IL MAGNIFICAT È CREAZIONE DI MARIA?
Lo ha interamente creato? Certamente no. Maria viveva, infatti, in un'epoca in cui, come felicemente nota René Laurentin da cui traiamo ispirazione per queste pagine,
“ le biblioteche erano vuote, ma le memorie erano piene ” (Magnificat. Action de grâce de Marie, D.D.B, p. 64).
Maria, donna del popolo, figlia d'Israele, possiede una cultura popolare, una vera cultura, la cultura biblica. Conosce la Sacra Scrittura: ne sa a memoria numerosi passi, come
la gente pia del suo tempo. Prima dell'Annunciazione, come anche dopo l'Annunciazione, Maria conserva le parole di Dio nel suo cuore. Ella le medita e se ne serve, sia per esprimere la sua gioia, che per pregare e
rendere grazie.
Questo atteggiamento non è d'eccezione, anche se più raro oggi. Si dà il caso, infatti, che genitori afflitti per la morte di un figlio esclamino: “
Il Signore ce lo ha dato, il Signore ce lo ha tolto, sia benedetto il nome del Signore! ”. Essi riprendono, facendole proprie per esprimere la loro fede, le parole di Giobbe sentite in chiesa... anche se non ne hanno
mai letto il testo e ne ignorano il riferimento esatto (Gb 1,21).
Essi esprimono la loro fede in maniera naturale con i termini della Parola di Dio.
Con un esempio tratto dalla letteratura, Laurentin spiega questo fenomeno delle parole note che sgorgano dalla memoria; “note” alla persona che le ha interiorizzate
e “note” a chi le ascolta pronunciare, per cui si crea interpretazione a più voci del presente [N.d.T.].
“ Nel Seicento, quando la marchesa de Sévigné racconta nella sua lettera 170, del 23 gennaio 1671, la sua visita al marchese di Lavardin, scrive: “A Malicorne,
ho trovato le due nipotine, imbronciate, malinconiche e con voce bisbetica. Mi sono detta: queste piccole appartengono certamente al nostro amico. Teniamole lontane. I nostri pasti, tuttavia, sono tutt'altro che cosa trascurabile.
Non ho mai visto carne migliore, né casa più piacevole”.
Non sembra un testo strano? Si spiega, però, quando si ricorda che la signora di Sévigné sapeva a memoria tutte le favole di Jean de La Fontaine e così
sua figlia a cui scrive e che potrà riconoscere l'accenno fatto alla favola dell'Aquila e del gufo (...).
Molto liberamente, con ricordi che affiorano alla sua memoria, a parole coperte, la signora di Sévigné lascia capire che i bambini del suo amico sono “dei piccoli
mostri orribili”. Non lo dice esplicitamente, ma sua figlia, che conosce le favole, capisce l'allusione ” (René Laurentin, Magnificat, D.D.B., p. 18).
Con parole antiche...
Così Maria. Celebrando l'evento dell'Annunciazione che la Visitazione completa e manifesta, ella attinge ai salmi per cantare e, forse, danzare, la sua gioia: “
Loderò il nome di Dio con il canto lo esalterò con azioni di grazie ” (Sal 6869,31); “ Benedirò il Signore in ogni tempo, sulla mia bocca sempre la sua lode ” (Sal 3433,2); “ Noi ti rendiamo grazie, o Dio, ti rendiamo grazie: invocando il tuo nome, raccontiamo le tue meraviglie... ” (Sal 75,1); “ Esultate in Dio nostra forza, acclamate... ” (Sal 81,1); “ Lodate il Signore, popoli tutti... ” (Sal 117,1); “ Ma la grazia del Signore è da sempre, dura in eterno per quanti lo temono ” (Sal 103,17); “ Saziò il desiderio dell'assetato e l'affamato ricolmò di beni ” (Sal 107106,9); “ Il Signore ha manifestato la sua salvezza, agli occhi dei popoli ha rivelato la sua giustizia. Egli si è ricordato del suo amore, della sua fedeltà
alla casa d'Israele ” (Sal 9897,2‑3), ecc.
Maria non si accontenta di citare i salmi che le sono familiari nella preghiera, ella cita la promessa di Dio ad Abramo: “ In te si diranno benedette tutte le famiglie della
terra ” (Gn 12,3); “ Saranno benedette per la tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia voce ” (Gn 22,18).
Ella ricorda anche la profezia di Malachia: “ Felici vi diranno tutte le genti, perché sarete una terra di delizie, dice il Signore degli eserciti ” (Mt 3,12).
Maria evoca soprattutto la preghiera di una donna dell'Antico Testamento, sua ava nella fede, Anna, la madre di Samuele: “ Signore degli eserciti, se vorrai considerare
la miseria della tua schiava (1 Sam 1,11)... ” e il suo cantico sulla culla del figlio: “ Il mio cuore esulta nel Signore... io godo del beneficio che
mi hai concesso... L'arco dei forti s'è spezzato, ma i deboli sono rivestiti di vigore. I sazi sono andati a giornata per un pane, mentre gli affamati han cessato di faticare... Il Signore fa morire e fa vivere,
ascendere agli inferi e risalire. Il Signore rende povero e arricchisce, abbassa ed esalta. Solleva dalla polvere il misero, innalza il povero dalle immondizie, per farli sedere insieme con i capi del popolo e assegnar loro
un seggio di gloria ” (1 Sam 2,2‑8).
Anna, nel suo cantico, rende grazie a Dio per la nascita insperata del suo bambino, Samuele, che è dono non soltanto per lei, ma per il suo popolo. Maria rende grazie a Dio
per la nascita di un bambino, Gesù (Salvatore), che è il suo Dio, che è dono non soltanto per lei, ma per tutto il popolo e specialmente per i poveri di tutti i paesi.
Come Anna, Maria contrappone la falsa potenza degli uomini, tra gli altri quella dei ricchi, alla vera potenza, quella di Dio, l'Onnipotenza dell'Amore infinito che volge
il suo sguardo “ sull'umile sua serva ” (Lc 1,48), che “ ha innalzato gli umili ” (Lc 1,52), che “ ha ricolmato di beni gli affamati ” (Lc 1,53), che abita il cuore di una donna: “ Lo Spirito Santo scenderà su di te... ” (Lc 1,35). L'angelo Gabriele non aveva forse detto a Maria: “ Ti saluto, o piena di grazia... ” (Lc 1,28)? Maria accoglie questa gioia non con avidità spirituale personale, ma come gioia senza frontiera da condividere con tutti.
Fin dalle origini, il cantico di Maria, la Madre di Gesù, è diventato la preghiera della Chiesa di Gesù. Raccolto con devozione dalla prima comunità
cristiana, esso è certamente stato cantato nella Chiesa madre di Gerusalemme, là dove Maria si trovava nell'anno 30 della nostra era (cf At 1,14). È quindi probabile che esso sia stato cantato, all'inizio, nella lingua primitiva, l'aramaico. E in questa comunità che Luca, visitandola con Paolo
(cf At 21,14‑17), ha raccolto questo cantico, non da archivi, ma nel pieno della vita liturgica.
Il Magnificat di Maria, come del resto il Padre nostro, non sono stati incisi su registratore. Ripreso liberamente per essere integrato in una liturgia viva, il Magnificat, tradotto
in greco e poi in latino, è diventato, nel corso dei secoli, un canto tra i più popolari della liturgia cristiana.
Un canto popolare e cristiano, perché semplice e in consonanza con tutto il contesto del Nuovo Testamento. Non è forse un primo annuncio delle Beatitudini? Non esprime
forse l'attenzione privilegiata di Gesù per i poveri? Non è forse la proposta di una rivoluzione della mentalità per entrare in un Nuovo Mondo, quello del regno della pace e dell'amore? Così
Giovanni Paolo II sottolinea questi concetti nella sua enciclica Redemptoris Mater: “ Il suo amore preferenziale per i poveri è iscritto mirabilmente nel Magnificat di Maria. Il Dio dell'Alleanza, cantato nell'esultanza del suo spirito dalla Vergine di Nazaret, è
insieme colui che “rovescia i potenti dai troni e innalza gli umili... ricolma di beni gli affamati e rimanda i ricchi a mani vuote... disperde i superbi... e conserva la sua misericordia per coloro che lo temono”.
Maria profondamente permeata dallo spirito dei “poveri di Jahvè”... proclamava l'avvento del mistero della salvezza, la venuta del “Messia dei poveri”... Non si può separare la verità
su Dio che salva... dalla manifestazione del suo amore di preferenza per i poveri e gli umili, il quale, cantato nel Magnificat, si trova poi espresso nelle parole e nelle opere di Gesù... Totalmente dipendente da Dio
e tutta orientata verso di lui per lo slancio della sua fede, Maria, accanto a suo Figlio, è l'icona più perfetta della libertà e della liberazione dell'umanità e del cosmo. E a lei che
la Chiesa, di cui ella è madre e modello, deve guardare per comprendere il senso della propria missione nella sua pienezza ” (n. 37).
Maria, Madre di Cristo e Madre della Chiesa (...), il nostro pensiero si rivolge a te.
Il nostro pensiero si posa su di te, soprattutto per quel modello perfetto di azione di grazie che è l'inno da te cantato, quando tua cugina Elisabetta, madre di Giovanni
Battista, ti ha proclamata la più beata tra le donne.
Tu non ti sei fermata alla tua felicità personale, hai pensato all'umanità intera, hai pensato a tutti. Più ancora, hai chiaramente optato per i poveri
come in seguito farà tuo Figlio.
Che cosa c'è nelle tue parole, nella tua voce, perché, annunciando nel Magnificat la caduta dei potenti e l'elevazione degli umili, il saziarsi degli affamati
e lo spodestamento dei ricchi, nessuno osi giudicarti come sovversiva o considerarti sospetta?
Imprestaci la tua voce e canta con noi!
Chiedi a tuo Figlio che in noi tutti si realizzino pienamente i disegni del Padre! (Dom Helder Camara, citato da “ Prier ”, n. 5.
Maria celebra la Nuova Alleanza
Magnificat! Come dal cozzo tra pietre senza splendore sprizza la scintilla, così dal cozzo di queste sillabe sprizza gioia ed esultanza! Chi le pronuncia? Una donna povera,
Maria. Una donna che certamente non ha inventato nulla, ma ha attinto le parole della sua preghiera nell'Antico Testamento e ne ha fatto uno splendido mazzo floreale. Cosa straordinaria. Al centro, il cantico di Anna,
poi versetti di Salmi, citazioni dalla Genesi, dalle Cronache, da Isaia, Giobbe, Malachia, Abacuc, Ben Sira...
Il Magnificat ci perviene, così, carico delle speranze d'Israele e di tutte le speranze del mondo. Non è soltanto il canto di una donna, ma il canto di un popolo,
il canto dell'umanità. Il canto della Terra che si eleva verso il Cielo: il canto di un mondo peccatore in attesa di un Salvatore. E questo Salvatore è Maria che lo porta. Il suo Magnificat, infatti, non
si separa dal suo Fiat, dal “ sì ” ch'ella ha pronunciato nel giorno della Annunciazione e del “ sì ” ch'ella conferma ai piedi della croce.
Il Magnificat è, dunque, una creazione di Maria? Non del tutto: questa raccolta di Parole unite per cantare l'evento che domina la storia degli uomini rimane un tesoro
di riminiscenze bibliche e il dono stupendo offerto al mondo dalla “ Vergine del “Fiat” e del Magnificat ” (Giovanni Paolo II).
Il luogo teologico della cristianità non è il Muro del pianto di Gerusalemme, ma la Casa del Magnificat.
Fino a quando i cristiani accorderanno a Maria il diritto di abitare nella casa della loro esistenza, essi saranno più vicini alla gioia che al pianto (Cardinale Gioacchino
Meisner, Magnificat. Neuf éveques d'Europe commentent le cantique de Marie, Chalet, p. 18).
Fra le traduzioni del Magnificat... Maria non pregava né in francese, né in latino o greco, ma in aramaico, la lingua del suo paese. La sua preghiera ci
è pervenuta attraverso un testo greco. Questo testo del Vangelo di Luca è stato oggetto di numerose traduzioni.
Impossibile citarle tutte e dire quale sia la migliore. Importante è leggerle con occhi nuovi e cuore aperto all'azione di grazie. Come Maria.
Traduzione ecumenica
Grande è il Signore: lo voglio lodare.
Dio è mio salvatore: sono piena di gioia.
Ha guardato a me, alla sua povera serva:
tutti, d'ora in poi, mi diranno beata.
Dio è potente:
ha fatto in me grandi cose,
santo è il suo nome.
La sua misericordia resta per sempre
con tutti quelli che lo servono.
Ha dato prova della sua potenza,
ha distrutto i superbi e i loro progetti.
Ha rovesciato dal trono i potenti,
ha rialzato da terra gli oppressi.
Ha colmato i poveri di beni,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Fedele nella sua misericordia,
ha risollevato il suo popolo, Israele.
Così aveva promesso ai nostri padri:
ad Abramo
e ai suoi discendenti per sempre.
(Traduzione interconfessionale in lingua corrente,
Elle Di Ci, Torino. Alleanza Biblica Universale, Roma)
Traduzione scientifica
Partendo dal testo greco di san Luca, uno specialista di teologia morale, René Laurentin, ci offre una traduzione letterale che “ conserva le asperità e l'integralità
di questo forte testo ”. Tra parentesi, le principali referenze bibliche.
L'anima mia magnifica il Signore
(Sal 6968,31; 34,33,2)
e il mio spirito esulta
in Dio mio Salvatore
(1 Sam 2,1; Ab 3,18; Is 61,10)
perché ha guardato la povertà della sua serva.
D'ora in poi
(1 Sam 1,11)
tutte le generazioni mi diranno beata
(Mi 3,12; Gn 30,13)
Perché l'Onnipotente ha fatto per me
grandi cose
(1 Sam 2,2)
e la sua misericordia si stende
di generazione in generazione
su coloro che lo temono
(Sal 102103,17).
Ha spiegato la forza del suo braccio,
ha disperso
(Sal 8988,11)
i superbi nei pensieri stessi dei loro cuori.
Ha rovesciato i potenti dai loro troni
(Gb 12,18; 5,11)
e ha elevato gli umili
(Sir 10,14‑15, LXX; 1 Sam 2,6‑8).
Ha saziato di beni gli affamati
(Sal 107106,9)
e rimandato i ricchi a mani vuote
(Sal 3433,11).
Ha risollevato Israele suo servo
ricordandosi della sua misericordia
(Sal 9897,3)
come aveva detto ai nostri Padri
(Gn 12,3; 13,13; 22,18)
ad Abramo e alla sua discendenza per sempre.
(2 Cr 20; 1 Sam 2,10)
(Magnificat. Action de Grâces de Marie, D.D.B., p. 27)
Interpretazione poetica
Paul Claudel ha molte volte raccontato la sua conversione avvenuta il 25 dicembre 1886, nella chiesa di “ Notre Dame ” di Parigi, durante il canto del Magnificat. Egli
canta, in una sua libera espressione, il Magnificat nella terza delle “ Cinque Grandi Odi ” (_uvre poètique, Bibl. de la Plèiade, pp. 248‑249).
La mia anima magnifica il Signore.
O lunghe amare strade del passato, e il tempo
in cui ero solo, unico!
Il cammino in Parigi, quella lunga via
che scende verso Notre‑Dame!...
Tu mi hai chiamato per nome.
Come chi conosce, tu mi hai
scelto tra tutti quelli della mia età.
Mio Dio, tu sai quanto il cuore dei
giovani sia pieno di affetti e quanto
non faccia conto delle proprie sozzure e vanità!
Ed ecco tu sei qualcuno che
improvvisamente!...
O Madre del mio Dio, o donna tra tutte le donne!
Sei dunque giunta dopo quel lungo viaggio
fino a me ed ecco che tutte le generazioni
in me e fino a me ti hanno chiamata beata!..
Quanto il mio cuore è pesante nella lode e
quanto a fatica si eleva verso di te.
Come il pesante incensiere d'oro
carico d'incenso e di brace,
che per un istante vola al termine della sua catena
dispiegata
ridiscende, lasciando al suo posto
una grande nuvola, nel raggio di sole,
di denso fumo!..
Ed eccomi come il prete coperto
di un ampio manto d'oro che sta in piedi
davanti all'altare incandescente...
E fra poco ti prenderà nelle sue
braccia, come Maria ti ha, tra le sue braccia, preso...
Per mostrarti all'oscura generazione che giunge
alla luce per la rivelazione delle nazioni e
la salvezza del tuo popolo Israele,
secondo il giuramento una sola volta fatto a
Davide,
tu ti sei ricordato della tua misericordia,
e secondo la parola data ai tuoi
padri, ad Abramo e alla sua discendenza nei secoli.
(Tientsin, 1907, Cinq Grandes Odes, Magnificat)
JEAN‑MARIE SÉGALEN