sabato 26 giugno 2021

La Stolta Superbia e Soave Umiltà

 


Sincerità e semplicità

La tendenza alla superbia è tanto radicata in noi che per guarire abbiamo bisogno, a differenza dell’Immacolata, dell’esperienza della nostra miseria con la colpa. Per questo, Dio permette le nostre cadute come deterrente, cura preventiva contro l’orgoglio.

Quando avete mancato, ricordate: “A chi riconosce il suo fallo, se ne pente e se ne accusa con umiltà e sincerità, Dio sempre perdona. Non soltanto perdona, ma compensa. Quanto è buono il Signore con chi è umile e sincero! Se umilmente, amorosamente affidate la vostra anima al Signore, Egli, come un padre che guida il suo piccino, ve la conserverà illesa dal demonio, non permettendo che nulla vi faccia del male” (Poema 1°, p. 158).

“Voglio richiamare l’attenzione troppo sviata degli uomini sulle condizioni essenziali per piacere a Dio e ricevere la sua continua venuta nel cuore: umiltà assoluta come la carità. Sapere riconoscere che si è mancato e non avere l’orgoglio, ancora più nocivo della stessa colpa, di non volere dire: “Ho sbagliato!”. Meno Dio, tutti sbagliano! Chi può dire: “Non sbaglio mai?”. Poi, umiltà ancora più difficile nel sapere tacere le meraviglie di Dio in noi, quando non è necessario proclamarle per la sua gloria, e per non avvilire chi è privo di tali speciali doni di Dio” (Poema 1°, p. 158).

“Quando pregate o fate penitenza, fate che il mondo non se ne avveda” (Mt. 6,5). L’umiltà è il candido velo messo a difesa sul bene che si fa e sul bene che Dio ci dà. Non cercare la gloria per l’amore di privilegio che il Signore ci concede. Col ricercare la stolta gloria umana, il dono ci verrebbe subito tolto. Ma interno canto del cuore a Dio: “L’anima mia magnifica il Signore, perché ha guardato l’umiltà, la bassezza della sua serva”.

“Se vuole, Dio svela se stesso nel suo servo. Lasciate a Lui la cura di proclamarvi suoi servitori. Egli ne ha una amorosa fretta, perché ogni creatura che assurga a una missione particolare è una nuova gloria aggiunta a quella divina, dimostra quanto è grande l’uomo come lo vuole Dio: una perfezione minore che rispecchia quella del Creatore.

Rimanete nell’ombra e nel silenzio, prediletti della grazia, per sentire dal Signore parole di vita: “Tu, Betlemme, di Efratta, sei la più piccola fra le terre di Giuda, ma da te nascerà il Dominatore” (Michea 5,2).

“Anche i più grandi devono seguire la via che tutti seguono, nelle manifestazioni esterne, senza singolarità, né darsi delle pose che non sono altro che superbia ammantata di umiltà ipocrita. Sempre semplicità, affinché lo Spirito Santo venga a voi con piacere, trattenendo con la massima purezza e con la fedeltà alle sue ispirazioni” (Quad. ‘43, p. 53).

René Vuilleumier


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