4. Tratti generali della Contemplazione
a) Il processo di contemplazione
Ora, nella contemplazione, Dio agisce soprattutto in ciò che i mistici chiamano il punto fine dell’anima, la cima dell’anima, la cima della volontà, o il fondo intimo dell’anima. Ciò che si deve intendere per questi termini è tutto ciò che è di più elevato nell’intelligenza e nella volontà: l’intelligenza, non in quanto ragiona, ma in quanto percepisce la verità per mezzo di uno sguardo semplice, illuminata dai doni superiori dell’intelligenza e della saggezza; e la volontà nel suo atto più semplice che è di amare e di gustare le cose divine.
Il venerabile Louis de Blois insegna che questo centro dell’anima dove opera la contemplazione è molto più intimo ed elevato delle tre facoltà principali dell’anima (ossia la conoscenza, la volontà, e la memoria), essendone la fonte. In esso, lui aggiunge, le facoltà superiori stesse sono un’unica cosa; là regna una tranquillità sovrana ed un perfetto silenzio, perché nessuna immagine lo può mai raggiungere; in questo luogo, dove si nasconde l’immagine divina, ci vestiamo della forma divina.
In questo centro dell’anima, dunque, Dio produce allo stesso tempo la conoscenza e l’amore. L’oggetto della conoscenza colpisce vivamente l’anima perché è sperimentale, o quasi-sperimentale. L’amore che Dio produce è ineffabile: mediante una specie di intuizione esso fa comprendere all’anima che Lui solo è il Bene sovrano. Lui l’attira così in maniera forte, irresistibile, come il magnete attira il ferro, senza però violentare la sua libertà.
Così, secondo lo stesso Louis de Blois , l’anima esce da sé stessa per versarsi intieramente in Dio e perdersi nell’abisso dell’amore eterno e là, morta a sé stessa, vive in Dio senza conoscere né sentire niente fuori dell’amore di cui è inebriata: si perde nell’immensità della solitudine e delle tenebre divine; ma perdendosi si ritrova, poiché l’anima, spogliandosi di tutto l’umano, si riveste di Dio. L’anima è tutta cambiata e trasformata in Dio, come il ferro sotto l’azione del fuoco riceve l’aspetto del fuoco e si cambia in esso. Se fino allora in quest’anima non c’era che la freddezza, ormai essa è tutta accesa; dalle tenebre è passata allo splendore più vivo; fino allora insensibile, ormai non è che tenerezza.
La contemplazione, in una parola, è come una forma intensa di Fede e di Carità con una tendenza verso la visione beatifica.
La contemplazione, in fin dei conti, è ineffabile ed inesprimibile, e questo per due motivi: il primo è che, essendo inondato dalla luce divina, lo spirito ne viene accecato; il secondo è che egli sperimenta un amore così intenso per Dio che non lo può descrivere.
b) Gioia e sofferenza
Nella contemplaz ione c’è un miscuglio di gioia da un lato, gioia ineffabile di gustare la Presenza dell’Ospite Divino, e sofferenza dall’altro. Questa sofferenza si manifesta soprattutto in fasi particolarmente dolorose che si chiamano ‘notti’, mentre la gioia si manifesta in fasi dolci e soavi. San Giovanni della Croce e santa Giovanna de Chantal si concentrano principalmente sulle prime fasi; santa Teresa d’Avila e san Francesco di Sales piuttosto sulle seconde.
Perché la contemplazione implica la sofferenza? Prima di tutto in quanto l’anima sente profondamente la sua separazione dal suo Dio Benamato, e poi in quanto la contemplazione appartiene alla via unitiva e mistica, che è quella dei perfetti, o almeno di coloro che si stanno perfezionando: questo processo di perfezionamento comprende la purificazione dell’anima dai peccati passati e dalle tendenze peccaminose che ci hanno lasciato. Altrimenti come ci si potrebbe mai unire a Dio Che è completamente perfetto ed infinitamente puro? La purificazione è dolorosa poiché costituisce un processo di purgazione dell’anima da tutte queste impurità.
Lo stesso processo avviene in Purgatorio: la stessa gioia, la stessa duplice sofferenza. Meglio sopportare quest’ultima quaggiù – osserviamo a questo punto – in una lotta gloriosa e meritoria per amare Dio e superare il Mondo, la Carne ed il Demonio, che in Purgatorio senza gloria, senza meriti, ed in mezzo a dolori indicibili.
c) Sospensione
Già nella contemplazione attiva si manifesta una certa sospensione dei sensi: il soggetto che contempla non riesce chiaramente ad afferrare l’oggetto della sua conoscenza, e può anche perdere il senso del tempo: può passare, infatti, parecchio tempo senza che egli se ne accorga. Questo però si deve considerare come un fenomeno tipicamente psicofisico e naturale.
Nella contemplazione passiva, invece, come abbiamo accennato sopra, avviene una sospensione dei sensi o interni o esterni, o entrambi. Tale sospensione è di ordine puramente sovrannaturale. I sensi vengono immersi ed assorbiti in Dio e l’anima si unisce a Dio in un atto di contemplazione talmente perfetto e pieno che sembra durare solo un istante. Di fatti si tratta qui di due ordini di tempo: quello continuo, solare, secondo cui l’atto dura, diciamo, un’ora, e quello discontinuo che deriva dalla pienezza dell’atto, secondo cui l’atto dura solo un istante. L’istantaneità del tempo discontinuo è per l’anima una conseguenza della sua unione a Dio Atto Puro, Che esiste fuori dal tempo nell’Eterno presente.
Tornando all’immagine della barca: ‘Come una barca che scinde il mare e non ci lascia alcuna traccia, l’anima afferrata dall’oceano delle divine contemplazioni, non può vedere, neanche tornando, né da dove è passata, né dove è arrivata’ 7 . In mari via tua et semitae tuae in aquis multis, et vestigia tua non cognoscuntur (Sal. 77.19).
d) Vantaggi della contemplazione
Ci sono due vantaggi della contemplazione.
Il primo vantaggio è che essa glorifica Dio in quanto ci fa sperimentare in un certo qual modo la Sua trascendenza infinita. La contemplazione prosterna il nostro essere tutto intiero davanti alla Sua Maestà e ci conduce a lodare e benedire Lui, non solo nel momento stesso in cui Lo contempliamo, ma lungo tutta la giornata. Quando guardiamo la grandezza divina, rimaniamo rapiti d’ammirazione e dalla virtù della devozione di fronte ad essa.
Il secondo vantaggio della contemplazione è che essa santifica l’anima. La contemplazione difatti largisce tanta luce, tanto amore, e tante virtù all’anima da essere chiamata con ragione ‘un cammino di raccorciamento per arrivare alla perfezione’.
Padre Konrad zu Loewenstein
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