negli scritti della Serva di Dio LUISA PICCARRETA
ADAMO NELLO STATO DI GIUSTIZIA ORIGINALE
– IL PECCATO DI ADAMO –
ADAMO DOPO IL PECCATO
“Figlia mia, nel creare l’uomo Io gettai in lui tanti germi d’amore: nella sua intelligenza, negli occhi, nella parola, nel cuore, nelle mani, nei piedi, in tutto misi il germe dell’amore ed Io dovevo lavorarlo di fuori; ed insieme con Me misi tutte le cose create per far uscire questo germe e crescerlo a seconda che Io volessi. Questo germe, essendo messo da un Dio eterno, era eterno anch’esso, sicché l’uomo contiene in sé un eterno amore, e un eterno amore gli va sempre incontro per ricevere il contraccambio dei germi del suo eterno amore gettato nell’uomo e dargli nuovo ed eterno amore, perché Io volevo essere dentro l’uomo come germe e fuori come lavoratore, per formare in lui l’albero del mio eterno amore; perché, che gioverebbe all’uomo avere l’occhio pieno di luce, se non avesse una luce esterna che lo illuminasse? Resterebbe sempre all’oscuro, sicché per godere l’effetto della luce ci vuole la luce interna dell’occhio e la luce esterna del sole che lo illumina. Così della mente: se non avesse la parola che manifesta il pensiero, la vita dell’intelligenza morirebbe e sarebbe senza frutto, e così di tutto il resto.
Amai tanto l’uomo, che non solo gettai in lui questo germe del mio eterno amore, ma lo misi sotto le onde del mio eterno amore che è sparso in tutto il creato, per farlo germogliare in lui e travolgerlo tutto nel mio eterno amore; sicché, se la luce del sole splende nel suo occhio, gli porta l’onda del mio amore; se prende l’acqua per dissetarsi o il cibo per nutrirsi, gli portano l’onda del mio eterno amore; se la terra si stende sotto i suoi piedi e resta ferma per dargli il passo, gli porta l’onda del mio amore; se il fiore olezza il suo profumo, se il fuoco sprigiona il suo calore, tutti gli portano il mio eterno amore. Ma questo non basta, Io vi sto insieme lavorando dentro e fuori per assestare, confermare e suggellare tutte le mie similitudini nell’anima dell’uomo, affinché, se amore eterno gli do, amore eterno mi dia. Sicché anche la creatura mi può amare con eterno amore, perché ne contiene il germe; ma con sommo mio dolore l’uomo soffoca questo germe e allora succede che, anche se ha il mio amore sotto le sue onde, non sente la luce che gli porta il mio amore, perché lui, avendo soffocato il germe, è rimasto cieco e ad onta che brucia non si riscalda, e per quanto beva e mangi, né si disseta, né si nutre. Dove non c’è il germe non c’è fecondità.” (15° Vol., 28.06.1923)
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