venerdì 25 giugno 2021

La testimone viene nascosta e messa a tacere

 


La Battaglia  Finale del Diavolo

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Circostanza sospetta #4: non viene fornita alcuna trascrizione o registrazione dell’intervista.

Perché non venne fornita alcuna trascrizione audio e video  dell’intervista, né una qualsiasi registrazione indipendente di essa, in  modo da far conoscere con precisione le domande poste da Bertone,  le risposte complete di Suor Lucia, l’intera sequenza di domande e  risposte, nonché ogni eventuale commento che Monsignor Bertone o  altri potessero aver fatto durante quell’incontro durato “più di due ore”,  mentre si trovavano assieme nella stessa stanza? Dov’era il normale  scambio tra due persone, che si può leggere tranquillamente in qualsiasi  intervista pubblicata da un giornale?

Inoltre, perché servirono più di due ore a Monsignor Bertone per  scucire a Suor Lucia la bellezza di quaranta parole sull’argomento  principale del colloquio? Presumendo che Suor Lucia abbia  pronunciato queste 40 parole in 1 minuto, cosa dissero Monsignor  Bertone, Padre Kondor e la Madre Superiora durante i rimanenti 119  minuti dell’incontro? Fu forse ricordato a Suor Lucia il suo dovere  all’“obbedienza”? Le fu forse fatto intendere che la Chiesa dipendeva  interamente da lei e dalle sue risposte per concludere finalmente questa  controversia che causava così tanta divisione e discordia? Le fu forse  suggerito che la lealtà “al Santo Padre” le imponeva di accettare la Linea  del Partito, anche se la sua presunta lettera al Papa del 1982 affermava  il contrario? Le fu forse detto quanto importante sarebbe stato per la  Chiesa che lei assicurasse tutti che la Russia era stata già consacrata,  malgrado tutto quello che aveva detto in passato in contraddizione  con una simile affermazione? Le venne forse data l’impressione che se  avesse detto altrimenti, avrebbe contraddetto addirittura il Papa?

O forse Suor Lucia fornì molte risposte che risultarono sgradite a  chi poneva le domande, solo per sentirsele porre di nuovo, riformulate  in maniera diversa, fino a trovare la risposta “giusta”? A quali insistenti  pressioni, implicite od esplicite, fu soggetta Lucia da parte dei suoi  superiori che la circondavano durante quell’intervista a porte chiuse? Sicuramente, se non ci fosse stato niente da nascondere, Monsignor  Bertone avrebbe fatto in modo che un‘intervista così importante  all’unico testimone vivente delle apparizioni di Fatima, all’epoca  novantaquattrenne, venisse ripresa su video o al limite registrata letteralmente da uno stenografo, affinché la testimonianza potesse  essere preservata in caso di morte – che alla sua età era certamente vicina (morì il 13 febbraio 2005). Ma siamo pronti a scommettere che  di quell’intervista di Bertone non venne fatta alcuna registrazione,  indipendente o meno, né alcuna trascrizione. È ormai chiaro che negli  ultimi 45 anni di vita di Suor Lucia, attorno a lei si fosse creato un vero  e proprio clima di terrore all’idea che potesse parlare di persona in  maniera spontanea, con parole sue, in risposta ad una serie di domande  semplici e dirette. Ciascuna delle quaranta parole di “Suor Lucia” che  appaiono nel comunicato di Bertone sembrano essere state misurate  con grande cautela, quasi col contagocce.

Non v’è dubbio che fare una registrazione di quell’intervista sarebbe  stato assai rischioso. Cosa sarebbe successo se Suor Lucia avesse fornito  ripetutamente le “risposte sbagliate”? Cosa sarebbe successo se le risposte  fossero state in realtà estorte da domande fuorvianti, o dalla sottile  persuasione delle altre persone che partecipavano a quell’incontro? Che  danni avrebbe potuto arrecare una simile trascrizione, con tutto ciò  che comportava? Come la si sarebbe potuta nascondere all’opinione  pubblica o anche modificarla parzialmente? Come la si sarebbe potuta  distruggere del tutto, dopo averla creata?

Ci piacerebbe avere torto: forse un nastro o una trascrizione  dell’intero incontro esiste davvero. Ma se c’è, allora è piuttosto  significativo il fatto che il Vaticano non l’abbia mai pubblicato (ad oggi,  dicembre 2009, quella registrazione non è stata ancora fornita).


Circostanza sospetta #5: il comunicato in italiano risulta essere  firmato congiuntamente da Monsignor Bertone e da Suor Lucia, mentre  la versione inglese non riporta la “firma” della suora.

In primo luogo, perché Suor Lucia avrebbe dovuto firmare il  documento di Monsignor Bertone in italiano, quando ella aveva parlato  in portoghese? Perché Suor Lucia non firmò i suoi interventi pronunciati  nella sua lingua, il portoghese? Se Suor Lucia aveva realmente parlato  con Monsignor Bertone per più di 2 ore, perché non venne fornita una  semplice e fedele trascrizione delle sue parole in portoghese, per poi  fargliela firmare, invece di farle firmare quel comunicato che serviva gli  interessi di Monsignor Bertone? 

Inoltre, perché la “firma” di Suor Lucia non era presente nella traduzione inglese del comunicato? In effetti, in quale documento era  originariamente presente la sua “firma”? Quello italiano, o un originale  in portoghese che non è stato mai pubblicato fino ad ora? 

Che valore può avere una “firma” di Suor Lucia su di un documento  scritto in un linguaggio che la suora non parlava, in cui viene riportata  la sua testimonianza solo in modo parziale, e anche così solo nella  traduzione in italiano (Suor Lucia non parlava l’italiano) e senza  produrre tutte le domande che le erano state poste o le risposte complete  da lei fornite?

L’unica conclusione è che Monsignor Bertone e l’apparato Vaticano  non avevano alcuna intenzione di dare a Suor Lucia la possibilità di  parlare a lungo, interamente e liberamente, sui grandi dilemmi che  rimangono tuttora riguardo al Messaggio di Fatima. Tutto questo viene  chiarito dalla seguente circostanza sospetta: 

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Padre Paul Kramer

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