giovedì 28 ottobre 2021

Il Dogma dell'Inferno - Manifestazioni dell'Inferno.

 


Manifestazioni dell'Inferno. 


   Come dicevamo, il dogma dell'Inferno appoggiasi all'infallibile parola di Dio, il quale peraltro, in  aiuto della nostra fede, permette misericordiosamente che di quando in quando si appalesi questa  verità in maniera sensibile. E di vero, siffatte manifestazioni sono più frequenti che non si pensa; e  quando vengano con sufficienti testimonianze accertate, si debbono ammettere come ogni altro fatto  della storia. 

    Eccovi uno di tali fatti, provato giuridicamente nel processo della canonizzazione di san  Francesco di Girolamo, e deposto con giuramento da gran numero di testimoni oculari  

   L'anno 1707 predicava il Santo, secondo l'usato, per le contrade di Napoli, parlando dell'Inferno e  dei castighi terribili che attendono i peccatori ostinati. Abitava lì vicino una donna di mala vita, la  quale importunata da quella voce che destava in cuore i rimorsi, cercò di sopraffarla con ischerni e  gridi, accompagnati dal suono di romorosi strumenti. E com'ella stavasi sfrontatamente alla finestra,  il Santo le gridò su: Badate, figliuola, che se voi resistete alla grazia, il Signore prima di otto giorni  vi punirà! Ma la infelice seguitò anche peggio. Trascorsi gli otto giorni, il Servo di Dio tornò a  predicare di rimpetto alla medesima casa, che questa volta era in silenzio, a finestre chiuse; e gli  uditori costernati gli si fanno incontro dicendo: Caterina, tal era di nome la mala femmina, è morta  subitaneamente poche ore sono. È morta! rispose il Santo; ebbene, or ella ci dirà che abbia  guadagnato a beffarsi dell'Inferno. Su, andiamo ad interrogarla. - Le quali parole, scolpite con  accento da ispirato misero tutti in aspettazione di un miracolo. Ed egli, seguito da gran folla, sale di  presente al camera mortuaria; dove fatta breve preghiera, scopre la faccia della estinta, chiedendo a  gran voce: Catterina, di' ove ora tu sei! A tale domanda, la morta solleva il capo aprendo le truci  pupille, si ricolora in volto, contrae i lineamenti in aspetto di orribile disperazione e con lugubre  voce risponde: All'Inferno, sono all'Inferno! E ripiomba cadavere. - Io fui presente a tale spettacolo,  depone uno dei testimonii nei processi, ma non potrò mai spiegare l’impressione da esso prodotta in  me e negli astanti; né quella che provo tuttora, ogni qualvolta passo davanti a quella casa e riguardo  a quella finestra, parendomi udire risonar tuttavia da quella sinistra dimora il grido lugubre: 

All'Inferno, sono all'Inferno! 

    Radbodo re dei Frisoni, del quale si parla nella storia ecclesiastica al secolo ottavo, avea detto a  san Vulfrando di non temere l'Inferno, e di volervi essere coi re suoi antenati ed altri illustri  personaggi, aggiungendo: Del resto, potrò sempre ricevere il battesimo più tardi. Signore, gli  rispose il Santo, non trascurate la grazia offertavi, mentre quel Dio che offre perdono al peccatore,  non gli promette il domani. - Il re non diede ascolto e differì la conversione; ma un anno appresso,  saputo l'arrivo di san Villibrordo, gli andò un messo pregandolo di venire in corte a battezzarlo.  Troppo tardi, rispose il Santo all'inviato, il vostro signore, dopo la vostra partenza, è morto. Ha  sfidato il fuoco eterno, e vi è caduto. Questa notte appunto l'ho io visto carico di ardenti catene in  fondo all'abisso. 

    Ecco un'altra testimonianza di oltre tomba. Afferma la Storia che trovandosi san Francesco  Saverio in Cangoscima nel Giappone, vi operò gran numero di miracoli, tra i quali il risorgimento di  una illustre donzella, morta nel fiore degli anni, lasciando in estrema desolazione il genitore, che per  essere idolatra non potea riceverne conforto alcuno da' suoi. Prima però dei funerali, venuti a  visitarlo due, neofiti lo consigliarono a cercare soccorso dal Servo di Dio; domandandogli con  fiducia la vita della estinta figliuola. Così persuaso il pagano non essere niente impossibile al bonzo  di Europa, cominciò a sperare contro tutte le umane apparenze; laonde condottosi al Santo, gli si  gitta lagrimoso appiedi, supplicandolo di restituirgli viva l'unica figlia testè perduta, il che  tornerebbe un rendere al padre medesimo la vita. S'impietosì a tanta fede e cordoglio il buon Santo,  si ritrasse a pregare col compagno Fernandez, e poco appresso tornato: Andate, disse al desolato  genitore, la figliuola vostra è viva. L'idolatra che sperava dovesse il Saverio venire da lui ed  invocare il nome del Dio dei cristiani sul cadavere della defunta, ebbe la risposta per una beffa, e se  ne dipartiva malcontento; ma fatti alcuni passi, ecco un suo domestico gli corre incontro, gridando  con trasporti di gioia che la figliuola era viva; e ben tosto gli venne innanzi lei stessa. La quale dopo i primi abbracciamenti raccontò, come appena spirata due orribili demoni aveano ghermita l'anima  sua per gittarla in un abisso di fuoco; ma due uomini di aspetto venerando e modesto l'aveano loro  strappata di mano, rendendola al corpo, non sapea dirne il come. Il padre bene intese chi fossero i  due uomini, e di presente menò la figliuola dal Santo a ringraziarlo di tanto favore. Questa, subito  visto il Saverio ed il compagno, esclamò; Ecco i miei due liberatori! e nello stesso punto la figlia ed  il Padre domandarono il battesimo. 

   Nella vita del venerabile Bernardo Colnago, morto gesuita in Catania l'anno 1611, si legge che per  mantenersi ognor viva in cuore la memoria della morte, sì efficace a condurre una santa vita, si  tenea dinanzi nella sua cameretta un teschio collocato su picciola base. Or una volta gli cadde in  pensiero, come quello poteva essere stato di un'anima già ribelle a Dio, ed allora oggetto della  collera di lui. Pregò adunque il Giudice supremo d'illuminarlo intorno a tale dubbio, facendo  tremare il cranio, se lo spirito che avealo avvivato bruciava nell'Inferno. Non avea compiuto la  breve preghiera, e quello si agitò con orribile tremito, segno evidente che era cranio di un riprovato.  - Questo santo Religioso godette di straordinarii favori celesti, fra' quali di conoscere i secreti delle  coscienze, e talvolta i decreti della Giustizia divina. Un giorno il Signore gli rivelò la perdita eterna  di un giovinastro, che formava la desolazione del proprio parentado, L'infelice; dopo essersi  abbandonato ad ogni disordine, venne ucciso da un suo nemico. La madre, compresa per così trista  fine da gravi timori sulla eterna salute del figliuolo, prega il Colnago di farle sapere dove si trovasse  quell'anima; ed egli, malgrado le più vive istanze, non rispose parola, mostrando col suo silenzio di  non aver nulla di consolante a dire. Ma poi ad un amico, che gli chiedea, perché non avesse risposto  a quell'afflitta madre, disse apertamente di non averla voluta affliggere di vantaggio, mentre il  disonesto giovane era dannato, come il Signore glielo avea nell'orazione dato a vedere, sotto un  aspetto schifoso e spaventevole. 

   Il 1 agosto 1645, morì nel collegio di Evora in odore di santità il fratello Antonio Pereira, la cui  vita è delle più straordinarie che si leggano negli annali della Compagnia di Gesù. Nel 1599, cinque  anni dopo il suo ingresso nel noviziato, fu colto da mortale malattia nell'isola di San Michele, una  delle Azori, e pochi momenti appresso ricevuti gli ultimi sacramenti, sotto gli occhi dell'intera  comunità presente alle sue agonie, parve rendesse l'anima, riducendosi a freddo cadavere. Solo un  leggerissimo palpito di cuore, appena sensibile, impedì che si pensasse tosto a seppellirlo, e così fu  lasciato disteso sul suo letticciuolo per tre giorni. Quand'ecco al quarto, mentre i segni di  putrefazione apparivano evidenti, egli di tratto apre gli occhi, respira e parla. Allora il padre Luigi  Piyneiro suo superiore gli ordina per ubbidienza di raccontare ciò che gli avvenisse dopo gli ultimi  tratti dell'agonia, ed eccone in breve la relazione da lui scritta poscia di propria mano. 

«Primieramente io vidi dal letto di morte il mio padre sant'Ignazio in compagnia di alcuni nostri  Padri del cielo, il quale venia a visitare i suoi figliuoli ammalati, cercandovi coloro che a lui  sembrassero degni di essere offerti da sé e dai compagni a nostro Signore. Quando egli mi venne  vicino, io credetti un momento che mi menerebbe seco, ed il mio cuore balzò di allegrezza; ma di  presente egli mi palesò in che dovessi correggermi prima di conseguire un sì gran bene». Allora  tuttavia l'anima del Fratello, per arcana disposizione di Provvidenza, se ne spiccò  momentaneamente dal corpo, e subito alla vista di un branco di orribili demonii si riempì di  spavento. Ma nel tempo istesso l'angelo suo Custode e santo Antonio di Padova suo protettore,  discesi dal cielo, misero in fuga i nemici, che le si precipitavano sopra, e la invitarono a venire con  loro a veder e gustare per brev'ora un saggio delle gioie e dei dolori della eternità. «Essi dunque,  seguita egli, mi condussero verso un luogo di delizie, dove mi mostrarono una corona di gloria  incomparabile, ma da me non ancora meritata: poi sull'orlo del pozzo di abisso io vidi le maledette  anime piombare nel fuoco eterno, alla maniera del grano gettato sotto una macina girante senza  posa; la voragine infernale era come una divampante fornace, dove per intervalli rimanea la fiamma  come soffocata sotto l'ammasso delle legna precipitatevi, delle quali alimentandosi si rilevava poi  con violenza maggiore».  Condotto quindi il Pereira al tribunale del Giudice divino, si udì  condannato al fuoco del Purgatorio, e niuna cosa di quaggiù, assicura egli, varrebbe di farci  comprendere ciò che là si patisce, né l'angoscia prodotta dalla brama prolungata di godere Iddio e la beatissima sua presenza. Pertanto, dappoichè per ordine di Dio fu egli tornato in vita, né i nuovi  dolori del male, continuato per sei interi mesi e vinto solo colla cura del ferro e del fuoco, né le  terribili penitenze di quarantasei anni appresso, non bastarono a calmare la sua sete di patimenti e di  espiazione; perciocché «Tutto questo, diceva egli, era un niente verso quello che la giustizia e la  misericordia infinita del Signore mi ha fatto, non solamente vedere, ma sentire». Finalmente come a  sigillo autentico di tante meraviglie, il Fratello svelò al Superiore i particolari disegni della  Provvidenza sul ristabilimento del regno di Portogallo, come un mezzo secolo dopo avvenne  precisamente secondo la predizione. Ma si può francamente aggiungere che la pruova più sicura di  tutti questi prodigi si è la stupenda santità verso la quale il Pereira non cessò mai pure un giorno di  sollevarsi. 

del R. P. SCHOUPPES S.J. 

Le Rivelazioni Celesti di Santa Brigida di Svezia

 


Parole della Madre e del Figlio, di benedizione e di lode reciproca e per la grazia 

concessa alla Madre per quelli che sono in Purgatorio e in questo mondo. 


Capitolo Cinquantesimo 

La Madre parlava al Figlio, dicendo: Benedetto il nome tuo Figlio mio, benedetto 

senza fine con la tua Divinità, ch'è senza principio e senza fine. Tre cose meravigliose 

sono nella tua Divinità: cioè la potenza, la sapienza, la virtù. La tua potenza è come fuoco 

ardentissimo, davanti al quale qualunque cosa per quanto immutabile e solida diventa 

strame secco, che si cambia in fuoco. La tua sapienza è come un mare, che è insondabile 

per l'immensità e quando ribolle e trasborda copre valli e monti; così la sapienza tua non 

può essere abbracciata e capita. Oh, come hai creato con sapienza l'uomo e lo ponesti 

sopra ogni tua creatura! Oh, come sapientemente assegnasti gli uccelli all'aria, le bestie 

alla terra, i pesci al mare e a ciascuno assegnasti il tempo suo e l'ordine! E come 

meravigliosamente a tutti dai la vita e la togli! Con quanta sapienza dai la saggezza agli 

stolti e la togli ai superbi. La tua virtù è come la luce del sole, che risplende in cielo e di 

questo splendore riempie la terra: così la virtù tua abbonda in ogni senso ed ogni cosa 

riempie. Perciò sii tu benedetto, Figlio mio, che sei il mio Dio e il mio Signore. 

Rispose il Figlio: Madre mia carissima, le tue parole sono dolci per me, perché 

provengono dall'anima tua. Tu sei come aurora che sorge nella chiarità. Tu risplendesti su 

tutti i cieli e la tua luce ed il tuo chiarore sono superiori a tutti gli Angeli. Con il tuo chiarore 

hai attirato a te il Sole vero, cioè la mia Divinità. Infatti il Sole della mia Divinità venendo a 

te si fissò in te, e per il suo calore sei stata più di tutti accesa nella mia carità. Per il suo 

splendore sei più di tutti illuminata dalla mia sapienza. Per mezzo tuo sono state spazzate 

le tenebre della terra e sono stati illuminati tutti i cieli. Nella mia verità dico che la purezza 

tua, a me gradita più di tutti gli Angeli, attrasse in te la mia Divinità, perché fossi 

infiammata dallo Spirito, per il quale mi racchiudesti nel tuo grembo, vero uomo e vero Dio, 

da cui l'uomo è stato illuminato e gli Angeli letificati. Perciò benedetta sii tu dal Figlio tuo 

benedetto. Per questo non c'è tua richiesta che non sia da me esaudita e, per te, tutti 

quelli che invocano misericordia, con volontà di emendarsi, avranno grazia. Perché come 

il calore procede dal sole, così per te sarà data ogni misericordia. Tu sei infatti quasi 

sorgente sovrabbondante, da cui ai miseri sgorga la misericordia. 

Risponde ancora la Madre al Figlio suo: Sia tua, Figlio mio, ogni virtù e gloria. Tu sei 

il mio Dio e la misericordia è tutto il bene che ho da te. Tu sei come un seme, che pur non 

seminato tuttavia cresce e fa frutto, dove cento e dove mille. Da te infatti proviene ogni 

misericordia, la quale per essere infinita è anche ineffabile e bene può essere indicata col 

numero centenario, nel quale è come la perfezione: da te infatti è ogni progresso e ogni 

profitto. 

E il Figlio alla Madre: Ben mi assomigliasti, o Madre, a un seme che non veniva 

seminato e tuttavia crebbe, perché quando venni in te con la Divinità e con la mia umanità, 

non fu per commistione di seme e tuttavia crebbi in te, da cui procedette la misericordia 

per tutti, bene hai detto. Ora dunque che, con le dolcissime parole della tua bocca, attiri da 

me misericordia, chiedimi quel che vuoi e l'avrai. 

Rispose la Madre: Figlio mio, giacché ho trovato misericordia presso di te, chiederò 

misericordia per i miseri. Quattro luoghi ci sono. Il primo è il cielo, ove sono gli Angeli e le 

Anime dei Santi, che non hanno bisogno se non di te e in te infatti hanno ogni bene. Il 

secondo è l'inferno e quelli che l'abitano son pieni di malizia ed esclusi da ogni 

misericordia. Perciò nessun bene può mai loro occorrere. Il terzo luogo è il Purgatorio ove 

hanno bisogno della misericordia, perché afflitti per tre ragioni. Sono turbati nelle orecchie, 

non udendo altro che dolori di pene e miserie. Nella vista, altro non vedendo che la propria 

miseria. E sono afflitti nel tatto, dal calore d'un fuoco insopportabile e dalla grave pena. 

Concedi loro, Signor mio e Figlio mio, per queste mie preghiere, la tua misericordia. 

Rispose il Figlio: Volentieri per te concederò loro una triplice misericordia. Anzitutto, il 

loro udito sarà alleviato, la loro vista mitigata, la loro pena sarà resa più leggera e mite; 

inoltre tutti quelli che d'ora in poi si troveranno nella pena massima del Purgatorio, 

verranno alla media e coloro che si troveranno nella media verranno alla più leggera e 

coloro che si troveranno già nella pena più leggera passeranno al riposo. 

Rispose la Madre: Lode e onore a te, Signor mio. E subito soggiunse al Figlio: Il 

quarto luogo è il mondo e quelli che l'abitano hanno bisogno di tre cose: della contrizione 

dei peccati, della soddisfazione, della fortezza per fare il bene. Rispose il Figlio: Chiunque 

avrà invocato il tuo Nome e nutrirà in te speranza col proposito di emendarsi, avrà queste 

tre cose e poi il Regno dei cieli. È tanta infatti la dolcezza nelle tue parole, che io non 

posso rifiutarti quel che chiedi, perché altro non vuoi che quel ch'io voglio. Tu infatti sei 

come una fiamma, la quale fa luce e arde, e dalla quale si accendono i lumi spenti e quelli 

che mai furono accesi prendono vigore; così per la tua carità, che mi rapì il cuore ed a te 

m'attrasse, risorgeranno quelli che per i peccati sono morti e si rafforzeranno nella mia 

carità coloro che sono tiepidi come nerofumo. 

Preghiera Contro Ogni Male

 


Spirito del Signore, Spirito di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, 

SS.Trinità, Vergine Immacolata, angeli, arcangeli e santi del paradiso, 

scendete su di me: Fondimi, Signore, plasmami, riempimi di te, usami. 

Caccia via da me le forze del male, annientale, distruggile, perchè io possa 

stare bene e operare il bene. Caccia via da me i malefici, le stregonerie, 

la magia nera, le messe nere, le fatture, le legature, le maledizioni, il malocchio; 

l'infestazione diabolica, la possessione diabolica, l'ossessione diabolica; 

tutto ciò che è male, peccato, invidia, gelosia, perfidia; la malattia fisica,  

psichica, spirituale, diabolica. Brucia tutti questi mali nell'inferno, perchè 

non abbiano mai più a toccare me e nessun'altra creatura al mondo. 

Ordino e comando: con la forza di Dio onnipotente, 

nel nome di Gesù Cristo Salvatore, per intercessione della Vergine Immacolata: 

A tutti gli spiriti immondi, a tutte le presenze che mi molestano, di lasciarmi  immediatamente, di lasciarmi definitivamente, e di andare nell'inferno eterno, 

incatenati da S.Michele arcangelo, da S.Gabriele, da S.Raffaele, dai nostri 

angeli custodi, schiacciati sotto il calcagno della Vergine Santissima. 

 Amen. 

CASTEL SANT’ANGELO SUONERÀ LA TROMBA DELLA VITTORIA!

 


Carbonia 27bis.10.2021- ore 22.02

Castel sant’Angelo suonerà la tromba della vittoria!

Alzatevi in piedi e giubilate figli miei benedetti, …l’ora della vostra liberazione è vicinissima!

Guardate il cielo e guardate le stelle, il firmamento tutto è coinvolto in questa missione ultima in salvezza.

Amate il vostro Dio Creatore, tornate a Lui in fretta, in Lui è la vita eterna nella felicità immensa dell’amore.

Suonatemi dal vostro cuore un canto infinito d’amore, attendo il vostro “totus tuus” per intervenire.

Roma è già nelle mani del nemico, la sua fine è firmata, la sua fama perderà, sarà trucidata dai nemici.

Credete, figli miei, queste sono parole di Verità, nessun Dio oltre Me può donarvi la Verità.

Castel sant’Angelo suonerà la tromba della vittoria! L’Arcangelo Michele si manifesterà prima che Io dichiari il mio Basta: … Dio È ! …Nessun altro dio È !

Alzatevi in piedi figli miei benedetti e urlatemi tutto il vostro desiderio di avermi tra voi, essere tutti Miei per sempre!

È la vittoria più bella: … “avervi nuovamente Miei, tutti Miei!”
…che bel regalo per Me!
Io il Padre vostro, il vostro Dio Creatore riprenderò in Me la mia Creatura.

Vi amo infinitamente figli miei, sappiate che vi attendo con amore ardente, desideroso di donarvi la felicità eterna, farvi godere della Mia Immensità di Dio Unico e Vero.

La Casa vi attende, muovetevi in direzione di Me, presto sarete in Cielo, al mio fianco. Vi battezzerò in Spirito Santo e Fuoco e sarete come Io vi avevo desiderati fin dal Principio: …Miei, uguali al Padre, Immagine e Somiglianza di Colui che vi ha creati.

Amen!

Sul peccato - II

 


Sul peccato - II 


Considera, peccatore, che peccare è voltare le spalle a Dio e la faccia alle creature. È stimare le creature al di sopra di Dio Creatore. È disprezzare tutto ciò che è volontà di Dio. Il peccato è una mostruosità, qualcosa di insolito, orribile, abominevole, detestabile.   

Il peccato grave distorce e affligge l'anima agli occhi del Santissimo Dio, al punto che non c'è niente di più detestabile al mondo!  

Nel corso della storia, persone sante hanno provato ripugnanza davanti a qualche peccatore. SANTA CATERINA DA SIENA vide l'Angelo coprirsi il naso mentre passava davanti a qualcuno macchiato di peccati disonesti. SANTA FRANCESCA ROMANA, quando si trovava vicino a qualcuno colpevole di peccato mortale, sentiva un fetore così forte da poterlo sopportare a stento. SAN FILIPPO NERI conosceva anche il fetore delle persone che camminavano nel peccato e diceva: "il peccato ha un odore così cattivo che è impossibile al mondo avere un odore più ripugnante". SANTA CATERINA DA SIENA, in un'occasione fu sul punto di vomitare le viscere a causa del cattivo odore esalato da una donna che le si avvicinava, molto pulita e adorna, ma in stato di peccato mortale.

  Come in Dio tutto è buono e bello, nel peccato tutto è brutto e cattivo. Non c'è assolutamente nulla di buono nel peccato. 

Pertanto, è facile capire che il peccato è il male peggiore del mondo. Peggio della disperazione di coloro che venivano inghiottiti dal diluvio. Peggio delle sofferenze del paziente Giobbe. Peggio della peste che imperversava al tempo di Davide. Peggio di tutte le malattie e i dolori e le carestie e le pestilenze e le guerre.   

Ora che hai capito questo, o creatura, i peccati non ti danno fastidio? Non sei incoraggiato a cambiare la tua vita? Oh, cecità totale, o totale mancanza di fede! 

Dio è il sommo bene e la bellezza. La cattiveria e la bruttezza del peccato sono tali che il peccatore che le vedesse morirebbe di vergogna e di dolore.   

Che grave ferita, che grande offesa, che orribile mostruosità, soprattutto considerando le circostanze che la accompagnano: una vile creatura che si ribella al suo Creatore. Rubare a Dio la corona e metterla su di sé. Calpestare, flagellare e crocifiggere il Figlio di Dio. E tutto questo, alla presenza e alla vista di Dio, nel palazzo di Dio, che è questo universo mondiale.

Oh, il crimine, il più orribile! Una creatura totalmente dipendente dal Creatore, per sguainare una spada contro il Re dei re e la terra, per colpire il Figlio stesso di Dio, nel palazzo di Dio, sotto lo sguardo di Dio, al riparo nelle braccia del Dio gentile e onnipotente! 

È come il figlio ingrato che, tra le braccia amorevoli di sua madre, si ribella a lei e la maltratta e la uccide!  

Con quali strumenti il peccatore offende Dio? - Con strumenti che ha ricevuto direttamente da Dio: la memoria, la comprensione, la volontà, i piedi, le mani, gli occhi, la lingua? Il peccatore fa uso di questi doni e benefici per offendere il Datore di ogni bene. 

A quale scopo offende Dio? - Da un gusto vile e meschino, da un piacere labile e momentaneo, da un interesse illusorio, da una semplice follia, da un'audacia imprudente. 

 In che modo il peccatore offende Dio? - Con l'aperto disprezzo di tutto ciò che rappresenta la volontà divina. Disobbedienza frontale a Dio, sapendo a quali grandi castighi si espongono, e che sono diretti verso una punizione eterna nel prossimo mondo, una punizione di fuoco divorante. Il peccatore riconosce che il suo peccato ha causato la morte del Figlio di Dio, ma non ne tiene conto. Sa che sta scontentando Dio e soddisfacendo Lucifero e i suoi seguaci. Sa perfettamente che sta perdendo tutti i meriti di tutte le buone opere fatte in vita, sta perdendo il cielo, sta perdendo tutto? E si vanta ancora dei suoi peccati!  

Oh, quanto questo modo di vivere offende Dio, che ci ha lasciato i suoi santi Sacramenti, innumerevoli favori e benefici, e ci ha dato il suo unico Figlio per essere inchiodato su una croce per i nostri peccati! 

 C'è una cecità peggiore in questo mondo?   

Sant'Agostino pensa che un solo inferno non sia sufficiente per punire coloro che peccano dopo la Redenzione, e che sarebbe necessario creare un nuovo inferno. 

Contro chi peccano i peccatori? - Contro Dio che lo ha creato, lo ama, lo perdona e lo tratta con amore e affetto; un Signore che è infinitamente buono, santo e gentile. Una bestia non maltratta chi le fa del bene. Un animale bruto non si ribella al suo benefattore... O peccatore, non essere peggiore delle bestie, né meno grato dei bruti. 

Conoscete Dio, che vi ha creato per servirlo e amarlo. Lascia il peccato, che ti rende nemico di Dio e ingrato ai suoi benefici. Considera che un solo peccato mortale è sufficiente per perderti. Cosa puoi aspettarti da Dio se continui a peccare? Potete aspettarvi l'inferno; l'inferno sarà l'ultima ricompensa che Satana vi darà. 

Essere disillusi. Se continui nel peccato, finirai infallibilmente per essere un condannato al fuoco eterno. Poiché siete direttamente colpevoli della morte di Gesù, Dio Padre non vi sosterrà più. Ti lascerà, ti abbandonerà, perché sei ingrato e ti comporti come una bestia. Siete persino indegni di entrare nei templi sacri. Riconosci dunque le tue grandi miserie e ingratitudini e rivolgiti a Dio. Chi altro può aiutarti? Chi prega per te? - Maria Santissima. Ricorrere a lei. 


PIANIFICAZIONE FAMILIARE NATURALE, L'ATTO SESSUALE CONIUGALE E LA PROCREAZIONE

 


SANT'AGOSTINO CONDANNA COME ADULTERI TUTTI I CONIUGI CHE SONO CONTRARI ALLA PROCREAZIONE E CHE PRATICANO UN METODO CONTRACCETTIVO BASATO SUL TEMPO SIMILE ALLA NFP, CHIAMANDO LA LORO CAMERA DA LETTO UN "BORDELLO


Argomentando contro i manichei sulla contraccezione, Sant'Agostino sembra riferirsi a un metodo basato sul tempo come praticato dai manichei. Il suo punto di vista sulla questione è chiaro.

Sant'Agostino, Sulla morale dei manichei 18:65, A.D. 388: "Non sei tu che ci consigliavi di osservare il più possibile il tempo in cui una donna, dopo la sua purificazione, ha maggiori probabilità di concepire, e di astenerci dalla coabitazione in quel momento, per evitare che l'anima si impigli nella carne? Questo dimostra che voi [manichei] approvate di avere una moglie, non per la procreazione di figli, ma per l'appagamento della passione. Nel matrimonio, come dichiara la legge matrimoniale, l'uomo e la donna si uniscono per la procreazione dei figli. Perciò, chi fa della procreazione dei figli un peccato più grave della copulazione, proibisce il matrimonio e fa della donna non una moglie ma un'amante, che per qualche dono che le viene presentato si unisce all'uomo per appagare la sua passione. Dove c'è una moglie ci deve essere il matrimonio. Ma non c'è matrimonio dove non c'è maternità; quindi non c'è nemmeno moglie. "

Qui, l'esatto metodo manicheo è sconosciuto, anche se suona come un metodo ritmico simile alla PFN. I manichei disdegnavano qualsiasi procreazione, che è il punto dell'argomento di Agostino. Egli condanna il matrimonio con intento contraccettivo permanente o temporaneo.

Sant'Agostino, Contro Faustus 15:7, A.D. 400: "... [gli eretici manichei] si oppongono direttamente al prossimo precetto, "Non commettere adulterio"; infatti coloro che credono questa dottrina, affinché le loro mogli non concepiscano, sono portati a commettere adulterio anche nel matrimonio. Essi prendono le mogli, come dichiara la legge, per la procreazione dei figli; ma... le loro mogli non sono di carattere lecito; e la produzione di figli, che è il fine proprio del matrimonio, essi cercano di evitare. Come l'apostolo molto tempo fa prediceva di te [l'eretico Faustus], tu proibisci davvero di sposarsi, perché cerchi di distruggere il fine del matrimonio. La tua dottrina [contro la procreazione] trasforma il matrimonio in un legame adultero, e la camera da letto in un bordello".

Qui vediamo che il vero insegnamento della Chiesa e dei Santi condanna coloro che compiono atti sessuali dove il concepimento è ostacolato, chiamando il loro matrimonio "un legame adultero" e la loro camera da letto un "bordello". In verità, "Perché quale gratificazione c'è (eccetto forse per le persone lascive e per coloro che, come dice l'apostolo con proibizione, possiedono il loro vaso nella concupiscenza [1 Tess. 4:5]) nel semplice spargimento di seme come ultimo piacere dell'unione sessuale, a meno che non sia seguito dal vero e proprio frutto del matrimonio: il concepimento e la nascita?" (Sant'Agostino, Sul matrimonio e la concupiscenza, libro II, capitolo 19)

I manichei e gli altri eretici gnostici della Chiesa primitiva, contro i quali combatté e confutò Sant'Agostino, furono uno dei più grandi odiatori e rifiutatori della bontà della procreazione. I Padri e i Santi della Chiesa, tuttavia, combatterono senza paura contro di loro nei dibattiti e negli scritti e condannarono la loro empia dottrina che capovolge la vita familiare, la società e le sue leggi, ed è per questo che questa dottrina innaturale fu quasi completamente cancellata fino al nostro tempo - gli ultimi giorni - quando questa pratica fu nuovamente adottata dalla gente mondana e sensuale del nostro tempo. Sant'Agostino, nella sua opera Contro Faustus, (A.D. 400) poteva giustamente condannare questi eretici innaturali per aver odiato la prole, che è una vera benedizione del Signore: "Inoltre, l'unico tipo onorevole di matrimonio, o il matrimonio contratto per il suo giusto e legittimo scopo [cioè, per la procreazione dei figli], è proprio quello che voi odiate di più [poiché la procreazione dei figli è considerata come uno dei più grandi mali dagli eretici manichei]. Così, anche se non potete proibire il rapporto sessuale, proibite il matrimonio; perché la peculiarità del matrimonio è che non è solo per l'appagamento della passione, ma, come è scritto nel contratto, per la procreazione dei figli." (Contro Faustus, libro XXIX, sezione 6)

Un vescovo parla

 


TRA LA TERZA E LA QUARTA SESSIONE DEL CONCILIO VATICANO II 


Il concilio Vaticano II sarà stato in definitiva un beneficio per la Chiesa? Lo si vedrà all'atto pratico. Una cosa certa, della quale è impossibile dubitare senza dover attendere la fine del Concilio, è che esso avrà manifestato con evidenza incontestabile come la Chiesa in taluni dei suoi membri più elevati possa essere influenzata dal magistero dei tempi nuovi: l'opinione pubblica. 


UN NUOVO MAGISTERO: L'OPINIONE PUBBLICA 

Mai come in questa occasione si era potuto misurare la terribile potenza dei mezzi di comunicazione sociale e in particolare della stampa e della radio poste al servizio degli ispiratori dell'opinione pubblica. Non si sono forse udite e lette nei testi conciliari queste parole: «il mondo attende, il mondo desidera…, il mondo è impaziente…»? Quanti interventi sono stati fatti, anche inconsciamente, sotto questo influsso! Quanti padri hanno voluto farsi portavoce di questa «opinione pubblica», quanti altri hanno approvato tali interventi per timore di contraddire questo nuovo magistero. Ricercare i fini, i mezzi degli ispiratori della pubblica opinione sarebbe uno studio appassionante e molto istruttivo. Da parte mia mi contento di constatare i fatti, di ricercare le linee di forza di tali fatti e, raggruppandoli, di mostrare con certezza che non si tratta di manifestazioni occasionali, bensì di una delle fasi della battaglia del Principe di questo mondo contro la Chiesa di Nostro Signore. È impossibile infatti non paragonare ciò che ci hanno insegnato i nostri venerati maestri della Gregoriana e del Seminario francese, ciò che hanno insegnato i papi in questi ultimi decenni, con ciò che abbiamo inteso e con ciò che leggiamo in occasione del Concilio. Come non concludere che si tratta di un magistero altro da quello della Chiesa? I discorsi dei Papi a chiusura delle sessioni dei concili passati e i loro interventi non fanno che corroborare quest'affermazione. Numerosi sono i sacerdoti e più numerosi ancora i fedeli sconvolti da quanto leggono o sentono e che è, il più delle volte, solamente l'eco di questo nuovo magistero. No, la Chiesa, nella persona del successore di Pietro, non l'ha ancora sostituito al magistero tradizionale; né l'ha fatto la Chiesa di Roma, e questo conta ancor più. Infatti la Chiesa di Roma è, attraverso la unione con il suo vescovo, mater et caput omnium ecclesiarum. Ora, la maggioranza dei cardinali e specialmente i cardinali di Curia, la maggioranza degli arcivescovi della Curia e dunque della Chiesa di Roma, i teologi romani nel loro insieme non hanno parte in questo nuovo magistero. Ed è questo che costituisce la forza di tale minoranza, di cui l'opinione pubblica parla con una certa commiserazione. Fino a oggi essa si trova con Pietro e con la Chiesa romana: è una buona garanzia. Si può cercare di scoprire gli elementi principali del nuovo magistero? Un arretramento nel tempo faciliterebbe indubbiamente questa analisi. Ma poiché appuro certo che molti di quei princìpi sono stati ereditati dalle tendenze moderniste abbondantemente descritte dagli ultimi papi, è più agevole individuarli. Si può, mi pare, raggruppare le osservazioni attorno a due fatti o due punti nevralgici del Concilio: la collegialità giuridica e la libertà religiosa.

 Pare innegabile che uno dei primi obiettivi proposti da coloro che si facevano portavoce dell'opinione pubblica era la sostituzione del potere personale del Papa con un potere collegiale. I tempi cosiddetti moderni non consentendo più un'autorità personale come quella del Papa, esercitata da organismi interamente a sua discrezione, si renderebbe necessario sopprimere la Curia e affiancare al Papa un consiglio di vescovi con i quali egli governi la Chiesa, e in tal modo anche i vescovi godrebbero di una reale partecipazione al governo della Chiesa universale. Questa affermazione colpirebbe a un tempo il potere personale del Papa e il potere personale del vescovo. Bisognava dunque a qualsiasi costo provare che la collegialità giuridica ha fondamento nella Tradizione e di conseguenza nella teologia. La soppressione della distinzione tra il potere d'ordine e il potere di giurisdizione avrebbe facilitato la dimostrazione. Avendo il vescovo grazie alla sua consacrazione potere sulla Chiesa universale, il Papa non può governare la Chiesa universale senza fare appello ai vescovi. Allo stesso modo il Papa non può togliere o restringere troppo i poteri di giurisdizione dei vescovi poiché quei poteri derivano loro dalla consacrazione. La collegialità era dunque l'obiettivo da raggiungere. Una volta raggiunto quell'obiettivo, tutte le conclusioni sarebbero venute da sole, modificando radicalmente le strutture tradizionali della Chiesa. Ormai tanto a Roma quanto nelle varie nazioni la Chiesa sarebbe governata da assemblee e non più da un'autorità personale assolutamente contraria, secondo i novatori, a tutti i princìpi della società moderna. La collegialità si presentava dunque come il primo «cavallo di Troia» destinato a far crollare le strutture tradizionali. Di qui l'accanimento con il quale tutto fu messo in opera per assicurarne la riuscita. Bisogna confessare che umanamente, dato il numero di coloro che credevano dover approvare, dati i mezzi impiegati, il successo della nuova tesi era certo. Ma lo Spirito Santo vegliava, e occorre leggere attentamente la Nota esplicativa 2 per rendersi conto che questo messaggio è veramente sceso dal cielo, perché in primo luogo essa elimina la collegialità giuridica e di conseguenza sopprime qualsiasi diritto dei vescovi al governo della Chiesa universale; in secondo luogo sottomette la giurisdizione personale dei vescovi alla piena autorità del successore di Pietro; in terzo luogo riafferma che l'ufficio di Pastore della Chiesa universale appartiene al solo Papa; in quarto luogo dichiara apertamente che ai vescovi non è dato agire collegialmente se non per volontà esplicita del Papa. La struttura tradizionale della Chiesa è dunque salvaguardata, come il Papa stesso ha affermato nel suo discorso di chiusura, almeno nei testi. Bisogna confessare che dopo le angosce da noi sofferte nel corso della seconda sessione e all'inizio della terza, questa luce divina proiettata nuovamente sull'immutabile costituzione della Chiesa ci è parsa un segno strepitoso della divinità della Chiesa. Come d'altronde non collegare i due avvenimenti: l'eliminazione degli errori derivanti da una collegialità mal compresa e l'apparizione di Maria Madre della Chiesa,3 della Chiesa di Nostro Signore, della Chiesa cattolica romana, della Chiesa composta dal Papa, dai vescovi uniti e sottomessi al Papa e capi delle loro Chiese particolari, dai sacerdoti e particolarmente dai parroci collaboratori dei vescovi e infine dai fedeli, che attraverso questo sacerdozio gerarchico ricevono le grazie innumerevoli che permettono loro di santificarsi, di santificare la famiglia, la parrocchia, la comunità civile, la professione, la città, e così di sottomettere tutto all'ordine divino attraverso la pratica della virtù di giustizia: «Opus iustitiae pax»? La Chiesa è veramente eterna, e Maria, che da sola ha vinto tutte le eresie, continua a vegliare su di essa con materna sollecitudine. 

Marcel Lefèbvre

Ci protegga, o Maria, la tua destra

 


Perché invano insorsero contro di noi i nostri nemici?

cospirarono alla nostra rovina?

Ci protegga, o Maria, la tua destra:

come esercito terribile, li confonda e li disperda.

Correte a Lei quanti siete oppressi dalle prove:

Ella vi darà sollievo.

Levate a Lei lo sguardo nel dolore:

il suo volto sereno v'infonderà fiducia.

Benedite Maria con tutto il cuore:

tutta la terra è piena della sua misericordia. Gloria.


A breve ci sarà la paralisi di ogni cosa, …il mondo si fermerà sbigottito per ciò che arriverà.

 


Carbonia 27.10.2021

A breve ci sarà la paralisi di ogni cosa!

Amati figli, sono la vostra Mamma Celeste, vengo a portarvi l’aiuto, vengo con san Michele Arcangelo al mio fianco.

Pregate e digiunate, presto un vortice di terrore invaderà la Terra, … per molti sarà grande sofferenza.

Figli miei, state uniti nella preghiera e invocate lo Spirito Santo, pregate per coloro che ancora non comprendono perché presi dalle cose del mondo, distratti dalle false luci di Satana.

Oggi prendo con Me il vostro cuore e lo metto sul mio Cuore Immacolato affinché in voi sia amore e carità.

Come figli dell’Amore state in adorazione a Gesù, amate la sua Croce e benedite il suo Santo Nome.

A breve ci sarà la paralisi di ogni cosa,
il mondo si fermerà sbigottito per ciò che arriverà.

Ho già aperto il mio Sacro Manto sui miei figli, aprirò loro il mio Cuore e li terrò stretti a Me. Provvederò a soccorrere molti dei miei figli, tutti coloro che invocheranno il Nome Santo di mio Figlio Gesù.

La morsa del Male è pressante, ma Dio interviene per scrivere la parola “fine” a questa maledetta storia di peccato.

Gli uomini non vogliono aprire il loro cuore alla Verità, si trastullano nelle false ideologie del Male, non si fermano a riflettere un solo minuto, il loro vedere è nella realizzazione della loro vita su questa Terra! Abominevole il comportamento dell’essere umano! Questo Pianeta, rovinato a causa dall’avidità dell’uomo, sta dicendo il suo Basta! Che disastro figli miei! …che disastro!

Dio si inchina ancora all’uomo per salvarlo, lo richiama a Sé, chiede la sua conversione, ma l’uomo Lo snobba: … peccato! …Poveri figli!

Ora vi chiedo di intensificare la preghiera, di supplicare la Misericordia di Dio per questi venienti giorni. Combattiamo con le armi dell’Amore contro le atrocità programmate dal Male.

Accendete un lume (possibilmente benedetto) nelle vostre case e pregate il Santo Rosario, Io unirò le mie Mani alle vostre mani affinché giunga più potente al Cielo il desiderio di pace e amore.

Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen!

LE ANIME CHIEDONO AIUTO!

 


LE ANIME 

CHIEDONO AIUTO! 


2) LE VISIONI - Come vedo:... 

 

a) SAN MIGUEL: Questo meraviglioso Arcangelo viene a me senza alcun ornamento.   Completamente libero da qualsiasi disposizione o costume. Sembra avere circa 20 anni, con capelli castano chiaro, leggermente fluenti, fino alle spalle. Un sorriso sempre cordiale, amichevole, sincero. Indossa una tunica bianca, fino ai piedi, maniche lunghe, e non indossa una cintura. Non ha le ali. Mi appare sempre nelle mie preghiere private, o quando ho bisogno del suo intervento per qualsiasi dubbio. È lui che mi presenta sempre le anime sofferenti e mi dà la guida necessaria. È forte, deciso, mostra grande energia e vigore nel modo in cui parla o agisce. Tuttavia, è molto gentile e generoso. Egli ama molto la Madonna.  Ha una simpatia speciale per Lei e quando la menziona, si trasforma, è euforico, raggiante. San Michele è veramente incredibile! 

 

 b) Nostra Signora: semplicemente meraviglioso. Difficile da descrivere. I suoi capelli ondulati, marrone scuro, le pendono lungo le spalle, lungo la schiena quasi fino alla vita. Il suo volto è lo stesso che si può vedere sulle immagini di Nostra Signora Regina della Pace. Anche lei sembra avere circa vent'anni. I suoi occhi... sono il paradiso! Ma sono leggermente marroni.  

 Indossa una tunica bianchissima, fino ai piedi, con maniche lunghe, che è legata intorno alla vita da una corda d'oro, che è legata lì, e getta le sue estremità quasi a terra. Il 14 luglio 2000, in un cenacolo con mille Ave Maria, si è presentata con una fascia rossa al posto del cordone d'oro, dicendo che rendeva omaggio ai martiri presenti. Più volte è apparsa in questo modo. 

La sua voce, il suo modo di parlare è così dolce che mi inebria, mi lascia senza fiato e mi coinvolge in un clima di tale pace che mi sembra di vivere in paradiso per quel momento? I tuoi messaggi sono dolci, ben diretti, ma molto morbidi. 

Mi appare ogni giorno e mi manca molto quando è in ritardo. Ma Lei appare pubblicamente solo nei Cenacoli dove Lei stessa determina il giorno e l'ora. Mi istruisce ogni giorno, mi rimprovera? ma con tanta dolcezza, con tanto amore.... Oh, madre, come vorrei poterti descrivere! In verità, Dio non avrebbe potuto darci una madre migliore. 

 

c) GESU': Il suo volto, un giovane di 25 anni, è espressivo, con tratti simili a quelli della Madonna, è meraviglioso! I suoi capelli sono uguali a quelli di Nostra Madre. La sua carnagione è bianca, ma un po' scura. La sua voce mostra energia, determinazione, ma anche molta morbidezza.  Trasmette molto amore nel suo discorso, soprattutto nei momenti di un colloquio più intimo.  Anche la sua tunica è bianca e disadorna. 

Non lo vedo tutti i giorni, ma lo sento sempre vicino, soprattutto durante le preghiere. Lo vedo sempre quando mi trasmette messaggi, messaggi che sono sempre oggettivi, diretti e profondi. 

Il suo vero volto è come quello stampato sulla Sacra Sindone. 

(Alcuni giorni fa è stato presentato in TV un volto ridicolo, e si è parlato di un nuovo volto di Gesù, e mi sono reso conto di questo: gli uomini che hanno idealizzato il "nuovo volto di Gesù" erano ispirati in se stessi e hanno cercato l'uomo sulla croce a sinistra - il ladro cattivo - sanguinario, perverso, machiavellico?) 

 

d) Le anime benedette: 

 1) PADECENTO - Mi vengono presentati secondo le apparenze che hanno avuto in vita, anche se, tutti loro, vengono con il loro purgatorio.... Non sono sfigurati, sono benedetti e sulla via del cielo. (Gli sfigurati sono all'inferno). 

   Sono docili, gentili e pregano molto. Sono molto preoccupati per noi, e in modo speciale per le loro famiglie, per le quali chiedono sempre preghiere. Non vengono a me quando voglio io, né quando vogliono loro, ma solo quando il Padre lo permette. Solo il Padre determina se possono apparire o meno e dare i loro messaggi, che sono anch'essi determinati da Lui. Allora li vedo chiaramente come su uno schermo, e San Michele fa da interlocutore tra me e loro. 

2) CONDANNATI - Questi sono deformati e orribili. Non possono comunicare, come ha già detto Gesù nella parabola dell'uomo ricco e di Lazzaro. Il loro inferno è eterno e non hanno più niente da fare qui sulla terra. Solo i loro demoni possono comunicare con noi e disturbarci, ma anche questi, solo con il permesso di Dio. 

 

e) IL PURGATORIO: Non è un luogo, ma uno stato dell'anima. Anche se le anime mi vengono presentate con l'aspetto che avevano in vita, mi è dato di capire la sofferenza che provano. Maggiore è la distanza tra loro e Dio, maggiore è la sofferenza. E la sofferenza in questo mondo terreno, per quanto grande possa essere, non può essere paragonata a quella del purgatorio.  

Infatti, tutto lì è come l'inferno, e ogni anima paga secondo gli errori che ha fatto sulla terra, fino a quando non è completamente purificata. L'anima si preoccupa di pagare tutto con amore, perché sa che nella Casa del Padre non c'è posto per nessuna traccia di errore o di sporcizia. Ma aspetta con ansia questo giorno: il giorno dell'abbraccio del Padre... e della felicità per sempre. Ed è questa speranza che li rende felici, nonostante tutte le loro sofferenze.  Santa Francesca Romana chiamava il purgatorio la locanda della speranza. Ed è esattamente quello che è! 

 Ma anche in questa attesa del giorno felice, anche in questa ferma certezza, le anime pregano che noi, i vivi, non cadiamo in purgatorio: vogliono che passiamo da qui, direttamente in cielo, perché dove sono loro, è terribile! 

 Le anime beate non fanno male a nessuno, perché: 1) se sono all'inferno, sono morte per sempre, e "c'è una barriera molto grande tra noi e loro" che rende loro impossibile avere contatti con noi; 2) se sono in purgatorio, sono sulla via della santità e, quindi, non possono farci del male. Essi, al contrario, ci aiutano, intercedendo presso Dio per noi, e le loro preghiere sono più pure delle nostre, poiché sono prive di qualsiasi deviazione, il che permette alle loro preghiere di raggiungere Dio puramente. Preghiamo dunque per loro. Preghiamo per il purgatorio, perché le anime gridano aiuto! 

 

 f) L'INFERNO: Come il Purgatorio, l'Inferno non è un luogo specifico ma uno stato dell'anima, non una realtà fisica ma spirituale. Se poi, come vedrete più avanti, l'inferno mi viene mostrato -e lo descrivo quando ci "entro"- come un fuoco fisico, con orribili e diaboliche creature fisiche, vermi e mostri, in verità questo è solo perché io comprenda questa terribile realtà e la senta anche se solo minimamente.  Così posso trasmettere a tutti un'idea approssimativa della sofferenza eterna di quelle anime sfortunate. Non esiste una creatura umana, né una lingua capace di descrivere il significato dell'inferno.  

  Quindi fai tutto quello che puoi in questa vita, per te stesso e per tutti quelli che ami, per evitare di cadere in quello stato eterno di tormento. Soffri qui sulla terra, se necessario, senza lamentarti, tutte le torture possibili. Accetta tutto il dolore qui, nel tuo corpo, ma lotta con tutte le tue forze per non avvicinarti mai a quella camera di giustizia e di terrore che non finirà mai. Soprattutto, non minimizzare i suoi effetti, non fingere che non esista e non sfidare mai la Giustizia Divina. È terribile!  


Figlioli, Giuseppe di Nazareth e Maria Angelina, in tutti questi anni siamo stati insieme e sono stato molto contento dei momenti di devozione che mi avete offerto. Tutto ciò che si fa con il cuore è un frutto che posso portare al Padre e moltiplicare in grazie.

GESÙ BAMBINO NEGLI SCRITTI DI LUISA PICCARRETA

 


«Questa mattina, trovandomi fuori di me stessa, vedevo la Celeste Mamma col  Bambino in braccio. Il Divin Bambino mi ha chiamato con la sua piccola manina ed io  son volata a mettermi in ginocchio innanzi alla Mamma Regina, e Gesù mi ha detto:  “Figlia mia, oggi voglio che parli con la nostra Mamma”.   

“Celeste Mamma mia, dimmi, c’è qualche cosa in me che dispiaccia a Ed io ho detto: 

Gesù?” 

E Lei: “Carissima figlia mia, stai tranquilla; per ora non vedo niente che dispiaccia a mio Figlio. Se, mai sia, incorressi in qualche cosa che potesse dispiacergli, ti terrei subito avvisata; fidati della Mamma tua e non temere”. 

Come la Celeste Regina mi assicurava così, mi sentivo infondere nuova vita e ho  “Dolcissima Mamma mia, in che tristi tempi siamo! Dimmi, è proprio vero che soggiunto: 

Gesù vuole la riunione dei sacerdoti?”  

E Lei: “Con certezza la vuole, perché i flutti si stanno per innalzare troppo alti e  queste riunioni saranno le ancore, le lucerne, il timone con cui la Chiesa si  salverà dal  naufragio nella tempesta, ché mentre comparirà che la tempesta abbia sommerso tutto,  dopo la tempesta si vedrà che sono rimaste le ancore, le lucerne, il timone, cioè le cose  più stabili, per continuare la vita della Chiesa. Ma, oh, quanto sono vili e codardi e duri  di cuore! Quasi nessuno si muove, mentre sono tempi di opere. I nemici non riposano e  loro se ne stanno neghittosamente, ma peggio sarà per loro”.   

Poi ha soggiunto: “Figlia mia, cerca di supplire a tutto con l’amore. Una sola cosa ti  stia a cuore: amore. Un solo pensiero, una sola parola, una sola vita: amore. Se vuoi  contentare e piacere a Gesù, amalo e dagli sempre occasione di fargli parlare d’amore.  Questo è l’unico suo sollievo che Lo ricrea, l’amore. Digli che ti parli d’amore e Lui si  metterà in festa”.  

Ed io: “Tenero mio Gesù, senti che dice la nostra Mamma, che ti domandi amore  e parli d’amore”.  

E Gesù, festeggiando ha detto tali e tante cose della virtù, dell’altezza, della nobiltà  dell’amore, che non è del mio linguaggio umano il saperlo ridire; perciò faccio…»   (Vol. 10°, 26.03.1911) 

Pablo Martín Sanguiao

E Ora figli miei, non allontanatevi da Dio, camminate davanti al volto del Signore e conservate i suoi giudizi.

 


IL LIBRO DI ENOCH


Libro 1 - Vigilanti 


Enoch slavo 1 


Nel Signore benedici, o maestro!  

Uomo saggio, grande scriba che il Signore ha accolto  per essere spettatore della vita  dell'alto  e del sapientissimo, grande, immutabile e onnipotente regno di Dio,  del  grandissimo, dai molti occhi e immobile trono del Signore, della luminosissima schiera  dei servi che sta (davanti) al Signore  e degli ordini potenti, nati dal fuoco, delle milizie  celesti e d'un indicibile complesso di una grande moltitudine di elementi  e di una visione  varia, e d'un canto ineffabile delle milizie dei Cherubini e per essere lo spettatore di una  luce senza misura. 

In quel tempo, disse Enoc, quando ebbi compiuto 365 anni,  nel primo mese, nel giorno  solenne del primo mese, ero solo nella mia casa:  piangevo e mi affliggevo con i miei  occhi. Mentre riposavo nel mio letto dormendo,  mi apparvero due uomini grandissimi  come mai ne avevo visti sulla terra.  Il loro viso (era) come sole che luce, i loro occhi  come lampade ardenti, dalle loro bocche usciva un fuoco, i loro vestiti una diffusione di  piume, e le loro braccia come ali d'oro, al capezzale del mio letto. 

Mi chiamarono col mio nome.  Io mi levai dal mio sonno e gli uomini stavano presso di  me realmente.  Io mi affrettai, mi alzai e mi inchinai loro 4; il mio viso si coprì di brina  per il terrore.  Gli uomini mi dissero: "Coraggio, Enoc, non avere paura. Il Signore eterno  ci ha mandati da te ed Ecco tu oggi sali con noi al cielo.  Dì ai tuoi figli e alle genti della  tua casa tutto quello che faranno sulla terra e che nella tua casa nessuno ti cerchi, finché il  Signore ti abbia fatto ritornare da loro". 

Obbedii loro e andai. Chiamai i miei figli Matusalemme e Rigim e raccontai loro tutto ciò  che i due uomini mi avevano detto. 


Enoch slavo 2 

"Ecco o figli, non so dove vado ne che cosa mi succederà.  E Ora figli miei, non  allontanatevi da Dio, camminate davanti al volto del Signore e conservate i suoi giudizi.  Non diminuite il sacrificio, vostra salvezza e il Signore non ridurrà il lavoro delle vostre  mani. Non private il Signore di doni e il Signore non priverà (voi) delle sue acquisizioni  nei vostri granai. Benedite il Signore coi primogeniti delle greggi e dei vostri buoi e  sarete benedetti dal Signore nei secoli. Non allontanatevi dal Signore ne adorate déi vani  che non hanno creato n‚ il cielo n‚ la terra. Il Signore raffermi i vostri cuori nel timore di  lui.  E Ora figli miei, nessuno mi cerchi finché il Signore mi farà ritornare da voi". 


Enoch slavo 3 

Accadde che, mentre parlavo ai miei figli, i due uomini mi chiamarono e mi presero sulle  loro ali. Mi portarono nel primo cielo e mi posero là. 


Enoch slavo 4 

Condussero davanti al mio volto i capi, signori degli ordini delle stelle, e (questi) mi  mostrarono i loro movimenti e i loro spostamenti da un tempo a un altro. Mi mostrarono  duecento angeli che dominano sulle stelle e sulle combinazioni celesti. Là mi mostrarono  un mare grandissimo, più (grande) del mare terrestre e gli angeli volavano con le loro ali. 


Enoch slavo 5 

Mi mostrarono i depositi delle nevi e dei ghiacci e gli angeli terribili che custodiscono i  depositi.  Mi mostrarono là i depositi delle nubi, di dove esse salgono ed escono.  


Enoch slavo 6  

Mi mostrarono i depositi della rugiada, come olio d'oliva, e gli angeli che custodivano i  loro depositi e il loro aspetto (era) come ogni fiore della terra. 


Enoch slavo 7 

Quegli uomini mi presero e mi posarono nel secondo cielo. Mi mostrarono degli  incatenati, sorvegliati, (colpiti) da un giudizio senza misura.  Là vidi degli angeli  condannati che piangevano e dissi agli uomini che erano con me: "Perché questi sono  tormentati ?".  Gli uomini mi risposero: "Costoro sono apostati dal Signore, che non  ascoltano la voce del Signore, ma che si sono fatti consigliare dalla propria volontà". Mi  afflissi molto su loro. Gli angeli mi si inchinarono e mi dissero: "O uomo di Dio, potessi  tu pregare per noi il Signore".  Risposi loro e dissi: "Chi sono io, uomo mortale, per  pregare per degli angeli e chi sa dove andrò o che cosa mi succederà o chi pregherà per  me?". 

***

 


 


Per la festa di satana rimanete a casa nella preghiera e accendete una candela benedetta,

 


Trevignano Romano 26 ottobre 2021

Cara figlia, grazie per aver risposto alla mia chiamata nel tuo cuore. Figli miei, vi chiedo di ascoltare i veri profeti di questi ultimi tempi, perché loro sono i miei messaggeri e come tali saranno la vostra guida. Io, voglio salvare tutti i miei figli ed è per questo che ancora tocco la terra, non c’è più cieco di chi non vuole vedere e nonostante i segni dei tempi predetti, anche chi ha fede si rifiuta di guardare ciò che accade.  Figli miei, i tempi sono duri, tutta la terra continua ad essere coperta dalle tenebre, vi chiedo di pregare tanto ed è urgente la conversione. Vi chiedo ancora: per la festa di satana rimanete a casa nella preghiera e accendete una candela benedetta, purtroppo le sette sataniche faranno riti mostruosi, ma non abbiate paura i miei angeli sono con voi e saranno più numerosi con il passare del tempo, tutto è stabilito per la lotta finale. Ora vi benedico nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo, amen.