martedì 26 maggio 2020

PREGARE CON MARIA



IL MAGNIFICAT È CREAZIONE DI MARIA?

Lo ha interamente creato? Certamente no. Maria viveva, infatti, in un'epoca in cui, come felicemente nota René Laurentin da cui traiamo ispirazione per queste pagine, “ le biblioteche erano vuote, ma le memorie erano piene ” (Magnificat. Action de grâce de Marie, D.D.B, p. 64).
Maria, donna del popolo, figlia d'Israele, possiede una cultura popolare, una vera cultura, la cultura biblica. Conosce la Sacra Scrittura: ne sa a memoria numerosi passi, come la gente pia del suo tempo. Prima dell'Annunciazione, come anche dopo l'Annunciazione, Maria conserva le parole di Dio nel suo cuore. Ella le medita e se ne serve, sia per esprimere la sua gioia, che per pregare e rendere grazie.
Questo atteggiamento non è d'eccezione, anche se più raro oggi. Si dà il caso, infatti, che genitori afflitti per la morte di un figlio esclamino: “ Il Signore ce lo ha dato, il Signore ce lo ha tolto, sia benedetto il nome del Signore! ”. Essi riprendono, facendole proprie per esprimere la loro fede, le parole di Giobbe sentite in chiesa... anche se non ne hanno mai letto il testo e ne ignorano il riferimento esatto (Gb 1,21).
Essi esprimono la loro fede in maniera naturale con i termini della Parola di Dio.
Con un esempio tratto dalla letteratura, Laurentin spiega questo fenomeno delle parole note che sgorgano dalla memoria; “note” alla persona che le ha interiorizzate e “note” a chi le ascolta pronunciare, per cui si crea interpretazione a più voci del presente [N.d.T.].
“ Nel Seicento, quando la marchesa de Sévigné racconta nella sua lettera 170, del 23 gennaio 1671, la sua visita al marchese di Lavardin, scrive: “A Malicorne, ho trovato le due nipotine, imbronciate, malinconiche e con voce bisbetica. Mi sono detta: queste piccole appartengono certamente al nostro amico. Teniamole lontane. I nostri pasti, tuttavia, sono tutt'altro che cosa trascurabile. Non ho mai visto carne migliore, né casa più piacevole”.
Non sembra un testo strano? Si spiega, però, quando si ricorda che la signora di Sévigné sapeva a memoria tutte le favole di Jean de La Fontaine e così sua figlia a cui scrive e che potrà riconoscere l'accenno fatto alla favola dell'Aquila e del gufo (...).
Molto liberamente, con ricordi che affiorano alla sua memoria, a parole coperte, la signora di Sévigné lascia capire che i bambini del suo amico sono “dei piccoli mostri orribili”. Non lo dice esplicitamente, ma sua figlia, che conosce le favole, capisce l'allusione ” (René Laurentin, Magnificat, D.D.B., p. 18).
Con parole antiche...
Così Maria. Celebrando l'evento dell'Annunciazione che la Visitazione completa e manifesta, ella attinge ai salmi per cantare e, forse, danzare, la sua gioia: “ Loderò il nome di Dio con il canto lo esalterò con azioni di grazie ” (Sal 6869,31); “ Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode ” (Sal 3433,2); “ Noi ti rendiamo grazie, o Dio, ti rendiamo grazie: invocando il tuo nome, raccontiamo le tue meraviglie... ” (Sal 75,1); “ Esultate in Dio nostra forza, acclamate... ” (Sal 81,1); “ Lodate il Signore, popoli tutti... ” (Sal 117,1); “ Ma la grazia del Signore è da sempre, dura in eterno per quanti lo temono ” (Sal 103,17); “ Saziò il desiderio dell'assetato e l'affamato ricolmò di beni ” (Sal 107106,9); “ Il Signore ha manifestato la sua salvezza, agli occhi dei popoli ha rivelato la sua giustizia. Egli si è ricordato del suo amore, della sua fedeltà alla casa d'Israele ” (Sal 9897,2‑3), ecc.
Maria non si accontenta di citare i salmi che le sono familiari nella preghiera, ella cita la promessa di Dio ad Abramo: “ In te si diranno benedette tutte le famiglie della terra ” (Gn 12,3); “ Saranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce ” (Gn 22,18).
Ella ricorda anche la profezia di Malachia: “ Felici vi diranno tutte le genti, perché sarete una terra di delizie, dice il Signore degli eserciti ” (Mt 3,12).
Maria evoca soprattutto la preghiera di una donna dell'Antico Testamento, sua ava nella fede, Anna, la madre di Samuele: “ Signore degli eserciti, se vorrai considerare la miseria della tua schiava (1 Sam 1,11)... ” e il suo cantico sulla culla del figlio: “ Il mio cuore esulta nel Signore... io godo del beneficio che mi hai concesso... L'arco dei forti s'è spezzato, ma i deboli sono rivestiti di vigore. I sazi sono andati a giornata per un pane, mentre gli affamati han cessato di faticare... Il Signore fa morire e fa vivere, ascendere agli inferi e risalire. Il Signore rende povero e arricchisce, abbassa ed esalta. Solleva dalla polvere il misero, innalza il povero dalle immondizie, per farli sedere insieme con i capi del popolo e assegnar loro un seggio di gloria ” (1 Sam 2,2‑8).
Anna, nel suo cantico, rende grazie a Dio per la nascita insperata del suo bambino, Samuele, che è dono non soltanto per lei, ma per il suo popolo. Maria rende grazie a Dio per la nascita di un bambino, Gesù (Salvatore), che è il suo Dio, che è dono non soltanto per lei, ma per tutto il popolo e specialmente per i poveri di tutti i paesi.
Come Anna, Maria contrappone la falsa potenza degli uomini, tra gli altri quella dei ricchi, alla vera potenza, quella di Dio, l'Onnipotenza dell'Amore infinito che volge il suo sguardo “ sull'umile sua serva ” (Lc 1,48), che “ ha innalzato gli umili ” (Lc 1,52), che “ ha ricolmato di beni gli affamati ” (Lc 1,53), che abita il cuore di una donna: “ Lo Spirito Santo scenderà su di te... ” (Lc 1,35). L'angelo Gabriele non aveva forse detto a Maria: “ Ti saluto, o piena di grazia... ” (Lc 1,28)? Maria accoglie questa gioia non con avidità spirituale personale, ma come gioia senza frontiera da condividere con tutti.
Fin dalle origini, il cantico di Maria, la Madre di Gesù, è diventato la preghiera della Chiesa di Gesù. Raccolto con devozione dalla prima comunità cristiana, esso è certamente stato cantato nella Chiesa madre di Gerusalemme, là dove Maria si trovava nell'anno 30 della nostra era (cf At 1,14). È quindi probabile che esso sia stato cantato, all'inizio, nella lingua primitiva, l'aramaico. E in questa comunità che Luca, visitandola con Paolo (cf At 21,14‑17), ha raccolto questo cantico, non da archivi, ma nel pieno della vita liturgica.
Il Magnificat di Maria, come del resto il Padre nostro, non sono stati incisi su registratore. Ripreso liberamente per essere integrato in una liturgia viva, il Magnificat, tradotto in greco e poi in latino, è diventato, nel corso dei secoli, un canto tra i più popolari della liturgia cristiana.
Un canto popolare e cristiano, perché semplice e in consonanza con tutto il contesto del Nuovo Testamento. Non è forse un primo annuncio delle Beatitudini? Non esprime forse l'attenzione privilegiata di Gesù per i poveri? Non è forse la proposta di una rivoluzione della mentalità per entrare in un Nuovo Mondo, quello del regno della pace e dell'amore? Così Giovanni Paolo II sottolinea questi concetti nella sua enciclica Redemptoris Mater: “ Il suo amore preferenziale per i poveri è iscritto mirabilmente nel Magnificat di Maria. Il Dio dell'Alleanza, cantato nell'esultanza del suo spirito dalla Vergine di Nazaret, è insieme colui che “rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili... ricolma di beni gli affamati e rimanda i ricchi a mani vuote... disperde i superbi... e conserva la sua misericordia per coloro che lo temono”. Maria profondamente permeata dallo spirito dei “poveri di Jahvè”... proclamava l'avvento del mistero della salvezza, la venuta del “Messia dei poveri”... Non si può separare la verità su Dio che salva... dalla manifestazione del suo amore di preferenza per i poveri e gli umili, il quale, cantato nel Magnificat, si trova poi espresso nelle parole e nelle opere di Gesù... Totalmente dipendente da Dio e tutta orientata verso di lui per lo slancio della sua fede, Maria, accanto a suo Figlio, è l'icona più perfetta della libertà e della liberazione dell'umanità e del cosmo. E a lei che la Chiesa, di cui ella è madre e modello, deve guardare per comprendere il senso della propria missione nella sua pienezza ” (n. 37).
Maria, Madre di Cristo e Madre della Chiesa (...), il nostro pensiero si rivolge a te.
Il nostro pensiero si posa su di te, soprattutto per quel modello perfetto di azione di grazie che è l'inno da te cantato, quando tua cugina Elisabetta, madre di Giovanni Battista, ti ha proclamata la più beata tra le donne.
Tu non ti sei fermata alla tua felicità personale, hai pensato all'umanità intera, hai pensato a tutti. Più ancora, hai chiaramente optato per i poveri come in seguito farà tuo Figlio.
Che cosa c'è nelle tue parole, nella tua voce, perché, annunciando nel Magnificat la caduta dei potenti e l'elevazione degli umili, il saziarsi degli affamati e lo spodestamento dei ricchi, nessuno osi giudicarti come sovversiva o considerarti sospetta?
Imprestaci la tua voce e canta con noi!
Chiedi a tuo Figlio che in noi tutti si realizzino pienamente i disegni del Padre! (Dom Helder Camara, citato da “ Prier ”, n. 5.
Maria celebra la Nuova Alleanza
Magnificat! Come dal cozzo tra pietre senza splendore sprizza la scintilla, così dal cozzo di queste sillabe sprizza gioia ed esultanza! Chi le pronuncia? Una donna povera, Maria. Una donna che certamente non ha inventato nulla, ma ha attinto le parole della sua preghiera nell'Antico Testamento e ne ha fatto uno splendido mazzo floreale. Cosa straordinaria. Al centro, il cantico di Anna, poi versetti di Salmi, citazioni dalla Genesi, dalle Cronache, da Isaia, Giobbe, Malachia, Abacuc, Ben Sira...
Il Magnificat ci perviene, così, carico delle speranze d'Israele e di tutte le speranze del mondo. Non è soltanto il canto di una donna, ma il canto di un popolo, il canto dell'umanità. Il canto della Terra che si eleva verso il Cielo: il canto di un mondo peccatore in attesa di un Salvatore. E questo Salvatore è Maria che lo porta. Il suo Magnificat, infatti, non si separa dal suo Fiat, dal “ sì ” ch'ella ha pronunciato nel giorno della Annunciazione e del “ sì ” ch'ella conferma ai piedi della croce.
Il Magnificat è, dunque, una creazione di Maria? Non del tutto: questa raccolta di Parole unite per cantare l'evento che domina la storia degli uomini rimane un tesoro di riminiscenze bibliche e il dono stupendo offerto al mondo dalla “ Vergine del “Fiat” e del Magnificat ” (Giovanni Paolo II).
Il luogo teologico della cristianità non è il Muro del pianto di Gerusalemme, ma la Casa del Magnificat.
Fino a quando i cristiani accorderanno a Maria il diritto di abitare nella casa della loro esistenza, essi saranno più vicini alla gioia che al pianto (Cardinale Gioacchino Meisner, Magnificat. Neuf éveques d'Europe commentent le cantique de Marie, Chalet, p. 18).

Fra le traduzioni del Magnificat... Maria non pregava né in francese, né in latino o greco, ma in aramaico, la lingua del suo paese. La sua preghiera ci è pervenuta attraverso un testo greco. Questo testo del Vangelo di Luca è stato oggetto di numerose traduzioni.
Impossibile citarle tutte e dire quale sia la migliore. Importante è leggerle con occhi nuovi e cuore aperto all'azione di grazie. Come Maria.
Traduzione ecumenica

Grande è il Signore: lo voglio lodare.
Dio è mio salvatore: sono piena di gioia.
Ha guardato a me, alla sua povera serva:
tutti, d'ora in poi, mi diranno beata.
Dio è potente:
ha fatto in me grandi cose,
santo è il suo nome.
La sua misericordia resta per sempre
con tutti quelli che lo servono.
Ha dato prova della sua potenza,
ha distrutto i superbi e i loro progetti.
Ha rovesciato dal trono i potenti,
ha rialzato da terra gli oppressi.
Ha colmato i poveri di beni,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Fedele nella sua misericordia,
ha risollevato il suo popolo, Israele.
Così aveva promesso ai nostri padri:
ad Abramo
e ai suoi discendenti per sempre.
(Traduzione interconfessionale in lingua corrente,
Elle Di Ci, Torino. Alleanza Biblica Universale, Roma)
Traduzione scientifica
Partendo dal testo greco di san Luca, uno specialista di teologia morale, René Laurentin, ci offre una traduzione letterale che “ conserva le asperità e l'integralità di questo forte testo ”. Tra parentesi, le principali referenze bibliche.

L'anima mia magnifica il Signore
(Sal 6968,31; 34,33,2)
e il mio spirito esulta
in Dio mio Salvatore
(1 Sam 2,1; Ab 3,18; Is 61,10)
perché ha guardato la povertà della sua serva.
D'ora in poi
(1 Sam 1,11)
tutte le generazioni mi diranno beata
(Mi 3,12; Gn 30,13)
Perché l'Onnipotente ha fatto per me
grandi cose
(1 Sam 2,2)
e la sua misericordia si stende
di generazione in generazione
su coloro che lo temono
(Sal 102103,17).
Ha spiegato la forza del suo braccio,
ha disperso
(Sal 8988,11)
i superbi nei pensieri stessi dei loro cuori.
Ha rovesciato i potenti dai loro troni
(Gb 12,18; 5,11)
e ha elevato gli umili
(Sir 10,14‑15, LXX; 1 Sam 2,6‑8).
Ha saziato di beni gli affamati
(Sal 107106,9)
e rimandato i ricchi a mani vuote
(Sal 3433,11).
Ha risollevato Israele suo servo
ricordandosi della sua misericordia
(Sal 9897,3)
come aveva detto ai nostri Padri
(Gn 12,3; 13,13; 22,18)
ad Abramo e alla sua discendenza per sempre.
(2 Cr 20; 1 Sam 2,10)
(Magnificat. Action de Grâces de Marie, D.D.B., p. 27)
Interpretazione poetica
Paul Claudel ha molte volte raccontato la sua conversione avvenuta il 25 dicembre 1886, nella chiesa di “ Notre Dame ” di Parigi, durante il canto del Magnificat. Egli canta, in una sua libera espressione, il Magnificat nella terza delle “ Cinque Grandi Odi ” (_uvre poètique, Bibl. de la Plèiade, pp. 248‑249).

La mia anima magnifica il Signore.
O lunghe amare strade del passato, e il tempo
in cui ero solo, unico!
Il cammino in Parigi, quella lunga via
che scende verso Notre‑Dame!...
Tu mi hai chiamato per nome.
Come chi conosce, tu mi hai
scelto tra tutti quelli della mia età.
Mio Dio, tu sai quanto il cuore dei
giovani sia pieno di affetti e quanto
non faccia conto delle proprie sozzure e vanità!
Ed ecco tu sei qualcuno che
improvvisamente!...
O Madre del mio Dio, o donna tra tutte le donne!
Sei dunque giunta dopo quel lungo viaggio
fino a me ed ecco che tutte le generazioni
in me e fino a me ti hanno chiamata beata!..
Quanto il mio cuore è pesante nella lode e
quanto a fatica si eleva verso di te.
Come il pesante incensiere d'oro
carico d'incenso e di brace,
che per un istante vola al termine della sua catena
dispiegata
ridiscende, lasciando al suo posto
una grande nuvola, nel raggio di sole,
di denso fumo!..
Ed eccomi come il prete coperto
di un ampio manto d'oro che sta in piedi
davanti all'altare incandescente...
E fra poco ti prenderà nelle sue
braccia, come Maria ti ha, tra le sue braccia, preso...
Per mostrarti all'oscura generazione che giunge
alla luce per la rivelazione delle nazioni e
la salvezza del tuo popolo Israele,
secondo il giuramento una sola volta fatto a
Davide,
tu ti sei ricordato della tua misericordia,
e secondo la parola data ai tuoi
padri, ad Abramo e alla sua discendenza nei secoli.
(Tientsin, 1907, Cinq Grandes Odes, Magnificat)

JEAN‑MARIE SÉGALEN

LA VOLONTÀ DI DIO o strada reale e breve per acquistar la perfezione



Quale sia la strada più breve della vita spirituale. 

Procacciatevi non quel cibo che passa, ma quello che dura sino alla vita eterna (Gv 6,27). Queste  sono parole di Gesù Cristo, Figliuolo di Dio, autenticate con l'autorità della sua persona e con la  grandezza del suo amore: poiché discese dal cielo e soffrì morte di croce per il bene degli uomini, e  per insegnarci una vita divina con la dottrina e opere sue. Operate, dice egli, non il sostentamento e  cibo corruttibile, ma quello che dura per tutta l'eternità. Al che parimenti ci animò col suo  esempio, quando disse che il suo cibo era il fare la volontà del Padre suo (Gv 4, 34): perché fra  tutti gli esercizi spirituali, che sono il sostentamento dell'anima, col quale si nutrisce la vita dello  spirito e il fervore, l'adempire la volontà di Dio e il conformarsi con essa ha da durare per tutta  l'eternità: e non abbiamo a cessare da questa dolce occupazione, nella quale stanno ora gli Angeli  immersi, con gran contento e onor loro, e vi staranno per sempre , come di essi dice David, che  stanno facendo la volontà del Signore (Sal. 102. 20, 21). Non è il medesimo negli altri esercizi  particolari della vita spirituale: poiché l'umiltà, la pazienza, la mortificazione, la penitenza e le altre  divozioni e mezzi per ottenere la perfezione, non saranno in quell'altra vita; e anche in questa non si  possono esercitare di continuo, ma alle volte o si hanno a interrompere o a mutare; perché tutti  questi esercizi non sono a proposito in una medesima maniera per tutti, né per una medesima  persona in tutti gli stati, perché quello che conviene ai principianti non é tanto a proposito. per i  proficienti e perfetti. Solo l'adempimento della volontà di Dio é non solo conveniente a tutti, ma  anche necessario: e questo cibo é tanto saporito e profittevole a quelli che lo cominciano a gustare,  che non mai viene loro in fastidio, né li annoia. Di più, a questo esercizio si riducono tutti gli altri, e  chi adempirà questo solo, li adempirà tutti. Sarà umile, penitente, mortificato, paziente, modesto.  Tutto quanto dicono gli autori spirituali, e quanti mezzi dànno, qua vanno a battere: e chi si  applicasse a questo esercizio davvero e con perseveranza, si troverebbe presto molto. avanti nella  perfezione, perché egli é una gran scorciatoia e la strada più diritta, e con esso si dà subito nel  punto. E perché, come ho detto, é per tutti gli stati, si può dire la strada reale, potendo camminar  tutti per essa, senza pericolo di errare: i principianti, i proficienti, i perfetti, i fiacchi, i forti, gli  infermi, i sani. Per il che sarà gran servizio di Dio il mettere in pratica questo esercizio, e il porre in  esso gran divozione. 
   Ci sono alcuni i quali si applicano a varie virtù e mezzi, per conservarsi in ispirito e conseguire la  perfezione; dandosi alcuni all'umiltà per segnalarsi in essa, altri alla mortificazione, altri alla  penitenza, altri all'orazione, ponendo tutte le forze per approfittarsi in queste virtù particolari. Io  penso che, sebbene questo è di grande importanza, nondimeno sarebbe una grande scorciatoia e si  conseguirebbe il tutto, se questa diligenza e applicazione particolare si ponesse subito in procurar di  adempire la volontà di Dio e di non fare cosa, neanche alzar gli occhi, che uno non sia certo esser  gusto di Dio e sua santissima volontà. Di maniera che non ci sia per un'anima altra ragione, né  maggior causa, né forza più violenta, né necessità più urgente che il dire: Iddio vuol così; questo è il  gusto e beneplacito divino: avendo sempre la mira di fare o di lasciare qualsivoglia cosa, quando è  gusto o non è gusto di Dio, o come a lui piacerà che si faccia, o che si lasci di fare. 
   Questo è l'esercizio più breve e di minor briga: questa è la strada più sicura e libera dagli inganni:  questo è il compendio della vita spirituale: questa è una regola universale della vita che non ha  eccezione; questo è un mezzo che è fine degli altri mezzi ed esercizi, è il mezzo più efficace di  adempirli tutti meglio e con maggior merito. Onde questo studio di attender solamente a fare la  volontà di Dio e a cercarla, oltre che è la regola generale di tutte le nostre azioni e l'unica ragione di farle bene e di acquistare una prudenza divina, è la fontana più perenne dei meriti; perché  qualificandosi la bontà delle opere dall' eccellenza del fine col quale si fanno, né essendoci fine né  più puro, né più alto, che la volontà di Dio, ché è lo stesso Dio, viene per questa causa a sollevarsi  tutto quello che si farà con questo fine, e ad arrivare a un grado altissimo di meriti, e a farsi opere di  finissima carità. E nella pazienza con la quale uno sopporta per amor di Dio le cose avverse, perché  Dio vuole che si sopportino, non v'é minor merito, essendo perfetta carità e suprema legge di amore  l'aver un medesimo volere e non volere: e così facendo e patendo uno tutte le cose, perché Dio  vuole così, sta sempre accumulando meriti grandi, e con questo solo esercizio può innalzarsi a gran  santità. Onde io, prima di proporre la pratica di questo esercizio, mostrerò quanto ci sia doveroso,  quanto necessario, di quanta forza, quanto onorevole e dilettevole, di quanto profitto e di quanto  gusto e gran gloria di Dio, per persuadere tutti con questo che ci si applichino; poiché alcuni si  muovono solamente per il loro profitto, altri solamente per il gusto, altri per l'onore, altri per le  obbligazioni e buone convenienze, altri per necessità, altri solamente per forza. 
   Tutte queste ragioni di occuparci in questo esercizio concorrono unite insieme e a quello ci  obbligano, perché per noi altri non ci é cosa che più ci obblighi, né che sia più gloriosa, né più  gustosa, né più onorevole, né di maggior interesse, né di maggior necessità, né di maggior forza,  che l'adempimento della volontà divina.

P. EUSEBIO NIEREMBERG, S. J. 

Preghiera di conformità della volontà della creatura alla volontà di Dio!



Tu, sei la mia vita, o Dio, o mio Dio, e nella tua vita io vivo e voglio vivere!
Nella tua volontà, io voglio, voglio che sia annullata la mia volontà, la volontà di me creatura umana, spesso sprovveduta e indifesa e soggetta al male, al contagio del male, se non si lascia amorosamente difendere, pietosamente proteggere dal suo Dio e Signore! Amen!

24 maggio 2020 – Guardate le azioni di ogni leader e dai suoi frutti riconoscetelo



"Siate saggi e discernete il bene dal male. Non è il titolo o la posizione che rendono un uomo degno di essere creduto - è la Verità che abbraccia o rifiuta nel suo cuore"


Festadi Maria, Aiuto dei Cristiani

Ancora una volta, vedo una Grande Fiamma che ho conosciuto essere il Cuore di Dio Padre. Egli dice:
Dio Padre
“Figli, restate sempre sotto l’ombrello della Mia Divina Volontà. Non permettete che nessuna (cosa che abbia) influenza vi porti fuori strada. E’ in arrivo il tempo, anzi è già qui, nel quale sarete tentati di seguire le opinioni e gli atteggiamenti popolari nonostante il pericolo fisico e spirituale. Siate saggi e discernete il bene dal male. Non è il titolo o la posizione che rendono un uomo degno di essere creduto – è la Verità che abbraccia o rifiuta nel suo cuore.
“Avete oggi falsi leader nel mondo – leader che assumono posizioni di grande autorità e ascendono troni di seria influenza. Guardate le azioni di ogni leader e dai suoi frutti riconoscetelo prima di seguirlo ciecamente dopo i titoli.
Leggi Colossessi 2:8-10
Badate che nessuno vi inganni con la sua filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo. È in Cristo che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità, e voi avete in lui parte alla sua pienezza, di lui cioè che è il capo di ogni Principato e di ogni Potestà.
Leggi Romani 16:17-18
Mi raccomando poi, fratelli, di ben guardarvi da coloro che provocano divisioni e ostacoli contro la dottrina che avete appreso: tenetevi lontani da loro. Costoro, infatti, non servono Cristo nostro Signore, ma il proprio ventre e con un parlare solenne e lusinghiero ingannano il cuore dei semplici.

Holy Love


TESORI DI RACCONTI



Un buon proposito.  

In Francia un povero fanciullo di nome Paolino, in occasione della sua prima Comunione aveva presa una sola risoluzione ma seriamente: se mai tornassi a cadere, diceva, in un peccato mortale, andrò a confessarmi avanti di coricarmi. Questa disgrazia gli accadde in un sabato mentre faceva tempo cattivo, e il confessore stava lontano. Dice egli fra sé: andrò a confessarmi domani che è festa: ma intanto gli passava per la mente il proposito fatto nella prima Comunione, e una interna voce gli diceva: fa ciò che hai promesso, vatti a confessare. 

Tuttavia egli esitava, e in questo interno abbattimento si mette in ginocchio, dice un'Ave Maria alla SS. Vergine e si sente subito risoluto a confessarsi, sì che si mette tosto in cammino.  

Tornando dalla confessione incontra una signora, che, conoscendolo, lo ferma e gli domanda donde viene, ed egli colla gioia sul viso le dice che è stato a confessarsi, che ora va a casa a cenare, e poi a dormire colla pace del Signore. La madre del fanciullo che era usa a lasciarlo dormire un po' più al giorno di festa, alle sette del mattino andò a picchiare alla porta della camera per svegliarlo. Un quarto d'ora dopo Paolino dormiva ancora, e la madre va a chiamarlo di nuovo, ed impaziente per non sentirsi rispondere entra nella camera:  

- Su, pigro, gli dice, sono ormai le sette e mezzo: non ti vergogni di dormire a quest'ora? - Si avvicina al suo Paolino: questi non si muove, gli prende la mano, e la trova agghiacciata; la povera madre manda un grido di spavento e cadde a terra tramortita. Paolino era morto, e il suo cadavere già freddo.  

Lui felice che fedele al buon proposito fatto nella prima Comunione, non aveva differito la confessione al domani! 

DON ANTONIO ZACCARIA 

IL CURATO D'ARS SAN GIOVANNI MARIA BATTISTA VIANNEY



Una vocazione tardiva (1805-1809).  
Giovanni Maria Vianney a vent'anni.  

***
Ad Ecully senza dubbio l'abate Balley si unì da lungi alle preghiere del suo caro Vianney, ed al ritorno lo ricevette a braccia aperte. Da quest'epoca il nostro giovane fece discreti progressi, non sentì più lo scoraggiamento e la noia 22, ma trovò invece il suo lavoro piacevole e fruttuoso, e con immenso conforto vide aprirsi davanti a sé la via del Sacerdozio. Anche l'abate Balley da quel momento guardò all'avvenire senza soverchio timore, coltivando la più dolce speranza di potere assistere un giorno all'altare il suo antico allievo. Intanto questo scolaro era giunto all'età della coscrizione, facendo parte della classe del 1807, che era stata chiamata prima del tempo. Nel novembre 1806, dopo la sanguinosa campagna di Jena, Napoleone I, sebbene vincitore, aveva dovuto prelevare fra le giovani reclute ottantamila uomini. Avrebbe dovuto esservi chiamato anche Giovanni Maria, ma ne fu dispensato perché aveva incominciato i suoi studi per essere prete di Lione. Il Cardinal Fesch, che in quel tempo godeva ancora del favore dell'Imperatore, aveva ottenuto che tutti gli studenti ecclesiastici della sua archidiocesi, inscritti sulla lista officiale, fossero esenti dal servizio militare, come quelli già iniziati negli ordini sacri 23. Per questo il Curato di Ecully ottenne dall'abate Groboz, suo antico compagno di apostolato al tempo della rivoluzione e divenuto poi segretario del Cardinale, che lo studente Vianney fosse iscritto fra gli aspiranti al Sacerdozio 24.  

Durante la Quaresima del 1807 Giovanni Maria, in età di quasi ventun anni, ricevette ad Ecully il Sacramento. della Cresima 25 dalle mani del Cardinal Fesch, pastore zelante 26, ma sovraccarico di lavoro. La sua Diocesi, che comprendeva tre dipartimenti, il Rhòne, l'Ain e la Loire, non aveva potuto essere da lui visitata che una sola volta, nel 1803. La seconda visita, annunciata da una lettera pastorale del 22 gennaio 1807, era quindi un avvenimento straordinario.  

L'inverno era rigido, ma, non ostante le intemperie, - dice una relazione di quel tempo - Monsignore, dopo di avere visitato le parrocchie di Lione, percorse anche quelle dei sobborghi e delle vicinanze della città. In questo modo la parrocchia di Ecully fu una delle prime ad accogliere il coraggioso prelato. 

Sua Eminenza Reverendissima il Cardinale Arcivescovo di Lione - dice ancora la stessa relazione - continua la sua visita pastorale ... In un luogo nel quale ci siamo recati distribuì ancora la Comunione alle ore tre e mezzo del pomeriggio e continuò la cerimonia della Cresima fino alle ore cinque. Gli uomini che si comunicarono non erano in minore numero che le donne ed in tutti si leggeva l'espressione della fede e del raccoglimento.  

Faceva molto freddo e nevicava. Gli abitanti di varie parrocchie camminarono tre o quattro ore per recarsi al capoluogo dove si amministrava la Cresima, e, siccome la chiesa era piccola, la maggior parte attendeva al di fuori, esposta al freddo ed alla neve, senza lamentarsi.  

Molti, fra i giovani specialmente, facevano una lega di cammino per assistere al passaggio del Cardinale e quando, da lontano, scorgevano le vetture, si inginocchiavano, attendendo la benedizione. Si fecero ogni giorno circa duemila Comunioni e si amministrò la Cresima a circa tremila persone 27.   

Merita di essere ricordato il modo pratico ed interessante col quale il Cardinal Fesch amministrava i sacramenti della Cresima e della Eucarestia. Aveva fatto fondere un vaso di argento dorato, in forma oblunga, che poteva contenere più di tremila ostie, e da quello riempiva il ciborio col quale distribuiva la Comunione. Comunicandi e cresimandi venivano disposti in due file in mezzo alla navata e la loro affluenza fu tale che qualche volta oltrepassavano il porticato arrivando fin sulla piazza 28. Terminata la Messa, il Cardinale segnava col crisma le masse dei fedeli. Nel 1807 il numero dei confirmandi non fu minore di trentamila, e fra essi Sii vedevano giovani, uomini adulti, vecchi rivoluzionari, ritornati alla religione dei padri.  

Giovanni Maria Vianney ricevette la Cresima contemporaneamente a sua sorella Margherita, che aveva allora venti anni. A noi, che già conosciamo la sua pietà delicata, è facile, immaginarlo raccolto ed assorto in Dio, occupato coi suoi compagni di studio presso l'abate Balley, aiutando nei preparativi della festa. Per questo suo compito sarebbe stato cresimato tra i primi e nella chiesa stessa. La porpora che vestiva lo zio dell'Imperatore e che attirava tanti sguardi, non turbò il suo raccoglimento più che la novità di una tale cerimonia od il mormorio inevitabile che si elevava nella folla. L'Arcivescovo si fermò davanti a lui, lesse uri nome sul biglietto che gli si presentò, ed ungendolo col sacro crisma pronunciò le parole sacramentali: Giovanni Maria Battista, io ti segno col segno della Croce e ti confermo col crisma della salute, nel nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo. Il giovane Vianney aveva appunto scelto il santo Precursore per suo patrono di Cresima e d'ora in avanti si firmerà qualche volta Giovanni Maria Battista e qualche volta Giovanni Battista Maria, ritenendo per tutta la sua vita questo secondo patrono come uno dei suoi Santi preferiti.  

Lo Spirito di Dio, secondo un'espressione favorita dal nostro Santo, «poté riposarsi in quest'anima giusta come una bella colomba nel suo nido» 29 ed «alimentandone i buoni desideri» preparare le meraviglie di grazia che un giorno porterebbero questo giovane alla gloria degli altari. Per due anni di poi Giovanni Maria Battista godette nell'intimo della sua anima una pace indescrivibile.  

 Una notizia giunta d'improvviso scosse questa tranquillità. Nell'autunno del 1809 un agente di gendarmeria portò da Lione alla masseria di Dardilly un foglio di via, col nome di Giovanni Maria Vianney. 

Canonico FRANCESCO TROCHU

Preparatevi Figlioli miei, perché resta poco da passare attraverso un altro grande virus, che sarà il più terribile. Per tutto ciò che chiamo, preparatevi, affinché non dobbiate lasciare la strada, perché si tratta di uccidere.




24-05-2020

La mia piccola figlia del mio Cuore Immacolato scrive a tutti i miei figli sulla terra. 

Vengo con l'amore di mia Madre per darvi un altro messaggio che viene dal mio afflitto Cuore di Madre. È per tutto questo messaggio d'amore, perché per tutti vengo a parlare, perché tutto è in un raccolto, e io come Madre vengo a ricordarvi di stare attenti ai miei messaggi, perché Dio vuole che vi svegliate e che prestiate attenzione a tutto ciò che vi è già stato detto, ma che non siete sicuri delle cose. 

Ancora una volta vengo a ricordarvi tutto, perché una Madre viene sempre a chiamare un bambino che non è sulla strada giusta e tutti sono d'accordo, perché è così che il diavolo vuole che vi distraiate e pensiate che tutto sia giusto, e camminiate verso una disgrazia dove potete essere senza capire nulla. Perché sei come un bambino adolescente? Avete dimenticato così in fretta, e Dio veglia su tutti voi, e vi chiama a non cadere come spesso fate. 

Sì, figli miei, il fumo di Satana è così forte che non potete vedere che potete diventare ciechi, perché questo demonio fa tutto ciò che non capite e non potete fare nulla finché non arriva tutto, e non potete più vedere e perdete tutto. Figli miei, l'amore che avete per Me è così poco, e dovrete fare ammenda affinché tutti possano vedere chiaramente tutto, perché Dio vuole che siate consapevoli della verità che non potete vedere che tutto sta arrivando. Perché l'atmosfera è così pesante e tutti sono lasciati senza capire, perché così, figli miei, siete fuori dalla strada della verità e la verità deve rimanere e non potete voltare le spalle, perché così Dio vi ha chiamati a seguire Mosè nella terra promessa. 

Non volete vedere come tutto è accaduto? Allora non sarò in grado di aiutare e tutto è così chiaro. Dio ti dà tutto molto ben spiegato da questa figlia che puoi capire bene, ma come molti non sono interessati aspettano altre notizie per vedere chi dice la verità, ma io come Madre ti avverto, perché non puoi servire due padroni allo stesso tempo, e quello che ti è stato mostrato non vuoi capire quello che ti ha detto Mosè con i tabù della Legge, e continui con messaggi falsi per vedere chi dice la verità. 

Andate da coloro che falliscono con i mezzi, e non date importanza a coloro che parlano a voce alta, perché vi svegliate da coloro che vi sono vicini, perché a tutti io parlo per il Padre, ma non volete vedere che tutto è stato rivelato prima, ma che non volete sentire. Ed eccomi di nuovo qui, affinché possiate sentire per questa figlia, perché Dio vuole? Perché tutto sta per accadere e come potete dimostrare di non aver capito nulla, io vengo di nuovo. 

Sì Figlioli miei, tanti messaggi e non fate attenzione perché siate preparati con il cuore e con tutto ciò di cui avete bisogno, allora non posso fare nulla, perché siete stati avvertiti. Preparatevi Figlioli miei, perché resta poco da passare attraverso un altro grande virus, che sarà il più terribile. Per tutto ciò che chiamo, preparatevi, affinché non dobbiate lasciare la strada, perché si tratta di uccidere. Vi chiamo con un altro messaggio dal cielo alla terra. Il mio nome è Maria. Amen.

Maria de Jesus Coelho 

I SEGNI DI DIO



ALTRI MIRACOLI DI ELISEO 

***
[1]Una donna, moglie di uno dei profeti, gridò a Eliseo: «Mio marito, tuo servo, è morto; tu sai che il tuo servo temeva il Signore. Ora è venuto il suo creditore per prendersi come schiavi i due miei figli».  
[2]Eliseo le disse: «Che posso fare io per te? Dimmi che cosa hai in casa». Quella rispose: «In casa la tua serva non ha altro che un orcio di olio».  
[3]Le disse: «Su, chiedi in prestito vasi da tutti i tuoi vicini, vasi vuoti, nel numero maggiore possibile.  
[4]Poi entra in casa e chiudi la porta dietro a te e ai tuoi figli; versa olio in tutti quei vasi; i pieni mettili da parte».  
[5]Si allontanò da lui e chiuse la porta dietro a sé e ai suoi figli; questi porgevano ed essa versava.  
[6]Quando i vasi furono pieni, disse a un figlio: «Porgimi ancora un vaso». Le rispose: «Non ce ne sono più». L'olio cessò.  
[7]Essa andò a riferire la cosa all'uomo di Dio, che le disse: «Và, vendi l'olio e accontenta i tuoi creditori; tu e i tuoi figli vivete con quanto ne resterà». (2 Re 4,1 seg.) 

Gesù "continua" la tradizione di simili prodigi: "E Gesù: "Quindi i figli sono esenti. Ma perchè non si scandalizzino, va' al mare, getta l'amo e il primo pesce che viene prendilo, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d'argento. Prendila e consegnala a loro per me e per te". (Matteo 17,27) 
I teologastri direbbero che si tratta di un "simbolo", di un "pour parler". Poi si scopre che molti di loro sono iscritti a sette o alla Massoneria. xlii  

[8]Un giorno Eliseo passava per Sunem, ove c'era una donna facoltosa, che l'invitò con insistenza a tavola. In seguito, tutte le volte che passava, si fermava a mangiare da lei.  
[9]Essa disse al marito: «Io so che è un uomo di Dio, un santo, colui che passa sempre da noi.  
[10]Prepariamogli una piccola camera al piano di sopra, in muratura, mettiamoci un letto, un tavolo, una sedia e una lampada, sì che, venendo da noi, vi si possa ritirare».  
[11]Recatosi egli un giorno là, si ritirò nella camera e vi si coricò.  
[12]Egli disse a Ghecazi suo servo: «Chiama questa Sunammita». La chiamò ed essa si presentò a lui.  
[13]Eliseo disse al suo servo: «Dille tu: Ecco hai avuto per noi tutta questa premura; che cosa possiamo fare per te? C'è forse bisogno di intervenire in tuo favore presso il re oppure presso il capo dell'esercito?». Essa rispose: «Io sto in mezzo al mio popolo».  
[14]Eliseo replicò: «Che cosa si può fare per lei?». Ghecazi disse: «Purtroppo essa non ha figli e suo marito è vecchio».  
[15]Eliseo disse: «Chiamala!». La chiamò; essa si fermò sulla porta.  
[16]Allora disse: «L'anno prossimo, in questa stessa stagione, tu terrai in braccio un figlio». Essa rispose: «No, mio Signore, uomo di Dio, non mentire con la tua serva».  
[17]Ora la donna rimase incinta e partorì un figlio, proprio alla data indicata da Eliseo. 
[18]Il bambino crebbe e un giorno uscì per andare dal padre fra i mietitori.  
[19]Egli disse al padre: «La mia testa, la mia testa!». Il padre ordinò a un servo: «Portalo dalla mamma».  
[20]Questi lo prese e lo portò da sua madre. Il bambino stette sulle ginocchia di costei fino a mezzogiorno, poi morì.  
[21]Essa salì a stenderlo sul letto dell'uomo di Dio; chiuse la porta e uscì.  
[22]Chiamò il marito e gli disse: «Su, mandami uno dei servi e un'asina; voglio correre dall'uomo di Dio; tornerò subito».  
[23]Quegli domandò: «Perché vuoi andare oggi? Non è il novilunio né sabato». Ma essa rispose: «Addio».  
[24]Fece sellare l'asina e disse al proprio servo: «Conducimi, cammina, non fermarmi durante il tragitto, a meno che non te l'ordini io».  
[25]Si incamminò; giunse dall'uomo di Dio sul monte Carmelo. Quando l'uomo di Dio la vide da lontano, disse a Ghecazi suo servo: «Ecco la Sunammita!  
[26]Su, corrile incontro e domandale: Stai bene? Tuo marito sta bene? E tuo figlio sta bene?». Quella rispose: «Bene!».  
[27]Giunta presso l'uomo di Dio sul monte, gli afferrò le ginocchia. Ghecazi si avvicinò per tirarla indietro, ma l'uomo di Dio disse: «Lasciala stare, perché la sua anima è amareggiata e il Signore me ne ha nascosto il motivo; non me l'ha rivelato».  
[28]Essa disse: «Avevo forse domandato io un figlio al mio Signore? Non ti dissi forse: Non mi ingannare?». 
[29]Eliseo disse a Ghecazi: «Cingi i tuoi fianchi, prendi il mio bastone e parti. Se incontrerai qualcuno, non salutarlo; se qualcuno ti saluta, non rispondergli. Metterai il mio bastone sulla faccia del ragazzo».  
[30]La madre del ragazzo disse: «Per la vita del Signore e per la tua vita, non ti lascerò». Allora quegli si alzò e la seguì.  
[31]Ghecazi li aveva preceduti; aveva posto il bastone sulla faccia del ragazzo, ma non c'era stato un gemito né altro segno di vita. Egli tornò verso Eliseo e gli riferì: «Il ragazzo non si è svegliato».  
[32]Eliseo entrò in casa. Il ragazzo era morto, steso sul letto.  
[33]Egli entrò, chiuse la porta dietro a loro due e pregò il Signore.  
[34]Quindi salì, si distese sul ragazzo; pose la bocca sulla bocca di lui, gli occhi sugli occhi di lui, le mani nelle mani di lui e si curvò su di lui. Il corpo del bambino riprese calore.  

[35]Quindi si alzò e girò qua e là per la casa; tornò a curvarsi su di lui; il ragazzo starnutì sette volte, poi aprì gli occhi.  
[36]Eliseo chiamò Ghecazi e gli disse: «Chiama questa Sunammita!». La chiamò e, quando essa gli giunse vicino, le disse: «Prendi tuo figlio!».  
[37]Quella entrò, cadde ai piedi di lui, gli si prostrò davanti, prese il figlio e uscì. 

[38]Eliseo tornò in Gàlgala. Nella regione imperversava la carestia. Mentre i figli dei profeti stavano seduti davanti a lui, egli disse al suo servo: «Metti la pentola grande e cuoci una minestra per i figli dei profeti».  
[39]Uno di essi andò in campagna per cogliere erbe selvatiche e trovò una specie di vite selvatica: da essa colse zucche agresti e se ne riempì il mantello. Ritornò e gettò i frutti a pezzi nella pentola della minestra, non sapendo cosa fossero.  
[40]Si versò da mangiare agli uomini, che appena assaggiata la minestra gridarono: «Nella pentola c'è la morte, uomo di Dio!». Non ne potevano mangiare.  
[41]Allora Eliseo ordinò: «Portatemi della farina». Versatala nella pentola, disse: «Danne da mangiare alla gente». Non c'era più nulla di cattivo nella pentola. (Anche in questo caso ci troviamo di fronte alla superiorita' di Dio su qualunque "negatività". Questo concetto verra' richiamato da Gesù in Marco 16,16 seg.) 
[42]Da Baal-Salisa venne un individuo, che offrì primizie all'uomo di Dio, venti pani d'orzo e farro che aveva nella bisaccia. Eliseo disse: «Dallo da mangiare alla gente».  
[43]Ma colui che serviva disse: «Come posso mettere questo davanti a cento persone?». Quegli replicò: «Dallo da mangiare alla gente. Poiché così dice il Signore: Ne mangeranno e ne avanzerà anche».  
[44]Lo pose davanti a quelli, che mangiarono, e ne avanzò, secondo la parola del Signore. (2 Re 4,8 seg.) 

Molti di questi miracoli verranno compiuti anche da Gesù , a conferma che "..Le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato" (Giovanni 5,36)-"Ve l'ho detto e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza; ma voi non credete, perchè non siete mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapira' dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date e' più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo una cosa sola". (Giovanni 10,25 seg.) 

***
di Arrigo Muscio

A che serve il Papa?




Monsignor Gaume

O divina Sapienza



O divina Sapienza

che parli dal legno della Croce
e con potenza salvi i destinati al naufragio
rinnova il cuore di ogni uomo
tergi ogni lacrima dai nostri occhi
perché tutti possiamo cantare:
“Benedetto colui che viene nel nome del Signore!”.