venerdì 14 febbraio 2020

Un Mondo secondo il Cuore di Dio



L’ANGELO CADUTO

***
Con la discendenza di Set, che è composta da quelli che sono chiamati “figli di Dio”, si arriva attraverso molte generazioni, ad un altro uomo fondamentale: Noè. 

I “figli di Dio” cominciano a mescolarsi coi “figli degli uomini”. Il demonio utilizza ora un’altra arma per allontanare gli uomini da Dio: la carne. Il disordine della concupiscenza è mosso dallo spirito del male attraverso la fantasia. La corruzione fu tanto grande, che il suo castigo è stato unico nella storia dell’umanità: il diluvio. Dio trova un uomo giusto, Noè; lo salva con la sua famiglia e stabilisce con lui un’alleanza. Noè, in un certo senso, rappresenta di nuovo l’umanità, in un modo simile ad Adamo. Gli dà lo stesso comando: «Siate fecondi e moltiplicatevi e riempite la terra...». Gli pone pure una condizione: «Soltanto non mangerete carne col sangue». Questa proibizione, come quella fatta ad Adamo, ha una ragione di essere: ricordare all’uomo la sua dipendenza da Dio. 

Un figlio di Noè, Cam, non agisce con rettitudine: il demonio approfitta di quel basso fondo dell’uomo caduto e Cam acconsente ad una azione che gli merita la maledizione di suo padre per la sua discendenza: «Sia maledetto Cana- an...». Nella terra di Canaan il demonio avrà liberamente il suo seggio; è la regione che Dio destinerà poi al suo Popolo Eletto, errante nel deserto, ma che prima sarà posseduta da popoli idolatri e dove il demonio stesso si farà adorare. Così questa idolatria diventerà un laccio per il Popolo Eletto. Il sacrificio di esseri umani era la vendetta che il demonio si prendeva sull’umanità nel culto da lui ispirato; quasi che con quelle aberrazioni pretendesse umiliare quella razza nella quale Dio si sarebbe incarnato. Si può dire senza timore di esagerare che il demonio, valendosi dell’ignoranza dell’uomo, è stato ed è il vero ispiratore di tutti quei culti religiosi che allontanano l’uomo dal suo Principio e dal suo Fine. 

In quel mondo dominato dalla menzogna dello spirito del male, Dio non poteva realizzare la promessa fatta al primo uomo. Ma Dio è fedele e giusto; perciò, per dar compimento alla sua promessa, si manifesta ad un uomo. Dio ha seguito con sguardo attento e scrutatore i passi di quella discendenza fedele e giusta. Da un discendente di Sem, figlio di Noè, Dio sceglie Abramo, dal quale trarrà un popolo amato, che deve essere santo. 

Così dice a Mosè, affinché egli lo ripeta al popolo: « Siate santi per me, perché io, il Signore, sono santo, e vi ho separati dalle genti perché siate miei». 

Fino alla venuta del Figlio di Dio in questo mondo, il demonio aveva avuto un vero dominio sopra di esso. Il Popolo Eletto viene ad essere come lo strato sotterraneo in cui doveva nascere il Liberatore annunciato. Coloro che sono chiamati a curare questa piccola parte amata, i profeti, riscontrano che i loro sforzi s’infrangono contro un essere invisibile che trascina il Popolo Eletto verso le più abominevoli idolatrie. Si può dire che neppure gli stessi profeti arrivano ad identificare quell’essere invisibile. E tuttavia l’influenza diabolica è tanto reale quanto la protezione divina. Mentre questa è evidente – si ricordino i prodigi biblici – quella è così nascosta che il “nemico” lo si menziona appena, solo in casi molto isolati. 

***
presentato da JOSÉ BARRIUSO

IL CURATO D'ARS SAN GIOVANNI MARIA BATTISTA VIANNEY



Agricoltore e vignaiuolo (1799-1805).  

Il colpo di Stato del 18 brumaio, anno IV (9 novembre 1799), che metteva nelle mani del generale Bonaparte i destini della Francia, ebbe come conseguenza la liberazione della Chiesa dal giogo persecutore, prima ancora che si emanassero le leggi di libertà. Ben presto, traendo profitto dalla tolleranza del primo console, i sacerdoti, lasciata la terra di esilio, ritornarono alle loro chiese, che si rividero aperte dopo tanto tempo, ed anche gli abati Groboz e Balley, rientrati in Ecully, vi celebrarono la Messa pubblicamente. Ne approfittarono tosto la famiglia dei Vianney, ed i cattolici di Dardilly, che affluirono alla chiesa, ben felici di potere finalmente santificare la domenica; ed anche Giovanni Maria godette, vedendo scintillare davanti all'altare la piccola lampada che gli indicava la presenza del suo Dio. I cuori di tutti cominciavano ad aprirsi alla speranza, ma si continuava a chiedersi quando Dardilly avrebbe avuto il suo pastore.  

D'ora in avanti anche il lavoro campestre sembrerà meno duro, perché uno sguardo verso la chiesa lontana darà coraggio al lavoratore affaticato. Era il tempo in cui il giovane Vianney cominciava a maneggiare arnesi più pesanti, avendo lasciato a Gothon ed a Francesco, che aveva appena nove anni, la custodia del gregge. Valido aiuto a suo padre, al fratello maggiore, al garzone di casa, secondo le diverse stagioni, egli lavora la terra, zappa la vigna, coglie le noci e le mele, scava le fosse, pota gli alberi, prepara fascine di legna al bosco e si interessa del governo del bestiame, della fienagione, della mietitura, della vendemmia, dei lavori del torchio: tutte azioni piccole o grandi a seconda dell'intenzione che le anima.  

Per Giovanni Maria Vianney furono grandi, perché le offriva sempre e di gran Cuore a Dio; più tardi, in certe espressioni che usciranno dalle sue labbra, noi leggeremo il segreto della vita interiore della sua gioventù. In uno dei suoi catechismi, suggerendo agli altri quella che un giorno era stata la sua pratica diceva: «Bisogna offrire a Dio il lavoro, i propri passi, il riposo. Oh, come è bello fare tutto col pensiero di Dio. Su, anima mia, se operi con Dio, mentre tu lavori, Dio benedirà le tue fatiche; mentre cammini, benedirà i tuoi passi ... E non dimenticherà nulla: la privazione di uno sguardo, di una soddisfazione, tutto sarà scritto. Ci sono delle persone, che approfittano di tutto, anche dell'inverno, offrendo a Dio le loro piccole pene. Come è bello offrirsi a Dio in sacrificio ogni mattina!» 1. Fu in tale modo che nei campi ed alla masseria Giovanni Maria santificava la sua anima, tenendo fisso il pensiero nel mondo invisibile. Né fu per questo indolente o fantastico, data la sua costituzione robusta ed il temperamento portato all'azione.  

Un giorno, poco dopo la sua prima Comunione, era andato col fratello Francesco a lavorare nella vigna, ed avendo voluto ottenere i medesimi risultati del fratello maggiore, quindicenne, alla sera se ne era ritornato stanco sfinito. «Volendo seguire Francesco - diceva a sua madre - mi sono esaurito».  

- Francesco, - disse allora la madre impietosita - lavora un po' meno ed aiuta Giovanni Maria, che è meno forte di te.  

- Oh, - risponde Francesco tranquillamente - Giovanni Maria non è obbligato a lavorare come me. Che direbbe la gente se il maggiore non lavorasse più del minore?  

Il mattino seguente, secondo le parole di Margherita Vianney, che ci ha conservato questi interessanti ricordi, passò alla casa paterna dei Vianney una Suora dell'Autiquaille 2 di Lione e diede a ciascuno dei figli un'immagine. Aveva anche seco, rinchiusa in un astuccio, una piccola statua della Santa Vergine, che divenne tosto il desiderio di tutti, e che fu regalata a Giovanni Maria. Due giorni dopo, andato a lavorare con Francesco, prima di mettersi al lavoro, baciò devotamente i piedi della statuetta, indi la gettò avanti a sé il più lontano possibile; quando nel lavoro l'ebbe raggiunta la prese ancora con rispetto e ripeté il suo gesto, ed alla sera, ritornando a casa, poté dire alla madre: «Abbiate sempre grande confidenza nella Santa Vergine. Oggi l'ho invocata molto ed ella mi esaudì, perché ho potuto seguire mio fratello nel lavoro senza fatica» 3. Francesco e Giovanni Maria lavorarono in tale guisa per otto giorni 4.  

Avanzavano in silenzio come due trappisti. Per non annoiare Francesco, il più giovane pregava a bassa voce o mentalmente, e, mentre dava il suo colpo di zappa, pensava: «Così bisogna pure che tu coltivi l'anima tua, estirpando da essa tutte le erbe, perché sia preparato il terreno per la buona semente» 5. Quando invece si trovava solo alla campagna, dava pieno sfogo al suo entusiasmo, univa la sua voce al gorgheggio degli uccelli, nella preghiera e nel canto degli inni 6. Ebbe l'abitudine fin da fanciullo, «di benedire l'ora» aggiungendo alla breve preghiera dell'Ave Maria, che già recitava quando suonavano le ore, questa formola pia: Dio sia benedetto. Coraggio, anima mia! Il tempo passa e l'eternità si avvicina. Viviamo come dobbiamo morire ... Sia benedetta la Santa ed Immacolata Concezione della Beatissima Vergine Maria, Madre di Dio. 7  

Dopo pranzo, all'ora del riposo, Giovanni Maria, si sdraiava sull'erba con gli altri, ma anche allora, mentre sembrava dormire, la sua preghiera saliva a Dio raccolta e fervente 8.  

Il pio fanciullo non poté passare molte ore sui banchi della scuola, e la sua intelligenza si perfezionerà e maturerà il suo giudizio in mezzo al lavoro dei campi. Mentre questa laboriosa. esistenza lo dispone alle più dure austerità, nella sua memoria vanno formandosi immagini concrete che gli saranno utili un giorno, quando, per predicare la verità, sull'esempio di nostro Signore Gesù Cristo, prenderà l'ispirazione dagli spettacoli della natura e dalle scene della vita famigliare.  

Osserva il volo delle bianche colombe che fanno pensare allo Spirito Santo; vede il grano di frumento consegnato alla terra, e che, all'azione del sole e della pioggia, cresce in spiga, e pensa all'anima fecondata dalla grazia; vede i frutti più gialli e più maturi perché un verme li ha rosi, e li considera come simbolo di apparenti opere buone, inspirate e guastate dall'orgoglio; respira il profumo della vigna in fiore, meno soave di quello di un'anima in pace con Dio; il succo dell'uva ben matura rappresenta ai suoi occhi la dolcezza squisita della preghiera; un campo incolto gli rammenta la coscienza imbrogliata del peccatore; osserva il fumo che turbina. sul fuoco invernale dei pastori e pensa ...: le croci gettate nelle fiamme dell'amore sono come i fasci di legna che questo fuoco riduce in cenere: le spine sono dure, ma la cenere è molle! 9.  

 Al cadere del giorno i lavoratori del medesimo rione si riunivano talvolta in gruppi loquaci, per ritornare alla borgata 10 insieme, fra chiacchiere e canti, non di rado mescolati a qualche trivialità; ma tutto ciò non entrava nei gusti di Giovanni Maria, che a quest'ora, quando anche la natura si raccoglie, provava un immenso bisogno di solitudine e di raccoglimento. Lasciava allora che tutti avanzassero, e, quando si trovava solo, estraeva la sua corona del Rosario e pregava, come si poteva scorgere dalle sue labbra che si muovevano sempre. Alcuni dei suoi compagni si voltavano qualche volta a mirare lo spettacolo di questo giovane così buono e così pio; ma altri, corrotti dalle idee volgari dell'epoca, prendevano in scherzo il suo fervore.  

- Francesco - dicevano - non vuoi unirti a Giovanni Maria a borbottare Pater noster?  

Il rossore che si dipingeva allora sul volto di Francesco diceva abbastanza, senza che ci fosse bisogno di parole, quale fosse il suo dispiacere per gli scherzi indirizzati al suo giovane fratello. Del resto, Giovanni Maria avrebbe potuto farli tacere, senza pena, perché, riflessivo per indole, ben conosceva le mancanze altrui, ed aveva parola pronta e precisa. Ma preferiva tacere, e, con il suo Rosario, continuava la preghiera...! I libertini, mortificati, cambiavano discorso 11.  

Erano ancora, senza dubbio; i medesimi compagni, che si divertivano a nascondergli gli attrezzi del suo mestiere. Questa farsa insipida, rinnovata più volte, avrebbe fatto perdere la pazienza anche ai più miti, ma Giovanni Maria non se ne turbava e senza perdere il suo amabile sorriso cercava nella siepe la pala o la zappa, e si rimetteva tosto tranquillamente al lavoro 12.  

Un giorno suo fratello maggiore, per. un futile pretesto, lo sgridò acerbamente e Giovanni Maria che avrebbe potuto discolparsi con tutta facilità, preferì ancora tacere 13. Simile esempio di virtù presto o tardi doveva portare i suoi frutti. Quelli che lo criticavano sulle strade di Dardilly, senza dubbio dovettero dirsi le parole che un buon vecchio diceva a Mons. Richard, vescovo di Belley: «Giovanni Maria era un modello; alcuni lo disapprovavano, ma egli aveva ragione ...!» 14.

***

Canonico FRANCESCO TROCHU

TRATTATO SULL’INFERNO



NEL FUOCO ETERNO SENZA AMORE

Dio aveva collocato Adamo ed Eva in un luogo delizioso detto Paradiso terrestre, che comunemente, si ritiene che sia quella regione che ora viene detta Armenia, perché la Sacra Scrittura accenna a quattro fiumi che in esso scorrevano: il Fison, il Geon, il Tigri e l'Eufrate. Tutte le ricchezze della terra vennero da Dio concesse all'uomo perché ne usasse e ne disponesse. Un'unica eccezione fece però il Signore nel concedere l'elevazione alla vita soprannaturale. Proibì, cioè, di mangiare il frutto di un albero misterioso che si trovava al centro del Paradiso terrestre e che Dio stesso denominò della scienza del bene e del male".

Ecco le parole di Dio: "Mangia del frutto di qualunque albero del Paradiso. Ma dell'albero della scienza del bene e del male non mangiare; perché in qualsiasi giorno tu ne avrai mangiato, di morte morirai!". Ma il demonio, invidioso della felicità degli uomini primitivi, che erano stati da Dio destinati a prendere in Cielo il posto da lui perduto, si presentò ad Eva sotto l'aspetto di astuto e insidioso serpente, e così le parlò: "Per qual motivo Dio v'ha comandato di non gustare di qualsivoglia albero del Paradiso?". Eva rispose: "Del frutto degli alberi che sono nel Paradiso, noi ne mangiamo; ma del frutto dell'albero che è in mezzo al Paradiso, Dio ci ha comandato di non mangiare e di non toccarlo, ché non abbiamo a morirne" .

Ma il demonio assicurò Eva con queste parole: "No davvero, che non morirete. Dio però sa che in qualunque giorno ne mangerete, vi s'apriranno gli occhi e sarete come dèi, sapendo il bene ed il male". Ella guardò il frutto con avida curiosità, vide che era bellissimo, stoltamente credette alle parole del demonio, s'avvicinò all'albero e con leggerezza colse il frutto proibito, che poi presentò ad Adamo. Ne mangiarono insieme. I loro occhi s'aprirono e conobbero d'aver peccato! Il primo peccato dell'umanità, che si chiama peccato originale, fu dunque un peccato d'orgoglio e di disubbidienza. I nostri progenitori infatti presuntuosamente avevano creduto di poter diventare come Dio, ed avevano disubbidito al comando divino. L’uomo è simile a Dio soprattutto per le capacità che possiede in quanto persona. Riflette Dio nella sua intelligenza, nella sua attitudine verso il bene e verso il male, nella sua libertà e nel suo destino immortale. Nella sua intelligenza l'uomo è immagine di Dio. Con le sue arti e le sue doti tecniche l'uomo  ha trasformato mirabilmente il mondo materiale, creato da Dio e affidato a lui come a padrone (cf Gn 1,26). Ma l'uomo deve stimare di più lo spirito di saggezza che non la tecnologia. In realtà, quanto più aumenta il suo potere tecnico tanto più ha bisogno di saggezza. Questa presuppone la capacità di afferrare il senso delle cose e di capire che cosa ha veramente valore. Dio ha creato gli uomini capaci di porsi dei problemi, di filosofare e di raccogliere importanti intuizioni sulla creazione e sulle sue finalità. Tuttavia, è principalmente tramite la Rivelazione che Dio illumina le intelligenze umane con la saggezza necessaria per modellare sapientemente il mondo. Anche la coscienza rende l'uomo simile a Dio.

All’opposto di altri esseri viventi, l'uomo ha una costante preoccupazione per ciò che è veramente buono e cattivo, anche se sovente non è stabile in questa preoccupazione. "L'uomo ha in realtà una legge scritta da Dio dentro il suo cuore". Anche la libertà rende l'uomo simile a Dio, che è sommamente libero. Gli uomini non sono guidati unicamente da forze cieche o da istinti. Essi sono responsabili e liberi. "Se vuoi, tu puoi osservare i comandamenti; agire con fedeltà dipenderà dalla tua propria decisione" (Sir 15,15).

Anche nella sua condizione decaduta, l'uomo conserva la libertà di fare le sue proprie scelte, la libertà di agire o di non agire, di fare questo o quest'altro. La libertà umana non è cosi piena e perfetta come quella di Dio. La pressione delle circostanze può limitare parecchio la libertà e la responsabilità di una persona. Tuttavia, finché una persona ha la facoltà di vivere in una forma autenticamente umana, conserva un certo ambito di questa libertà.

Creando l'uomo, Dio gli concesse ancora un'altra libertà, quella che fu restituita a noi da Cristo. È la libertà di vivere nell'amicizia di Dio, di compiere, con l'aiuto della grazia, le buone opere che il nostro cuore desidera, e di soddisfare le aspirazioni radicate da Dio nei nostri cuori. Nessun altro essere vivente fatto di materia, se si esclude l'uomo, ha una conoscenza personale di Dio, né è immortale. È chiaro che l'uomo è mortale. Gli uomini muoiono. Ma essi

non muoiono completamente. "È stabilito che gli uomini muoiano una sola volta, e poi viene il giudizio" (Eb 9,27). Ciò che noi chiamiamo morte non è una cessazione completa dell'essere. È piuttosto un passaggio ad un altro stato di vita. "Ai tuoi fedeli, o Signore, la vita non è tolta, ma trasformata". Chi ama Cristo al momento della morte non trova la morte del tutto terribile. Morire per Cristo è "partire ed essere con Cristo" (Fil 1,23).

Tuttavia, la morte è un grande nemico che gli uomini naturalmente paventano e odiano. Nonostante che il suo principio spirituale sopravviva alla morte e possa essere con il Signore, tuttavia non è cosa buona per l'uomo abbandonare questa carne che è parte di se stesso. L'immortalità dell'uomo non è solo quella dell'anima, ma anche quella del corpo nella vita eterna, nella risurrezione, quando "la morte sarà stata assorbita nella vittoria" (1Cor 15,54). Ogni uomo è simile a Dio in quanto è destinato a vivere per sempre. Ecco perché qualsiasi persona deve essere trattata con sommo rispetto, sia essa giovane o vecchia, sia essa utile o inutile, secondo l'ottica delle possibilità terrene.

In molti scritti di pastorale e di spiritualità cattolica è spesso usata l'espressione "salvare la propria anima" (cf Mt 16,26). Nelle lettere di San Paolo la "carne" si oppone sovente allo "spirito". Non dobbiamo vivere "alla maniera della carne", ma secondo lo spirito (cf Rm 8,13).

Il termine "carne" è usato nella Sacra Scrittura in significati diversi. A volte se ne parla come di un principio al quale bisogna opporsi. In questo caso, come in tanti altri, si tratta di qualcosa di più della realtà fisica dell'uomo. Si tratta dell'uomo così come lo conosciamo, dell'uomo nella sua condizione di peccatore, non ancora compiuta in lui l'opera della redenzione. In altri passi scritturistici, "carne" equivale semplicemente a "uomo". Così, il Verbo di Dio "si è fatto carne" (Gv 1,14), cioè è divenuto un uomo con un corpo umano e un'anima umana.

"Salvare la propria anima" ha il significato di salvare completamente se stesso, salvare tutto il proprio essere per la vita eterna. Preoccuparsi della propria anima non significa affatto curare qualche parte interiore di se stesso, ma piuttosto badare a tutto il proprio essere alimentando l'amore di Iddio e del prossimo, e corrispondendo alle grazie che rendono capaci di avere quell'amicizia con Dio, che fiorisce nella vita eterna. Uno raggiunge la piena salvezza solo quando il corpo e l'anima insieme sono uniti nella gioia della risurrezione, quando la famiglia di Dio gioisce alla Sua presenza nella vita eterna.

Tratto dalla rivista mensile “Papa Giovani” – Sacerdoti del Sacro Cuore (Dehoniani)

Riflettete bene quindi dove volete stare finita questa vita!



Riflettete bene, dove volete stare dopo questa vita, perché questa vita è soltanto una preparazione al futuro: alla Vita Eterna, quindi scegliete bene dove volete andare e preparatevi di conseguenza.

Vivete da buoni figli di Dio e raggiungerete il Regno Celeste. Entrerete nella Mia gloria e potrete riposare con Me al vostro fianco. Ciò che poi verrà non vi deve essere ancora rivelato, perché tutti quelli di voi, che presto potranno vivere il Ritorno di Mio Figlio, vivranno inizialmente nel Nuovo Regno di Mio Figlio. Riguardo a questa pacifico tempo, Io ho lasciato che foste già precedentemente istruiti e vi saranno donate ancora più rivelazioni.

Figli Miei. Chi però non volesse vivere come Mio figlio, scoprirà i trucchi del diavolo, se non l’ha già fatto! Egli vi denigrerà, vi umilierà profondamente. Diventerete suoi schiavi e l’offesa, la sofferenza, la miseria scenderanno su di voi, perché il suo Regno è l’inferno, anche se lui continua ad ingannarvi dicendo che non è così!

Non lasciatevi imbrogliare ancora da lui! Non cadete nelle sue trappole! Tenetevi lontani da quelli che non credono in Me, perchè essi prepareranno le loro insidie per voi, e cercheranno di trascinarvi  in rovina ! Potete dare loro testimonianza di Gesù, dei Santi, degli Angeli, di ME ma non lasciatevi coinvolgere troppo, perché verrà il tempo in cui essi vorranno strapparvi da Me!

RestateMi fedeli, figli Miei e pregate lo Spirito Santo. Così riuscirete a comprendere le bugie del maligno e a restare saldamente ancorati a Mio Figlio e a Me. Così sia.

Io vi amo molto. Presto il male sarà sconfitto. Credete e abbiate fiducia, perché Mio Figlio è pronto per voi. Amen.

Il vostro amorevole Padre Celeste.

Il lavoro di Redenzione del singolo



Ognuno di voi ha un compito, ad ognuno viene assegnato il Mio Incarico, premesso che sia  volonteroso, di servire Me come suo Padre dall’Eternità, premesso che egli stesso faccia di tutto, per prepararsi per il lavoro per Me, per il suo Incarico, perché Io Stesso voglio agire  tramite lui e questo richiede un lavoro spirituale su sé stesso, che deve prestare liberamente, per poi  anche essere chiamato da Me. Ed allora Io guiderò ognuno di voi e lo metterò nel posto dove Mi  serve. Ed allora deve sempre soltanto sforzarsi di eseguire come fedele servo la Volontà del suo  Signore, e riceverà le Mie Istruzione e le seguirà. Ma allora partecipa al lavoro di Redenzione,  perché sparge la semenza, egli prepara i campi, i cuori, all’accoglienza della semenza. Egli diffonde  a loro la Parola di D io.

Da fedele operaio si sforza sempre, di guidare gli uomini nella Mia Dottrina e di portarli alla viva  fede in Me. E la semenza germoglierà, farà radici e si espanderà, farà sorgere delle piantine delicate,  che crescono e prosperano sotto l’amorevole cura, che una volta porteranno anche frutti secondo la  Mia Volontà. E ci sono ancora molti tratti di terreni da coltivare, si deve parlare e rendere ricettivi  per la Mia Parola ad ancora molti cuori d’uomini, perché dove la Mia Parola non risuona, vi è  grande miseria spirituale.

Ma sulla Terra come nel Regno dell’aldilà deve essere fatto ancora molto lavoro di Redenzione,  perché molte anime non hanno ancora sentito la Mia Parola, non è ancora penetrata in loro e quindi  non ha potuto ancora fare delle radici. Ed Io ordino perciò ai Miei servi, di menzionare ovunque la  Mia Parola, perché saranno sempre circondati da anime che partecipano ad ogni ammaestramento,  ad ogni scambio spirituale, ad ogni dibattito che viene condotta da voi uomini che siete spinti dal  Mio Spirito. E voi dovete particolarmente pensare a queste anime, quando trovate poca risonanza  presso i vostri prossimi, quando si chiudono alla Mia Parola, quando voi gliela portate. Le anime  nell’aldilà languono per Cibo e Bevanda e li cercano da voi, perché, dove risuona la Mia Parola, si  sentono bene e vengono saziate.

Perciò non pensate mai che pronunciate invano la Mia Parola, ma sfruttate ogni occasione, per  interscambiarvi anche con i vostri prossimi, per offrire loro la Mia Parola, quando voi stessi l’avete  ricevuta da Me. E ricordate quelle anime, che vi ascoltano volonterosamente e che sono felici,  quando possono venire a voi per prendersi Cibo e Bevanda. Perché questo è il lavoro di  Redenzione, che sporge fin dentro al Regno dell’aldilà e che ognuno di voi può effettuare, se  soltanto Mi voglia servire dall’interiore.

Perché voi stessi che tendete allo spirituale, avete anche tutti una schiera di anime intorno a voi,  con le quali eravate già legati in parte sulla Terra, ed li seguono ferventi i vostri pensieri e loro  accolgono per così dire il patrimonio spirituale, che voi stessi accogliete nella lettura o riflessione su  cose spirituali.

Ognuno che lavora seriamente su di sé, può svolgere un tale lavoro di Redenzione, ed allora potrà  anche annoverarsi fra i Miei servi, che sono attivi nella Mia Vigna, anche se non ha da adempiere  una missione evidente. Ma il suo lavoro di Redenzione si estende allora di più nel Regno spirituale,  dove deve essere portato pure l’aiuto alle anime, affinché raggiungano ancora prima della fine il  gradino, affinché possano salire verso l’Alto nel Regno spirituale. Anche a tutte loro va il Mio  Amore, e perciò Io benedico tutti coloro che sono così attivi per Me ed il Mio Regno, che vogliono  servire Me consapevolmente ed adempiere l’Incarico, che sentono interiormente nel cuore.

Amen.

Bertha Dudde 30 settembre 1960

Regina della Famiglia



La Madonna avverte che il peccato è il vero  male della famiglia 

Adelaide, nella terza apparizione, vede la S. Famiglia più luminosa delle sere precedenti. La Sacra Famiglia viene presentata come luce, modello di santità per tutte le famiglie. La luce,  l'abbiamo già visto, indica la santità, la vita divina e quelli che  vivono in Dio riflettono la sua luce. 
Adelaide si fa portavoce di quelle persone che le avevano raccomandato di chiedere alla Madonna la guarigione dei figli.  Essa dice: "Dì loro che se vogliono i loro figli guariti devono  fare penitenza, pregare molto ed evitare certi peccati". 
Maria è venuta per richiamare l'attenzione sulla radice di tutti i mali, di tutte le sofferenze. È venuta a chiedere la conversione e ad avvisare, in anticipo, che un male terribile stava per  arrivare, un male che avrebbe intaccato l'origine della vita stessa:  la famiglia. La Madonna completa il messaggio sulla causa del  male dei bambini, il giorno dopo, nella quarta apparizione. 
Adelaide, nel suo diario, scrive: "La Madonna mi fece un sorriso poi con volto addolorato mi disse: "Tante mamme hanno i  bambini disgraziati per i loro peccati gravi, non facciano più  peccati e i bimbi guariranno". 
Il volto della Vergine non è più illuminato dal sorriso che aveva nel primo istante dell'apparizione, mentre guardava quella  bambina sana nello spirito e nel corpo che aveva davanti a sé, ma  è segnato dal dolore alla vista di tutti quei bambini colpiti dalla  malattia a causa dei peccati dei loro genitori. Tanti mali anche  fisici sarebbero risparmiati se non si facessero quei peccati che  dissacrano la famiglia. 
Il messaggio, come ha detto qualcuno in modo semplicistico, non è puerile, né insignificante e tantomeno si riduce al  discorso sulla pace e quindi è da considerare sorpassato. Il  motivo che ha determinato l'apparizione di Ghiaie è la preoccupazione per la famiglia, perché da essa dipende la sopravvivenza  stessa dell'umanità. Perciò il messaggio è più attuale oggi di  allora e se fosse stato accolto ci sarebbero state risparmiate molte  tragedie, avvenute nei 60 anni trascorsi da quel maggio 1944. La Madonna indica nel peccato il veleno che uccide la vita. Il Concilio Vaticano II dice: "Costituito da Dio in uno stato di santità, l'uomo però tentato dal Maligno, fin dagli inizi della  storia abusò della sua libertà, erigendosi contro Dio e bramando  di conseguire il suo fine al di fuori di Dio... Spesso rifiutando di  riconoscere Dio quale suo principio, l'uomo ha infranto il debito  ordine in rapporto al suo ultimo fine, e al tempo stesso tutto il  suo orientamento sia verso se stesso, sia verso gli altri uomini e  verso tutte le cose create" (Gaudium et Spes, n. 13). 
La nostra società nega in gran parte, l'esistenza del peccato. Si tenta di spiegarlo come una debolezza psicologica,  oppure la conseguenza di una realtà sociale inadeguata. Si è nfiltrata in ambienti di Chiesa una concezione minimalista del  peccato, che richiama la dottrina di Lutero e dei protestanti.  Secondo questa concezione, il peccato si ridurrebbe al divario  esistente tra la santità di Dio e i limiti insuperabili dell'uomo,  posto così in una situazione insanabile di distanza da Dio. Egli  non guarda i peccati dell'uomo, non li prende in considerazione. 
Il suo perdono li copre ai suoi occhi, senza che la situazione dell'uomo cambi. L'uomo non deve pagare nulla, perché Gesù Cristo  ha già pagato per lui. O meglio deve pagare in termini di fede.  Basta che egli si affidi ciecamente alla misericordia di Dio,  smettendo di preoccuparsi troppo dei suoi peccati, anzi credendo  che Dio lo salva anche se egli resta peccatore; lo salva con la  fede. 

Il peccato è molto di più che un debito e non è solo un'offesa fatta a Dio ribellandosi al suo dominio. Il peccato incide  sull'essere stesso dell'uomo. Si può capire qualcosa della sua  natura guardando agli effetti che esso produce nel nostro mondo.  Pensiamo alle guerre, alle lotte fratricide, agli stermini che hanno  insanguinato il mondo dai suoi inizi ai nostri giorni; ai genocidi,  alle centinaia di milioni di bambini uccisi con l'aborto, alle forme innominabili di schiavitù anche moderne, alle torture di tipo  fisico, psicologico, morale, a tutte le inutili, stupide sofferenze  inferte dall'uomo all'uomo. Il peccato una volta commesso  dall'uomo sfugge al suo potere. Il peccato prende corpo nella  realtà della vita dell'uomo: nella cultura, nella società, nella  famiglia, nelle tare fisiche, psichiche. Così incarnato nelle cose  che diventano strumento e mezzo d'inquinamento, il peccato si autoriproduce in una catena inarrestabile di disordini e di sofferenze. Pensiamo al caso di una infedeltà grave nella vita  coniugale: esso porta al fallimento della famiglia, quando non  porti ai delitti passionali. Attraverso l'influsso negativo  sull'educazione dei figli, esso prepara nuove famiglie difficili o fallite, in una serie di cui non si riesce a vedere la fine.  I figli delle famiglie divise, separate portano con sé un'eredità di  disadattamento interiore. 
L'uomo è incatenato al peccato. Solo Dio può salvarlo da questa morte, ma non senza condizioni, cioè, non senza la conversione del peccatore. Per questo la Vergine dice ad Adelaide:  "Prega per i poveri peccatori che hanno bisogno delle preghiere  dei bambini". Pare di sentire l'eco delle parole dette dalla  Madonna a Fatima, ai tre pastorelli: "Sacrificatevi per i peccatori  e dite spesso: o Gesù è per vostro amore, per la conversione dei  peccatori". La preghiera dei bambini innocenti e la loro sofferenza sono tra i mezzi più efficaci per contrastare il male e per guarire quelli che lo compiono, per salvare il mondo che si è abbandonato al peccato. 

Severino Bortolan

TRATTATO DELLO SPIRITO SANTO



Domina che ha cagionato la divisione del mondo soprannaturale.



 Monsignor GAUME

giovedì 13 febbraio 2020

Chi la grazia



Chi la grazia più non spera,
Volga a Rita i preghi suoi,
che di Rita la preghiera
Ogni grazia ottiene a noi.
Questo dicono i portenti
ch'ella ottiene ai suoi devoti,
Questo dicono le genti
Di cui Rita appaga i voti.
Vedovella senza duce
Chiede il Chiostro di Agostino
E il gran Santo la introduce
in un mondo assai divino.
Mentre prega il Dio amante,
E, pregando, arde amorosa,
Cristo infligge alla sua Sposa,
Una Spina sanguinante.
Già d'amor ferita langue,
Sembra spenta una colomba,
E pur manda odore e sangue,
Par che viva esca da tomba.
Vegga ognun, o Rita bella,
Quanta sia la tua possanza,
Quanto è ver che sei la stella
Di chi perde la speranza.
A Dio Trino Eterno ed Uno,
Che diè a Rita un tal potere,
Mandi eterna gloria ognuno
che risuoni in sulle sfere.

Tratto da: “Santa Rita” di don Giuseppe Tomaselli

Il Legame del Cielo …. con la Terra



Una soave Poesia

     Ora voi pure offrite in sacrificio a Me


“E CHE SONO MORTO SULLA CROCE PER VOI”

1. “Chi e che cosa è morto per voi?”, e “Perché?”. - Vedete, queste domande non trovano così facilmente risposta come voi credete; però Io voglio mostrarvi ciò di cui è capace l’Amore di Dio. – Quando sarete voi, simili a questo Amore? - Oh, figlioli Miei, avviene bensì talvolta anche su questo mondo, che questo o quello, per amore all’uno o all’altro, rinunci a qualche cosa o si ritiri di fronte a qualcosa, ovvero si assoggetti addirittura ad una punizione che spetterebbe ad un altro. Un tale amore del prossimo sarà mille volte ricompensato. Ma che qualcuno per amore del prossimo suo muoia di morte crudele e ignominiosa, questa è cosa già molto più rara. Certamente anche di questi casi se ne sono avverati. I cosiddetti martiri sono morti per Me ed hanno in compenso ottenuto la corona nel Mio Regno, ciò che vuol dire: la corona eterna del Regno dei Cieli, la quale non sarà loro tolta mai più in tutte le eternità.

2. “Cosa significa ciò? Perché Io sono morto per voi?”. Domandiamo, ad esempio: “Che cosa sono le tenebre eterne?” – Immaginatevi ora che voi non aveste potuto mai e poi mai vedere il Padre, né avvicinarvi a Lui, né pronunciare mai in Sua presenza il dolce nome di “Padre mio”. Ecco: “Questa è tenebra”. Ma adesso invece voi siete in grado di comunicare con Me, così come voi vi trattate l’un l’altro.

3. Tosto che la Terra sarà purificata, verrò anzi Io stesso a voi, e vi parlerò, vi insegnerò e guiderò; vi renderò attenti dei vostri difetti, vi stringerò al Mio cuore e vi dirò: “Qui è il vostro posto, poiché il Padre vi ama, e voi pure dovete amarLo con tutte le forze dell’anima vostra; perché è per questo che Io sono morto sulla croce, sul legno dell’ignominia, della morte disonorante del delinquente”.

4. Ma qual delitto ho commesso Io, il Signore del Cielo e della Terra? Io, il Creatore, il Quale ha stretto al Suo cuore sanguinante senza eccezione tutti gli uomini ed ha lavato i loro peccati col Suo sangue santo? – Nessun altro delitto che quello di non aver reso omaggio alla loro cecità, al loro orgoglio ed al loro egoismo. – Vedete, o Miei cari figlioli, Io vi ho aperto il Cielo; il Cielo con le sue gioie e con l’amor suo.

5. Se io avessi atteso fino ad oggi con la Mia venuta quaggiù, ben cattiva sarebbe ora la situazione del mondo, particolarmente la vostra, voi che siete della stirpe di Davide, destinati a recare questo ceppo ancora una volta in onore, affinché da voi abbia ancora una volta a germogliare un re. Questi non Mi sarà infedele, bensì riconoscerà Me quale l’unico Signore, e Mi amerà, Mi onorerà e non Mi rifiuterà il dovuto rispetto.

6. Voi dovete essere figlioli di Re; il Mio sangue vi ha resi tali. Però siate Miei seguaci in ogni cosa, amatevi fra di voi veramente come fratelli, e non badate mai se l’uno o l’altro agisce sempre secondo il vostro desiderio. Soggetti ad errare siete tutti ancora, fintanto che dimorate nella carne, e tali rimarrete fintanto che vivrete su questo mondo.

7. Soltanto i vostri discendenti, i quali possono venire educati secondo la Mia prescrizione, potranno da sé soggiogare la loro carne con il Mio aiuto. Io però Mi rallegro pensando a questo tempo. Voi pure potrete edificarvi delle capanne e prendervi dimora nei luoghi della beatitudine dove Io vi condurrò. L’indice dell’orologio dei mondi, ovvero della redenzione, segna le ore 11 e mezzo (come voi dite). Molto tempo dunque non manca. Ma la Mia morte corporale, quest’epoca, ve l’ha avvicinata.

8. Se Io non fossi morto, ora per voi andrebbe molto male. Voi dovreste vivere peggio dei cani. Io però nella Mia onniscienza ho già previsto la cosa e perciò ho disposto tutto nel modo migliore per voi. Io, il Padre, vi ho lavati col Mio sangue e vi ho mondati dal peccato per introdurvi puri nel Mio Regno benedetto. Potete voi concepire l’Amore e l’Onnipotenza del Padre e la Bontà del Creatore? Nessuno andrà perduto di coloro che hanno libato al calice della verità e che questa hanno accettato.
9. Io ho condotto i Miei figlioli per varie vie, ed ho fatto loro sopportare varie tribolazioni. Ora però è giunto il tempo di liberarmeli, affinché possano procedere innanzi verso di Me, ed affinché divengano atti a sgombrare al loro prossimo la via dell’entrata colà e dell’uscita da qui. Vedete, Miei cari figlioli, il Padre vi ha benedetti col Suo sangue, ed Egli ancora col Suo sangue vi benedice e per sempre col Suo sangue vi benedirà. - Amen!

Un dettato ricevuto a mezzo di M. Sp. a G. nell’anno 1886

Geremia



Sentenze varie

5Il Signore dice:
'Io condanno chi si allontana da me,
perché ha fiducia nell'uomo
e conta soltanto su mezzi umani.
6Costui sarà come un rovo
che cresce nel deserto,
in una terra arida, piena di sale,
dove è impossibile vivere:
non gli accadrà mai nulla di buono.
7Ma io benedico chi ha fiducia in me
e cerca in me la sua sicurezza.
8Egli sarà come un albero
che cresce vicino a un fiume
e stende le sue radici fino all'acqua.
Non dovrà temere quando viene il caldo,
perché le sue foglie resteranno verdi.
Neppure un anno di siccità gli farà danno:
continuerà a produrre i suoi frutti.
9 Il cuore dell'uomo inganna
più di ogni altra cosa:
è incorreggibile.
Chi può comprenderlo?
10Ma io, il Signore,
conosco i sentimenti
e i pensieri segreti dell'uomo.
Così posso trattare ciascuno
secondo la sua condotta
in base al risultato delle sue azioni'.
11Chi accumula ricchezze in modo disonesto
è come un uccello che cova uova non sue:
a metà della vita la fortuna l'abbandona
e alla fine si troverà a mani vuote.
12 Il nostro tempio santo
è come un trono splendente
collocato in alto fin dalle origini.
13 Signore, tu sei la speranza d'Israele:
chi ti abbandona è destinato al fallimento!
Quelli che si allontanano da te
spariranno come nomi scritti nella polvere
perché hanno abbandonato te, il Signore,
la sorgente di acqua fresca e viva.