LA NOSTRA VITA RAZIONALE E IL NOSTRO MAESTRO INTERIORE
Per la vita vegetativa e quella sensitiva, noi, come abbiamo visto, siamo simili alle piante e agli animali; invece per la vita razionale noi ci troviamo più vicini agli angeli e alle creature spirituali.
Per l'esercizio di questa vita razionale noi disponiamo della memoria, dell'intelligenza e della volontà: tre facoltà di altissimo valore e che sembra facciano di noi quasi delle trinità, anche se in formato ridotto; al tempo stesso, esse - secondo il noto principio filosofico: "niente è nell'intelletto che non sia stato prima nel senso" - sono condizionate dalle due forme di vita inferiore alla razionale, cioè dalla vita vegetativa e dalla vita sensitiva.
Ora, per poter seguire bene la linea dell'insegnamento del Maestro interiore in questo settore della vita razionale, dovremo considerare le tre suddette facoltà, una alla volta, precisandone anzitutto il loro oggetto specifico; quindi: i ricordi e le speranze, come oggetto della memoria; la verità e i pensieri, come oggetto dell'intelletto; gli affetti e i sentimenti come oggetto della volontà.
Se poi volessimo precisarne anche la meta, verso la quale esse puntano nell'esercizio dei rispettivi oggetti, dovremmo dire che esse - pur dipendendo dalle forme di vita inferiori alla razionale, cioè dalla vegetativa e dalla sensitiva - tuttavia, perché spirituali, guardano avanti verso l'infinito, cadendo spesso nella illusione di poterlo, da se stesse, perseguire: l'infinito cioè delle speranze, l'infinito delle verità e l'infinito degli affetti, ignorando, o volendo ignorare, che in realtà c'è una sola Speranza infinita, una sola Verità infinita e un solo Amore infinito.
Una enorme illusione, effetto del peccato originale! Questa tentazione dell'infinito era chiaramente espressa nelle parole del Tentatore: `Sarete simili a Dio" . Donde, la tattica del Maestro interiore: gettare a terra le torri di babele! Egli, infatti, si insinuerà in mezzo a tutti quei progetti illusori, e nel momento più opportuno, provvidenzialmente, richiamerà alla realtà, certo attraverso le inevitabili delusioni, facendo rovinare nel nulla quella speranza così promettente... quella conquista di pensiero così risolutiva... quell'affetto così fatale... Se poi tali richiami non saranno capiti, e si vorrà proseguire ostinatamente ad ingannarsi, alla fine non si potrà evitare il baratro.
LA MEMORIA
San Giovanni della Croce dice che la `memoria, insieme con la fantasia, forma come un archivio per l'intelletto" In essa, infatti, si andranno depositando, mano mano, le varie sensazioni della vita vegetativa e sensitiva e, in seguito, le varie elaborazioni dell'intelletto e le varie esperienze della volontà e della vita affettiva; si formerà, quindi, un prezioso deposito di cari ricordi, da cui andrà poi sviluppandosi un altrettanto prezioso deposito di belle speranze che permetterà alla vita di guardare avanti, verso un avvenire che potrà apparire senza un termine, semplicemente perché quel termine non lo farà vedere.
Ed ecco quindi il pericolo: ecco che, proprio a questo punto, questo meraviglioso dono della memoria potrebbe tradire l'uomo, attirandolo nella vischiosa rete della illusione, se il buon Maestro interiore, che sempre e su tutti sta vigilando, non intervenisse e non operasse.
Ma, al momento opportuno, il Maestro interviene e opera per la salvezza di questo o di quel pericolante. Infatti, ecco che, improvvisamente, ad uno rende estremamente amaro quel tal suo ricordo che, tra tutti lo deliziava, mentre lo stava strascinando verso l'inganno; all'altro, gli strappa proprio davanti agli occhi quella tale speranza, sulla quale stava orientando tutto il suo avvenire e la sua stessa vita...
Possiamo immaginare da parte degli interessati le reazioni dolorose più diverse; ma se tali reazioni non si risolveranno in quella mentalità comune che ritiene tali intime esperienze un puro e semplice caso, o che, peggio, sa risolvere tutto nel sospetto velenoso contro questa o quella circostanza, o contro questa o quella persona, con la conseguenza di amareggiarsi la vita contro questa o contro quella, e, alla fine, contro se stessa; se invece di tutto questo si avrà la pazienza di saper aspettare per riuscire a calmarsi e a riflettere, ecco che nella loro mente il pensiero del Maestro interiore si farà sempre più strada fra tutti gli altri e allora, ecco la scoperta della salvezza: salvezza che sarà anzitutto scoperta del baratro e inganno fatale in cui l'uno e l'altro stavano per scivolare; salvezza poi, e soprattutto, che sarà scoperta, contro l'inganno di tanti loro vani ricordi e di tante vane speranze, di quell'unico Ricordo e di quell'unica Speranza che non possono ingannare, né venir meno perché esterni, così che agganciando ad essi la vita, insieme con essi potranno salvare anche tutti i loro ricordi e tutte le loro speranze.
Il divino Maestro, oltre a questi interventi per la via interna, interviene anche, e ancor di più, per la via esterna, parlando cioè alle anime che stanno per cadere nell'inganno delle vanità, attraverso quei tanti segni che la realtà stessa della vita comune sa proporre, come sono: un avvenimento tragico, un'amicizia tradita, una situazione di crisi, un avviso funebre, un semplice tocco di campana a morto, etc...
E quante anime, soprattutto quante personalità ricche e promettenti, se avessero creduto a questo Maestro interiore, avrebbero potuto salvarsi dalla tentazione di sacrificare la loro intelligenza agli idoli del male, e così impiegarla per il bene proprio ed altrui.
E qui si può pensare al povero e caro Giacomo Leopardi, il quale, ancor poco più che adolescente, dopo aver composto e poi anche recitato in pubblico un edificantissimo discorso sulla Passione e Morte del Signore, non tanto tempo dopo, cadrà nell'inganno delle sue vane speranze: quell'inganno che egli stesso, più tardi, riconoscerà in una sua nota canzone: "O speranze! Speranze, ameni inganni... "; ma anziché vedere in quell'inganno il richiamo del divino Maestro, ne farà motivo per maledire un po' tutto e tutti.
L'INTELLETTO
Delle tre facoltà questa potrebbe essere ritenuta la più importante, come può sembrare il più importante l'oggetto proprio di questa facoltà, cioè: la verità.
Ma la verità - avverte Pascal - quando è ricercata per se stessa, senza alcun rapporto con la carità, diventa un idolo.
Donde segue che la verità fatta idolo, è proprio il contrario della verità stessa: l'idolo, infatti, non è che il contrario della Divinità, la quale sola è la Verità; perciò, la verità fatta idolo non è che l'errore stesso, e siccome l'idolo esige l'adorazione da chi l'ha scoperto, ecco che il ricercatore della verità, senza la carità, si condanna a divenire un ostinato adoratore dell'errore, cioè di quella sua pseudo-verità anche quando apertamente gli si presentasse o manifestasse come errore.
C'è qui la storia del pensiero cosiddetto moderno, cioè del pensiero umano, da quando si distaccò dalla Rivelazione e presunse di ritenere come propri i valori del Cristianesimo; ma proseguendo poi così solo la sua strada, quei valori non fece che perderseli dietro uno dopo l'altro, raggiungendo quindi quel suo tal pensiero che ora si chiama postmoderno, dove sembra orgoglioso di poter proclamare la grande scoperta del pensiero debole, per il quale la verità non esiste solo per il fatto che non esiste niente; ecco, infatti, cosa dice uno di loro con aria di sfida: "Io ho fondato la mia causa sul nulla!"; cioè ho scoperto il mio dio e lo adoro!
Qui siamo proprio alla radice del peccato originale, anzi, siamo all'esperienza stessa di Lucifero, del quale la storia umana può enumerare discepoli lungo tutto il suo corso.
Ma, cosa potrà fare con loro il nostro Maestro interiore? Eppure al termine di questo loro miserabile viaggio, dopo aver ragionato sempre inutilmente, per il fatto che sono giunti a scoprire essi stessi l'inutilità del loro ragionare, forse non si accorgeranno ancora di Lui?...
Comunque, al di là di questo caso davvero difficile, Egli, il nostro Maestro, lungo tutto il percorso del cammino dell'umano intelletto, ha posto, come tanti richiami, i suoi insegnamenti.
Avviene infatti a chiunque è alla ricerca di una verità che, dopo aver camminato a lungo in quella direzione, quando gli pare ormai di trovarsi in vista del traguardo, ecco che, proprio allora, all'improvviso, quella strada che gli era sempre parsa lunga, ora gli appare non solo più lunga, ma addirittura infinita...
Altra volta può avvenire che, dopo un lungo vagare da una verità all'altra, ecco che gli par di scoprire, come in una specie di gioco, che da una verità appena considerata ne nascano altre dieci, da quelle dieci, altre cento, da queste altre e altre ancora.
Allora si domanda: la verità si troverà andando avanti o tornando indietro?
Altra volta, dopo un logoramento dell'intelletto dietro una ricerca teorica della verità, dalla sua stessa coscienza, ecco una voce, quasi un rimprovero: 'E quella verità che sei tu? La verità di te stesso? Chi sei tu? Sei vero, tu? In ciò che sei, che fai, che pensi?':
Il Maestro interiore è sempre attento a richiamare l'uomo dal pensiero teorico che inclina a fare della verità un idolo, al pensiero concreto sopra se stesso, cioè a quella conoscenza di sé che consiste nella scoperta della propria verità, che è la condizione per entrare nel mistero della carità, in cui ogni verità trova il suo compimento, come aveva insegnato, ancor prima di Pascal, San Paolo in quella sua nota sentenza: 'La scienza gonfia, la carità edifica. " (1 Cor 8, 2)
In questo contesto, ecco un'altra serie di segni da parte del Maestro interiore, una serie che poi si riduce ad un solo caso, anche se sempre diverso a seconda degli individui cui interessa, cioè il caso delle crisi spirituali. A proposito di queste bisogna dire che esse costituiscono un fatto sempre presente, soprattutto in un mondo di individui battezzati, provvisti cioè di tutto l'apparato della vita soprannaturale; infatti non è possibile che questa vita passi anche un giorno solo senza che si manifesti, se non in una crisi propriamente, almeno in un semplice richiamo, o da parte di se stessa, o da parte del Maestro che la abita.
Col passare del tempo, questi richiami o troveranno una risposta, e allora la vita avrà il suo sviluppo, oppure verranno soffocati dalla tentazione dell'albero proibito, come capita di preferenza agli intellettuali.
Passeranno così gli anni, e anche il Maestro interiore verrà dimenticato. Lui, però, non lascerà il suo posto e starà in attesa di un'ora... e quando questa scoccherà, non mancherà al suo compito, e allora ci sarà davvero la crisi, e una crisi che potrà presto farsi dramma, dove Dio potrà apparire come un nemico che perseguita, quale appariva al santo Giobbe quando diceva: `Perché mi hai porto come tuo bersaglio?'; oppure come un oscuro tormento che opprime dentro, quale lo sentiva l'Innominato: "Dio, Dio... dov'è questo Dio?'; e allora toccherà al buon Federico presentarlo: 'Voi me lo domandate? E chi più di voi l'ha vicino? Non ve lo sentite nel cuore, che v’opprime... e nello stesso tempo vi attira?".
Il Maestro interiore, dunque, non è una realtà da relegare facilmente nel mondo dei casi: conoscerla o non conoscerla può significare o un incontro di salvezza, o un'orrenda notte dove venir travolti nella più nera disperazione.
LA VOLONTÀ
Se pensiamo che in essa sta il principio della nostra libertà, non dovremmo più avere dubbi per ritenerla la prima delle nostre facoltà razionali.
Tuttavia, la libertà è capacità di scelta, e di scelta anzitutto tra il bene e il male; e qui, subito, le cose si complicano: ci avverte infatti San Paolo: "Io, sì, voglio il bene, ma poi faccio il male che non voglio" (cfr. Rm 7, 21-25).
Ci troviamo ancora, dunque, davanti ad una tragica conseguenza del peccato originale, per mezzo del quale noi, secondo l'istigazione del Bugiardo, avremmo potuto conoscere il bene e il male, cioè avremmo potuto avere in mano la chiave per decidere noi ciò che è bene e ciò che è male; invece, ecco che ci troviamo precipitati in due orrendi abissi, perché: in quanto al conoscere, avendo rifiutato Dio Unica Verità, ecco che ci troviamo immersi in quel male che è la menzogna della mente, non potendo più pascerla che di pseudo-verità; e in quanto al bene e al male, avendo rifiutato Dio Unico Bene, ecco che ci troviamo condannati a quel male ancor peggiore che è la menzogna del cuore, non potendo più pascerlo che di beni falsi e vani.
Dovendoci ora fermare a quest'ultimo, cioè al bene e al male, in quanto costituisce l'oggetto specifico della nostra volontà, osserviamo anzitutto come viene considerato dagli uomini, in genere, quel gran bene che è l'amore.
Noi italiani, per esempio, per dire questa parola: "amore", preferiamo usare due parole: "voler bene". Sarà certamente una bella perifrasi, ma se in essa non ci fosse, neppure indirettamente, un riferimento a Dio, nasconderebbe in sé il veleno della menzogna, la menzogna di un amore che ingannerà presto sia colui che pensa di averlo, sia colui al quale viene offerto.
Infatti, circa la prima parola: "voler", la volontà umana può, sì, a suo modo, "volere"; ma circa la seconda: "bene", nessun uomo che ragioni potrà mai attribuirsene l'iniziativa...
Se pensiamo che Gesù stesso, a un tale che lo aveva chiamato: `Maestro buono'; ribatté prontamente: `perché mi dici buono? Uno solo è buono: Dio.'; allora potremo capire anche il pericolo di usare alla leggera quella bella perifrasi.
Come poi possa un uomo, che è lui stesso all'oscuro del suo vero bene, presumere di possedere, proprio lui, il vero bene di un altro, così da offrirglielo e magari fargliene un obbligo... ecco, anche questo è un altro dei tanti misteri della vita umana.
Come dunque solo partendo da Dio Verità l'uomo potrà liberarsi dalla menzogna della mente, per poi spaziare nell'infinito della verità, così partendo da Dio Amore potrà liberarsi dalla spaventosa menzogna del cuore, per spaziare liberamente nell'infinito dell'amore.
Questa considerazione ci porta dentro nel vivo dell'opera del Maestro interiore, il quale, anche in questo settore della nostra volontà, continua la sua tattica di sempre: guarire cioè le ferite del peccato originale, adoperando come rimedio la ferita stessa.
Perciò è la menzogna del cuore il punto in cui si concentra il suo lavoro.
Ora, la menzogna del cuore, in quanto è presenza in noi del peccato originale, può influenzare di sé sia ciò che la nostra volontà vuol fare, sia anche ciò che la nostra volontà dovrebbe accettare o sopportare.
Esaminiamo anzitutto ciò che l'uomo vuol fare: o singolarmente, o in coppia, come nel matrimonio, o in società. Se in tutte queste sue azioni egli non ha alcuna preoccupazione di lasciarsi guidare o illuminare dal Vero Amore, cioè dall'Amore di Dio, ma gli pare di regolarsi bene da solo, con le sue intenzioni ispirate dal suo interesse individuale, o comunque da un suo amore puramente umano, tutto questo, vale a dire, tutte queste sue opere, per quanto belle, importanti e anche benefiche umanamente parlando, tutte portano il marchio della menzogna del cuore, sono tutte, quindi, come quella casa fondata sulla sabbia di cui ci parla il Vangelo, e sono destinate, presto o tardi, al fallimento.
Cosa potrà fare qui il Maestro interiore? Una menzogna scoperta sarebbe una menzogna vinta. Ma Lui non ha fretta: sa che la menzogna ha già in se stessa il suo castigo, sa che il rimedio verrà.
Tuttavia, in attesa di quello, non mancherà di lavorare sia dentro le coscienze, sia poi anche fuori, servendosi di quei segni tangibili degli imprevisti e delle difficoltà che accompagnano ogni impresa umana, al fine che, quando verrà il rimedio, cioè l'ora del fallimento, questo possa servire almeno per un ravvedimento, se non per una conversione vera.
Possiamo pensare qui ai tanti matrimoni falliti.
Ci sono forse state altrettante conversioni o almeno ravvedimenti?
Ma ciò che qui impressiona è anche un altro fatto: colui o colei che era stata la vera causa del fallimento, ecco che trova subito la soluzione al fatto, poiché ha già pronta l'altra parte, con la quale proseguire la menzogna del suo cuore, e con questa poi le cose andranno tanto e tanto bene che, non solo non ci sarà posto per alcun pentimento, ma lui stesso, o lei stessa, ne faranno le meraviglie di un tanto grande bene!
La ragione, se vogliamo saperla, è chiara: prima non c'era di mezzo fra i due quel Terzo che doveva esserci; adesso invece quel terzo c'è, ed è il Contrario dell'Altro. La menzogna del cuore, dunque, è al sicuro!
Ma la menzogna del cuore ha una sua presenza, o potrebbe averla, là dove la nostra volontà dovrebbe saper accettare o sopportare, ed è specialmente qui, dove il divin Maestro ha una lezione importantissima da comunicarci. Per sapere bene di che si tratta, dobbiamo ricordare che il terreno di azione di cui si serve il Maestro interiore per il suo insegnamento è determinato - come abbiamo visto all'inizio - da tutta quella serie di movimenti spontanei che vengono su dal fondo della nostra natura; tra questi abbiamo catalogato, già allora, anche quella serie di ingiustizie, di disturbi, di umiliazioni, di parole offensive che ci possono piovere addosso da parte di altri, senza che noi ne sappiamo neanche il perché.
Tutti noi siamo portati a ritenere una vera ingiustizia quella serie di offese, e ne pretendiamo una riparazione.
Invece, il nostro Maestro ha bisogno proprio di esse per comunicarci una lezione che ci guarisca della menzogna del cuore.
In questo punto, per orientarci, sarà utile un esempio. Fra i molti, prendiamo il re Davide.
In un giorno triste, in fuga da Gerusalemme, lungo la via, un tale fra la folla, mosso da odio politico, comincia una litania di insulti di ogni specie contro di lui, insieme a lanci di polvere e sassi. Uno di quelli del seguito del re si offre per andare a tagliare la testa a quel temerario, ma il re lo ferma: "Lasciate che mi maledica, perché il Signore glielo ha Comandato".
Noi, meglio ancora di Davide, possiamo sapere perché dobbiamo accettare, e non come un male, ma come un dono del Signore, tutte queste offese che possono capitarci addosso: nel Vangelo, infatti, Gesù chiama amore da pagani quel nostro amore che si ferma ad amare solo coloro che ci amano. È un amore da pagani perché non è vero amore, e non è vero amore perché è un amore bugiardo, quindi egoistico, perché frutto della menzogna del cuore.
Il nostro Maestro interiore vuole guarirci da un simile amore, ma non trova altra medicina efficace se non quella che può offrirci un fratello che ci maledica o comunque ci offenda: se in simile frangente non sapremo reagire amando, e se a questo primo errore non seguirà presto almeno l'avvertenza che la colpa di tutto non è dell'altro, ma solo nostra, allora non potremo mai amare davvero.
L'amore vero, infatti, comincia ad essere vero proprio là dove non saprà più fermarsi, là dove riuscirà a scoprire che il suo destino sarà sempre quello di vincere ogni male con il bene: là dove scoprirà che, come la volontà di Dio sa cambiare in bene anche il male, anche la sua volontà è chiamata a fare altrettanto!
È questo il punto a cui il Maestro interiore vuol portare l'uomo, cioè la sua volontà e il suo amore: al punto stesso, cioè, dove trionfa la sua Volontà, il suo Amore!
Da queste altezze possiamo guardarci indietro e constatare che questo settore della volontà è dunque il più alto di tutti i settori precedenti, e che il bene di quassù condiziona anche il bene di tutti gli altri. Non per niente, quell'Uomo che fu il Cristo, dal primo all'ultimo istante della sua vita ha sposato la sua volontà di uomo alla Volontà del Padre, e solo così ha potuto redimere l'uomo, fatto anche lui per tendere alle stesse altezze.
Perciò, tutti quegli altri uomini che furono i santi, hanno puntato sempre là: fare della propria volontà una cosa sola con la Volontà di Dio.
Perciò ancora, è a quelle altezze che tutti noi siamo invitati a tendere, ed è a questa tensione che viene affidato il compito di sradicare, annientare la menzogna del cuore e, insieme a questa, la menzogna della mente, perché poi tutto proceda nel nuovo ordine: non sarà più l'intelletto, infatti, a precedere la volontà, ma sarà la volontà ormai infiammata dall'amore a precedere l'intelletto, perché, alla fine, tutto dovrà perdersi nell'Amore!
PADRE VIRGINIO CARLO BODEI C. D.
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