stanchezza, disgusto, angosce, tentazioni diverse, non mancavano durante queste ore di guardia, allo stesso modo che non mancarono nel resto della sua vita. Tuttavia, il più sovente la Serva di Dio vi gustava le tenere finezze dello Sposo Celeste, che la trattava come una seconda Margherita Maria. Nostro Signore, pur tenendo nascosta la sua azione sopra quest'umile Sposa, sembra aver voluto concedere a lei le grazie più rare e più alte... Anche a lei mostrava il Suo adorabile Cuore, fornace ardente... Le toglieva il suo per gettarlo e fonderlo in questo focolare d'amore.
Così - continua la Superiora - Suor Maria Marta si sentì realmente togliere il cuore e provò la sensazione come di un vuoto. Nella sua ingenuità essa ci diceva: “Madre mia, fino a questa mattina io non sapevo che il cuore fosse dal lato sinistro”. Gesù rinnovò più volte questa divino rapimento.
Le veglie Eucaristiche di Suor Maria-Marta, non sempre avevano luogo nella tribuna, ma qualche volta alla porta del Coro, o in un piccolo vano adiacente alla Chiesa del Monastero: “Io ti trovo dovunque, le diceva allora il suo Diletto, non è certo un muro che mi possa impedire di comunicarmi a te”.
Un'altra volta: “Io faccio la breccia nel muro che ci separa, per venire a te come un piccolo Bimbo”. In quella sera Gesù Bambino era di una bellezza tanto meravigliosa, che la notte passò come un lampo in una felicità di Paradiso e l'anima della Serva di Dio si trovò sommersa nell'amore:
“Ora - le annunciò il buon Maestro -, ti fo trovar qui un pieno contento; in seguito ti ci farò trovare solo del disgusto.
“Bisogna che voi otteniate le grazie per mezzo della sofferenza, come i Santi del Cielo le ottengono per mezzo dell'amore”.
Una simile prospettiva non spaventava però Suor Maria-Marta. Non aveva forse scelto per sua porzione di soffrire insieme a Gesù?... Alle sante ebrezze di gioia celeste, essa preferiva la compagnia, del suo Sposo immolato: “Le mie notti con Gesù Crocefisso, sono le più deliziose, in quelle mi sento crescere forza e coraggio, per affrontare le fatiche e le tribolazioni della giornata”.
A queste veglie, soffuse di consolazione o di dolore, Gesù degnava prendere spesso una parte attiva. Egli tracciava il programma della notte, suggeriva le intenzioni, ovvero interrogava teneramente la Sua Sposa per stimolare l'ardore e provocarne l'amore:
“Che fai costì, Fi glia mia? - Buon Maestro, io sono qui per guardarvi e ringraziarvi. - E Io, riprendeva Gesù, Io sono qui per accordarti nuovi favori!”.
Dopo averla fatta pregare per parecchie ore e averle accordato un ultimo sguardo d'amore, il Salvatore, tenero come una madre dinanzi alla stanchezza della sua bambina, le comandava verso il mattino, di coricarsi: “Ora basta, tu puoi andare a riposare”. ( 1868).
Questo succedeva di rado, poiché malgrado il lavoro e le sofferenze, l'Ospite del Tabernacolo d'ordinario la voleva compagna della sua solitudine.
Una sera, Suor Maria-Marta era ammalata, estenuata, all'estremo delle sue forze. La On.ma Madre le ordinò di supplicare Nostro Signore ad accordarle salute sufficiente, per disimpegnare il proprio lavoro. Gesù rispose: “Se tu vuoi passare la notte ai miei piedi, la forza ti sarà ridonata”. Autorizzata dalla Superiora e nonostante i brividi dell'esaurimento, la nostra Sorella, aderì alla Divina Volontà... Il giorno dopo le sue forze le erano ritornate con la buona salute.
Il supremo Signore intanto faceva apprezzare alla sua piccola vittima, la grazia di queste esigenze:
“Io ho due lampade che ardono qui davanti a Me, - le diceva una sera - ma quella che guardo con speciale compiacenza sei tu.
“Vedi Figlia mia, quale onore ti faccio tenendoti ai miei Piedi! Tu resti qui per rapirmi il Cuore e tenermi compagnia per tutta la Comunità.
“Tu sei ben fortunata perché io ti dono molto tempo per amarmi. Io ti dò il giorno e la notte; ma ti domanderò altresì ragione di questo tempo...”.
Altri preziosi incoraggiamenti venivano inoltre a ravvivare il fervore di Suor Maria- Marta. Talvolta la voce di Dio Padre si faceva udire dolce, carezzevole:
“Io ti associo ai miei Angeli per adorare mio Figlio e tenergli compagnia”.
E S. Francesco di Sales aggiungeva: “Mi è di grande onore avere una delle mie figlie associata agli Angeli per adorare Gesù e praticare la carità pregando per gli uomini”.
Tra gli Angeli e la nostra Sorella si stabiliva come una mirabile emulazione.
“Noi non abbiamo che i nostri spiriti, e voi avete i vostri corpi, diceva la turba beata, i vostri corpi che glorificano il nostro Dio con ogni loro atto.... i vostri corpi che devono essere come faci ardenti, brucianti e consumantisi in ogni luogo e sempre, al servizio e per amore al nostro buon Signore”.
E' soprattutto ai piedi del Santo Sacramento che la cara adoratrice faceva del suo corpo, come della sua anima, un olocausto d'amore.... , rimanendo in ginocchio, immobile nella contemplazione di Colui che essa unicamente amava.
Quando poi doveva staccarsi dal suo posto di adorazione, portava in sé i Divini influssi della SS. Eucarestia e ricordava queste parole di Gesù: “Il Ciborio devi portarlo sempre con te”.