ROMA ED IL M0ND0
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Sono queste davvero le prime pennellate del ritratto del nostro secolo; ma il quadro non è finito; ascoltate ancora per poco:
« La tempesta è per tutto, per tutto la defezione. Giammai la Chiesa, neppure ai primi suoi tempi, fu così abbandonata dalle potestà umane: perchè essa allora aveva da lottare contro l'ignoranza, non contro la perversità degli ingrati; essa era una follia, cui si voleva impedire di allargarsi, non una potenza che si volesse finire d'ab battere; i nèmici di lei non erano, come al giorno d'oggi, dei parricidi, essi non avevano a vendicarsi di diciotto secoli di benefizi. Per lottare contro questa passione im placabile e trionfante non rimane più un solo regno cattolico, non rimane più, benchè la moltitudine sia ancora cristiana, un solo popolo cristiano, non v'è più una forza organizzata, conscia del suo dovere! Gli uni l'hanno voluto dimenticare, gli altri hanno ancora da impararlo, ed una congiura prepotente fa sì che tutti l'ignorino sempre più. Agli occhi di queste turbe che ostina tamente onorano ed amano ancora Gesù Cristo si vuol far vedere la Chiesa come un'istituzione vecchia e screditata, come un trovato degli uomini, la cui stagione è passata, e da cui il mondo deve e può scio gliersi (Ibid.). » Questo quadro che rappresenta sì fedel mente e al vivo la fisonomia di questo se colo, ci fornisce ad un tempo la prova del l'immenso progresso, che ha fatto l'apostasia. E qui intendetemi bene, o signore, dico l'apostasia e non una apostasia, ed in ciò m'at tengo strettamente all'esempio di S. Paolo che nella sua Epistola seconda ai Tessalo nicesi ha, nel testo greco l'articolo d per indicare che l'apostasia la quale dee pre cedere l'ora fatale del mondo deve essere piena, generale, che ogni specie includa e non ne escluda alcuna, nè di sostanza, nè di luogo, nè di genere (come osserva Cor nelio A Lapide), e sia completa ribellione contro ogni autorità religiosa e civile. Delle rinuncie ad una parte di vero, sotto il nome d'eresie, di ribellioni ed altro, ve ne furono sempre dai tempi di S. Pietro in poi, per non parlare che dell'Era Cristiana. Ma l'apostasia finale indicata da S. Paolo deve consistere, secondo i Padri, in una defezione e ribellione quasi universale delle nazioni e massime dei governi che le rappresentano, dalla fede di Cristo e dalla soggezione ed ub bidienza al Sommo Pontefice. () Fermatevi ora un momento a studiare quest'apostasia ne' suoi effetti. Vediamo qual è lo stato in cui essa ha posto l'Europa ed il mondo, giacchè l'Europa è ancora alla te sta del mondo civile. Prencipi e popoli tremano, gli uni cinti di baionette, gli altri maledicendo; ma in tanto i prencipi pretendono di non obbedire più ad altro che alla volontà popolare, ed i popoli protestano di non voler subire più oltre un'autorità che venisse loro imposta. Secondo le promesse dei novatori, tutti do vrebbero essere contenti ed invece non v'ha chi sia tranquillo. Le zone cristiane non hanno più alcun diritto alla direzione della cosa pubblica; si rassegnano, tacciono e lasciano fare. I letterati, gli agitatori spa droneggiano e non badano ai cristiani, più che i patrizi dell'antica Roma agli schiavi. Costoro hanno le mani libere, eppure l'opera loro non li soddisfa. Essi sono inquieti, si sentono a disagio, v'ha qualche cosa che loro stringe il cuore. Essi riformano, trasformano e deformano per riformare, trasformare e deformare di bel nuovo; mai non trovano un assetto com modo alla società; stimolati da un pun golo incessante, essi corrono d'una in altra innovazione, tentando di afferrare dei sogni; tirano fuori e smettono da un giorno al l'altro ogni sorta di utopie. Non indietreg giano dinanzi a nulla; non li spaventano le rovine nè il sangue; non si arrestano dinanzi al diritto nè dinanzi alla giustizia nè dinanzi alla verità; lacerano i trattati, cambiano le costituzioni, violano le leggi e vanno e vanno sempre, ed è così che in tendono il progresso. Non è cosa che opponga loro valida re sistenza, ed il loro grido continuo è: vit toria. Essi trionfano, eppure si sentono ab battuti; s'inebbriano della propria gloria, ed in fondo al cuore portano fitta una spina; accumulano l'uno sull'altro quantità im mensa di materiali, e non giungono a edi ficar mai nulla; sanno troppo bene d'avere in mano la somma delle cose, per non te mere che i cristiani giungano a scavalcarli, ma sentono ad un tempo che l'avvenire non sarà per loro. Chi sa che una voce segreta loro non dica che non v'è più alcun avve mire per la società? Ed invero uno dei caratteri più spiccati della nostra epoca è codesta non curanza dell'avvenire che si manifesta per tutto. Sagace ai nostri giorni è quello statista che provvede alle difficoltà del momento; con tente le moltitudini del trionfo d'un'ora. Per nulla si fanno gli evviva, ed in men che non si dice eccoli dimenticati. Si decretano corone ai grand'uomini del giorno, s'innal zano loro statue lì su due piedi. Sembra che tutti diffidino del domani; si gode la vita con precipitazione; non si edifica più la casa per la propria famiglia, ma purchè duri per chi la fa; si direbbe quasi che questo nome di famiglia non contenga più il concetto della posterità. E così appunto ci dipingono i santi pa dri gli ultimi tempi del mondo. Secondo loro regnerà dappertutto un'inquietudine, un'agitazione indicibile; niuno più spererà nell' avvenire. La rabbia, che è uno dei principali attributi di Satana, invaderà il cuore dei suoi seguaci. Nelle lotte, nel tumulto che produrranno le passioni scatenate all'ultimo periodo del l'esistenza degli uomini sulla terra, gli eletti si stringeranno sempre più intorno al vi cario di Cristo, mentre gli apostati, di ca tastrofe in catastrofe, prepareranno la ca tastrofe finale. La venuta stessa, del figlio di perdizione, non darà neppur essa un istante di tregua ai malvagi. Da quanto ne dicono i libri sacri intorno alla sua breve dominazione, si vede che tanto lui quanto i suoi partigiani saranno ognora in preda ad un'agitazione febbrile, ad una sete di sangue, di carneficina e di sterminio che nulla varrà a saziare Avanti! Avanti! Cammina! Cammina! Tale sarà il programma di questo ebreo errante dell'empietà; tale è già la formola dei suoi precursori, i quali mettono il progresso nel distruggere senza posa. Sì, l'Europa si prepara ad un grande e lugubre avvenimento, e il fa senza accor gersene, come era preveduto da quelli che ce ne trasmisero i segni precorritori. Se voi, o signore, non siete ancora con vinto di questa verità, non avete che a con siderare la situazione rispettiva di Roma e del mondo in questo momento. Il Papa sta ritto in piedi al suo posto, a quel posto che Dio gli ha assegnato per la difesa di tutte le verità religiose e sociali. Ma fra tutti i potenti della terra, fra tutti i prencipi che dividono con lui l'onore ed il terribile incarico della sovranità, chi è che si trovi al suo fianco? Sia impotenza a resistere, sia conformità di sentimento, essi sono tutti nel campo de' suoi nemici. Alcuni ci stanno di mala voglia, e gemono di non poter fare come bramerebbero, altri menano vanto della loro apostasia; ma tutti, tutti son là nelle medesime file: Roma è isolata. Questo isolamento della città santa non dice egli nulla alla vostra mente, nulla al vostro cuore?
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