mercoledì 9 giugno 2021

RABBUNI’ GESU’ IL MAESTRO INTERIORE

 


LA NOSTRA VITA SENSITIVA E IL NOSTRO MAESTRO INTERIORE

Come per la vita vegetativa noi siamo simili alle piante, così per la nostra vita sensitiva siamo simili agli animali; e come per la prima noi facciamo esperienza del nostro bene e del nostro male fisico, così nella seconda potremo far esperienza del nostro bene e del nostro male morale.

Infatti, la nostra vita sensitiva è come il campo dove nascono, crescono e agiscono le nostre passioni, le quali per se stesse sono un bene, ma per colpa nostra, potrebbero diventare un male. Avvertiamo, dunque, che qui ci troviamo di fronte ad una seconda e assai più grave conseguenza del peccato originale; perciò sarà più che mai necessaria la presenza del Maestro interiore.

Tuttavia, prima di entrare direttamente nell'argomento, è necessario far chiarezza circa un paio di errori assai diffusi. Il primo: quello di confondere la tentazione con il peccato. Ci sono infatti molte anime che, non appena si sentono assalite da certe tentazioni che possono turbare alquanto la loro serenità interiore, subito pensano di essere colpevoli di colpe gravi e come tali corrono a confessarsi; altre pensano addirittura ad infestazioni diaboliche, etc... Tutto ciò costituisce un grave errore, perché il peccato è sempre opera non di ciò che si sente, ma di ciò che si vuole con volontà consapevole e libera.

Riguardo poi a Satana, bisogna sapere che non può niente contro di noi, se non in quella misura che gli è consentita da Dio; del resto, egli è sempre un cane legato: può abbaiare, certo, ma non mordere se non chi volutamente gli si avvicina.

Un secondo errore: credere che la tentazione sia un male in se stessa, mentre essa è un vero bene. Anche le mamme tentano i loro bambini quando, dopo averli a lungo sostenuti nei loro primi passi, alla fine li tentano, cioè provano a lasciarli soli.

Anche il maestro, dopo aver spiegato bene la lezione, tenta i suoi discepoli impegnandoli in un compito con le opportune difficoltà.

Soprattutto, Dio stesso tenta, come dimostra tutta la Sacra Scrittura! Basta qui ricordare Sir 2, 1 - 34, 2: `Figlio, quando vuoi presentarti a Dio, preparati alla tentazione. Chi non è tentato, cosa può mai sapere? Non può sapere nemmeno chi lui sia".

Ecco: chi non è tentato, è uno che non conosce se stesso. È con questo avvertimento che possiamo entrare nel vivo del nostro argomento.

Se, infatti, colui che non è tentato è uno che non conosce se stesso, ciò vuol dire che lui vive credendo di essere ciò che in realtà non è: cioè vive presumendo di sé, vive di superbia, intendendo per superbia sia quella che esalta e si esprime anche attraverso i vizi capitali della lussuria, dell'ira e della gola, sia quella che deprime, e si esprime anche attraverso gli altri vizi dell'avarizia, dell'invidia e dell'accidia.

Nel caso poi di uno che non solo non sia tentato, ma non sopporti di esserlo perché ritiene la tentazione una diavoleria, allora, oltre che di superbia, vivrà di impostura, la quale è la più nera menzogna, cioè il segno più evidente del graffio velenoso di Satana nel peccato originale, e spiega poi anche l'avversione alla tentazione.

Entrando ora nella scuola del nostro Maestro interiore, avvertiamo anzitutto la difficoltà che egli potrà trovare riguardo ai discepoli che non capiscono la tentazione: sappiamo infatti che la tattica del suo insegnamento consiste nel guarire le ferite causate in noi dal peccato originale proprio servendosi di quelle ferite, cioè mostrandocele per mezzo della tentazione; ma se noi quella tentazione non la vorremo? Perciò la necessità di entrare nella sua scuola, armati non solo di una sicura fede nella sua presenza in noi e nel dono di amore che è il suo insegnamento, ma armati altresì di un vero coraggio e di una vera voglia di conoscere la nostra verità, quale Lui vorrà farcela vedere e sentire attraverso la tentazione, comunque sia.

Ecco: Lui è li, dentro di noi, nel profondo di noi stessi, e vuole anzitutto rassicurarci, dicendo, come nel libro dell'Imitazione di Cristo: "Io sono solito visitare i miei amici in due modi: con la tentazione e con la consolazione.". Egli è li, e ha davanti a sé tutto il panorama delle nostre miserie dalle quali vuol guarirci. Dispone anche di una macchina fotografica impareggiabile: ci si offre per un servizio gratuito: scatterà di qua e di là, e poi, attraverso la tentazione, ci manderà su i risultati... perché noi abbiamo a vedere e a sentire cosa siamo... e vedendo e sentendo cosa siamo, abbiamo a provare una salutare vergogna e rimorso... Vergogna e rimorso che non devono risolversi in forme di avvilimento, ma in una coraggiosa accettazione della nostra verità... e la verità accettata si farà subito libertà di figli, donde il desiderio del perdono, la voglia di umiltà e di ringraziamento.

È vero che la nostra fede ci dice quale sia la nostra verità in due sole parole: l'uomo è niente e peccato; tuttavia, perché tale verità venga recepita e poi vissuta da ciascuno di noi, sarà necessario che il nostro Maestro interiore si affatichi, e non poco, a farci vedere e sentire, attraverso le più ripugnanti tentazioni, gli aspetti almeno più comuni di questo nostro essere niente e peccato; perciò tutte le nostre connivenze con i sette vizi capitali, tutte le nostre viltà nella pratica delle diverse virtù, tutte le nostre indifferenze e reticenze nel riguardo dei comandamenti, etc...

Bisognerà, dunque, aver costanza, e soprattutto una fede sicura circa la presenza in noi del nostro Maestro interiore e circa il vero, grande amore che Lo porta a prestarci quel servizio in vista della nostra liberazione dalla falsità che sta al fondo di noi.

Non dimentichiamo che tutti i santi hanno fatto questo cammino, e lo hanno fatto tanto più in fretta quanto prima hanno saputo avvertire il dono della verità e libertà che ne veniva loro; alcuni, addirittura, hanno fatto urgenza al Signore perché mostrasse loro, in un'unica sequenza, tutta la storia delle loro nefandezze; ma, non appena il Signore provò a sollevare il coperchio di quel loro pozzo di nefandezze, subito, sorpresi da una sconvolgente tentazione di disperazione, hanno gridato al Signore che chiudesse. Comunque, i loro esempi ci sono di gran conforto in questa ricerca della nostra verità sulla via scomoda della tentazione.

Pensiamo, ad esempio, a Santa Caterina da Siena, la quale, durante i due giorni di pieno carnevale della sua città, mentre tutti quelli di casa sua erano usciti per godersi il divertimento, volle restare sola in casa, e il Signore ne approfittò per provarla con una spaventosa tentazione: la privò anzitutto della sua dolce presenza, e la lasciò poi, sola, in balìa. delle più violente tentazioni di sensualità.

Ella, che aveva diciotto anni, con tutta la forza della sua giovinezza, lottò come poté per superare quella prova. Alla fine dei due giorni, il Signore le apparve, ed ella si lamentò perché l'aveva lasciata così sola, e Lui le disse: `Ti sono rimasto sempre vicino!".

Possiamo pensare anche a San Luigi Gonzaga, il quale, ancora ragazzetto, tentato di alcune birichinate della sua età, ignaro ancora della presenza del Maestro interiore, fu vinto dalla tentazione e cedette alle sue furberie. Tuttavia, dopo la colpa, sorpreso del male che aveva fatto, e più ancora della tentazione che l'aveva ingannato, subito, a quella sua età, si impose una severa vita di mortificazioni e penitenze che poi gli fu sempre compagna.

Tuttavia, questo caso di San Luigi Gonzaga ci avverte che la tentazione, oltre che risolversi nel senso finora considerato, può risolversi anche in tutt'altro modo e cioè con il peccato.

Ora, questo può avvenire quando uno si imbatte in essa, ignorando del tutto la realtà del Maestro interiore, oppure totalmente dimentico di essa; allora, infatti, la tentazione, non essendo voluta se non forse indirettamente dal divino Maestro, è conseguenza o di una istigazione del Maligno, assecondata da colui che la soffre, o di una sua personale cattiva inclinazione; porta dunque già in se stessa la forza verso il peccato.

Ma anche davanti a questa triste conclusione, il Maestro interiore non si renderà estraneo; infatti, se a quel peccato seguirà il pentimento, ciò sarà il segno della sua presenza; da quel pentimento infatti Egli, il divino Maestro, saprà ricavare per quell'anima non solo una nuova esperienza e conoscenza di un Dio Padre che perdona, ma insieme, una nuova esperienza e conoscenza di se stessa come di una povera creatura di peccato: molto di più, dunque, di quello che avrebbe ricavato da una semplice tentazione al peccato.

Sappiamo infatti dalla storia della santità, che diversi santi, e non dei minori, Egli li ha potuti avere per sé solo dopo una loro lunga e penosa esperienza di peccato.

Quindi anche il peccato, che è il capolavoro del demonio, nelle mani del Maestro interiore può diventare lo strumento della vittoria sul demonio; come la stessa nostra morte, che può esser considerata il trionfo del demonio, se guidata dalla stessa mano, può rivelarsi - come dice Osea (14, 13) - come la morte della Morte: cioè di tutto il progetto di Satana.

Alla fine non possiamo dimenticare che l'azione del Maestro interiore, riguardo alla nostra vita sensitiva, non si limita al settore delle passioni, con tutte le loro implicazioni morali, ma si estende anche in alcune altre forme di vita che appartengono pure al mondo della sensibilità, anche se sembrano travalicare in quello della psicologia, e sono: la vita emotiva, la vita psicosomatica e altre simili. Queste forme di vita, sul piano del comportamento, possono determinare spesso disturbi assai gravi, per rimediare ai quali non si teme di affrontare spese ingenti, sia in visite specialistiche, sia in cure interminabili a base di psicofarmaci. Ma questi disturbi, forse, non fanno parte anch'essi di quei tanti movimenti naturali e spontanei dei quali è interessato il nostro Maestro interiore?

Dunque, dovremo anche qui guardare a Lui, ricordando che gli stessi psichiatri, quando sono uomini di fede, nel caso che lo stesso cliente che va da loro per i detti disturbi sia pure lui un credente, non mancano di dirgli: `Lei è fortunato perché ha fede la fede, infatti, potrà aiutarla a guarire più di tutti i rimedi che io potrò darle.': Infatti, fra i tanti disturbi che quelle forme di vita causano, ce n'è uno che è, poi, la causa di tutti, cioè: colui che ne è colpito, da quei disturbi, presto prova l'impressione di essere diventato un diverso, un isolato socialmente, quasi un fastidio per tutti.

Ora, in simili frangenti, qual cosa potrebbe costituire per lui un pronto, efficace rimedio, quanto quello di poter subito guardare dentro di sé e incontrare, proprio li dentro, un volto, un volto amico, un volto divino che lo assicura del suo amore e della sua comprensione, e che tutto ciò che gli sta succedendo, sia dentro che fuori, è tutto disposto proprio da Lui, per il suo bene e anche per il bene di quanti lui conosce?

Tutto ciò non sarà ancora la guarigione da quel disturbo, ma gli procurerà un modo nuovo di vederlo, per cui esso non sarà più una minaccia, ma una via; una via in salita, sì, ma perciò un'occasione, anzi, un invito a salire più alto! Questi sono i miracoli del Maestro interiore.

 

"Gesù Cristo è venuto ad accecare coloro che vedono bene e a dare la vista ai ciechi" (Blaise Pascal)


PADRE VIRGINIO CARLO BODEI C. D.

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