lunedì 12 luglio 2021

Commento all‟Apocalisse

 


SUL CAPITOLO TERZO DELL’APOCALISSE 

 

Le ultime tre epoche della Chiesa militante 

 

§. I. 

La quinta epoca della Chiesa militante, quella afflittiva, che dal tempo di Leone X e Carlo V  giunge al Santo Pontefice e al forte Monarca. 

 

Cap. III, v. 1-6. 

 

  I. Vers.1. E all‟Angelo della Chiesa, che è in Sardi, scrivi: che ha i sette spiriti di Dio e le sette stelle, dice questo: “Io so le tue opere”. 

La quinta epoca della Chiesa cominciò sotto Carlo V Imperatore e il Sommo Pontefice Leo- ne X circa l‟anno 1520. Durerà fino al Pontefice santo e alla venuta del famoso grande Monarca, che verrà al mondo per restaurare ogni cosa, e sarà chiamato «aiuto di Dio». Quest‟epoca è epoca di afflizione, desolazione, umiliazione e povertà della Chiesa, ed è appropriatamente chiamata epoca purgativa, durante la quale Cristo Signore ha vagliato, e vaglierà ancora il suo grano, con guerre immani, sedizioni, carestie ed epidemie, ed altri orribili malanni; affliggendo, del pari, e impoverendo la Chiesa latina con molte eresie e cattivi cristiani, che le sottrarranno numerosi episcopati, e un numero sconfinato di monasteri, con le loro ricchissime prebende; ovvero gli stessi principi cattolici vesseranno e spoglieranno la chiesa con gravami e altre tasse, di modo che veramente possiamo lamentarci e dire con Geremia (Lamentazioni, cap. 1): La sovrana delle province fu sottoposta al tributo, la Chiesa è divenuta umile e vile, poiché gli eretici la bestemmiano e i cattivi cristiani ingiuriano gli Ecclesiastici, non v‟è più per loro onore e rispetto. E per mezzo di queste cose Dio vaglierà il suo grano e la pula getterà a bruciare nel fuoco, mentre il suo grano raccoglierà nei suoi granai. Insomma questo quinto stato della Chiesa è quello dell‟afflizione, dell‟assassinio, della defezione, pieno di tutte le sventure, e pochi sulla terra saranno risparmiati dalla guerra, dalla carestie e dalle epidemie; combatterà regno contro regno; e altri divisi in se stessi si dissolveranno; i principati e le monarchie saranno distrutte e quasi tutti saranno impoveriti e vi sarò una desolazione estrema sulla terra, cose che in parte sono già accadute e ancora dovranno avverarsi. E questi fatti saranno permessi dal giustissimo giudizio di Dio a causa della misura colma dei nostri peccati, in quanto noi e i nostri padri abbiamo compiuto il tempo della misericordia, in cui Dio attese che noi facessimo penitenza. Quest‟epoca è figurata nella Chiesa di Sardi, che significa „inizio della bellezza‟. Poiché, infatti, questa quinta epoca è quella delle tribolazioni, e delle sventure, e perciò purgativa, vien detta giustamente dal testo sacro „principio della bellezza‟, ovvero della perfezione, che seguirà nel sesto stato. Le tribolazioni, infatti, e la povertà e altre avversità sono inizio e causa della conversione, e l‟inizio della sapienza è il timore del Signore. Temiamo, quindi, Dio e apriamo gli occhi quando le acque e i flutti delle sventure ci sommergono; mentre quando ce ne stiamo felici, ciascuno sotto il suo fico e la sua vite, sotto l‟ombra dell‟onore, delle ricchezze e della quiete, ci dimentichiamo di Dio nostro Creatore e pecchiamo nella sicurezza. Per questo la Divina Provvidenza, che ha previsto sapientemente che la sua Chiesa, che vuole si conservi fino alla fine del mondo, sia sempre irrigata in determinate occasioni con l‟acqua delle tribolazioni, come fa l‟ortolano quando in tempo di siccità irriga il suo orto. A questo periodo corrisponde il quinto dono dello Spirito Santo, ossia il Consiglio, che è necessario per evitare i mali, o impedire mali maggiori, e per con- servare e promuovere il bene o beni maggiori. La Sapienza Divina sparse sulla Chiesa questo Spirito di Consiglio soprattutto nella quinta epoca 1) per affliggerla, in modo che non si impigrisca com- pletamente nelle ricchezze, nei piaceri e negli onori, e così vada in rovina; 2) per svergognare e con- fondere le numerose sette, che l‟eresiarca Lutero propagò nel mondo, contrapponendo il Concilio di Trento come lucerna in un luogo oscuro, guardando la quale i Cristiani sapessero, che cosa dovesse- ro credere. E se detto Concilio di Trento non si fosse opposto a quegli errori, molto più grande sarebbe stato il numero di coloro che avrebbe abbandonato la vera Fede. Tanta, infatti, era a quel tempo la babele delle opinioni, che gli uomini conoscevano a mala pena, quel che dovevano credere; 3) in contrasto con quell‟eretico e tutta la sua accolta di empi seguaci gli fu a ragion veduta opposto S. Ignazio di Loyola con la sua Congregazione, grazie alla cui attività apostolica, santità e dottrina è certamente avvenuto che la fede cattolica non si sia estinta in tutta l‟Europa; 4) con sapiente disegno, mentre la fede cattolica e la Chiesa venivano meno in gran parte dell‟Europa, si trasferivano nelle Indie, in Cina, in Giappone e presso altre lontanissime genti, tra le quali oggi è assai fiorente e il santo Nome di Dio è conosciuto e glorificato ecc. A quest‟epoca della Chiesa corrisponde la quin- ta età del mondo, che va dalla morte del Re Salomone fino alla cattività Babilonese inclusa, e 1) come in quella età per consiglio del Re Geroboamo Israele cadde nell‟idolatria, rimanendo cultori del vero Dio solo le tribù di Giuda e di Beniamino, così nel 5° stato della Chiesa una grandissima parte della Chiesa latina ha abbandonato la vera fede ed è caduta nell‟eresia, rimanendo solo un piccolo numero di buoni cattolici; 2) come allora la Sinagoga e tutto il popolo ebraico fu vessato dalle genti e spesso abbandonato alle spoliazioni, così ora i Cristiani e l‟Impero Romano e tutti gli altri regni di quali calamità non sono afflitti? Forse che l‟Inghilterra, la Boemia, l‟Ungheria, la Polonia, la Francia, ed altri regni non piangono oggi calde, anzi, lacrime di sangue, testimoniando quel de- plorevole stato? 3) Come infine Assuero si mosse da Babilonia coi Caldei, prese Gerusalemme, smantellò il Tempio, incendiò la città, infranse il Santo dei Santi, e ridusse il popolo eletto in schiavitù ecc., così oggi nel quinto stato della Chiesa v‟è da temere che tra non molto, in verità, i Turchi faranno un‟invasione, i quali meditano di fare alla Chiesa latina cose meno feroci, poiché è ormai giunta al colmo la misura di gravissimi delitti e abominazioni; 4) come nella quinta epoca del mondo il regno d‟Israele e quello di Giuda erano assai deboli e andarono sempre più declinando, finché prima il regno d‟Israele, poi quello di Giuda furono completamente annientati; così in questa quinta età della Chiesa constatiamo che l‟Impero Romano è un regno diviso, pieno di disordini, al punto che corre il pericolo di andare totalmente in rovina, come è già accaduto all‟Impero d‟Oriente nell‟anno 1453. Corrisponde infine a questo quinto stato il quinto giorno della creazione del mondo, in cui Dio creò gli animali striscianti dell‟acqua e gli uccelli del cielo, che significano la più gran libertà. Che cosa infatti v‟è di più libero dei pesci che nuotano nell‟acqua e degli uccelli dell‟aria? Così nel 5° stato della Chiesa la terra e i mari sono pieni di animali striscianti e di volatili. Costoro sono gli uomini meschini e carnali, i quali, grazie alla permessa libertà di coscienza e di religione, che anche nell‟ultimo trattato di pace fu concessa, strisciano e volano dietro ai loro piaceri e desideri carnali. Ognuno infatti agisce e crede come vuole. Di costoro bene scrisse l‟Apostolo San Giuda nella sua Lettera [vv. 10, 12, 13, 16, 19]: Costoro bestemmiano quel che ignorano, e quelle che cose che conoscono come i muti animali, son quelle che li conducono a perdizione. Questi sono macchie nelle loro agapi, ponendosi insieme a mensa senza rispetto, pascendo se stessi, nuvole senz’acqua, portate qua e là dai venti, alberi d’autunno, senza frutti, due volte morti, sradicati, onde furiose del mare, che spumano le proprie turpitudini, stelle erranti, ai quali son riservate in eterno le tenebre più profonde. E sotto: Costoro sono mormoratori queruli che vivono secondo i loro appetiti, e la lo- ro bocca parla di cose superbe, e se lodano qualcuno è per fini interessati. Costoro son quelli che generano le divisioni, animaleschi, privi dello Spirito. In questo miserabile epoca della Chiesa si in- fiacchisce e snerva l‟osservanza  dei divini e umani precetti; non si tengono in nessun conto i sacri Canoni; la disciplina ecclesiastica nel Clero, come quella politica tra il popolo, non è osservata. Per cui siamo come i rettili della terra, i pesci del mare e i volatili del cielo, poiché ciascuno è trascinato dalla ruota della propria nascita ad operare e credere quel che vuole. 

 II. Per cui aggiunge: Colui che ha i sette spiriti di Dio e le sette stelle, dice questo. Per sette Spiriti s‟intende il settiforme Spirito Santo, il quale operò in ogni terra per rivelare alle genti la veri-tà della fede. Le sette stelle invece indicano l‟insieme dei Vescovi e dei Dottori, come si ricava dal sopracitato versetto, Colui che ha i sette spiriti di Dio e le sette stelle, non è altri che Gesù Cristo, il Figlio di Dio, a cui è stato dato ogni potere in cielo ed in terra, che può disporre dei sette Spiriti del- la vera Fede e delle sette stelle, ovvero i Prelati e i Dottori, così da poterceli togliere a causa dei no- stri gravissimi delitti e delle durezza del nostro cuore, e trasferirli a genti lontanissime, come in par- te è avvenuto, visto che abbandonò gran parte dell‟Europa, mentre ricevettero la luce della vera fede i popoli delle remotissime Indie, che sedevano nelle tenebre, per mezzo di S. Francesco Saverio e di altri Dottori; e pure è da temere che non si allontani del tutto da noi, se presto non facciamo peni- tenza e viviamo una vita degna di Cristo. Con queste parole iniziali, dunque, vuole eccitare la sua Chiesa ad un salutare timore, poiché il timore del Signore è l‟inizio della sapienza. E poiché non v‟è, né può esservi, punizione peggiore, di quando Dio percuote con furore il suo popolo, gli toglie il dono della vera fede, e permette che invece di veri Dottori abbia dei seduttori, e Cristo ha l‟assoluto potere e la libera volontà di togliere lo spirito buono e il dono della fede e può trasferirlo ad altri in pena delle abominazioni e del nostro cuore impenitente, dovremmo noi tutti, percossi giustamente da un santo timore, in sacco e cenere di vera penitenza, prostrarci umiliati ai piedi di Gesù Cristo, e dire col Regale salmista: Non mi rigettare dalla tua faccia, e il tuo santo Spirito non toglier via da me; rendimi la gioia della tua salvezza, e con nobile spirito confortami ecc. (Ps 50, 13- 14). So le tue opere: con queste parole condanna le opere di questa quinta epoca. So: ben conosco le tue opere malvage, piene di imperfezioni, false ed ipocrite, che hanno una certa qual apparenza di pietà, ma mancano di vera carità. Le tue opere: la loro apparenza, lo splendore e l‟esteriore santità. So le tue opere: non mi è nascosto (a me che scruto nell‟intimo i cuori) che esternamente le tue ope- re hanno una certa apparenza di bene, ma internamente sono malvage e letali. Per cui dice e aggiunge: hai nome di vivo, e sei morto. Possiamo aver nome di vivere spiritualmente in Cristo come nostro principio vitale in tre modi: 1) per la fede in Cristo, per cui ci diciamo Cristiani; 2) con le opere di giustizia e di carità in Cristo, come vive colui che non è in peccato mortale e sta in grazia di Dio; 3) con l‟osservanza dei consigli evangelici, nell‟episcopato, nel sacerdozio e negli ordini clericali, con quella consacrazione speciale che si fa con la professione dei voti religiosi, vita che professano tutti coloro che, abbandonati i fasti, le ricchezze e i piaceri di questo mondo, si dedicano e vivono solo per Dio e per Cristo, ma, poiché altri falsamente si attribuiscono il merito di vivere in questo santo modo, qui accusa soprattutto la quinta epoca della Chiesa, che è singolarmente proclive a que- sto vizio. Il che si prova dalle seguenti deduzioni: 1) tutti gli eretici, che in questa quinta epoca han- no devasto come cavallette la terra, si gloriano del nome di Cristiani, dicono di esser loro i veri Cristiani e di vivere in Cristo, e tuttavia sono tutti morti e moriranno in eterno se non si pentono; poi- ché hanno Dio e il suo Figlio Gesù solo sulla bocca, il diavolo invece nel cuore, e il mondo in ma- no. 2) Quanti sono le miglia di Cristiani freddi nella carità in questo sventurato periodo? Costoro in- fatti, osservando il felice successo mondano degli eretici, e considerando i costumi degli ecclesiasti- ci e il loro successo, si dicono cattolici per un certo rispetto e timore umano; ma internamente sono morti nell‟ateismo e indifferentismo, nel calvinismo, e macchiavellismo, e nell‟odio verso il ceto ecclesiastico. Hanno il nome di vivi in Cristo, quelli che fingono la pietà, simulano la religione, e fanno mostra di esser pii, mentre davanti ai Principi e ai loro Signori si comunicano e confessano con i Cattolici; si danno ad opere pie; frequentano padri religiosi; danno il loro apporto con la paro- la, l‟esempio e il consiglio nella costruzione di monasteri e collegi, e tutto questo fanno per vantarsi del nome di veri cristiani, per trovar grazia presso gli uomini e i grandi, di modo che i propri occulti disegni e progetti sotto l‟apparenza di devozione e di pietà possano realizzarsi più facilmente, sicu-ramente e senza rischi, cosicché poi vengano loro affidati e commissionati molti prestigiosi incari- chi. 3) Se poi passiamo a considerare il piccolo numero dei Cattolici, la loro giustizia è imbrattata come il panno della donna mestruata; i più infatti sono schiavi dei piaceri, e morti nei loro peccati. Sono schiavi delle apparenze; si gloriano delle cose esteriori; ma non si tiene una pecora che non dà lana, poiché la carità si è raffreddata e ci si cura solo dei propri comodi. La giustizia, l‟onestà e l‟equità sono per lo più bandite dai tribunali, ma vi  regna il favoritismo e la corruzione, e le liti non hanno mai fine. Al posto dell‟umiltà si insediò il fasto e la superbia, che chiamano condizione di- gnitosa. Si irride alla semplicità cristiana, che vien detta fatuità, e la sapienza consiste per loro in un sapere astruso, e il diritto, i canoni, i precetti e i principi della fede vengono ingarbugliati in que- stioni futili e stolte. Così non vi è ormai alcun principio dottrinale, per quanto santo, autentico e an- tico, che non sia sottoposto a censure, interpretazioni, limitazioni e umane disquisizioni. Si va in chiesa, ma senza rispetto per la presenza di Dio onnipotente; si ride, si chiacchera, si gioca, si vaga e si provoca con lo sguardo. Il corpo è ornato di vesti, l‟anima insozzata da sordide sconcezze; si di- sprezza e disdegna la parola di Dio; la Sacra Scrittura non è per nulla stimata; mentre Machiavelli, Bodino ed altri simili autori sono molto considerati e stimati; i figli sono educati nella disobbedien- za, nella scostumatezza, nella futilità, nella volgarità, nell‟irreligione, poiché vengono amati dai ge- nitori in modo disordinato; tutto vien lasciato correre, mai sono puniti, non vien osservata la santa disciplina della famiglia. I padri dovrebbero educare i figli perché siano semplici, retti, veraci e pii Cristiani, ma si preoccupano maggiormente che divengano uomini di mondo, e stimano essere un fanciullo di belle speranze, un ragazzo di indole ottima, colui che sa parlare lingue straniere e cono- sce usi di vari popoli, colui che sa usare la dissimulazione e la finzione; che dice una cosa con la bocca e pensa l‟opposto nel cuore; che sa adattarsi a tutte le circostanze come un istrione; che sa fa- re il faceto in modo elegante ecc.; e così quest‟epoca pone a fondamento della giustizia e della vita la menzogna, l‟apparenza esterna, il fasto e il favore degli uomini, trascurando l‟interna e vera giu- stizia, che sola piace a Dio. 4) Altro non dirò dei prelati e religiosi se non che versano in uno stato miserabile. Molti „hanno il nome di vivi‟, ma sono morti. Da ciò è chiaro come Cristo accusi questa quinta epoca della Chiesa con le parole seguenti: Hai nome di vivo, e sei morto. Quanto pochi infatti sono coloro in quest‟epoca che vivono veramente e servono il Signore Dio suo e sono amici di Cri- sto? Ecco, dunque, il senso delle parole: hai nome di vivo, e sei morto nei falsi dogmi; sei morto nell‟ateismo e machiavellismo; sei morto nell‟ipocrisia e menzogna delle tue abominazioni; sei morto nei piaceri e nelle delizie; sei morto nell‟arroganza, ambizione e superbia; sei morto nei pec- cati carnali, e nell‟ignoranza dei misteri e delle cose necessarie a sapersi per salvar l‟anima; sei morto nell‟irreligiosità e nel disprezzo della parola di Dio e perché la tua carità s‟è raffreddata, che è la sola e vera vita in Gesù Cristo. 

 III. Vers. 2. Sii vigilante, e conferma quel resto che stava per morire. Con queste parole si esortano i Papi, i Vescovi ed i Prelati, che vivranno durante tale epoca della Chiesa, perché siano pastori vigili e solleciti, dato che tanto più lo devono essere,  quanto incombono tempi più pericolo- si, in cui compaiono molti più lupi mescolati alle pecore, le quali, se non sono confermate dalla do- verosa sollecitudine e vigilanza degli ecclesiastici sono più facilmente corrotte, rapite e uccise. Per cui si dice espressamente: Sii vigilante, ossia nella preghiera a Dio a favore di chi ti è stato affidato, per i deboli nella fede, nell‟amore per i peccatori. Il fondamento infatti della vera vigilanza, cura e sollecitudine pastorali è l‟umile, frequente e fervente preghiera per le proprie pecore, per quelle sa- ne, in vero, per conservarle, per quelle male, per guarirle, per quelle traviate, per ricondurle sulla via della verità ecc. Sii vigilante riguardo alla tua persona, affinché le tue parole, i tuoi pensieri e le opere siano buone, sante ed irreprensibili, affinché tu sia casto, sobrio, pudico, mite, pacifico e in- dulgente. Sii vigilante, affinché in ogni cosa tu appaia modello di opere buone. Sii vigilante, riguar- do alla tua casa e ai tuoi domestici, affinché la tua casa sia come un luogo santo, incontaminato dal- le fornicazioni e dalle sozzerie. Sii vigilante nella sana dottrina e ortodossa, così da proclamarla al popolo nelle prediche e ai bambini nel catechismo. Sii vigilante, in modo che ciascuno compia il suo dovere, Vescovi e Prelati. Sii vigilante, proteggendo, consolando, esortando, correggendo, esa- minando, e visitando con sollecitudine i parroci, gli ecclesiastici tuoi sudditi ed i predicatori. Sii vi- gilante, in modo da accogliere coloro che sono ben istruiti nella sana dottrina, così farne buoni ve- scovi, canonici, prelati, parroci e pastori delle anime che ti sono affidate. Sii vigilante, contro la pravità eretica, contro le false pubblicazioni degli eretici, contro i cattivi e falsi cristiani, contro i malvagi costumi, i pubblici vizi, gli scandali, i furti e gli adulteri. E conferma, ovvero conserva i pochi cattolici, che muoiono a poco a poco  e cadono nell‟eresia e nell‟ateismo a causa della scarsa vigilanza dei pastori. Il testo dice significativamente: quel resto che stava per morire. Usa il verbo all‟imperfetto 1) perché in Europa, come detto più volte, grazie al Concilio di Trento, alla Compa- gnia di Gesù e ad altri uomini pii, fu conservato nella vera fede un resto di Cattolici, i quali, se non si fossero impiegati tali rimedi, sarebbero senz‟altro caduti nell‟eresia e spiritualmente morti; 2) di modo che Vescovi, prelati e pastori d‟anime intendano che la salvezza e la morte delle anime, re- dente dal prezioso Sangue di Cristo, non dipende dal caso, o da una cieca predestinazione di Dio, come pensano scioccamente i pigri e gli empi, ma la vita eterna proviene dalla vigilanza, cura e sol- lecitudine pastorale, e la dannazione dalla negligenza, dallo scandalo e dalla trascuratezza dei pasto- ri. 

 IV. Sii vigilante, e conferma quel resto che stava per morire. Anche questo ci viene incul- cato e gridato alle nostre orecchie dal Profeta, affinché siamo vigilanti, poiché ci troviamo in un‟epoca malvagia, in un tempo pieno di pericoli, calamitoso; rifiorisce, infatti, ovunque l‟eresia, e alza la testa e prende forza e corpo sempre più, come non mai. Gli eretici dovunque prevalgono, e trionfano nell‟Impero, nei regni, negli stati, ingrassati delle spoglie dei beni della Chiesa. Per questo molti cattolici s‟intiepidiscono nella fede, molti tiepidi vengon meno, moltissimi sono scandalizzati in cuor loro. Anche le guerre sono fomite di ignoranza riguardo a quel ch‟è necessario sapersi della fede, e la corruzione dei costumi s‟accresce tra le armi e i soldati, i quali raramente hanno buoni pa- stori, predicatori e catechisti. Ne segue che l‟intera generazione rimane del tutto incivile e rozza, di dura cervice, che si cura e sa poco o nulla di Dio, del cielo, della vita onesta. Apprendono le rapine, i furti, le bestemmie, le menzogne, l‟inganno del prossimo. La maggior parte dei cattolici sono tie- pidi e ignoranti, circondati dagli eretici, i quali si gloriano e giubilano del loro buon successo, e se- ducono i cattolici, i quali al contrario sono scoraggiati, poveri e sconsolati. Frattanto nessuno studia la Sacra Scrittura, poiché i genitori sono privi di mezzi, i seminari giacciono per lo più in abbando- no, perché non beneficiano delle consuete e dovute entrate con cui vennero istituiti. Da queste cose e altre miserie appare chiaramente quanto grave pericolo di perdere la fede cattolica incomba nell‟Impero Romano. Siate quindi vigili, o Vescovi e Prelati della Chiesa di Dio, e badate con sag- gezza a voi stessi e a tutto il vostro gregge, in modo che possiate avere durante la cattiva stagione assennati, pii e dotti sacerdoti e pastori, che con la sana dottrina e il buon esempio illuminino le loro pecorelle, e le nutrano e confermino nella fede cattolica. Sii vigilante e conferma quel resto che stava per morire: perché infatti non ho trovato compiute le tue opere al cospetto del mio Dio. Cri- sto Signore qui parla come uomo e capo della Chiesa invisibile, a cui la Divinità dall‟abisso infinito della sua eterna prescienza gli rivelò i peccati e le cadute dei pastori e di tutti i membri a venire, af- fidandogli anche la loro correzione. Rimprovera qui l‟insufficienza e la carenza di quella vigilanza e cura pastorale, che Dio pretende dai Vescovi e Prelati della Chiesa. Per questo significativamente si aggiunge la particella infatti, che connette la frase antecedente con la successiva. Sii vigilante … infatti non ho trovato compiute le tue opere al cospetto del mio Dio: ossia non fai il tuo dovere come potresti e dovresti fare, non sei abbastanza vigile e sollecito riguardo alle pecore che ti sono state affidate, poiché le tue opere non sono compiute, ovvero non sono perfette nella carità, e perché hai pochissima cura della salute delle anime. Non ho trovato compiute le tue opere, riguardo alla disciplina, all‟educazione, all‟incremento e alla visita di quelle. Non ho trovato compiute le tue opere, poiché non cammini, come anch‟io feci su comando del Padre mio, cioè nell‟umiltà, nella povertà e rinuncia della magnificenza di questo mondo. Per questo dice: Infatti non ho trovato compiute le tue opere al cospetto del mio Dio. Non sono secondo la sua volontà, contro la quale tu operi, pascendo te stesso,  mentre, accecato dall‟amor proprio, indulgi ai piaceri, ti abbandoni al fa- sto, ti gonfi per gli onori, sperperi il mio patrimonio in banchetti, nella corte, nello splendore dei pa- lazzi, nel numeroso seguito, in carrozze e cavalli, nell‟innalzare e arricchire i parenti e in uno sfarzo che mal s‟addice anche ad un secolare, anziché impiegarlo nel sostenere i poveri, consolare le ve- dove e gli orfani, e aiutare quelle regioni dove i Cattolici sono privi di mezzi, e, spogliati dei beni dalle depredazioni degli eretici ed altri, vivono oppressi a causa della mancanza di aiuti umani. O nell‟educare i giovani poveri negli studi, in modo da supplire alla carenza di buoni pastori; o nella ricostruzione delle chiese diroccate. E dato che tutte queste opere sono proprie dell‟ufficio pastora- le, e tuttavia non sono state fatte, non ho trovato compiute le tue opere al cospetto del mio Dio, al cui sguardo appare tutto ciò, e per questo sarai senza scuse quando ti giudicherà. 

 V. Vers. 3. Prosegue poi: Ricordati dunque che cosa hai ricevuto e udito, e osservalo, e fai penitenza. Qui si contrappone il rimedio alla ferita, rimedio che consiste in cinque cose. 1) Ricorda- ti. Queste parole indicano la frequente considerazione e stabile e ferma memoria di una cosa seria e di grande importanza, ovvero del dovere e dell‟impegno pastorale, il quale essendo di massima rile- vanza, è pure un obbligo gravissimo, che Vescovi, Prelati, e tutti gli altri pastori d‟anime devono sempre volgere nell‟animo, scriverlo nella memoria a caratteri di fuoco. Il primo rimedio fonda- mentale quindi è la correzione dei peccati e della negligenza degli uomini di Chiesa, in modo che abbiamo ben fermo e ben sappiano quale sia il loro dovere e obbligo. Per cui si dice secondariamen- te 2) ricordati dunque che cosa hai ricevuto, ad indicare l‟eccellenza dell‟ufficio e incarico episco- pale e pastorale, che è santo, accettato per mano degli Angeli su ordine di Dio, non in ordine ad un qualche regno terreno, ma a favore delle anime, per la cui salute Io, eterno Figlio di Dio, Re dei Re e Signore dei Signori, sono disceso dal Cielo, mi son fatto uomo, son nato in una stalla, posto tra dei giumenti, ho vissuto 33 anni in povertà e umiltà, sono morto in croce tra due malfattori. Per cui non hai ricevuto quest‟incarico per essere adorato o onorato dagli uomini, per passar il tempo tra i piace- ri e i banchetti, per ammassare oro e argento, innalzare e arricchire la tua famiglia, per imitare il fa- sto e la vanità del mondo, ma per essere imitatore mio e dei miei santi, e per mostrarti santo e im- macolato, e tanto più separato dagli uomini, quanto più alto, santo e perfetto è il ministero che hai ereditato. Che cosa hai ricevuto, ovvero un grave incarico, pieno di preoccupazioni, assilli e perico- li, per il quale si esige una sollecita vigilanza, il timor di Dio, una continua preghiera e una casta so- brietà ecc. Che cosa hai ricevuto, a qual fine sei stato istruito e formato, ossia per il Papato, l‟Episcopato e il Sacerdozio, ovvero per pascere il gregge che ti è stato affidato, e illuminare come una lampada in un luogo oscuro, e come il sale della terra dar sapore spiritualmente alle anime e al- le menti dei uomini, e come il capo vivificare le membra e il corpo ecclesiastico. Che cosa hai rice- vuto, ossia tanti doni di natura ricevuti dal mio Dio, e doni di grazia avuti senza merito, ma non co- me loro padrone, ma perché li impieghi come il buon fattore; non per nasconderli nel sudario dell‟amor proprio, o sotterrarli nella terra dei piaceri e degli onori, ma per farli lucrare spiritualmen- te al mio Dio in opere di misericordia, di carità, nel consolare le vedove e gli orfani, nel nutrire i poveri e i miserabili sull‟esempio dei mie Santi. Per cui si aggiunge per terzo: E hai udito, pensa come io camminai e diedi la mia vita per le mie pecore, come narra il Vangelo. E hai udito, nelle vite e negli Atti dei miei Apostoli, qual vita condussero. E hai udito, come si comportarono i tuoi predecessori, i Papi, i Vescovi, e i Prelati della mia Chiesa. Senza dubbio umili, poveri, prudenti, sobri, casti, zelanti, e ornati di tutte le virtù. Per cui allo stesso modo in cui vissero e si condussero in questo mondo il tuo Signore e Maestro, gli Apostoli, gli altri Santi, e amici di Dio e i Padri tuoi predecessori, così cammina e comportati anche tu. E hai udito, memore della disciplina stabilita nei Sacri Canoni, negli scritti dei SS. Padri, nei Concili ecumenici, provinciali e diocesani. E hai udito, soprattutto ciò che è stato stabilito da osservarsi riguardo alla vita e onestà e riforma dei costumi nell‟ultimo Concilio Tridentino. Per cui subito si aggiunge in quarto luogo: E osservalo, parole che ci incitano ad attenersi alle predette cose, e in pari tempo riprendono il particolare difetto di quest‟epoca, che consiste proprio nella mancata osservanza di quelle. È infatti un‟epoca carnale e delicata, che si gloria di molte e sublimi conoscenze, poiché conosce molte cose buone, ma non le mette in pratica. Abbiamo tanti Sacri Canoni, tanti salutari decreti di Concili ecumenici e Sinodi, tante raffinate leggi civili, tanti libri spirituali, tanti esegeti della Sacra Scrittura, tanti scritti dei SS. Padri, pieni di zelo ed unzione, tanti esempi di Santi, eppure mettiamo in pratica così poco, perché siamo figli di un tempo carnale. Per cui Cristo ci ammonisce e riprende perché lo imitiamo, e met- tiamo in pratica i suoi insegnamenti, seguendo la via buona che conosciamo, e camminiamo come Lui camminò e sui Santi con lui. Dice poi in quinto luogo: E fai penitenza, far penitenza comporta tre cose: 1) che l‟uomo riconosca e confessi il suo peccato; 2) che con cuore contrito ed umiliato chieda perdono a Dio; 3) espii i suoi peccati e difetti con una piena soddisfazione, e cambi in me- glio vita e costumi. Ma poiché questa pessima generazione del quinti stato della Chiesa è comple- tamente manchevole su questi tre punti, Cristo esorta assai convenientemente in primo luogo la sua Chiesa alla penitenza, quale unico e necessario rimedio per risuscitare l‟anima, che è morta, alla vita spirituale, ma non solo, anche come mezzo per placare e allontanare da noi l‟ira di Dio, che già si versò sopra questa generazione e che si verserà fino alle estreme conseguenze, se non fa penitenza. E tuttavia nessuno vuol pentirsi. Il che si dimostra dalle seguenti deduzioni: 1) gli eretici, infatti, che sono morti nella loro eresia, disprezzano la penitenza, e non riconoscono, né vogliono rendersi conto della loro miserabile condizione, anzi se ne gloriano, e dicono di star ottimamente, e tuttavia sono morti; 2) tra i Cattolici pochi se ne trovano che riconoscano i loro difetti e peccati. Tutti i Ve- scovi, Prelati e pastori d‟anime e della Chiesa sostengono di far sempre il loro dovere, di essere vi- gilanti, di vivere conforme al loro stato. Allo stesso modo gli Imperatori, i Re, i Principi, i Consi- glieri e i Giudici si vantano delle loro buone azioni passate e presenti. Tutti i membri degli ordini sacri parimenti pretendono di essere innocenti. Infine lo stesso popolo, dal piccolo al grande, suole dire: Che ho fatto o faccio di male? Così tutti si giustificano. La divina sapienza e Bontà, allora, per condurre alla penitenza questa pessima generazione, mandò quasi continue sventure di guerre, epi- demie, carestie ed altre sciagure, e ultimamente afflisse l‟intera Germania con trent‟anni  di conti- nue e straordinarie calamità, affinché infine aprissimo gli occhi, riconoscessimo i nostri peccati, chiedessimo perdono a Dio con cuore contrito e umiliato, ed emendassimo la nostra vita e i nostri costumi (ciascuno conforme alla propria condizione) cambiandola in meglio. Invece siamo divenuti peggiori, e così accecati, da non credere neppure, che questi mali ci son piovuti addosso per i nostri peccati, come insegna la Sacra Scrittura: Non vi è male (pena) in Israele, che non abbia fatto il Si- gnore. Per cui è da temere che l‟ira di Dio si scateni ancor più contro di noi, come ci minacciano i seguenti versetti. 

 VI. Vers. 3. Se non vigilerai, verrò da te come un ladro, e non saprai a che ora verrò da te. Dopo aver indicato il rimedio, segue una grave minaccia contro la Sua Chiesa. Se non vigilerai, destandoti una buona volta dal pesante sonno dei piaceri, dei peccati e della tua ignavia, nei quali fin adesso hai dormito. Verrò da te, suscitando dei mali contro di te. Parla al futuro, perché, come detto più volte, la longanime Bontà di Dio cerca sempre di differire e procrastinare la sua ira. Ma perché non ci illudiamo, che per questo ritardo noi ci troviamo fuori tiro, aggiunge: Verrò da te, certamente e infallibilmente. Del pari in altro luogo ci ammonisce la S. Scrittura: Aspettalo. perché certamente verrà e non differirà (Ab., II, 3). Come un ladro: paragona alla venuta di un ladro la vi- sita e l‟invio del castigo. Il ladro, infatti, 1) di solito viene improvvisamente e in modo inaspettato; 2) mentre gli uomini dormono, 3) scassina la casa, 4) e compie la rapina. Così sarà il castigo che Dio susciterà contro la sua Chiesa. Questo male sono gli eretici e i tiranni, che giungono all‟improvviso e in modo inaspettato, e, dormendo i Vescovi, i Prelati e i pastori, scassinano la Chiesa, la casa di Dio, e prelevano e rubano gli Episcopati, le Prelature e i beni ecclesiastici, come vediamo essere accaduto in Germania e nel resto dell‟Europa. E v‟è pure il rischio che rapinino e s‟impadroniscano anche del poco che è rimasto. Verrò da te come un ladro, suscitando contro di voi popoli barbari di tiranni, che, come il ladro, verranno d‟improvviso e inaspettatamente prenden- do il sopravvento, mentre voi dormite nei vostri inveterati piaceri, sordidezze e abominazioni. Scas- sineranno le fortezze e i depositi. Entreranno in Italia e devasteranno Roma, incendieranno le Chie- se e si impossesseranno di ogni cosa, se non farete penitenza e vi desterete dal sonno dei peccati. E non saprai a che ora verrò da te. Qui si tocca l‟accecamento, con cui Dio è solito colpire i Principi del popolo, affinché non sappiano prevedere, e di conseguenza neppure provvedere ai malanni che incombono. Nasconde loro infatti con il sonno dei piaceri la gravità del castigo, affinché improvvi- samente e non aspettato li colpisca per vendicarsi. Così dice: E non saprai a che ora verrò da te. È nascosto ai tuoi occhi il momento della mia visita, e non potrai più provvedere alla sciagura, né pre- pararti al combattimento, poiché arriverà in fretta, sommergendoti come la piena di un fiume, come la freccia scagliata, come il tuono, e un cane impetuoso.  

Vers. 4. Hai però alcune pochi nomi in Sardi, che non hanno contaminato le loro vesti. Segue l‟elogio dei pochi fedeli rispetto alla restante moltitudine sulla terra. Benché infatti la Chiesa sia nella desolazione, e il mondo posto sotto l‟influenza del maligno, sempre però il Signore Iddio ha e si riserva dei suoi santi amici, affinché non si corrompa del tutto ogni cosa, e costoro, come la luce del mondo e la lampada ardente, brillino in questo mondo, affinché le tenebre non avvolgano tutto. Che non hanno contaminato le loro vesti. Con queste parole s‟indica la peculiarità delle sor-dide e immonde passioni, delle quali tutto il mondo è in preda, è come coperto e in modo miserabile infetto, a parte quei pochi che rimangono immuni da tale contagio. Ma si prende la metafora della „contaminazione delle vesti‟, per indicare le sozzure che ci insudiciano: 1) il fango e lo sterco nel camminare; 2) le sconcezze di varie sporcizie per conservare la vita materiale, 3) la lebbra e la pe- stilenza. Con queste tre metafore si indicano qui la generalità dei gravissimi peccati e delle sconcez- ze nelle quali tutto il mondo (eccetto pochi) giace miseramente, langue e patisce fino a morirne. Questa generazione è infatti oltremodo malvagia, delicata, effeminata, molle, carnale, avara e su- perba. Per cui giace immersa nel fango dei piaceri e delle godimenti, e delle eresie, è dimentica del Signore suo Creatore, eccetto quei pochi, in tale diversità di condizioni diverse e moltitudine di uo- mini sulla terra, che ancora credono con tutto il loro cuore nel Signore Dio suo nei cieli, sperano nella sua Provvidenza, servono Gesù Cristo secondo la vocazione del loro stato e amano Dio e il prossimo. Per cui aggiunge: nomi, ossia coloro che per il loro scarsissimo numero possono facil- mente esser chiamati per nome. Così dice: il cui nome è scritto nel libro della vita, per la scarsezza di coloro che si salvano. Molti sono infatti i chiamati, ma pochi gli eletti. E cammineranno con me in vesti bianche, perché ne sono degni. Qui si riferisce al modo di vivere di Cristo sulla terra, al cui esempio questi pochi si conformano. Cristo camminò in vesti bianche, 1) perché si comportò con gli uomini con somma mansuetudine, purezza, umiltà, povertà, pazienza e disprezzo di sé, cose in- dicate appunto con l‟espressione in vesti bianche; 2) camminò vestito di bianco quando, durante la sua benedetta Passione, disprezzato da Erode, gli si fece indossare un veste bianca, e, giudicato un uomo stolto, fu rimandato a Pilato; così i pochi, che si mantengono immacolati in questo mondo, cammineranno ad esempio di Cristo sulla terra in grande umiltà, povertà, e mansuetudine. Alzeran- no gemiti nel loro cuore all‟indirizzo del loro Signore e Dio, sopporteranno innumerevoli affronti, e saranno disprezzati ed irrisi dai mondani, poiché la loro vita e la loro condotta sarà stimata pazzia e fatuità. Così il mondo suole fare e sempre ha fatto nei riguardi dei Santi di Dio, anzi non temette di farlo anche nei confronti del suo Figlio suo Unigenito, che inviò dai cieli per salvare il mondo. Per cui dice in consolazione dei suoi amici: Vi do questo comando, che vi amiate gli uni gli altri. Se il mondo vi odia, sappiate che prima il mondo odiò me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe quel che è suo, ma poiché non gli appartenete, ma io vi scelsi dal mondo, perciò vi odia. Ricordatevi del- le parole che vi ho detto. Non v’è servo maggiore del suo padrone. Se hanno perseguitato me, per- seguiteranno anche voi. (Giov., V). L‟amicizia di questo mondo è inimicizia agli occhi di Dio e vi- ceversa. Per cui prosegue: Perché ne sono degni. È infatti un ammirabile atto di amicizia e di de- gnazione di Dio nei confronti dei giusti, suoi amici, volere e permettere che essi in questo mondo andassero in giro coperti di pelli di pecora e di capra, disprezzati, poveri, vili, afflitti da tribolazioni e persecuzioni, offese e ingiurie, da tentazioni, al freddo e nudi ecc. Al contrario il mondo, e quelli che gli appartengono, prosperano tra i godimenti, vivono nello sfarzo, tra le ricchezze; ridono, si al- lietano in mezzo ad ogni bene, mentre il giusto patisce. E questa è l‟amicizia di Dio verso i suoi eletti, di cui il mondo è indegno, come si legge nell‟Epistola agli Ebrei: Altri poi furono torturati, non accettando la liberazione loro offerta, per ottenere una migliore risurrezione. Altri, infine, su- birono scherni e flagelli, catene e prigionia. Furono lapidati, torturati, segati, furono uccisi di spa- da, andarono in giro coperti di pelli di pecora e di capra, bisognosi, tribolati, maltrattati - di loro il mondo non era degno! (11, 35-38).  Consapevoli di questo gli Apostoli del Santissimo Iddio si pre- sentavano ilari avanti coloro che dovevano giudicarli, poiché erano stimati degni di patire per il Santo Nome di Gesù. 

VII. Vers. 5. Chi vince sarà così vestito di bianco. In queste parole si contiene la promessa del premio, della retribuzione e della piena consolazione, che vi sarà nell‟altra vita, con la qual promessa esorta noi suoi soldati e ci stimola alla vittoria. Chi vince, ossia il mondo, la carne e il diavolo. Chi vince, sottraendosi al giogo del demonio (a cui era soggetto per i peccati e i piaceri) con la penitenza, l‟amor di Dio e del prossimo, che copre la moltitudine dei peccati. Chi vince, per- severando nella vera fede cattolica in mezzo a tante defezioni, scandali, e afflizioni che patiscono i Cristiani. Chi vince le persecuzioni, le tribolazioni, le angustie, e le calamità promosse dagli eretici e dai cattivi cristiani. Chi vince le malignità, gli inganni e le menzogne colla prudenza e la vera semplicità cristiana, e persevererà nella sana dottrina, nei santi costumi, e nella carità sincera. Sarà così vestito di bianco, ovvero con lo splendore della gloria eterna, col candore della luce eterna, con la veste dell‟immortalità, della santità, della purezza e dell‟impeccabilità. Sarà così vestito di bian- co, gli sarà corrisposto in maniera piena secondo la misura dei suoi patimenti. Quanto infatti sarà stato disprezzato in questo mondo, altrettanto avrà di gloria in cielo, quanto avrà patito tribolazioni, altrettanto godrà di consolazioni, e quanto più sarà stato su questa terra vessato e oppresso dal di- sprezzo, dalla povertà, dalla nudità, dalla sete, dalla miseria per le persecuzioni, le tribolazioni e le avversità, tanto più sarà ivi esaltato, abbonderà dei tesori celesti, sarà vestito dalla stola dell‟immortalità, saziato dalla pienezza di ogni delizia, cose che gli verranno più tolte per tutta l‟eternità. Per cui il testo aggiunge, per massima consolazione degli afflitti, il versetto: E non can- cellerò il suo nome dal libro della vita. Il libro della vita è la predestinazione, ossia l‟eterna pre- scienza di Dio, che dall‟eternità ha costituito e preordinato il suo regno in modo certo ed infallibile a vantaggio dei suoi eletti secondo le opere di ciascuno. Così in consolazione dei suoi amici e dei giusti promette qui: E non cancellerò il suo nome dal libro della vita, rimarrà scritto come erede nel testamento dell‟eredità eterna, che nessuno gli potrà sottrarre per i secoli dei secoli. E confesse- rò il suo nome al cospetto del Padre mio e al cospetto dei suoi Angeli. La confessione di Cristo sa- rà il massimo onore per i santi in cielo, la quale, come in altri numerosi passi dei Vangeli, così an- che qui è promessa a coloro che confessarono sulla terra il nome Santo di Cristo, e non lo tennero solo sulle labbra, ma anche nel cuore e nella pratica. E poiché proprio questo è del tutto estraneo al- la malvagia generazione di quest‟epoca della Chiesa (quasi tutti infatti dicono di confessare e cono- scere Cristo, ma nei fatti lo negano) promette come premio speciale e speciale incitamento per i suoi soldati alla vittoria, questo massimo onore, ossia la proclamazione e la lode del servo al cospet- to del Re dei Re e del Signore dei Signori e davanti alle mille miglia degli Angeli e dei Santi di Dio. 

Venerabile Servo di Dio Bartolomeo Holzhauser

 


QUESTO COLLE A BREVE SARÀ TRASFORMATO.

 


Carbonia 10-07-2021  –  ore 16.25

Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Sono qui in mezzo a voi, amati bambini miei, sono qui per darvi conforto e forza per andare in battaglia, per portare avanti quest’Opera di mio Figlio Gesù, con amore e gioia.

Siamo ormai alla fine di questa battaglia, il pezzo più forte l’abbiamo adesso di fronte, e lo combatteremo assieme.

Satana è furioso figli miei, cerca di abbattere ciò che appartiene a Dio, ora interverrà a gamba tesa e metterà a soqquadro ogni cosa, ma sarà il momento che Dio interverrà per dire il suo Basta.

Sì, i tempi celesti non sono quelli terreni, ma vi dico che questo è il tempo di stare pronti, pronti perché il Signore sta per intervenire. Siamo in quel tempo, in quell’ora figli miei,… cercate di capire! Io voglio solamente chiedervi di stare pronti in ogni momento, in ogni situazione. Il vostro cuore sia sempre puro e le vostre mani pulite, il vostro sguardo limpido agli occhi dei vostri fratelli affinché possano capire l’amore che avete per il vostro Dio e possano avere il desiderio di essere come voi.

Avanti, tutto è pronto! Il combattimento è in atto, ora Io interverrò quale Regina vestita di sole, verrò a schiacciare la testa del Serpente Antico, lo farò con tutti voi, il mio esercito terreno, quei bambini che Io ho preparato con tanto amore e tanta dolcezza ma con severità al disegno che ora va a compiersi.

Satana verrà annientato, questo mondo verrà trasformato!

L’ira di Dio è per scatenarsi su questo mondo, figli miei, su questa Umanità iniqua, ma i suoi figli saranno prelevati e messi in un posto sicuro, godranno della vita in abbondanza, nella gioia e nella grandezza del Dio Amore.

Preparatevi! Questo Colle a breve sarà trasformato, tutto ciò che oggi vedono i vostri occhi non lo vedranno più così come lo conoscete perché sarà trasformato in gemme preziose del Cielo, ogni pietra brillerà dell’amore di Dio e rispecchierà gli Occhi di Dio! Tutto sarà nell’armonia dell’Amore, ogni cosa sarà creata nuova, …tutto! E ci sarà una grandezza infinita con acqua zampillante che benedirà ogni creatura che si bagnerà.

Ci sarà la conversione di molti, in questo luogo, perché quando accadrà il segno, molti accorreranno qui per poter capire, …per poter chiedere perdono per non aver creduto a questa chiamata. Sì! Purtroppo la gente è distratta, i miei profeti non sono graditi nella loro patria. Sembra un gioco agli occhi degli uomini, credono che coloro che annunciano i miei messaggi, siano persone fuori di testa, però, al momento opportuno si accorgeranno che la verità è la verità! …e tutto viene a galla e vedranno con i loro occhi.

Sono con voi in questo luogo tanto amato dal Cielo, qui si realizzerà il Progetto Divino. Un giorno saprete perché Dio ha scelto questo luogo, perché ha scelto questa terra benedetta e queste creature, il suo esercito al suo seguito per definire questo disegno di salvezza.

Avanti! L’ora tuona nella vittoria in Cristo Gesù, seguite Maria SS. la Madre di Dio! Figli miei, statemi al fianco, state fedeli al vero Magistero della Chiesa, non fatevi tentare dalle cose del mondo, da tutto ciò che vi verrà proposto. Abbandonate tutto, lasciate scivolare dalla vostra pelle tutto ciò che vi verrà proposto perché tutto andrà perduto su questa Terra, questa Terra dovrà essere purificata, questo mondo dovrà brillare dell’Amore di Dio e delle Cose di Dio, nulla rimarrà in piedi di ciò che non appartiene a Dio.

Benedico tutti i miei figli sacerdoti, quelli che stanno al mio seguito; li benedico e li consacro ancora al mio Sacro Cuore.

Sono Gesù, sono vostro Padre figli miei, sono Colui che è morto sulla Croce per voi e vi ha chiamati alla stessa sorte: crocifissi per amore anche nella vostra missione terrena e nelle vostre opere. Non dico che dovete essere appesi ad una croce ma dovrete portare una grande croce perché la battaglia sarà veramente grande.

Ringrazio tutti voi per aver collaborato alla realizzazione del mio Progetto Divino perché adesso avrete la vostra ricompensa in abbondanza.

Avanti, il Creato già brilla nelle mani di Dio, tutto sarà nella Grazia Divina.

Vi benedico figli miei! Vi benedice la SS. Trinità assieme a Maria SS.: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

 


domenica 11 luglio 2021

Pregate molto davanti alla croce e fate penitenza. Tempi difficili verranno. Coraggio.




Cari figli, la strada della santità è piena di ostacoli, ma per coloro che vogliono il Cielo non c'è altra via. Non c'è vittoria senza croce. Rimanete con Gesù. Camminate con la Chiesa del Mio Gesù verso il Calvario. Voglio dirvi che il vostro cammino sarà difficile, ma voi non siete soli. Io vi amo e sarò con voi. In questo periodo di Quaresima, cercate le cose del Cielo. Ricordate i Miei Appelli e vivete il Vangelo del Mio Gesù. Riconciliatevi con Dio per mezzo del Sacramento della Confessione e cercate forze nell'Eucaristia. Pregate molto davanti alla croce e fate penitenza. Tempi difficili verranno. Coraggio. Il Mio Gesù si aspetta molto da voi. Avanti nella verità. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per averMi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Io vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.

LETTERE D'UN EREMITA

 


ROMA ED IL M0ND0

***

Sono queste davvero le prime pennellate del ritratto del nostro secolo; ma il quadro non è finito; ascoltate ancora per poco:

« La tempesta è per tutto, per tutto la defezione. Giammai la Chiesa, neppure ai primi suoi tempi, fu così abbandonata dalle potestà umane: perchè essa allora aveva da lottare contro l'ignoranza, non contro la perversità degli ingrati; essa era una follia, cui si voleva impedire di allargarsi, non una potenza che si volesse finire d'ab battere; i nèmici di lei non erano, come al giorno d'oggi, dei parricidi, essi non avevano a vendicarsi di diciotto secoli di benefizi. Per lottare contro questa passione im placabile e trionfante non rimane più un solo regno cattolico, non rimane più, benchè la moltitudine sia ancora cristiana, un solo popolo cristiano, non v'è più una forza organizzata, conscia del suo dovere! Gli uni l'hanno voluto dimenticare, gli altri hanno ancora da impararlo, ed una congiura prepotente fa sì che tutti l'ignorino sempre più. Agli occhi di queste turbe che ostina tamente onorano ed amano ancora Gesù Cristo si vuol far vedere la Chiesa come un'istituzione vecchia e screditata, come un trovato degli uomini, la cui stagione è passata, e da cui il mondo deve e può scio gliersi (Ibid.). » Questo quadro che rappresenta sì fedel mente e al vivo la fisonomia di questo se colo, ci fornisce ad un tempo la prova del l'immenso progresso, che ha fatto l'apostasia. E qui intendetemi bene, o signore, dico l'apostasia e non una apostasia, ed in ciò m'at tengo strettamente all'esempio di S. Paolo che nella sua Epistola seconda ai Tessalo nicesi ha, nel testo greco l'articolo d per indicare che l'apostasia la quale dee pre cedere l'ora fatale del mondo deve essere piena, generale, che ogni specie includa e non ne escluda alcuna, nè di sostanza, nè di luogo, nè di genere (come osserva Cor nelio A Lapide), e sia completa ribellione contro ogni autorità religiosa e civile. Delle rinuncie ad una parte di vero, sotto il nome d'eresie, di ribellioni ed altro, ve ne furono sempre dai tempi di S. Pietro in poi, per non parlare che dell'Era Cristiana. Ma l'apostasia finale indicata da S. Paolo deve consistere, secondo i Padri, in una defezione e ribellione quasi universale delle nazioni e massime dei governi che le rappresentano, dalla fede di Cristo e dalla soggezione ed ub bidienza al Sommo Pontefice. () Fermatevi ora un momento a studiare quest'apostasia ne' suoi effetti. Vediamo qual è lo stato in cui essa ha posto l'Europa ed il mondo, giacchè l'Europa è ancora alla te sta del mondo civile. Prencipi e popoli tremano, gli uni cinti di baionette, gli altri maledicendo; ma in tanto i prencipi pretendono di non obbedire più ad altro che alla volontà popolare, ed i popoli protestano di non voler subire più oltre un'autorità che venisse loro imposta. Secondo le promesse dei novatori, tutti do vrebbero essere contenti ed invece non v'ha chi sia tranquillo. Le zone cristiane non hanno più alcun diritto alla direzione della cosa pubblica; si rassegnano, tacciono e lasciano fare. I letterati, gli agitatori spa droneggiano e non badano ai cristiani, più che i patrizi dell'antica Roma agli schiavi. Costoro hanno le mani libere, eppure l'opera loro non li soddisfa. Essi sono inquieti, si sentono a disagio, v'ha qualche cosa che loro stringe il cuore. Essi riformano, trasformano e deformano per riformare, trasformare e deformare di bel nuovo; mai non trovano un assetto com modo alla società; stimolati da un pun golo incessante, essi corrono d'una in altra innovazione, tentando di afferrare dei sogni; tirano fuori e smettono da un giorno al l'altro ogni sorta di utopie. Non indietreg giano dinanzi a nulla; non li spaventano le rovine nè il sangue; non si arrestano dinanzi al diritto nè dinanzi alla giustizia nè dinanzi alla verità; lacerano i trattati, cambiano le costituzioni, violano le leggi e vanno e vanno sempre, ed è così che in tendono il progresso. Non è cosa che opponga loro valida re sistenza, ed il loro grido continuo è: vit toria. Essi trionfano, eppure si sentono ab battuti; s'inebbriano della propria gloria, ed in fondo al cuore portano fitta una spina; accumulano l'uno sull'altro quantità im mensa di materiali, e non giungono a edi ficar mai nulla; sanno troppo bene d'avere in mano la somma delle cose, per non te mere che i cristiani giungano a scavalcarli, ma sentono ad un tempo che l'avvenire non sarà per loro. Chi sa che una voce segreta loro non dica che non v'è più alcun avve mire per la società? Ed invero uno dei caratteri più spiccati della nostra epoca è codesta non curanza dell'avvenire che si manifesta per tutto. Sagace ai nostri giorni è quello statista che provvede alle difficoltà del momento; con tente le moltitudini del trionfo d'un'ora. Per nulla si fanno gli evviva, ed in men che non si dice eccoli dimenticati. Si decretano corone ai grand'uomini del giorno, s'innal zano loro statue lì su due piedi. Sembra che tutti diffidino del domani; si gode la vita con precipitazione; non si edifica più la casa per la propria famiglia, ma purchè duri per chi la fa; si direbbe quasi che questo nome di famiglia non contenga più il concetto della posterità. E così appunto ci dipingono i santi pa dri gli ultimi tempi del mondo. Secondo loro regnerà dappertutto un'inquietudine, un'agitazione indicibile; niuno più spererà nell' avvenire. La rabbia, che è uno dei principali attributi di Satana, invaderà il cuore dei suoi seguaci. Nelle lotte, nel tumulto che produrranno le passioni scatenate all'ultimo periodo del l'esistenza degli uomini sulla terra, gli eletti si stringeranno sempre più intorno al vi cario di Cristo, mentre gli apostati, di ca tastrofe in catastrofe, prepareranno la ca tastrofe finale. La venuta stessa, del figlio di perdizione, non darà neppur essa un istante di tregua ai malvagi. Da quanto ne dicono i libri sacri intorno alla sua breve dominazione, si vede che tanto lui quanto i suoi partigiani saranno ognora in preda ad un'agitazione febbrile, ad una sete di sangue, di carneficina e di sterminio che nulla varrà a saziare Avanti! Avanti! Cammina! Cammina! Tale sarà il programma di questo ebreo errante dell'empietà; tale è già la formola dei suoi precursori, i quali mettono il progresso nel distruggere senza posa. Sì, l'Europa si prepara ad un grande e lugubre avvenimento, e il fa senza accor gersene, come era preveduto da quelli che ce ne trasmisero i segni precorritori. Se voi, o signore, non siete ancora con vinto di questa verità, non avete che a con siderare la situazione rispettiva di Roma e del mondo in questo momento. Il Papa sta ritto in piedi al suo posto, a quel posto che Dio gli ha assegnato per la difesa di tutte le verità religiose e sociali. Ma fra tutti i potenti della terra, fra tutti i prencipi che dividono con lui l'onore ed il terribile incarico della sovranità, chi è che si trovi al suo fianco? Sia impotenza a resistere, sia conformità di sentimento, essi sono tutti nel campo de' suoi nemici. Alcuni ci stanno di mala voglia, e gemono di non poter fare come bramerebbero, altri menano vanto della loro apostasia; ma tutti, tutti son là nelle medesime file: Roma è isolata. Questo isolamento della città santa non dice egli nulla alla vostra mente, nulla al vostro cuore?

I TRISTI RICORDI DELLA MENTE

 


Gesù, ti presento i tristi ricordi della mia mente sulla vita passata, dall'infanzia agli  anni recenti: eventi dolorosi che hanno colpito me o la mia famiglia, situazioni  difficili, disgrazie, insuccessi, malattie, traumi.  

Sono impressi nella mia memoria, sono ferite aperte nella mia mente. Mi fanno  soffrire e a volte mi rendono insensibile, aggressivo, disimpegnato.  

Con le mie forze non riesco a dimenticarli, a non pensarci. Tu che hai detto: "Il mio  giogo è dolce e il mio carico leggero", liberami dal peso dei tristi ricordi. Fallo con il 

ricordo delle grazie, dei doni, degli eventi lieti che hai sparso lungo tutti i giorni della  mia vita e con la certezza che anche le sofferenze hanno concorso al mio vero bene.  

Infondi in me il tuo Spirito Santo che brucia il mio triste passato e dà alla mia mente  uno sguardo nuovo e sereno sulla mia vita.  

Cuore di Gesù, confido e spero in te.  

Un giorno l’uomo impazzirà al punto che ogni simile mangerà il suo simile.

 


Trevignano Romano, 10 luglio 2021

Cari figli, grazie per essere qui nella preghiera e per aver risposto alla mia chiamata nel vostro cuore. Amati figli miei, il principe del male non si ferma, ma avanza con grande forza, guardate cosa sta facendo, purtroppo è entrato nelle menti delle persone affinchè solo i potenti possano manovrarle.  Un giorno l’uomo impazzirà al punto che ogni simile mangerà il suo simile. Figli miei, leggete cos’è l’inferno, il purgatorio e il paradiso, molti dei miei figli non credono soprattutto all’esistenza dell’inferno e alla dannazione eterna, eppure da molti dei miei figli prediletti (mistici) vi è stato raccontato. Figli miei, come esiste il bene, esiste il male e per chi prega tanto per salvare le anime che si sono perdute, sentirà la presenza del Signore, convertitevi urgentemente, non avete ancora molto tempo. Figli, pregate tanto per il Brasile e pregate per l’Italia perché la terra tremerà molto forte. Io, vostra Madre vi proteggerò con i miei Santi Angeli, non abbiate mai paura, andate avanti parlando di mio Figlio nella Santa verità. Ora vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, amen.

IL MISTERO DEL SANGUE DI CRISTO

 


Il Mistero del Sangue si rinnova a ogni istante


L'altare è ricoperto di Sangue, le mani del sacerdote sono ricolme di Sangue. Quando egli le alza per benedire, per consacrare, per pregare, per cancellare la colpa, per invocare la grazia, esse piovono Sangue.

Il Sangue di Cristo scorre sulle pagine sante del Vangelo, sovrabbonda nei Sacramenti, perpetua il suo getto profondo nel Sacrificio e nel Sacramento, dalla Croce e dal Tabernacolo.

Mio Gesù, Tu mi ripeti in mille modi la grandezza del tuo Mistero di amore, lo sanzioni ad ogni istante, lo rinnovi per tutti. E come, dal giorno della creazione, non sono venute meno le forze della natura, come anzi si rinnovano e trionfano per la virtù della tua potenza, così il Mistero del Sangue si rinnova e trionfa dal giorno dell'immolazione: si rinnova ad ogni istante per trionfare su tutti.

O Misteri profondi, dischiusi all'anima con luce misteriosa, con attrazioni ineffabili! O potenza del Sangue, o virtù, o sovrabbondanza, o perpetuità!

Mentre penso e scrivo, il Sangue scende e scorre, scende da ogni croce innalzata sull'altare, scorre alla porta di ciascuna anima.

Perché non posso raccoglierlo tutto e offrirlo a Te, Padre di misericordia, per ottenere il dono, la grazia, la potenza di portarlo in tutte le anime, come l'angelo portò un giorno il pane della vita al profeta sfinito? Perché non posso riempire il mondo del tuo grido di amore, di questo Mistero di amore, di questo prodigio sovrumano che si compie in mezzo a noi con tutte le asprezze della tua Passione?

Perché io stessa non vado crescendo in questo amore, mentre Tu mi concedi tutti i mezzi per renderlo infinito?

Piego l'umile vita a' piè della Croce del mio Signore con il desiderio più ardente di amare, di adorare, di comprendere il Mistero. q. 20: 1 giugno

  SR. M. ANTONIETTA PREVEDELLO


Il beato Francisco Palau - Un profeta di ieri, per oggi, domani e per la fine del mondo

 


Primi “tre giorni di oscurità”: la nona piaga d'Egitto (capitolo X dell'Esodo)


Il santo carmelitano allora chiese: “Questo è predicato dal venerabile Taigi. Accadrà? Potrebbe essere? Quando? Se accadrà, quando accadrà?

“Risponderemo semplicemente esponendo la nostra opinione, figlia di profonde meditazioni.

“1º) Questo è successo una volta, presto potrebbe essere in un altro tempo quando conviene alla gloria di Dio. Si legge nel cap. X dell'Esodo: Dio disse a Mosè, stendi la tua mano al cielo e lascia che le tenebre scendano così fitte da poter essere percepite.

“Mosè stese la mano verso il cielo e tenebre spaventose apparvero su tutte le regioni dell'Egitto e durò tre giorni, tanto che ciascuno rimase immobile dov'era.

“Un uomo non ha visto l'altro. C'era solo luce dove vivevano i figli di Israele”. (“Tre giorni di tinieblas sull'orb entero”, El Ermitaño, DONNE 119, 16 febbraio 1871).

21. Il Signore disse a Mosè: "Stendi la tua mano verso il cielo e siano le tenebre (così fitte) che si possano sentire su tutto l'Egitto".

22. Mosè stese la mano verso il cielo e per tre giorni una fitta oscurità coprì tutto l'Egitto.

23. Durante questi tre giorni non si videro e nessuno si alzò da dove si trovavano. Mentre tutti gli Israeliti avevano luce nei luoghi in cui dimoravano.

24. Il faraone mandò a chiamare Mosè e gli disse: “Va' e compi le tue devozioni al Signore. Solo le tue pecore ei tuoi buoi rimarranno in questo luogo; puoi portare con te i tuoi bambini piccoli”.

25. Mosè rispose: “Tu stesso metterai nelle nostre mani ciò di cui abbiamo bisogno per offrire sacrifici e olocausti al Signore nostro Dio.

26. Inoltre, i nostri animali verranno con noi; non resterà un chiodo, perché è da loro che dobbiamo prendere ciò di cui abbiamo bisogno per rendere la nostra adorazione al Signore nostro Dio. Finché non siamo arrivati ​​lì, non sappiamo cosa useremo per rendere il nostro servizio al Signore”.

27. Ma il Signore indurì il cuore del faraone, perché non li lasciasse andare. Esodo, 10, 21-27 )


Nel capitolo 17, il Libro della Sapienza descrive in dettaglio cosa accadde durante i tre giorni di oscurità con cui Dio per mezzo di Mosè flagellò gli egiziani:

Sapienza, 17

1. In verità, grandi e impenetrabili sono i tuoi giudizi, Signore; ecco perché le anime grossolane sono cadute in errore.

2. Poiché credevano di poter opprimere la nazione santa, i malvagi, prigionieri delle tenebre e imprigionati per una lunga notte, si sono rinchiusi nelle loro case, cercando di sfuggire alla tua incessante vigilanza.

3. Dopo aver immaginato che, con i loro peccati segreti, sarebbero stati nascosti sotto il velo oscuro dell'oblio, si trovarono dispersi, in preda a un terribile spavento, e spaventati da allucinazioni.

4. Anche l'angolo più lontano in cui si rifugiavano non li proteggeva dal terrore: rumori terrificanti echeggiavano intorno a loro, e apparivano loro spettri cupi di aspetto lugubre.

5. Nessuna fiamma, per quanto intensa, è venuta alla luce. E la brillante luce delle stelle era impotente ad illuminare questa notte cupa.

6. Ma all'improvviso non apparve loro altro che una fiamma spaventosa e, presi dal terrore da questo fuggevole spettacolo, credettero ancora più terribili queste apparizioni.

7. L'arte dei maghi si rivelò illusoria, e questa saggezza, che essi intendevano, si mostrò vergognosamente falsa.

8. Coloro che si vantavano di scacciare il terrore e il turbamento dalle anime ammalate erano essi stessi tormentati da una paura ridicola.

9. Anche quando nulla di grave li terrorizzava, il passaggio degli animali e il sibilo dei serpenti li faceva impazzire, ed erano terrorizzati. Si rifiutavano persino di contemplare quell'atmosfera dalla quale nulla poteva sfuggire;

10. perché il male, condannato dalla sua stessa testimonianza, fa paura e, sotto il peso della coscienza, suppone sempre il peggio,

11. perché la paura non è altro che privazione dell'aiuto recato dalla riflessione,

12. perché, tanto meno in la tua anima la speranza dell'aiuto, tanto più dolorosa è l'ignoranza di ciò che temi.

13. Essi, durante quella notte di impotenza, lasciando gli angoli impotenti dell'Ade, dormirono nello stesso sonno,

14. agitato, da un lato, dal terrore degli spettri, e paralizzato, dall'altro, dallo svenimento dell'anima; perché era stato un terrore improvviso e inaspettato quello che era venuto su di loro.

15. E chiunque cadeva senza forza, era come imprigionato e rinchiuso in una prigione senza ceppi.

16. Che fosse un contadino o un pastore, o l'operaio che faticava da solo nel suo lavoro, una volta sorpreso, doveva sopportarne l'inevitabile necessità, perché erano tutti legati dalla stessa catena di tenebre.

17. Il sibilo del vento, il canto armonioso degli uccelli tra i fitti rami, il mormorio dell'acqua che precipita a capofitto, lo schianto delle rocce che cadono,

18. la razza invisibile degli animali saltellanti, i ruggiti delle belve, l'eco che rimbombava nelle cavità delle colline: tutto li paralizzava dal terrore.

19. Mentre il mondo intero era illuminato da una luce brillante, e non ostacolato alle sue occupazioni,

20. solo su di loro si stendeva una notte pesante, immagine dell'oscurità che li avrebbe poi accolti; ed erano per se stessi un peso più insopportabile di questa oscurità.



I "tre giorni di tenebre" che verranno secondo i profeti Isaia, Ezechiele e Gioele


Isaia il profeta.  Vetrata della Cattedrale di Edimburgo, Scozia.
Isaia il profeta. Vetrata della Cattedrale di Edimburgo, Scozia.
“Ciò che Dio ha fatto per mano di Mosè in Egitto può ora rinnovare in tutto il mondo per mano di un altro uomo?, si chiedeva il beato Palau. E lui ha risposto:

“Sì, puoi. Vuole? Sì. Come fai a saperlo?

“Ascoltiamo i profeti.

Dice Isaia, cap. XIII: «Ecco, viene il giorno del Signore, crudele, pieno d'indignazione, d'ira e d'ira. Ridurrà la terra alla solitudine e ne sterminerà i malvagi.

“Le stelle negheranno la loro luce, il sole al sorgere del sole sarà nelle tenebre e la luna sarà vestita di lutto.

“In quel giorno visiterò la malvagità dell'intero Globo e la mia visita sarà contro la malvagità dei malvagi. L'orgoglio degli infedeli cesserà e io umilierò l'arroganza dei forti».

“ Ezechiele cap. XXXII, descrivendo la punizione dei malvagi, dice: 'il cielo sarà coperto e le stelle ammantate di un velo nero.

“La nuvola nasconderà il sole e la luna non darà luce, la luce scomparirà da tutte le stelle del cielo e io spanderò le tenebre sulle tue terre”.

“ Gioele, cap. II : 'vi saranno grandi prodigi in cielo e la terra sarà piena di sangue, fuoco e vapori di fumo.

"Il sole si trasformerà in tenebre e la luna si vestirà di sangue, prima del giorno del grande e orribile Signore" ("Tre giorni di tinieblas sull'orb entero", El Ermitaño , No. 119, 16-2- 1871).

B. Palau supponeva che il diavolo sarebbe intervenuto in modo preminente all'inizio delle punizioni come strumento di esse.

Ma man mano che avanzavano, la partecipazione angelica e la partecipazione di Dio sarebbero diventate dominanti. Questi tre giorni di oscurità avranno luogo alla fine delle punizioni.

E la sua ragione più profonda d'essere sarebbe confermare la missione dell'inviato di Dio:

“A che gioverebbero i tre giorni di tenebra, come preannunciava il venerabile Taigi, se non fossero segni per dare credito a una missione, come fu l'oscurità che Mosè attirò contro gli egiziani ?

“Senza la mano di un profeta avrebbero lo stesso effetto delle epidemie e delle guerre. “Perché i malvagi non li attribuiscano all'opera pura della natura, occorrerà una voce apostolica che li mandi e li ritiri per dare credito all'onnipotenza del Dio dei cattolici, e alla verità della potenza della Chiesa” (“ La cruz”, El Ermitaño , n. 159, 23-11-1871).


In questa prospettiva, i tre giorni di oscurità costituirebbero la mossa decisiva per la vittoria finale della Chiesa.

GUARIGIONE INTERIORE

 


Gesù, quando eri vivo su questa terra, mosso a compassione verso sofferenti e afflitti,  hai detto loro: "Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi ed io vi ristorerò".  

Molti hanno accolto il tuo invito, sono venuti da Te e Tu hai dato loro sollievo e pace.  

Tu sei vivo anche oggi. Hai la stessa compassione e rivolgi anche a noi il tuo dolce  invito.  

Anch'io sono affaticato e oppresso. Accolgo il tuo invito. Vengo da Te con tutto il  mio mondo interiore, carico di pene e preoccupazioni, di conflitti e complessi, di  malattie e disturbi psichici.  

Depongo nel tuo Sacro Cuore tutto ciò che mi opprime e m'impedisce di vivere  sereno.  

Con tanta fiducia ti prego per la guarigione di tutti i miei mali psichici.  

Prima di tutto ti chiedo di essere guarito da quegli stati d'animo che sono possibile  causa o facile clima di peccato e di malattie fisiche.  

Sono sicuro che darai anche a me la salute interiore per la gloria del Padre e per la  crescita della mia fede.  

Cuore di Gesù, confido e spero in te.  

Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti sarà la sua distruzione!

 


Gesù

Io desidero che vi sia pace nei luoghi santi, non dimenticare le Mie parole.

Quando vedrete gli eserciti che calpesteranno quei luoghi, Io sto per venire!

Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti sarà la sua distruzione!

“Con l'anticristo in Vaticano ed il Papa andrà in esilio” “Sarà l'ultima battaglia tra il bene e il male” “Parola "simulazione", questa sarà uno strumento del maligno”

 


Avola, giovedì 4 aprile 2002, ore 23:30 - 2° Messaggio del Signore Gesù


Giuseppe Auricchia: “Mi trovo in casa, sono appena tornato dal luogo in cui appare la Madre di Dio, vado a letto ma non trovo riposo, so che la Madre di Dio vuole parlarmi ed è così che a un tratto una luce meravigliosa invade la stanza, sono i due Cuori uniti, la SS.ma Vergine mi dice:”

Madonna: "Figlio, ecco Gesù il Mio divin Figlio, Egli ti parlerà, ascoltalo!"

Signore Gesù: "Figli Miei, fratelli Miei dovete prepararvi, gli eventi si avvicinano, satana con i suoi seguaci sì trasferirà con l'anticristo in Vaticano ed il Papa andrà in esilio.
Il nuovo Papa impostore con l'anticristo domineranno il mondo!

Ricordatevi di tenere pronti i vostri sacramentali, i rosari, gli scapolari, la Bibbia e il Santo Vangelo, dovrete nascondervi, sarete un popolo di grande clandestinità, confidate in Me, affinché vi aiuti in quei tempi. Sarà una dura prova per voi, ma ricordatevi di salvare le anime, conducetele a Me, vi sarà molto caos, morte, carestia, quello che vedrete sarà la vostra tribolazione, sarà l'ultima battaglia tra il bene e il male, sarà il tempo in cui i demoni e i soldati di Cristo combatteranno per le anime.
Non sarete in grado più di trovare Me nelle chiese, poiché gli agenti del demonio vi attaccheranno e sarete fortunati di potermi trovate nelle messe celebrate in clandestinità.
Vi chiedo di preservare un'ostia in un ostensorio, in modo da proteggervi con la Mia presenza, potrete portarmi in giro nel nascondimento, per dare speranza e gioia ai fedeli, ma potrete anche invocarmi nella preghiera ed Io verrò a voi con il Mio aiuto e la Mia pace, poiché avrete bisogno della Mia forza durante quei giorni terribili. Sarete condotti a vivere nel bosco e non sentirete il nascondimento adorandomi insieme.
Sentirete una parola "simulazione", questa sarà uno strumento del maligno, saranno in grado di manipolarvi e di farvi vedere immagini, di farvi credere tutto ciò che vorranno!
Così Io dico ai figli Miei, non preoccupatevi di ciò che dovrete indossare e mangiare, poiché se mi preoccupo dei gigli dei campi, degli uccelli del cielo, Mi preoccuperò per voi che, non credete che Mi preoccuperò per voi durante questi tempi malvagi? Siete voi che dovete scegliere di ricambiare il Mio amore, poiché Io vi ho amato fin dal vostro concepimento! Ricevetemi nei vostri cuori in modo che possa rimanere con voi e condurvi lungo il percorso della vostra vita e vi sembrerà di vivere in Paradiso sulla terra, rimanete vicino a Me, chiedete qualsiasi cosa a Mio Nome e vedrete come Io provvederò!
Figlio scrivi tutto, non temere, portalo a conoscenza del Mio popolo, Io ti benedico, Gesù Cristo Salvatore del mondo”


IMPORTANTI INFORMAZIONI SPIRITUALI CHE DEVI SAPERE PER ESSERE SALVATI

 


Sant'Alfonso Liguori, Le opere ascetiche complete di Sant'Alfonso: "4. La fuga dalle occasioni pericolose.

"Questo quarto punto dovrebbe essere spesso raccomandato nella missione; perché una moltitudine innumerevole di anime si perde per non voler evitare le occasioni di peccato. Oh, quante anime ci sono ora all'inferno che gridano piangendo: Infelice me, se mi fossi trattenuto da questa occasione non avrei mai dannato la mia anima per tutta l'eternità!

"Lo Spirito Santo ci ricorda che chi ama il pericolo cadrà nel peccato, perirà; 'Chi ama il pericolo perirà in esso'. San Tommaso ce ne spiega la ragione; commentando questo testo, dice che quando ci esponiamo volontariamente al pericolo, o quando trascuriamo di tenercene lontani, Dio ci abbandona in esso. E San Bernardino da Siena ci assicura che tra i consigli di Gesù Cristo il consiglio di fuggire dalle occasioni di peccato è il più importante, è, per così dire, il fondamento della religione.

"Il predicatore dovrebbe quindi avere cura di ricordare al popolo che quando si è tentati, specialmente se si presenta l'occasione, devono evitare di ragionare con la tentazione. Ciò che il diavolo desidera è proprio che noi ci mettiamo a discutere con essa, perché così ci conquisterà facilmente. Dobbiamo in questo caso fuggire subito dall'occasione e invocare i nomi di Gesù e di Maria senza ascoltare il nemico che ci tenta.

"San Pietro ci assicura che il diavolo si aggira intorno ad ogni anima per divorarla. Su questo testo San Cipriano dice che il diavolo va in giro senza sosta, ed esamina da quale porta può entrare. Quando si presenta un'occasione pericolosa, il diavolo subito dice a se stesso: Ecco la porta per la quale posso entrare in quest'anima. E subito comincia a tentare l'anima. Se poi trascuriamo di fuggire dall'occasione, certamente cederemo ad essa, specialmente quando l'oggetto della tentazione è un peccato carnale. Perciò il diavolo non teme tanto le nostre buone risoluzioni e le nostre promesse di non offendere Dio, quanto vederci fuggire dall'occasione; infatti, se non fuggiamo da essa, essa diventa una benda che si mette sugli occhi e ci fa dimenticare tutte le verità eterne, tutte le luci ricevute e tutte le promesse fatte a Dio. E se qualcuno si trova affondato nei peccati impuri, deve evitare il più possibile le occasioni, non solo quelle prossime, ma anche quelle remote, perché è meno capace di resistere. Non dobbiamo quindi illuderci, fingendo che sia un'occasione necessaria che non dobbiamo evitare; perché Gesù Cristo ha detto: "Se il tuo occhio destro ti scandalizza, cavalo e gettalo via da te". Anche se fosse il tuo occhio destro, per sfuggire alla dannazione sarebbe necessario strapparlo e gettarlo via da te, cioè fuggire da questa occasione, per quanto remota possa essere; perché a causa della tua debolezza è vicina per te.

"San Francesco d'Assisi, parlando delle persone che hanno il timore di Dio, dà un ottimo consiglio riguardo alle occasioni remote: dice che per le persone che temono di perdere Dio, il diavolo, nelle occasioni, non le eccita dapprima a gravi colpe; inizia attaccandole con un capello, che poi, col tempo, può diventare con i suoi suggerimenti una catena, e riesce così a trascinarle nel peccato mortale. Perciò nelle nostre relazioni con persone dell'altro sesso, dobbiamo avere cura di rompere fin dall'inizio ogni tipo di attaccamento, per quanto debole possa essere, evitando anche le occasioni remote, come guardarle in faccia, salutarle con affetto, ricevere da loro biglietti o regali, e molto di più, dire loro parole tenere.

"Dobbiamo soprattutto convincerci che noi, che siamo per natura sensuali, non abbiamo la forza di conservare la virtù della castità; Dio solo nella sua bontà può concederci questa forza. Ora è vero che il Signore ascolta colui che lo prega; ma se qualcuno si espone all'occasione, e sapendolo, non se ne allontana, le sue preghiere non sono ascoltate, secondo le parole dello Spirito Santo già citate: "Chi ama il pericolo perirà in esso". Ahimè, quanti sono coloro che, per non essere fuggiti da occasioni di questo tipo, pur avendo condotto una vita santa, hanno finito per cadere nel peccato e indurirsi in esso? Con timore e tremore, dice l'Apostolo, lavorate alla vostra salvezza: Chi non trema e osa esporsi a occasioni pericolose, soprattutto a occasioni di peccati carnali, sarà salvato con difficoltà.

"Poiché questi consigli sulla fuga dalle occasioni pericolose sono così importanti, non è sufficiente che il predicatore ne parli una volta al suo popolo, o che gli dedichi un intero sermone, come alcuni fanno, e fanno bene; ma poiché queste occasioni sono numerose, e gli uomini sono negligenti nell'evitarle, il mondo diventando così corrotto, dobbiamo tornare su questo punto e insistere su di esso più volte durante la missione. Da questo dipende la salvezza di quelle persone che, pur venendo alla missione, non sono presenti al sermone sulla fuga dalle occasioni pericolose.

"Aggiungo un'altra osservazione, che sarebbe bene far capire a tutti, e specialmente ai confessori. Quando un penitente non ha mai evitato l'occasione in cui è stato abituato a peccare, sarà necessario per lui fare una confessione generale, perché si dovrebbe giudicare che tutte le confessioni che ha fatto in questo stato sono nulle. Si dovrebbe anche presumere la stessa cosa nel caso di coloro che, sebbene abbiano sempre confessato i loro peccati, tuttavia non hanno mai dato alcun segno di emendamento, e sono ricaduti poco dopo nel peccato; solo una confessione generale può indurre queste persone ad emendare la loro vita." 

Le lacrime di Caino

 


L'INFERNO NEGLI OCCHI DELLA MENTE

Supponiamo che, nel caso dell'infelice Caino, piangendo all'inferno, egli abbia versato in ogni mille anni una sola lacrima. Ora, o anima mia, ricorda i tuoi pensieri e supponi questo caso: Per seimila anni almeno Caino è stato all'inferno e ha versato solo sei lacrime, che Dio miracolosamente conserva. Quanti anni passerebbero perché le sue lacrime riempissero tutte le valli della terra e inondassero tutte le città e i paesi e coprissero tutte le montagne in modo da inondare tutta la terra? Sappiamo che la distanza dalla terra al sole è di trentaquattro milioni di leghe.  Quanti anni sarebbero necessari alle lacrime di Caino per riempire quell'immenso spazio?  Dalla terra al firmamento è, supponiamo, una distanza di centosessanta milioni di leghe.

O Dio! Che numero di anni si potrebbe immaginare sufficiente per riempire con queste lacrime questo spazio immenso? Eppure - o verità così incomprensibile - siatene certi, perché Dio non può mentire - arriverà un tempo in cui queste lacrime di Caino saranno sufficienti a inondare il mondo, a raggiungere persino il sole, a toccare il firmamento e a riempire tutto lo spazio tra la terra e il cielo più alto. Ma questo non è tutto.

Se Dio asciugasse tutte queste lacrime fino all'ultima goccia e Caino ricominciasse a piangere, riempirebbe di nuovo lo stesso intero spazio e lo riempirebbe mille volte e un milione di volte di seguito, e dopo tutti quegli innumerevoli anni, non sarebbe passata nemmeno la metà dell'eternità, nemmeno una frazione. Dopo tutto quel tempo a bruciare all'inferno, le sofferenze di Caino saranno appena cominciate.

Anche questa eternità è senza sollievo. Sarebbe infatti una piccola consolazione e di poco beneficio per i condannati poter ricevere una breve tregua una volta ogni mille anni.

A mano a mano che s'intensificano gli intimi rapporti con Dio, l'anima rimane come inabissata ed assorbita in se stessa.

 


EPISTOLARIO

A mano a mano che s'intensificano gli intimi rapporti con Dio, l'anima  rimane come inabissata ed assorbita in se stessa. Le riesce difficile e doloroso  comunicare con le creature; vorrebbe isolarsi e trattenersi soltanto con  l'ospite divino; perfino il soddisfare i più elementari bisogni della natura è  per lei causa di sofferenza, sembrandole un perditempo: 

"Tali desideri consumano l'anima interiormente perché comprende, per una  chiarissima luce che Iddio le dà, di non poter rendere a Dio quel servigio che  vorrebbe. Tutto poi va a finire nelle delizie di cui Iddio viene ad inondar  l'anima. Mi dà il più delle volte gran pena il trattare con altri, eccetto  quelle persone alle quali si parla di Dio e della preziosità dell'anima. Per  questo appunto amo assai la solitudine. Spesso spesso provo gran travaglio nel  sovvenire alle necessità della vita: il mangiare, cioè, il bere, il dormire; e  mi ci assoggetto come un condannato, solo perché Iddio lo vuole [...]. Le  conversazioni se si prolungano per passatempo, non potendo alle volte  allontanarmene, debbo farmi violenza grandissima per rimanervi, dandomi queste  una gran pena" (1 11 1913; cf. anche 24 3 1914). 

PADRE PIO DA PIETRELCINA 

ANGELI IN AZIONE

 


Milioni di Angeli

 

C’è una canzone che dice: Voglio avere un milione di amici. Noi potremmo avere milioni di amici tra gli angeli.

Ti immagini i milioni di angeli che ci sono nella chiesa e adorano Gesù Eucaristia? E tutti coloro che sono intorno a te, tutte le persone che incontri nel corso della giornata, tutti quelli che vedi in televisione e tutte le persone che vivono nella tua città o nel tuo paese? Perché non inizi a salutare gli angeli che incontri per la strada? Perché non sorridi loro? Vedrai come migliorerai e quanto sarai una persona più amabile e gradevole.

Dirai che è facile dimenticarsi degli angeli quando si è immersi nei problemi e con tante preoccupazioni a cui pensare. Certo, ma continuando ad averli presenti e a chiedere il loro aiuto si possono trovare soluzioni migliori ai problemi. Non dimenticarti che gli angeli sono miriadi e miliardi di miliardi (Ap 5, 11). Sentirti appoggiato da loro ti darà molta sicurezza personale.

Per di più pensa che gli angeli sono imbattibili in generosità e divideranno con te molte benedizioni divine. Puoi chiedere loro favori del tipo: Porta un bel ramo di fiori celestiali a mia mamma in questo momento. Dai un bacio affettuoso a questa persona. Aiuta il medico a scoprire la diagnosi di mio fratello. Assisti questa persona malata nel momento dell’operazione. Visita un mio amico e digli che gli voglio tanto bene. E così moltissime altre cose che gli angeli eseguiranno efficacemente.

Gli angeli ci amano, ci sorridono, ci accudiscono. Siamo loro grati. E quando dobbiamo fare un piacere a una persona, non pensiamo se se lo merita o no, pensiamo che il suo angelo è buono e facciamolo per lui. Cerchiamo di aiutare gli altri senza nutrire né risentimenti né rancori, e recitiamo spesso la preghiera: Angelo custode, dolce compagnia, non ti allontanare né di notte né di giorno, non mi lasciare solo, altrimenti mi perderei. 

Padre ángel Peña O.A.R.