Il Mistero dell’Iniquità
La bufala del Pentagono
Il governo degli Stati Uniti ha mentito quando ha affermato che il Boeing 757, dirottato e pilotato da Hani Hanjour, si era schiantato contro il Pentagono. Dai documenti dell’addestramento al volo di Hanjour, risulta che faceva fatica addirittura a pilotare un minuscolo Cessna monomotore, figuriamoci un grosso aereo di linea come un Boeing 757 (tra l’altro, se fosse vero, ci si sarebbe messo ai comandi per la prima, e ultima volta in vita sua)! Il governo vuol farci credere tutto questo, e anzi insiste sul fatto che Hanjour abbia compiuto una manovra quasi impossibile, facendo virare l’aereo di 270° a 800 chilometri all’ora, pilotandolo poi a quella velocità per più di un chilometro e ad un altitudine di soli 6 metri – un fatto aerodinamicamente impossibile. Infine, Hanjour avrebbe pilotato un Boeing 757 fin dentro al Pentagono non lasciando praticamente alcuna traccia identificabile di un aereo, tranne un singolo squarcio rotondo di 6 metri nel muro perimetrale del’edificio, senza però lasciare alcun foro di entrata dove avrebbero dovuto schiantarsi gli enormi motori in acciaio e titanio, pesanti oltre 6 tonnellate; anzi, di quei motori non è stata trovata alcuna traccia, tra le rovine! Il rivestimento in acciaio e titanio di quei motori non può fondere neanche a 3.000 °C, quindi che fine hanno fatto, se davvero si sono schiantati, insieme al resto dell’aereo, sul Pentagono?468
Altre anomalie
Misteriosamente, nessuno di quegli aeroplani (ad eccezione di uno469) venne abbattuto prima che potessero colpire i propri obiettivi, malgrado il fatto che abbattere un aeroplano che costituisca una minaccia, in caso tutte le altre soluzioni non abbiano avuto esito, sia una procedura standard prevista dalla legge. L’ex ministro britannico Michael Meacher ha affermato che “Tra le 8:20 e le 9:38 di quella mattina, non c’erano aerei in volo.” Secondo un’Istruzione del Capo dello Stato Maggiore Congiunto degli Stati Uniti, datata 1 giugno 2001, era stato dato l’ordine di non intercettare o abbattere nessun aereo senza l’esplicita autorizzazione del Segretario alla Difesa. Persino dopo che entrambe le torri erano state colpite, il Segretario alla Difesa Donald Rumsfeld non dette quell’autorizzazione, fino a che non venne colpito anche il Pentagono. Quella mattina dell’11 settembre, mentre un aereo si stava avvicinando in una maniera da costituire una reale minaccia alla capitale americana, Washington, D.C., un aiutante del vice presidente Richard Cheney (come testimoniato dal Segretario ai Trasporti, Norman Mineta) andò da lui e gli chiese: “Gli ordini rimangono ancora validi?” E Cheney rispose: “Gli ordini rimangono ancora validi”, e questo mentre quell’aereo che si avvicinava in maniera minacciosa si trovava a soli 15 chilometri di distanza da Washington, pochi minuti prima che il Pentagono venisse colpito. L’aereo non venne intercettato, nessun aereo venne fatto partire allo scopo di fermare quella minaccia, se non dopo che il Pentagono era stato colpito. Questi comportamenti sembrano indicare chiaramente che ai comandi di quell’operazione vi fossero Dick Cheney e Donald Rumsfeld, e non Osama bin Laden e Ayman alZawahiri.470
Padre Paul Kramer
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