venerdì 10 settembre 2021

RABBUNI’ GESU’ IL MAESTRO INTERIORE

 


LA NOSTRA VITA SPIRITUALE E IL NOSTRO MAESTRO INTERIORE

Se per la nostra vita razionale noi siamo simili alle nature angeliche, per la nostra vita spirituale - per la quale noi viviamo dei doni divini della Grazia e delle virtù soprannaturali - noi siamo addirittura simili a Dio, poiché, come dice San Pietro, noi siamo "partecipi della natura divina" (2Pt 1, 4).

In realtà, questa vita spirituale soprannaturale, noi l'abbiamo già vissuta lungo tutto il cammino fatto sinora; tuttavia, mentre per il passato essa veniva considerata solo indirettamente, cioè in rapporto ai danni causati dal peccato originale nei diversi settori della nostra vita naturale, qui, invece, viene considerata direttamente in se stessa, in ordine al danno causato in essa dal peccato originale: danno che potremmo considerare alquanto simile a quello che causò a satana il suo peccato, poiché in quel suo stesso peccato di "diventare come Dio" egli aveva tentato di trascinarci.

Anche la grazia del Battesimo ci ha liberato da quel peccato, tuttavia le sue conseguenze restano in noi, e non sono se non quei sette vizi capitali che noi abbiamo già considerato, ma che qui ritroviamo in edizione nuova, in quanto, dopo che ci hanno condizionato nella nostra vita sensitiva, ora condizionano la vita stessa del nostro spirito, così che ora si chiamano: superbia spirituale, avarizia spirituale, etc.

Entrando, dunque, in questo argomento della nostra vita spirituale soprannaturale, rileviamo anzitutto che essa ha una sua vita interiore, là dove essa vive della Grazia e delle virtù teologali; ma dispone pure di una vita esteriore, cioè della vita di orazione, là dove essa manifesta anche al di fuori lo stesso mistero che vive interiormente.

Perciò, dal comportamento di questa vita di orazione noi potremo cogliere anche i preziosi insegnamenti del nostro Maestro interiore: insegnamenti che saranno sempre fedeli alla nota tattica: guarire le ferite dell'anima, utilizzando le stesse ferite inferte dal nemico.

L'anima che ha seguito fin qui il cammino che abbiamo fatto attraverso le diverse sezioni della nostra vita, e che quindi ha accolto i tanti insegnamenti del Maestro interiore, insieme avrà pure fatto qualche progresso nella fede, così che noi ora possiamo coglierla in uno stato di vita soprannaturale e di orazione alquanto avanzato.

Cominciando dunque a seguirla in questo suo cammino, non faremo certo un trattato circa l'orazione, non essendo questo lo scopo di queste pagine, ma andremo mettendo in risalto solo quei momenti importanti della sua orazione che saranno segnati dagli insegnamenti del Maestro interiore, insegnamenti che potremo riconoscere, come sempre, per mezzo delle manifestazioni naturali spontanee della stessa anima.

Possiamo dir subito che, essendo quel cammino il medesimo, ma in senso opposto, di quello che l'anima. ha fatto sotto l'istigazione di satana, nella pretesa di diventare `come Dio'; ecco che quei momenti e i corrispondenti insegnamenti del Maestro interiore, non saranno che dei passaggi, in quel cammino di ritorno, dalla schiavitù del peccato verso la libertà dell'incontro con Dio.

In quel suo cammino di ritorno a Dio, quest'anima potrà aver già fatto alcuni buoni passaggi preparatori a quelli più importanti che verranno poi; fra tutti memorabile quello della scoperta dell'orazione, quello, cioè, in cui l'orazione è divenuta un fatto personale: fatto, questo, che può avvenire abbastanza presto, perché l'incontro con la propria personalità può avvenire con la stessa adolescenza. Tuttavia, può darsi che si tratti di un semplice inizio, di un primo risveglio della fede in un'anima che tuttora vive sotto l'influsso delle sue passioni; bisognerà, dunque, che perseveri nell'accendere e riaccendere quell'inizio, quel risveglio, così da liberarsi a poco a poco delle sue debolezze, fino ad avvertire dentro di sé la Divina Presenza, e stabilirsi quindi in una vita di orazione piuttosto continua e sicura.

Allora potrà maturare il momento per uno dei passaggi più importanti. Infatti, dopo che essa avrà lasciato dietro di sé tutto il peso dei suoi vizi capitali sul piano sensibile con i relativi peccati, avverrà che gli stessi vizi le peseranno sul piano dello spirito; cioè: la sua orazione sarà sì sicura e continua, ma si troverà come ripiegata su se stessa, sui propri gusti spirituali, e solo per questi verrà ricercata e bramata.

Si realizzerà, dunque, un'orazione, ma fatta di gola spirituale, di superbia spirituale, magari anche di lussuria spirituale, etc ...; un'orazione che non contrasterà l'egoismo ma, anche se inavvertitamente, lo andrà nutrendo.

Il Maestro interiore vede che è l'ora di intervenire, e interviene: dispone quindi che quell'orazione, che è di tanto gradimento per quell'anima, a poco a poco, o magari improvvisamente, le si trasformi in una realtà del tutto insipida e disgustosa.

Un cambiamento di clima così improvviso e imprevisto non potrà non provocare nell'anima un profondo disorientamento, specialmente se si tratta di un'anima che è del tutto ignara della presenza in lei del dolce Maestro interiore: la poverina non farà che ritornare alla preghiera nella speranza di ritrovarla come una volta, ma tutto sarà inutile.

Allora si volterà a destra e a sinistra, in cerca di chi la possa orientare, e speriamo che lo possa trovare.

Se invece si tratta di un'anima che sa della presenza dentro di sé del Maestro interiore, e sa che è proprio Lui che dispone di tutto ciò che le succede, e che lo dispone proprio per il suo bene, allora quel disorientamento, ben presto, comincerà ad illuminarsi: infatti, se è l'amore che dispone, l'adattarsi all'amore non può essere che invitante e dolce; in quel dolce adattarsi si potrà poi scoprire anche l'inganno di quella orazione che, alla stregua degli amori vani, era intenta ad amare se stessa piuttosto che l'Amore al quale parlava.

Il tutto, alla fine, potrà favorire un proposito non solo di eliminare dall'orazione ogni sorta e ogni ricerca di gusti, ma di preferire addirittura il contrario.

L'anima, dunque, esce assai bene da questa prova, pronta per un cammino di orazione libero ormai dall'inganno dei gusti sensibili, e quindi consegnato solamente alla luce calda e semplice della Parola di Dio.

Tuttavia, ecco che, dopo un certo periodo, potrà avvenire che quella Parola, accostata da lei con una mente capace sì di intenderla, ma divenuta poi, col tempo, desiderosa di indagarla, di svilupparla, di interpretarla, etc., all'atto concreto di venir consegnata alla vita, quella Parola, svigorita così fra le tante altre in cui era stata diluita, mancherà della sua forza di coinvolgimento e di influenza, come il grano che non ha potuto entrare sottoterra...

Siamo dunque davanti ad un altro momento o passaggio importante che esige l'intervento del Maestro interiore. Questo intervento si chiamerà: aridità! Un'aridità tale che sappia estirpare le occulte radici delle diverse forme di superbia spirituale e riduca quindi lo spirito alla condizione di non poter far che... niente!

Una parola, questa, che, come possiamo immaginare, ridurrà lo spirito in uno stato se non di morte, di qualcosa di simile. San Giovanni della Croce si premurerà di confortare queste anime dicendo loro che `faranno molto se persevereranno nell’orazione senza far niente': Infatti, questo far niente potrà condurle ad una scoperta, cioè che Dio e solo Dio è Tutto! Perciò perdersi nel dolce Maestro interiore sarà un trovare tutto, trovarsi nel Tutto.

Penso che solo una fede sicura in questa verità di un Dio presente in noi, potrà guidare l'anima a simili scoperte! Difatti, una volta superata anche questa prova, l'orazione di quest'anima potrà volare al di sopra di ogni compromesso con il senso e con le stesse facoltà naturali, nel cielo tranquillo delle virtù teologali.

Ma questo cielo non è ancora quello empireo.

La nostra fede, speranza e carità sono sì realtà divine, ma dentro vasi fragili: quel cielo empireo verso cui esse ci portano, noi spesso ce lo raffiguriamo anche attraverso una fede che è ancora troppo umana, attraverso una speranza che è ancora troppo confusa tra le nostre speranze. Scatterà dunque anche qui un altro momento importante in questo viaggio della vita di orazione, e sarà sempre il Maestro interiore ad inaugurarlo quando succederà che l'anima, più o meno improvvisamente, si scoprirà senza fede, cioè senza più alcun segno di quel gran conforto che le veniva prima dai diversi articoli del credo, e ancor più dalla speranza nella vita eterna: quel conforto, ora, se cercato e ricercato dall'anima, può addirittura tramutarsi in ulteriore sconforto.

La situazione, qui, più che mai potrà apparire tragica e senza sbocco; invece, per un'anima che sa, tramite sempre quella presenza interiore, che la fede è un dono del Suo Amore, dono totalmente gratuito che si esercita non per via del sentimento, ma compiendo semplicemente le opere della fede, cioè la volontà di Dio, ecco che quella situazione può redimersi, illuminarsi e trasformarsi in una vera occasione di portare alla sua perfezione una vita, un'orazione di vera fede e vera speranza teologale.

Santa Teresa di Gesù Bambino, che ha vissuto questa prova così da diventare una maestra in proposito, ha anche affermato di non aver mai fatto tanti atti di fede come durante tutto il suo lungo perdurare. In una delle strofe del suo cantico alla Vergine, ha voluto dare questo incarico a Lei:

"Digli (a Gesù che mai per me si senta nel disagio accetto di aspettarlo fino al tramonto estremo che spegnerà mia fede. ".

Purificata così la fede, e per essa anche la speranza, un altro momento e passaggio importante in questo viaggio dell'orazione verso la sua perfezione nella vita eterna, non potrà non riguardare l'altra virtù teologale, cioè la carità.

La carità "è il vincolo della perfezione" (Col. 3, 14), perciò tutti i momenti o passaggi già osservati, se direttamente erano orientai verso altri punti della vita di orazione, indirettamente riguardavano anche la carità; ora, invece, che il momento e passaggio riguardano la carità in maniera diretta, indirettamente riguardano anche tutti gli altri.

Avviene dunque che l'anima, che ha fatto questo cammino di orazione superando tutti i diversi momenti, quelli visti e quelli non visti, sempre desiderosa di giungere a quella meta dell'incontro con il suo Maestro interiore, proprio nel momento in cui più che mai sembra che quel desiderio stia per aprirsi a quel divino abbraccio, ecco che il maestro interiore ha in serbo un'estrema esigenza per purificare, sublimare ancor più quel desiderio: come il Padre aveva fatto anche con Lui quando, sulla croce, stava per finire il suo sacrificio, così vuol fare anche Lui con quell'anima, perché gli diventi sempre più simile: la abbandona dunque a se stessa, come se Lui non ci fosse più per lei, anzi la respinge da sé come fosse degna di dannazione. E l'anima - commenta San Giovanni della Croce - si sente tanto impura e miserabile, da sembrarle che Dio le sia contro, e che lei sia divenuta contraria a Lui"

Tanto è importante che noi sappiamo morire ad ogni stimolo di presunzione e che scopriamo il nostro niente, dal momento che l'amore stesso con cui vorremmo amare il nostro Dio non può essere il nostro ma un altro, scaturito, nutrito e maturato dal suo.

Questi sono alcuni dei passaggi che l'anima, sotto la guida del Maestro interiore, dovrà affrontare lungo il viaggio di ritorno all'abbraccio del suo Sposo Divino, quello che essa aveva abbandonato, fuggendo lontano da Lui dopo che lo aveva tradito, consegnandosi in braccio al peccato, cioè al suo nemico. Tuttavia, notiamo che questi passaggi o momenti importanti del cammino dell'orazione non appartengono geometricamente o meccanicamente solo alla parte estrema di questo cammino, ma - fatte le debite proporzioni - un po' a tutto il cammino dell'orazione.

Bisognerà, però, che l'anima non cada mai nell'errore purtroppo tanto diffuso di attribuire al caso, e tanto meno all'intervento del nemico, quei cambiamenti di tono o di clima in cui potrà imbattersi, ma - sicura nella sua bella fede che le parla tanto chiaramente della presenza in lei della SS. Trinità e quindi del suo Maestro interiore - sappia sempre tutto riferire a Lui e risolvere con Lui, il quale è sempre e sempre Amore, qualsiasi avvenimento o novità le succeda dentro o, spontaneamente, dall'esterno, così che - come appunto insegna Santa Teresa - si trattasse pure di suggestioni diaboliche, prendendo tutto da Lui e dal suo Amore, non solo non potrebbero nuocere, ma piuttosto servire.

PADRE VIRGINIO CARLO BODEI C. D.


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