venerdì 14 febbraio 2020

IL CURATO D'ARS SAN GIOVANNI MARIA BATTISTA VIANNEY



Agricoltore e vignaiuolo (1799-1805).  

Il colpo di Stato del 18 brumaio, anno IV (9 novembre 1799), che metteva nelle mani del generale Bonaparte i destini della Francia, ebbe come conseguenza la liberazione della Chiesa dal giogo persecutore, prima ancora che si emanassero le leggi di libertà. Ben presto, traendo profitto dalla tolleranza del primo console, i sacerdoti, lasciata la terra di esilio, ritornarono alle loro chiese, che si rividero aperte dopo tanto tempo, ed anche gli abati Groboz e Balley, rientrati in Ecully, vi celebrarono la Messa pubblicamente. Ne approfittarono tosto la famiglia dei Vianney, ed i cattolici di Dardilly, che affluirono alla chiesa, ben felici di potere finalmente santificare la domenica; ed anche Giovanni Maria godette, vedendo scintillare davanti all'altare la piccola lampada che gli indicava la presenza del suo Dio. I cuori di tutti cominciavano ad aprirsi alla speranza, ma si continuava a chiedersi quando Dardilly avrebbe avuto il suo pastore.  

D'ora in avanti anche il lavoro campestre sembrerà meno duro, perché uno sguardo verso la chiesa lontana darà coraggio al lavoratore affaticato. Era il tempo in cui il giovane Vianney cominciava a maneggiare arnesi più pesanti, avendo lasciato a Gothon ed a Francesco, che aveva appena nove anni, la custodia del gregge. Valido aiuto a suo padre, al fratello maggiore, al garzone di casa, secondo le diverse stagioni, egli lavora la terra, zappa la vigna, coglie le noci e le mele, scava le fosse, pota gli alberi, prepara fascine di legna al bosco e si interessa del governo del bestiame, della fienagione, della mietitura, della vendemmia, dei lavori del torchio: tutte azioni piccole o grandi a seconda dell'intenzione che le anima.  

Per Giovanni Maria Vianney furono grandi, perché le offriva sempre e di gran Cuore a Dio; più tardi, in certe espressioni che usciranno dalle sue labbra, noi leggeremo il segreto della vita interiore della sua gioventù. In uno dei suoi catechismi, suggerendo agli altri quella che un giorno era stata la sua pratica diceva: «Bisogna offrire a Dio il lavoro, i propri passi, il riposo. Oh, come è bello fare tutto col pensiero di Dio. Su, anima mia, se operi con Dio, mentre tu lavori, Dio benedirà le tue fatiche; mentre cammini, benedirà i tuoi passi ... E non dimenticherà nulla: la privazione di uno sguardo, di una soddisfazione, tutto sarà scritto. Ci sono delle persone, che approfittano di tutto, anche dell'inverno, offrendo a Dio le loro piccole pene. Come è bello offrirsi a Dio in sacrificio ogni mattina!» 1. Fu in tale modo che nei campi ed alla masseria Giovanni Maria santificava la sua anima, tenendo fisso il pensiero nel mondo invisibile. Né fu per questo indolente o fantastico, data la sua costituzione robusta ed il temperamento portato all'azione.  

Un giorno, poco dopo la sua prima Comunione, era andato col fratello Francesco a lavorare nella vigna, ed avendo voluto ottenere i medesimi risultati del fratello maggiore, quindicenne, alla sera se ne era ritornato stanco sfinito. «Volendo seguire Francesco - diceva a sua madre - mi sono esaurito».  

- Francesco, - disse allora la madre impietosita - lavora un po' meno ed aiuta Giovanni Maria, che è meno forte di te.  

- Oh, - risponde Francesco tranquillamente - Giovanni Maria non è obbligato a lavorare come me. Che direbbe la gente se il maggiore non lavorasse più del minore?  

Il mattino seguente, secondo le parole di Margherita Vianney, che ci ha conservato questi interessanti ricordi, passò alla casa paterna dei Vianney una Suora dell'Autiquaille 2 di Lione e diede a ciascuno dei figli un'immagine. Aveva anche seco, rinchiusa in un astuccio, una piccola statua della Santa Vergine, che divenne tosto il desiderio di tutti, e che fu regalata a Giovanni Maria. Due giorni dopo, andato a lavorare con Francesco, prima di mettersi al lavoro, baciò devotamente i piedi della statuetta, indi la gettò avanti a sé il più lontano possibile; quando nel lavoro l'ebbe raggiunta la prese ancora con rispetto e ripeté il suo gesto, ed alla sera, ritornando a casa, poté dire alla madre: «Abbiate sempre grande confidenza nella Santa Vergine. Oggi l'ho invocata molto ed ella mi esaudì, perché ho potuto seguire mio fratello nel lavoro senza fatica» 3. Francesco e Giovanni Maria lavorarono in tale guisa per otto giorni 4.  

Avanzavano in silenzio come due trappisti. Per non annoiare Francesco, il più giovane pregava a bassa voce o mentalmente, e, mentre dava il suo colpo di zappa, pensava: «Così bisogna pure che tu coltivi l'anima tua, estirpando da essa tutte le erbe, perché sia preparato il terreno per la buona semente» 5. Quando invece si trovava solo alla campagna, dava pieno sfogo al suo entusiasmo, univa la sua voce al gorgheggio degli uccelli, nella preghiera e nel canto degli inni 6. Ebbe l'abitudine fin da fanciullo, «di benedire l'ora» aggiungendo alla breve preghiera dell'Ave Maria, che già recitava quando suonavano le ore, questa formola pia: Dio sia benedetto. Coraggio, anima mia! Il tempo passa e l'eternità si avvicina. Viviamo come dobbiamo morire ... Sia benedetta la Santa ed Immacolata Concezione della Beatissima Vergine Maria, Madre di Dio. 7  

Dopo pranzo, all'ora del riposo, Giovanni Maria, si sdraiava sull'erba con gli altri, ma anche allora, mentre sembrava dormire, la sua preghiera saliva a Dio raccolta e fervente 8.  

Il pio fanciullo non poté passare molte ore sui banchi della scuola, e la sua intelligenza si perfezionerà e maturerà il suo giudizio in mezzo al lavoro dei campi. Mentre questa laboriosa. esistenza lo dispone alle più dure austerità, nella sua memoria vanno formandosi immagini concrete che gli saranno utili un giorno, quando, per predicare la verità, sull'esempio di nostro Signore Gesù Cristo, prenderà l'ispirazione dagli spettacoli della natura e dalle scene della vita famigliare.  

Osserva il volo delle bianche colombe che fanno pensare allo Spirito Santo; vede il grano di frumento consegnato alla terra, e che, all'azione del sole e della pioggia, cresce in spiga, e pensa all'anima fecondata dalla grazia; vede i frutti più gialli e più maturi perché un verme li ha rosi, e li considera come simbolo di apparenti opere buone, inspirate e guastate dall'orgoglio; respira il profumo della vigna in fiore, meno soave di quello di un'anima in pace con Dio; il succo dell'uva ben matura rappresenta ai suoi occhi la dolcezza squisita della preghiera; un campo incolto gli rammenta la coscienza imbrogliata del peccatore; osserva il fumo che turbina. sul fuoco invernale dei pastori e pensa ...: le croci gettate nelle fiamme dell'amore sono come i fasci di legna che questo fuoco riduce in cenere: le spine sono dure, ma la cenere è molle! 9.  

 Al cadere del giorno i lavoratori del medesimo rione si riunivano talvolta in gruppi loquaci, per ritornare alla borgata 10 insieme, fra chiacchiere e canti, non di rado mescolati a qualche trivialità; ma tutto ciò non entrava nei gusti di Giovanni Maria, che a quest'ora, quando anche la natura si raccoglie, provava un immenso bisogno di solitudine e di raccoglimento. Lasciava allora che tutti avanzassero, e, quando si trovava solo, estraeva la sua corona del Rosario e pregava, come si poteva scorgere dalle sue labbra che si muovevano sempre. Alcuni dei suoi compagni si voltavano qualche volta a mirare lo spettacolo di questo giovane così buono e così pio; ma altri, corrotti dalle idee volgari dell'epoca, prendevano in scherzo il suo fervore.  

- Francesco - dicevano - non vuoi unirti a Giovanni Maria a borbottare Pater noster?  

Il rossore che si dipingeva allora sul volto di Francesco diceva abbastanza, senza che ci fosse bisogno di parole, quale fosse il suo dispiacere per gli scherzi indirizzati al suo giovane fratello. Del resto, Giovanni Maria avrebbe potuto farli tacere, senza pena, perché, riflessivo per indole, ben conosceva le mancanze altrui, ed aveva parola pronta e precisa. Ma preferiva tacere, e, con il suo Rosario, continuava la preghiera...! I libertini, mortificati, cambiavano discorso 11.  

Erano ancora, senza dubbio; i medesimi compagni, che si divertivano a nascondergli gli attrezzi del suo mestiere. Questa farsa insipida, rinnovata più volte, avrebbe fatto perdere la pazienza anche ai più miti, ma Giovanni Maria non se ne turbava e senza perdere il suo amabile sorriso cercava nella siepe la pala o la zappa, e si rimetteva tosto tranquillamente al lavoro 12.  

Un giorno suo fratello maggiore, per. un futile pretesto, lo sgridò acerbamente e Giovanni Maria che avrebbe potuto discolparsi con tutta facilità, preferì ancora tacere 13. Simile esempio di virtù presto o tardi doveva portare i suoi frutti. Quelli che lo criticavano sulle strade di Dardilly, senza dubbio dovettero dirsi le parole che un buon vecchio diceva a Mons. Richard, vescovo di Belley: «Giovanni Maria era un modello; alcuni lo disapprovavano, ma egli aveva ragione ...!» 14.

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Canonico FRANCESCO TROCHU

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