mercoledì 4 marzo 2020

"Per non perdere nemmeno un'anima"



MESSAGGI DELLA VERGINE DI NAJU SUGLI ULTIMI TEMPI

Julia: "Provavo delle sofferenze così grandi, come se tutto il mio corpo fosse stato violentemente  battuto, che quasi ne persi il controllo e fui incapace, per più giorni, di dormire. Offrii quelle  sofferenze in riparazione dei peccati di oscenità commessi da tanta gente, uomini e donne,  vecchi e giovani, in tutto il mondo, e per la conversione di quelli che li commettevano. Alle 4 del  mattino, ebbi una visione.

Vidi un vagone decorato in maniera stupenda. C'era molta gente all'interno. Contrariamente a  una visione che la Vergine mi fece vedere il 26 agosto 1989 [dove vidi delle persone (dei demoni)  somiglianti a delle aquile, che stavano in una carretta), queste persone non erano di colore nero.  Erano scure ma avevano un'apparenza normale. Ciò significa che i demoni attirano ora le persone in modo più astuto che in passato, e, se non si è vigilanti, sarà difficile per noi discernere  la loro vera natura.

Questi astuti demoni utilizzavano tutti i modi possibili per attirare anche una sola anima nel  loro vagone, non solo le anime del mondo, ma anche i figli della Chiesa, e perfino quelli che sono  stati chiamati. C'erano anime affascinate dall'apparente bellezza del vagone e che vi entravano  per curiosità, senza che i demoni dovessero fare grandi sforzi per attirarli. Tuttavia, ciò che era  sorprendente, era che, perfino coloro che si presume facciano conoscere il Signore, univano le  loro mani a quelle dei demoni per porre molte anime nel vagone. Era una scena pietosa che a  stento si poteva guardare ad occhi aperti.

Quando vidi questo, gridai con tanta forza: ‘No! Quel vagone vi porterà all'inferno!’ E mi misi a  pregare intensamente: ‘Signore! Madre Santa! Vi prego di aiutarli e di salvarli!’. In quel momento  sentii la voce di Gesù, dolce e triste, ma non Lo vidi".

Gesù: "Mia cara piccola anima! Con una fede morta, perché senza le opere la fede è morta,  dicono con le labbra che amano Dio e ci fanno conoscere Me e Mia Madre, ma al contrario, essi  usano orgogliosamente la loro libertà e diventano lupi travestiti da agnelli. Sono affondati nel  fango e continuamente non cercano altro che la propria soddisfazione.

Come le bestie che s'ingrassano prima di condurle al macello, quelli che uniscono le loro mani a  quelle dei demoni, risvegliano la curiosità di molte anime e le abbagliano con ogni sorta di parole  piacevoli, e sotto falsi travestimenti, le trattengono con catene invisibili di peccati e le trascinano  nei bassifondi della morte eterna. Per portarli al pentimento, quante volte Io e Mia Madre  abbiamo dato dei Segni e li abbiamo implorati attraverso te che sei così insignificante! Anche  allora, anziché farci conoscere umilmente e correttamente, Me e Mia Madre, attraverso le grazie  che Noi davamo loro, essi sono stati guidati dal loro egoismo e hanno inseguito le cose più indegne, credendo erroneamente che quelle cose sono le più importanti. Sarebbe corretto dire che  sono delle vere bestie ricoperte di fango.

Sotto belle apparenze, tutti i loro sforzi e le loro attività abbaglieranno molte anime e le  trascineranno nella vanità e nella futilità. Alla fine arriveranno a nuocere alle anime dolci e umili  che sono state chiamate, rendendole incapaci di discernimento e allontanandole dal Mio Amore. 

Oh, mia cara piccola anima! Per quanti giorni, Mia Madre ed Io, li abbiamo implorati ripetendo  continuamente le stesse parole e manifestando segni numerosi! Essi si aggrappano a Noi e ci  implorano, Mia Madre e Me, solo quando sono nella sofferenza, come ci si aggrappa a un  salvagente.

Una volta ricevuta la grazia richiesta, ci voltano le spalle, ferendo il Mio Sacro Cuore e il Cuore  Immacolato di Mia Madre che sono come trafitti dalle spade acuminate del tradimento,  frantumati un numero incalcolabile di volte e sanguinanti senza sosta.

Ma, figlia mia! Sai bene che le braccia di Mia Madre sono doloranti come se le si strappassero,  perché Ella afferra i figli fuori dal vagone per non perdere nemmeno un'anima. Questi figli  numerosi che sono spiritualmente ciechi e sordi... dopo aver ottenuto ciò che domandano, voltano le spalle... ottengono ancora dei favori e si voltano di nuovo dirigendosi verso il cammino  del demonio... Allora, quando guardo questi figli che sono caduti perché non hanno fatto buon  uso della loro libera volontà, spesso Mi pento di aver loro concesso questa libera volontà".

Julia: "Dovrei forse andare nel vagone e tirar fuori quelle anime?" Gesù: "Come entrerai in quel  terribile covo di bestie?"

Julia: ‘lo appartengo al Signore nella morte, appartengo al Signore nella vita. Entrerò là dentro se  posso salvare una sola anima’.

Entrai nel vagone che era tutto splendente. Dall'esterno, non sembrava grande ma, quando fui  all'interno, lo vidi molto spazioso, enorme, e c'erano molte anime. Io gridai: ‘Alzatevi e uscite  subito di qui. Se rimanete qui, andrete all'inferno. Non è troppo tardi. Sbrighiamoci ad uscire da  qui’.

Avevo appena finito di parlare che i demoni, che non potei vedere chiaramente dissero: ‘Uccidi  questa donna miserabile! Poiché continua ad interferire nel nostro lavoro, non possiamo più  lasciarla in vita. Siamo pieni di rancore perché lei ci ha preso le anime che avevamo guadagnato  così difficilmente. Questa volta, questa scellerata è entrata lei stessa nel nostro antro. Non deve  più lasciarla viva!’

Immediatamente, molti demoni cominciarono ad attaccarmi, mi lanciarono delle maledizioni  che non oserei nemmeno pronunciare, colpendomi, graffiandomi, battendomi su tutto il corpo.  Senza troppo pensare a ciò che facevano, io m'impegnavo come meglio potevo per aiutare le  anime a salvarsi da quel vagone, quasi gettandole fuori l'una dopo l'altra. Da dove mi venne tutta  quell'energia? Fu possibile solo con l'aiuto del Signore che mi aiutò con le sue Mani, in modo  invisibile, perché ho continuato fino in fondo per poter salvare tutte quelle anime.

Ciò che era ancora più sorprendente fu che il 26 agosto 1989, io scacciavo i demoni colpendoli col  mio rosario, mentre invece questa volta li scacciavo non solo con la preghiera del rosario, ma  anche trasformando la mia vita in preghiera. Ogni volta che gettavo un'anima fuori dal vagone,  pregavo la Vergine di voler stringere quell'anima sul suo Cuore, di nutrirla col suo latte e lavarla  col Sangue Prezioso del Signore per renderla capace di risuscitare a una vita nuova. Continuavo a  pregare così mentre combattevo con i demoni. Il Signore ci ha dimostrato quanto sia  attualmente urgente e importante cambiare le nostre vite in preghiere.

I demoni mi graffiarono, mi punsero, mi morsero, mi batterono, mi presero per i capelli e mi  scuotevano la testa, mi strapparono così una manciata di capelli. Ho pregato allora con fervore  affinché le anime pentite fossero numerose come il numero dei miei capelli strappati dai  demoni.

Allo stesso modo, ogni volta che le piccole anime vivono secondo i Messaggi della Vergine,  pregano il rosario e trasformano le loro vite in preghiera, mi è concessa più forza per respingere i  demoni e collaborare alla salvezza di un maggior numero di anime. Appena i demoni furono  battuti quando abbiamo trasformato le nostre vite in preghiera di ogni istante e le anime,  difficilmente guadagnate dai demoni e già imbarcate nel vagone, furono salvate, essi mi attaccarono tutti in gruppo mordendomi e graffiandomi senza tregua con ogni sorta di oggetti.  Tutto il mio corpo fu coperto di sangue. In quel momento, Gesù stese le sue Mani, proiettando  luce su di me, e si mise a parlare".

Gesù: "Trasformare le vostre vite in preghiera con tutto il vostro cuore con amore, è un'arma  d'amore, di umiltà e di virtù che può respingere qualsiasi demonio. È anche una scorciatoia per  acquistare le virtù e avanzare nella via della perfezione".

Julia: "La luce che il Signore aveva fatto brillare irradiandola, penetrò nel mio cuore e brillò su  tutte le anime che trasformarono la loro vita e mi aiutarono. Quando al mattino mi alzai, vidi che  il mio corpo era tutto coperto di sangue".

2 agosto 2002

LA MISERICORDIA DIVINA NELLA MIA ANIMA



Una volta quando  notai che Dio stava per provare un certo arciprete, che era mal disposto e  non credeva a questa causa, ne fui addolorata e pregai Dio per lui ed il  Signore gli alleviò le sofferenze. A Dio dispiace molto la diffidenza verso  di Lui e per tale motivo alcune anime perdono molte grazie. La diffidenza  di un'anima ferisce il Suo dolcissimo Cuore, che è pieno di bontà e di  amore inesprimibile per noi. C'è una grande differenza col dover del  sacerdote, che talvolta non deve credere per poter accertare a fondo la  veridicità dei doni o quelle grazie in una data anima; e quando lo fa per  poter convincere meglio u anima e condurla ad una più profonda unione con Dio, ne avrà una grande, incalcolabile ricompensa. Ma non  dare alcun peso e diffidare delle grazie di Dio i un'anima, per il solo  fatto che non si riesce a sviscerarle ed a comprenderle col proprio  cervello, quest non piace al Signore. Ho una gran pena per quelle anime  che si imbattono in sacerdoti inesperti. Una volta un sacerdote m chiese  di pregare secondo la sua intenzione; promisi di pregare e chiesi una  mortificazione. Quando ottenni il permesso per una certa mortificazione,  mi sentii spinta nell'anima a cedere a quel sacerdote per quel giorno tutte  le grazie che la bontà di Dio mi aveva destinate. E pregai Gesù che si  degnasse di mandare a me tutte le sofferenze e le tribolazioni esteriori ed  interiori che quel sacerdote doveva soffrire quel giorno. Iddio accolse in  parte questo mio desiderio e subito, non si sa come, cominciarono a venir  fuori varie difficoltà e contrarietà, a tal punto che una delle Suore disse  ad alta voce queste parole: « Il Signore deve entrarci in qualche modo in  questa faccenda, poiché tutti ce l'hanno contro Suor Faustina ». I fatti  riportati erano talmente infondati, che alcune suore li sostenevano ed  altre li negavano ed io in silenzio li offrivo per quel sacerdote. Ma non finì  qui; provai sofferenze interiori. Dapprima fui presa da un'indisposizione  e da un'avversione verso le suore, poi uno strano dubbio cominciò a  tormentarmi e non riuscii a concentrarmi per la preghiera, mentre varie  questioni mi frullavano in testa dandomi preoccupazioni. Quando, vinta  dalla stanchezza, entrai in cappella, un dolore misterioso compresse la  mia anima e cominciai a piangere silenziosamente. Ad un tratto udii  nell'anima questa voce: « Figlia Mia, perché piangi? Dopotutto ti  sei offerta da sola per questa sofferenza. Sappi che quello che  tu hai ricevuto per quell'anima, è una parte molto piccola. Egli  soffre ancora di più ». E chiese al Signore perché si comportasse a  questo modo con lui. Ed il Signore mi rispose che lo faceva per la triplice  corona che gli era stata destinata: della verginità, del sacerdozio e del  martirio. E subito la gioia invase la mia anima, al pensiero della grande  gloria che avrebbe ottenuto in paradiso. Allora recitai il Te Deum per  questa particolare grazia di Dio, cioè per aver appreso che Iddio si  comporta così con coloro che intende avere vicino a Sé. E pertanto sono  niente tutte le sofferenze, in confronto a quello che ci attende in paradiso.

Diario di Santa Sr. Faustina Kowalska

Regina della Famiglia



Il cavallo esce dalla chiesa e va a calpestare i gigli 

Il cavallo, assieme agli altri animali, prega inginocchiato  in chiesa davanti alla Sacra Famiglia. In questa immagine è  espressa la sottomissione e l'orientamento dell'uomo a Dio. Ma  d'improvviso, il cavallo lascia la preghiera ed esce dalla chiesa.  Quest'immagine indica l'uomo che non riconosce la sua dipendenza da Dio. Questo atto libero della sua volontà produce un  capovolgimento della sua natura, non più orientata a Dio, ma a se  stesso e alla realtà creata. Questo è il peccato: fare a meno di Dio.  È l'affermazione dell'autonomia, dell'autosufficienza dell'uomo.  Dio non è necessario per raggiungere la felicità, anzi ne è un  ostacolo. La rottura con Dio porta alla disarmonia dell'uomo,  alla rottura dei rapporti familiari e sociali. È ciò che si vede  nell'azione del cavallo che calpesta i gigli del campo. Calpestare i  gigli vuol dire perdere la vita divina; fare crescere le piante  velenose dei vizi, dove prima vi erano i fiori delle virtù teologali  e morali; distruggere la vita nella natura, soprattutto la vita  umana, i bambini che non sono ancora nati e vengono uccisi  dalle loro madri. Calpestare i gigli vuol dire uccidere i bambini  già venuti alla luce; infliggere loro violenze inaudite, spesso  anche tra le pareti domestiche; sfruttarli come merce per  divertimenti disumani e per guadagni disonesti; violare la loro  innocenza e la loro dignità di figli di Dio. 
Il cavallo è il simbolo del peccato, del peccatore, ma può  essere visto anche come personificazione di filosofie: idealismo,  materialismo, ateismo; ideologie: nazismo, comunismo; sette:  massoneria, testimoni di Geova, Hare Krisna, scientology, new  age, occultismo, spiritismo, satanismo. 
Il cavallo è anche figura della sessualità disordinata. Nella  nostra società secolarizzata, la cosidetta libertà sessuale è considerata una esigenza naturale, perché se gli istinti e le passioni  fanno parte della nostra natura, quando si seguono ci si comporta  secondo natura. E poi, si dice: bisogna adattarsi ai tempi, aggiornarsi, non essere schiavi dei tabù e dei pregiudizi. Il  disordine sessuale, invece, rende schiava la volontà, impedisce  un amore autentico e stabile e rovina la famiglia. 

Severino Bortolan

martedì 3 marzo 2020

CHE I FRATI VIVANO CATTOLICAMENTE



REGOLE ED ESORTAZIONI


Tutti i frati siano cattolici, vivano e parlino cattolicamente. 2 Se qualcuno poi a parole o a fatti si allontanerà dalla fede e dalla vita cattolica e non se ne sarà emendato, sia espulso totalmente dalla nostra fraternità.

3 E riteniamo tutti i chierici e tutti i religiosi per padroni in quelle cose che riguardano la salvezza dell’anima e che non deviano dalla nostra religione, 4 e veneriamone l’ordine sacro, l’ufficio e il ministero nel Signore.

S. Francesco d’Assisi

VISITA A GESU’ CROCIFISSO CON LO SPIRITO SANTO



O pietosissimo Salvator nostro, che per salvarci da eterna morte e per operare una copiosa Redenzione, vi abbandonaste intieramente alla volontà dell'Eterno Amore, affinchè di Voi facesse ciò che meglio gli fosse piaciuto: che fece dunque di Voi l'Amore? Ah, buon Gesù, me lo dice la croce, me lo dicono le vostre piaghe, i flagelli, le spine, i chiodi!... Sì, l'Amore, dopo avervi rivestito di carne mortale nell'Incarnazione, dopo avervi condotto a Betlem, al Deserto, al Cenacolo, al Getsemani, ai Tribunali, dopo avervi saturato d'obbrobri, finalmente vi porta al Calvario, vi distende sul patibolo della Croce, v'innalza su quell'infame tronco al cospetto della terra e del Cielo... vi fa bere ad amarissimi e lenti sorsi il calice del dolore fino alla feccia e poi? E poi per istrappare noi dalle unghie di Satana, vi toglie l'Anima benedetta dal Corpo penzolante dal patibolo, vi fa morire!... ed esultando di tanta vittoria, proclama compiuta la grande opera: cioè riparato l'onore di Dio, cancellato il peccato, il Paradiso aperto, e l'uomo salvo! Oh, quanto mai ha potuto su di Voi, o Gesù mio, l'amore! Ma se ha potuto tanto sopra di Voi, perchè mai sopra di me può sì poco? e può sì poco anche dopo benefizi così segnalati? Dove sono i generosi sacrifizi, le accettevoli offerte che io vi presento, o Gesù, come olocausto di ringraziamento? Qual è la mia docilità nel lasciarmi condurre dal vostro Amore dietro a Voi per la via della Croce? Oh, quante resistenze a quell'Amore che Voi, o Gesù, per me seguiste con tanta generosità, anche per una via di sangue! Ed avrò cuore di guardare l'immagine di Voi Crocifisso? E non mi vergogno di tanta mia durezza e ingratitudine? Voi, Gesù, innocente e santissimo, tornaste al Cielo per una via cosparsa di triboli e spine; ed io vorrei andarvi per una via cosparsa di rose... io che ho peccato, ed ho peccato tanto! Deh, buon Gesù, dite al vostro Eterno Amore che mi cambi il cuore. Il cuor mio è troppo gretto, pauroso e avaro di sacrifizi per venire dietro a Voi ci vuole un cuore largo, forte e generoso. E il vostro Amore, che sì mirabilmente cambiò anche il cuore dei vostri Discepoli, non cambierà anche il mio? Sì, o buon Gesù, dite allo Spirito Santo che mi cambi il cuore, e allora cogliete anche in me di tante vostre pene i più graditi frutti.
Ma ai piedi di un Dio che muore sulla Croce per tutti, non va bene pensare a sè soli; no: bisogna pregare per tutti, e specialmente per quei miseri ai quali non essendo ancora arrivata la luce dell'evangelica verità, non conoscono Gesù, non conoscono il suo Amore. Ricordati dunque, o Salvatore amatissimo, che un giorno diceste d'esser venuto sulla terra affinchè gli uomini abbiano vita; e la vita ce l'avete pur data colla vostra morte; ma poi aggiungeste che tal vita volevate darcela anche più abbondantemente. Vi supplico dunque che oltre a quella vita che ci deste morendo in croce e distruggendo la nostra sentenza di eterna morte, ci diate anche la sovrabbondanza della vita coll'infondere in noi il vostro Santo Spirito, l'Eterno Amore. principio veramente vitale e sempre apportatore di preziosi frutti di vera vita. Ma non mi basta chiedervi tanta graz'a sola così in generare, voglio chiedervela anche in particolare; e prima pei poveri infedeli, che ancor non vi conoscono; deh! moltiplicate quei santi operai che coltivano quelle terre selvagge, affinchè vi maturino più copiosi frutti di vita eterna. Ve la chiedo per tutti gli eretici e gli scismatici, affinchè li riconduciate tutti in seno alla vera Chiesa. Ve la chiedo per i cattivi cristiani. Nacquero costoro in seno alla vita, e corrono verso l'abisso d'eterna morte! deh, il vostro Amore li salvi! Vi raccomando poi i cristiani tiepidi, che sono in pericolo di naufragare nel porto: infervorateli; vi raccomando i fervorosi perchè perseverino, vi raccomando i vostri ministri affinchè tutti ardano di santo zelo. Finalmente vi supplico ad accrescere tra noi la divozione a quel Divino Amore che vi condusse ad immolarvi per noi sulla Croce. Pater, Ave e Gloria.

PERCHÉ DIO HA DETTO “BASTA!” ALL’UMANITÀ DI OGGI



(GFD/3)
L’incontro di Mahal con suo fratello Noè. Il racconto di Mahal  riguardo alle spaventose condizioni spirituali dei popoli nella  pianura asiatica di 4000 anni fa. Il cordoglio dei due fratelli. 

1. Dopo dieci giorni di viaggio Mahal giunse sull’altura ancora  sacra dove dimorava Noè, il quale gli era già andato incontro per un  lungo tratto di strada. 

2. E quando i due vecchi fratelli si incontrarono, essi si abbracciarono, e la gioia di rivedersi fu grande per entrambi. 

3. Allora Noè interrogò subito Mahal e volle sapere qual era la  situazione nei paesi e nei regni della pianura, e se quelle genti  accennassero a volgersi al Signore o sempre più al mondo. 

4. E Mahal rispose: “O fratello, è il totale ateismo di tutti i  popoli che ho imparato perfettamente a conoscere durante i miei  lunghi viaggi, e questo è il motivo principale per il quale io sono già  di ritorno! 

5. Io ero pur sempre colmo delle migliori speranze che, tramite la  Grazia del Signore, sarei riuscito a conquistare i popoli a Dio  mediante i loro re e principi; sennonché dieci giorni fa il Signore mi  fece chiaramente comprendere come stanno le cose con l’umanità  sulla Terra, e quindi anche riconoscere chiarissimamente come né  attraverso prodigi, né con qualsiasi altro mezzo sia ormai possibile  ottenere un qualche buon risultato con gli uomini. 

6. Infatti essi sono assolutamente rivolti verso il mondo al punto  che ogni spirito è completamente morto in loro; ma se nell’uomo  non governa più alcuno spirito, come potrebbe egli accogliere in sé  lo spirituale e il divino? 

7. Se però si trattasse ancora di pochi uomini, allora sarebbe più  facile ritenere possibile la conversione di questi pochi; ma cosa può  fare un singolo uomo di fronte a tanti milioni di uomini  ostinatissimamente atei?

8. All’inizio ti danno anche ascolto, ma poi ben presto, del tutto  indifferenti, ti voltano le spalle. Quando va bene, allora si viene o  derisi, oppure anche compianti come se a parlare loro fosse un  pazzo! Ma quando va un po’ male, allora si viene frustati,  imprigionati e anche ti viene tolta la vita! Infatti io ti dico: una vita  umana laggiù nella pianura vale precisamente quanto qui la vita di  un moscerino! 

9. O fratello, io rabbrividisco se ora penso alla pianura! In verità,  le cose vanno quasi meglio all’Inferno, di cui da molto tempo già  sappiamo com’è!” 

10. Quando Noè ebbe sentito tale descrizione da suo fratello  Mahal, allora fece un profondo sospiro e disse: “Dunque le cose  stanno proprio così come il Signore mi ha rivelato in spirito! O tu  mondo, tu mondo, perché non vuoi più lasciarti punire dallo Spirito  di Dio, che è tanto mite, e preferisci invece vivere nel Giudizio e  nella tua eterna rovina?!” 

11. Dopo di che i due fratelli si avviarono del tutto silenziosi verso  la sommità dell’altura dove una volta abitava Adamo, e là piansero  entrambi sopra la Terra, che era stata creata così splendida. 

12. E Mahal notò anche subito che la grande arca era già quasi del  tutto completata e si meravigliò nel vedere che tale costruzione era  già tanto avanzata in un tempo così breve. 


(GFD/3)
Mahal chiede informazioni riguardo all’arca. Noè spiega a Mahal  che la costruzione dell’arca è dovuta alla decadenza dell’umanità e  per questo Dio ha deciso di distruggere gli uomini e gli animali  sulla Terra. 

1. E dopo che Mahal ebbe esaminato minuziosamente l’arca tanto  all’interno che all’esterno, egli disse a Noè: «Fratello, dimmi come è  effettivamente accaduto che il Signore ti ha ordinato questa  costruzione così singolare! Qualcosa io la so già, ma i particolari  non mi sono noti, né, in generale, la cosa mi riesce del tutto chiara;  perciò spiegami un po’ dettagliatamente questa faccenda, affinché  anch’io sappia quello che dovrò fare a suo tempo!» 

2. E Noè disse a Mahal: «Fratello, tu sai già del tempo in cui gli  uomini cominciarono a moltiplicarsi notevolmente sulla Terra,  all’epoca di Lamec e come essi generarono delle bellissime figlie; e  ti è pure noto come i figli di Dio sull’altura, quando vennero a  conoscenza di ciò, cominciarono ben presto ad abbandonare la sacra altura e ad emigrare nella pianura della Terra, e come essi laggiù si  presero le figlie degli uomini che essi volevano e con queste  generarono figli! 

3. In conseguenza di ciò l’altura di Dio, che Egli aveva benedetto  tanto e così abbondantemente per i Suoi figli, si trovò quasi del tutto  priva di maschi, perché perfino gli uomini che avevano famiglia  abbandonarono le loro mogli per scendere laggiù e scegliersi altre  mogli tra le figlie degli uomini della pianura; tutto ciò ebbe per  effetto il fatto che ben presto molte fra le donne abbandonate qui dai  loro mariti seguirono l’esempio di questi e scesero esse pure in  pianura per sposarsi con i figli della Terra. Vedi, subito dopo il  verificarsi di questi fatti il Signore disse a me: 

4. “Noè, vedi, gli uomini non vogliono più lasciarsi punire dal Mio  Spirito, poiché essi sono diventati puramente carne! Tuttavia Io  voglio ancora concedere loro un termine di centoventi anni!”. 

5. Tu eri presente quando il Signore mi rivolse queste parole; così  tu sai anche tutto quello che noi poi, secondo la Volontà di Dio,  abbiamo fatto per buoni cent’anni nell’intento di convertire i figli di  Dio diventati puramente uomini della Terra, e tutto ciò senza il  benché minimo risultato duraturo! 

6. Infatti i figli di Dio generarono con le figlie degli uomini dei  potenti e celebri uomini; questi divennero maestri in ogni tipo di  cose cattive dinanzi a Dio e si eressero a duri tiranni dei figli del  mondo e si fecero anche sempre guerra reciprocamente per pure  ragioni di brama di dominio. E in tali condizioni trascorsero  cento anni e più! 

7. Ma siccome il Signore vide che gli uomini, nonostante le Sue  giornaliere esortazioni di ogni specie e in tutte le forme, non solo non  si convertivano, bensì diventavano sempre più grandi e potenti nella  loro malignità, e vide come tutte le loro mire e aspirazioni diventavano  sempre e soltanto più malvagie, ecco, Egli si pentì di aver fatto gli  uomini sulla Terra e se ne afflisse molto nel Suo Cuore! 

8. E vedi, in questo tempo – all’incirca quattordici anni fa – il  Signore disse di nuovo a me: ‘Noè, ascolta! Io voglio estirpare  dalla Terra gli uomini che Io ho creato, dall’uomo fino al verme  e fino agli uccelli che vivono sotto al cielo, poiché Io Mi pento di  averli creati su questa Terra!’. 

9. Io però, Noè, trovai tuttavia grazia dinanzi a Dio, ed Egli non mi  annoverò fra gli uomini della Terra che sono diventati cattivi! E  vedi, intorno a questo tempo Dio guardò di nuovo la Terra, ma  questa era corrotta dinanzi ai Suoi occhi e colma di scelleratezze! 

10. Dio però inviò tuttavia dei messaggeri agli uomini corrotti e  volle mostrare loro misericordia. Ma i messaggeri predicarono ad  orecchi sordi e vennero considerati come comunissimi uomini; e li si  lasciò andare e venire senza badare a quello che dicevano. 

11. Dopo di ciò, trascorso un breve tempo, il Signore rivolse di  nuovo il Suo sguardo alla Terra e mi disse: ‘Noè, ascolta! Ogni  Mia fatica e Amore sono inutili! La fine di ogni carne è giunta  dinanzi a Me, poiché la Terra è colma delle scelleratezze degli  uomini! Ora vedi, Io voglio mandarli tutti in rovina insieme  alla Terra!’. 

12. E vedi, intorno a questo tempo, come tu sai, io dovetti tagliare  il legname per la costruzione della cassa, che ora, salvo qualche  piccolo particolare, sta qui pronta dinanzi a noi! Se tu desideri  conoscere anche il piano di costruzione nei suoi dettagli, allora io ti  racconterò tutto con le parole stesse del Signore!» 

13. E Mahal lo pregò di fare questo, e Noè disse a Mahal: «Entra  anzitutto nella mia casa, e nel Nome del Signore prendiamo un  ristoro; poi ti svelerò il piano di costruzione di questa cassa!». 

14 E Mahal fece secondo il desiderio di Noè. 

Jakob Lorber – Giuseppe Vesco

IL SACERDOTE



IL SACERDOZIO COMUNE DEI FEDELI

San Pietro, nella seconda Lettura, chiama i fedeli «stirpe eletta, sacerdozio regale... ».
In virtù del Battesimo i laici vengono «consacrati» a Dio con una vera Vocazione, perciò sono chiamati «stirpe eletta (scelti, chiamati)».
Per questo motivo essi non appartengono più a se stessi, ma a Dio quali membra del corpo mistico di Gesù Cristo, che è tutto sacerdotale.
Il Concilio Vaticano II nel documento Lumen gentium afferma che «il Sommo ed Eterno Sacerdote Gesù Cristo vuole continuare anche attraverso i laici la sua testimonianza e il suo ministero e concede loro parte del suo ufficio sacerdotale, per esercitare un culto spirituale, affinché Dio sia glorificato e gli uomini salvati».
Il Corpo Mistico di Gesù Cristo è Corpo e Capo La differenza che vi è tra il Sacerdozio dei fedeli e il Sacerdozio ministeriale (che è proprio di chi riceve il Sacramento dell'Ordine Sacro) sta proprio in questa distinzione:
- chi riceve il Battesimo diventa membro del Corpo Mistico di Gesù Cristo con doveri e funzioni specifiche;
- chi riceve il Sacramento dell'Ordine Sacro diventa partecipe della dignità e delle funzioni proprie del Capo del Corpo Mistico, ha quindi, la potestà di Consacrare l'Eucaristia, di assolvere dai peccati, di essere maestro e guida delle anime, di essere pastore come Gesù pastore, sempre in unione col Papa e coi Vescovi.
Nel battezzato vi è presente Gesù in quanto è divenuto come lui figlio di Dio; nel consacrato con il Sacramento dell'Ordine Sacro vi è presente Gesù come Sommo ed Eterno Sacerdote.
Come si esercita il sacerdozio comune dei fedeli. 1 fedeli esercitano il loro sacerdozio comune: l) procurando da soli e in comunione con la Chiesa la Gloria di Dio e la salvezza delle anime; 2) testimoniando in privato e in pubblico la loro convinta e gioiosa adesione a Cristo e alla Chiesa, vivendo una vita conforme al Vangelo;
3) trasformando, per opera dello Spirito Santo, se stessi e tutta la vita di famiglia, di lavoro, di studio, di relazioni, in un sacrificio perenne gradito a Dio.
Unita al sacrificio della Messa tutta la vita del laico diventa una «Messa».
Molestie, dolori, delusioni, tristezze, malattie e tutto ciò che il Signore chiama col nome di Croce accettata con amore e per amore costituisce il sacrificio sacerdotale dei fedeli, la Messa dei fedeli.
Essi devono diventare «Ostia con Gesù Ostia». Anche il Sacerdote deve - per il Battesimo ricevuto - nella sua vita esercitare questo aspetto del sacerdozio comune dei fedeli.
Se si vivono questi valori allora Sacerdoti e laici consacrano il mondo a Dio.
La Madonna ha esercitato in pienezza e perfezione il Sacerdozio Comune dei Fedeli in perfetta comunione con la volontà del Padre con il dono totale di se stessa a Dio.
Maria ha procurato e procura in modo eccelso la gloria di Dio e la salvezza delle anime di cui è Madre.
Maria si è immolata totalmente, senza riserve, col Figlio Crocifisso.
Il suo dono sacerdotale sta nelle parole dette dall'Angelo: «Eccomi! Sono la serva del Signore, si faccia di me secondo la tua parola».
Diciamo anche noi a Dio: Eccomi! I requisiti e le qualità del Sacerdote
Nella lettera agli Ebrei, cap. 7 vers. 26, si elencano le qualità che si richiedono per essere Sommo Sacerdote: «Tale era, infatti, il sommo Sacerdote che ci occorreva: Santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli». Tale è in modo perfettissimo Gesù.
Chi ha ricevuto l'Ordine Sacro ha il dovere di avvicinarsi sempre più a questo ideale.
Ma anche i fedeli, partecipi del sacerdozio comune, devono guardare al Modello per essere quanto più è possibile simili a Gesù.
In tal modo essi diventano in qualche modo conformi a Cristo e come Lui sono nello stesso tempo Altare, Vittima e Sacerdote.
È lo Spirito Santo che compie quest'opera di trasformazione interiore così come la Chiesa ci fa pregare nella preghiera eucaristica III: «Dona la pienezza dello Spirito Santo... Egli faccia di noi un sacrificio perenne a Te gradito!».

ADAMO E LA SUA VITA NELL’UNITA’ DEL SUO CREATORE E PADRE



La vita che Gesù forma in chi vive nel suo Volere. (Fiat!!!  Volume 36 - Agosto 21, 1938)
[…]  (Gesù:)  “Come formo la mia vita nel pensiero della creatura che vive nel mio Volere, sento la compagnia dell’intelligenza umana che Mi corteggia, Mi ama, Mi comprende e Mi dà la sua memoria, l’intelletto, la volontà in mio potere;  e siccome in queste tre potenze fu creata la nostra immagine, Mi sento dare per compagnia la nostra eterna Memoria che non dimentica mai nulla, sento la compagnia della mia Sapienza che Mi comprende, e poi la compagnia della volontà umana fusa colla Mia, che Mi ama col mio eterno Amore.  Come non moltiplicare in ogni suo pensiero altrettante vite nostre, quando troviamo che più Ci comprende e Ci ama?  Possiamo dire, troviamo il nostro tornaconto, perché quante più vite formiamo tanto più Ci facciamo comprendere;  le diamo duplicato amore e Ci ama di più.  […]  Che bella compagnia!  Chi vive nella nostra Volontà, non vi è pericolo che Ci lascia mai soli, siamo inseparabili ambedue.
Perciò il vivere nel nostro Volere è il prodigio dei prodigi, dove facciamo sfoggio delle nostre tante vite divine, Ci facciamo conoscere Chi siamo, quello che possiamo fare, e mettiamo in ordine la creatura con Noi, quale la creammo;  perché queste nostre vite portano con sé mari di luce, d’amore, mari di sapienza, di bellezza, di bontà, che investono la creatura per farle possedere la luce che sempre cresce, l’amore che mai si spegne, la sapienza che sempre comprende, la bellezza che sempre si abbellisce di più…”.  […]  

dagli Scritti della Serva di Dio Luisa Piccarreta

Il credere o non credere a quanto sta per succedere, è indice dell’immaturità spirituale degli uomini,



LA SANTISSIMA VERGINE MARIA

Il credere o non credere a quanto sta per succedere, nella crisi, nelle grandi carestie, nelle rivolte, nelle pandemie, nei rovesciamenti politici, nei furti, nelle uccisioni e nelle persecuzioni che sono stati annunciati, e sto menzionando solo alcune delle cose che si sommeranno ai flagelli che giungeranno sulla terra dall’universo e che saranno segni e segnali degli elementi, è indice dell’immaturità spirituale degli uomini, un’immaturità di fronte ad una realtà sempre più vicina, che l’uomo riuscirà a fermare solo con un serio pentimento ed una costante conversione.

08.05.2016

I Miei figli non stanno prendendo questa cosa sul serio



NOSTRO SIGNORE GESÙ CRISTO


Popolo Mio, l’attenzione dell’umanità è focalizzata sui conflitti bellici e ci saranno momenti in cui questi si espanderanno inasprendosi, ma nel frattempo le epidemie staranno avanzando sulla terra e si trasformeranno in pandemie ed i Miei figli non stanno prendendo questa cosa sul serio, fino a quando verrà il momento in cui vorrete fermare le epidemie e non ci riuscirete.

10.01.2016


La volontà di Dio



La preghiera migliore: conformarsi alla volontà di Dio.
La penitenza migliore: abbandonarsi docilmente alla volontà di Dio.
La migliore espressione d'amore: compiere fedelmente la volontà di Dio.

MADRE ORSOLA LEDÓCHOWSKA

Il buon samaritano delle vittime del demonio



Insulti, bugie e vendette del diavolo 

Riferisce Fra Benigno: “Un giorno, durante l’esorcismo, il  demonio dice: - La causa della possessione della giovane è  dovuta alla fattura commissionata dalla zia -. All’esorcismo è  presente anche la zia e alla preghiera il demonio la addita.   Mi viene l’ispirazione di contestare l’affermazione del demonio perché la ritengo falsa. Ordino al demonio: “Nel nome  di Cristo, dì la verità”. Il demonio è costretto a dire la verità:  “Sua zia non ha colpa. È stata una mia decisione” (p.84).   Essendo il demonio menzognero si può tenere in poco conto le sue affermazioni, ma si possono avere dei riscontri per  scoprire, discernere il vero dal falso. Egli vuole portare gli uomini nel suo regno, che significa dannazione perché odia Dio e vuole strapparGli il maggior numero possibile di anime. Ci manifesta il motivo: 
“Mi sono ribellato a Dio perché non tolleravo che Gesù e gli uomini fossero amati più di me”(p.88).   
Il demonio usa non solo con me un vocabolario abbastanza fiorito, cattivo, volgare, ma  anche contro Dio e la Madonna.. Quando ricambio le sue offese, allora mi chiede di usargli rispetto. Gli rispondo: “Ho  imparato da te ad offendere: tu mi insulti sempre con le parolacce”. Il demonio tace e per un po’ di tempo cambia comportamento e vocaboli.  
Altre volte è nervoso, scocciato per le preghiere, stanchissimo di soffrire, vorrebbe impormi di smettere, anche con minacce. Gli dico: “Ricordati che sono io qui incaricato a mandare via te, e non tu a dare ordini a me e mettermi a tacere”.   Vedo che Fra Benigno, molto più esperto e santo di me,  proprio per questo viene trattato peggio di me. Egli riferisce:  “Mi dice, bastardo, cornuto, lurido, verme della terra, schifoso” (p.114), ecc. con un crescendo sempre più volgare”. Non  mancano pure gli sputi che mi arrivano con una precisione da  tiratore scelto, e non soltanto a me”.  
Il demonio non va proprio d’accordo con l’acqua santa e  la Bibbia: non vuol sentirsela sulla testa e mi dice: “Togli  quello schifo, fa puzza e brucio”.  
Io lo spruzzo volentieri con l’acqua santa perché vedo che  non la sopporta, lo innervosisce. Quando sembra essere assopito, con l’acqua santa reagisce subito, spalanca gli occhi, che  normalmente tiene rovesciati. E il giovane riprenda conoscenza e l’uso delle sue facoltà. 

FRATELLO ESORCISTA

LODI ALLA SANTA FAMIGLIA GESÙ, MARIA E GIUSEPPE



Santa Famiglia di Nazareth, incanto e delizia dell'Eterno Padre.
Tutte le famiglie della terra ti amino, ti benedicano e ti imitino
- Casa di devozione, di pace e di concordia. Tutte le famiglie della terra ti amino, ti benedicano e ti imitino
- Tesoriera di tutti i beni e grazie celesti. Tutte le famiglie della terra ti amino, ti benedicano e ti imitino
- Modello perfettissimo di ogni virtù e santità. Tutte le famiglie della terra ti amino, ti benedicano e ti imitino
- Esemplare ammirevole di ogni casa e famiglia. Tutte le famiglie della terra ti amino, ti benedicano e ti imitino
- Specchio limpido di carità e pazienza. Tutte le famiglie della terra ti amino, ti benedicano e ti imitino
- Ricco tesoro di prudenza e discrezione. Tutte le famiglie della terra ti amino, ti benedicano e ti imitino
- Centro d'amore e di benevolenza per tutti i mortali. Tutte le famiglie della terra ti amino, ti benedicano e ti imitino
- Rifugio degli afflitti e dei tribolati. Tutte le famiglie della terra ti amino, ti benedicano e ti imitino
- Aiuto sicuro dei poveri, dei perseguitati e degli abbandonati. Tutte le famiglie della terra ti amino, ti benedicano e ti imitino
- Dispensatrice di tutti i rimedi dell'anima e del corpo. Tutte le famiglie della terra ti amino, ti benedicano e ti imitino
- Casa santa e asilo sicuro per tutti gli smarriti. Tutte le famiglie della terra ti amino, ti benedicano e ti imitino
- Consolatrice affettuosa dei tristi e degli afflitti. Tutte le famiglie della terra ti amino, ti benedicano e ti imitino
- Luce perenne splendente per tutti coloro che ricercano la vera fede. Tutte le famiglie della terra ti amino, ti benedicano e ti imitino
- Stella e guida di santità e di perfezione. Tutte le famiglie della terra ti amino, ti benedicano e ti imitino
- Via sicura per coloro che sono nell'errore. Tutte le famiglie della terra ti amino, ti benedicano e ti imitino
- Sentiero giusto e infallibile che conduce alla vita eterna. Tutte le famiglie della terra ti amino, ti benedicano e ti imitino
- Conforto e sollievo per gli infermi. Tutte le famiglie della terra ti amino, ti benedicano e ti imitino
- Speranza e forza per i moribondi. Tutte le famiglie della terra ti amino, ti benedicano e ti imitino
- Difesa sicura per tutti i peccatori pentiti. Tutte le famiglie della terra ti amino, ti benedicano e ti imitino
- Difesa potente contro le insidie e le tentazioni dei nostri nemici: mondo, demonio e carne. Tutte le famiglie della terra ti amino, ti benedicano e ti imitino
- Genitori amorevoli e solleciti per tutti coloro che con fede e fiducia li invocano e supplicano. Tutte le famiglie della terra ti amino, ti benedicano e ti imitino
- Ancora unica di sicura salvezza,in questa valle di lacrime. Tutte le famiglie della terra ti amino, ti benedicano e ti imitino

CHIESA



La Madre della Salvezza: La fede è il fondamento della Chiesa. 

Miei amati figli, ogni qual volta vi sentite abbattuti, scoraggiati e impauriti a causa delle terribili ingiustizie di cui siete testimoni, vi prego di richiedere la mia potente protezione. Io intercederò in vostro favore, e chiederò a mio Figlio di ascoltare le vostre suppliche per avere pace e tranquillità. Egli vi colmerà delle Grazie necessarie per perseverare e mantenere viva, nella vostra anima, la fiamma dello Spirito Santo. 

Se pregate per ottenere i Doni dello Spirito Santo e mio Figlio risponde alla vostra chiamata, la vostra fede in Lui sarà rafforzata notevolmente. Una volta avvenuto questo, la vostra fede vi permetterà di avere più fiducia nella Sua Grande Misericordia. La fede è il fondamento della Chiesa, mediante la quale essa potrà rimanere forte. La fede vi libera dalla paura e dalla disperazione. Essa vi reca conforto, pace e calma durante i tempi turbolenti. Essa vi permette di vedere le cose con chiarezza, così da sapere come fare per proteggere voi stessi dalla persecuzione che dovete affrontare ogni giorno. 

Coloro che sono fedeli a Gesù Cristo dovranno sopportare sempre il dolore dovuto alla Sua Sofferenza. Purtroppo, questo è qualcosa che dovete accettare quando seguite le Sue Orme. Quando accettate questa Croce, dovete consegnare le vostre sofferenze a mio Figlio, per la salvezza delle anime di coloro che, altrimenti, non potrebbero mai essere in grado di entrare nel Suo Regno. Il vostro sacrificio, anche se può essere difficile, reca grande gioia a mio Figlio che piange con immenso dolore per coloro che Egli perderà a causa del maligno nell’ultimo giorno. 

La fede, la speranza e la fiducia in mio Figlio, allevieranno la vostra sofferenza e vi porteranno la pace e la gioia. Sarà solo quando voi riceverete queste Benedizioni, che saprete di aver superato ogni ostacolo che vi separa da Dio; per questo motivo dovete essere grati, e non tristi, perché infatti il Regno di Dio sarà vostro. 

Andate, figli miei, per amare e servire mio Figlio. 

La vostra Amata Madre, 

Madre della Salvezza. 

29 Ottobre 2014

VITA DI CRISTO



Betlemme  

Cesare Augusto, il capo contabile del mondo, sedeva nel suo palazzo sul Tevere, tenendo innanzi a sé spiegata una carta geografica intorno a cui correva la leggenda: Orbis Terrarum, Imperium Romanum. Stava per emanar l'ordine del censimento del mondo, ché tutte le nazioni del mondo civile erano soggette a Roma. Codesto mondo aveva una sola capitale: Roma; una sola lingua ufficiale: il latino; un solo reggitore: Cesare. Ad ogni avamposto, ad ogni satrapo e governatore pervenne l'ordine che ogni suddito romano provvedesse a farsi iscrivere nella propria città; e ai margini dell'Impero, nel villaggetto di Nazaret, i soldati affissero ai muri l'ordine che tutti i cittadini si facessero censire nelle città da cui le rispettive famiglie traevano origine.  

Il falegname Giuseppe, oscuro discendente del gran re Davide, fu pertanto costretto a farsi censire in Betlemme, la città di Davide, appunto. In obbedienza a quell'editto, Maria e Giuseppe partirono dal villaggio di Nazaret alla volta del villaggio di Betlemme, che si trovava a circa otto chilometri di distanza, sull'altro versante di Gerusalemme. A proposito di quel villaggetto, così il profeta Michea, cinquecento anni prima, aveva profetato:  

«E tu, Betlemme, non sei la più piccola tra le principali città di Giuda, perché da te uscirà il duce che deve reggere il mio popolo, Israele» (Matt. 2: 6).  

Nell'entrare nella città della sua famiglia, Giuseppe era pieno di speranza, nonché affatto sicuro che non avrebbe avuto alcuna difficoltà a trovare un alloggio per Maria, delle cui condizioni per certo si sarebbe tenuto particolarmente conto. E andò di casa in casa, Giuseppe, e tutte le trovò ingombre di gente, invano cercando un sito dove Colui al quale il cielo e la terra appartenevano potesse nascere. Poteva mai darsi che il Creatore non trovasse una casa nel creato? Su per un erto colle si arrampicò Giuseppe attratto da una lanterna fioca che, sospesa a una fune, si dondolava dinanzi a una porta: era la locanda del villaggio. Dove, a preferenza di ogni altro sito, egli avrebbe certamente trovato asilo. Ebbene, nella locanda c'era posto per i soldati romani che brutalmente avevano soggiogato il popolo di Giuda; c'era posto per le figlie dei ricchi mercanti orientali; c'era posto per quanti, sontuosamente vestiti, vivevano nelle dimore del re; insomma c'era posto per chiunque si trovasse in grado di dare una moneta al locandiere; ma non c'era posto per Colui che sarebbe venuto al mondo per essere la Locanda d'ogni e qualunque cuore derelitto di questa terra.  

Quando finalmente le pergamene della storia saranno tutte ricoperte nel tempo sino alle ultime parole, la frase più triste sarà questa: «Non c'era posto nella locanda».  

Dipartitisi dalla collina, Giuseppe e Maria finirono col riparare in una stalla sotterranea, dove talvolta i pastori guidavano le greggi durante la tempesta. Là, in un cantuccio tranquillo nello squallore di una gelida caverna esposta al vento, là, sotto il livello del mondo, Colui che in cielo nasce senza madre, in terra nasce senza padre.  

D'ogni altro fanciullo che venga al mondo, gli amici possono ben dire che rassomiglia alla madre. Era invece quello il primo caso, nel tempo, in cui chiunque avrebbe potuto dire che la madre rassomigliava al Figlio. Ecco lo stupendo paradosso del Figlio che aveva creato la Propria madre. Onde la madre finiva ad essere soltanto figlia. Era inoltre quella la prima volta, nella storia di questo mondo, che tutti avrebbero potuto giustamente ritenere che il cielo non si trovasse «in alto»; giacché, quando teneva il Figlio fra le braccia, Maria abbassava gli occhi verso il Cielo.  

Nel sito più sudicio del mondo, in una stalla, nacque la Purezza. Colui che poi sarebbe stato massacrato da uomini operanti al pari di bestie nacque fra le bestie. Colui che si sarebbe definito il «Pane di Vita disceso dal Cielo» giaceva in una greppia, in una vera e propria mangiatoia. Alcuni secoli prima, gli Ebrei avevano adorato il vitello d'oro; e i Greci, l'asino d'oro: dinanzi ad essi, gli uomini si erano inchinati come dinanzi a Dio. Sia il bue che l'asino erano adesso presenti per fare atto d'innocente riparazione, chini dinanzi al loro Dio.  

Nella locanda non c'era posto, ma c'era posto nella stalla. La locanda è il luogo in cui si riunisce la pubblica opinione, il punto focale delle mode del mondo, il luogo di convegno degli spiriti mondani, il sito in cui si radunano quanti abbiano raggiunto la notorietà e il successo. La stalla invece è il sito dei proscritti, degli ignoti, dei dimenticati. Era lecito che il mondo si aspettasse che il Figlio di Dio nascesse - se proprio doveva nascere - in una locanda; una stalla era l'ultimo luogo al mondo in cui si sarebbe andati a cercarLo. La Divinità sta sempre dove meno ci aspettiamo di trovarla.  

Nessuna mente terrena avrebbe mai sospettato che Colui che poteva ordinare al sole di riscaldare la terra avesse un giorno bisogno di essere riscaldato dall'alito di un bue e di un asino; che Colui che, per dirla con le Scritture, poteva fermare il moto circolare di Arturo nascesse in un luogo stabilito a séguito di un censimento imperiale; che Colui che rivestiva d'erba i campi potesse esser nudo; che Colui dalle cui mani provenivano pianeti e mondi avesse un giorno braccia così piccine da non poter raggiungere i musi degli animali; che i piedi che avevano percorso i colli eterni fossero un giorno tanto deboli da non riuscire a camminare; che il Verbo Eterno potesse essere muto; che l'Onnipotenza potesse essere avvolta in fasce; che la Salvezza potesse giacere in una greppia; che l'uccello che aveva fabbricato il nido venisse covato nel nido stesso: nessuno insomma avrebbe mai sospettato che Dio, al Suo avvento su questa terra, potesse esser così impotente.  

Ed è appunto per questo che tanti non Lo trovano. La Divinità sta sempre dove meno ci aspettiamo di trovarla.  

Se il pittore si trova a suo agio nel suo studio perché i quadri sono la creazione della sua mente; se lo scultore si trova a suo agio fra le sue statue perché esse sono opera delle sue mani; se l'agricoltore si trova a suo agio fra le sue viti in quanto è stato lui a piantarle; se il padre si trova a suo agio fra i suoi figli appunto perché san figli suoi, allora per certo, presume il mondo, Colui che ha creato il mondo avrebbe dovuto trovarvisi a Suo agio: in esso Egli sarebbe dovuto venire al modo stesso che il pittore nel proprio studio ed il padre fra i propri figli; ma poiché era stabilito che il Creatore venisse fra le Proprie creature e ne fosse ignorato; che Dio venisse fra i Propri figli e non ne fosse accolto; che Dio si trovasse a Proprio agio in quanto derelitto, allora le menti attaccate alle cose del mondo poterono trame una sola deduzione: che il Bambino non poteva assolutamente esser Dio. E appunto per questo non lo trovarono. La Divinità sta sempre dove meno ci aspettiamo di trovarla. 
***
Venerabile Mons. FULTON J. SHEEN 

UNA TRIPLICE VIA VERSO DIO



È importante per il nostro scopo soffermarsi un istante su questo nuovo aspetto delle cose. Se è vero che Tommaso attende dal suo discepolo una attitudine di rinuncia intellettuale spinta al massimo, tuttavia non si tratta affatto di una abdicazione più o meno mascherata. Il teologo deve dar prova di una non meno grande magnanimità intellettuale per impiegare con lo stesso rigore tutte le risorse della sua mente. Ci si rende conto molto bene di questo osservando la progressione metodica con cui avvia lo sviluppo delle «tre vie». Per riprenderla molto liberamente, si può seguire qui una delle esposizioni più esplicite di san Tommaso, nel suo commento su un versetto della lettera ai Romani (1, 20):  «Fin dalla creazione del mondo, ciò che Dio ha di invisibile si lascia vedere dall‘intelligenza nelle opere di lui». Questo luogo comune della Scrittura si ritrova sulla bocca di san Paolo nel discorso agli ateniesi (At 17, 24-28), oppure nel libro della Sapienza (13, 5): «La grandezza e la  bellezza delle creature permettono, per analogia, di contemplare il loro autore». Questi testi richiedono subito una prima messa a punto:  «Occorre sapere che vi è qualcosa di Dio che resta totalmente sconosciuto all‘uomo durante questa vita: ciò che Dio è (quid est Deus)... La ragione sta nel fatto che la conoscenza umana trova il suo punto di partenza nelle realtà che ci sono connaturali, le creature corporali, che non sono adatte a rappresentare l‘essenza divina. Tuttavia, così come afferma Dionigi nel libro Sui nomi divini (7, 4), all‘uomo è possibile conoscere Dio a partire da queste creature in maniera triplice.  La prima è costituita [dalla via della] causalità. Dato che queste creature sono defettibili e mutevoli, è necessario ricondurle [reducere: riportare alla loro spiegazione] a un principio immutabile e perfetto. Secondo questa via, si arriva all‘esistenza di Dio (cognoscitur de Deo an est)» 85 . Considerata in se stessa, questa prima via sarebbe insufficiente e anche assolutamente ingannatrice, poiché il concetto di causa non ha lo stesso senso se losi utilizza per Dio o se lo si utilizza per l‘uomo. In termini tecnici — che bisogna spiegare, ma che sono indispensabili —, si tratta di un concetto analogo e non univoco 86 . Diciamo concetto univoco quello applicato in modo uguale a due o più realtà differenti: applicato al cane o al gatto, «animale» ha sempre lo stesso senso. Il concetto analogo, al contrario, indica una certa somiglianza all‘interno di una completa dissomiglianza. Questo sarà vero per tutti i nomi o tutte le qualità che potremo applicare a Dio. Nessuna delle nostre perfezioni, fosse anche la più elevata che possiamo immaginare, potrebbe convenire a Dio nello stesso modo in cui conviene a noi. Se prendiamo per esempio il concetto di causa applicato a Dio oppure all‘uomo, non si dirà semplicemente: Dio gioca nei riguardi della creazione un ruolo simile a quello che un artigiano gioca nei confronti della sua. Col rischio di indurre in errore, questo primo accostamento deve essere immediatamente rettificato: applicato alla creazione dell‘universo, non rimanda al suo autore come l‘esistenza di un quadro permette di inferire l‘esistenza del pittore, poiché l‘azione di Dio non si esercita su una materia preesistente (prima della creazione non vi è niente), e bisogna abbandonare quindi l‘ordine del creato per trovare la sua ragion d‘essere. E per questo che Tommaso aggiunge subito:  «La seconda è la via d‘eminenza (qui: excellentiae). Infatti, le creature non sono riferite al primo principio come possono esserlo alla loro causa propria ed univoca (ciò che accade quando un uomo genera un uomo), ma giustamente come a una causa universale e trascendente. Si comprende così che Dio si trova ai di sopra di tutto (super omnia)».  Si potrebbe pensare che il procedimento è compiuto a partire dal momento in cui Dio è stato caratterizzato come causa trascendente, la causa al di sopra di tutte le cause. Ciò significherebbe conoscere male l‘esigenza intellettuale e spirituale del Maestro d‘Aquino.  «Dicendo di Dio che è vivente, non intendiamo dire che egli sia la causa della nostra vita o che differisca dai corpi inanimati... Così pure, quando si dice: Dio è buono, non si vuol dire che Dio è causa della bontà, oppure: Dio non è malvagio; invero il senso è questo: ciò che noi chiamiamo bontà nelle creature preesiste in Dio — e, in verità, secondo un modo ben superiore 87 — Non ne segue dunque che a Dio spetta essere buono perché è la causa della bontà; ma piuttosto, al contrario, perché egli è buono, effonde la bontà nelle cose, secondo il detto di sant‘Agostino: E perché egli è buono, che noi esistiamo» 88 . Se in Dio non si vedesse che la causa di ogni bontà o di ogni saggezza che si trova in questo mondo, egli sarebbe concepito a partire da questo mondo: Dio potrebbe essere, buono o saggio, alla maniera dell‘uomo. Anche così restiamo sotto la minaccia dell‘univocità. E necessario dunque compiere un ultimo passo:  «La terza via è quella della negazione. Se in effetti Dio è una causa trascendente, niente di ciò che si trova nelle creature gli può essere attribuito... Così noi diciamo di Dio che è in-finito, im- mutabile, e così via». Quest‘ultimo momento del processo consiste dunque nel negare che ciò che noi chiamiamo essere, bontà o saggezza si realizza in Dio nel modo in cui lo sperimentiamo quaggiù: Dio ne è la fonte poiché tutto ciò preesiste in lui, ma egli non è essere, saggio o buono nel modo in cui lo sono gli uomini. Pur affermando l‘esistenza di questa perfezione, Tommaso nega la possibilità di conoscerne il modo di realizzazione 89 . Sappiamo dunque che Dio possiede in modo eminente tutto ciò che rappresenta qualche bene nel nostro mondo, ma il modo in cui lo possiede ci sfugge completamente. L‘essenziale (la ratio o la res significata, secondo l‘espressione consacrata) di queste perfezioni si ritrova in lui, ma il modo della nostra conoscenza e del nostro linguaggio (modus significandi) non è proporzionato al modo in cui esse vi si trovano, modo che resta inaccessibile.  

P. Angelo Zelio Belloni o.p