La divina maternità di Maria
La vera grandezza di Maria, la grandezza tutta sua propria e non comunicabile ad altra creatura, è quella di essere veramente la Madre di Dio. Questa dignità eleva la Vergine SS. ma ad un ordine immensamente superiore ad ogni altro; la innalza sino ai confini della Divinità, e la rende centro di benedizione sì nell'antica che nella nuova legge. Quindi può dirsi che Maria è una nuova creatura, un mondo tutto spirituale, una meraviglia!
Questo è il concetto che dobbiamo avere della Madonna, anche secondo la dottrina dei Santi Padri.
La Maternità di Maria deve considerarsi sotto due aspetti: materiale e morale. Benché l'aspetto materiale sia inferiore, è però così sublime da non trovare mente umana che valga a raggiungerlo.
«E' certo, dice il Rev.mo P. Roschini, che nel primo atto della Divina Maternità, vi fu una strettissima unione fisica fra la sostanza di Maria e quella di Gesù». (Istruzioni Mariane, p. 56).
Ma cosa si intende con la frase: Fu una strettissima unione fisica? Ci permetta il Rev.mo P. Roschini di aggiungere una parola di spiegazione A compiere il mistero della Divina Incarnazione concorsero due elementi: la SS. ma Vergine e lo Spirito Santo. La SS. ma Vergine fornì l'elemento del quale e intorno al quale si formò il corpo del Salvatore. Quell'elemento fu una particella della sua carne, fu un atto vitale che apparteneva alla sua vita fisica; e questo atto, in Maria, fu volontario e libero, e per ciò appartenente alla sua vita intellettuale e morale: ed in questo appunto la sua maternità cominciò ad elevarsi al di sopra della maternità naturale.
Però nella concezione di Dio, la sola cooperazione materiale di Maria non poteva convenire all'azione dello Spirito Santo sulla sua creatura, né alla creatura che la riceveva. Imperocchè Dio volendo farsi nostro fratello, rivestendo la nostra umanità, non bastava che Maria accettasse un'operazione qualunque dello Spirito Santo; ma bisognava che ella acconsentisse formalmente a divenire Madre del Salvatore, e accettasse di cooperare liberamente e volontariamente al disegno per cui Iddio domandava di incarnarsi nel suo seno: la sua Maternità; ecco il primo e diretto oggetto del suo consenso; ed è su questo che la Vergine pronunciò quel fiat, che attirò nel suo seno il Figlio di Dio.
L'azione quindi dello Spirito Santo era legata al consenso di Maria; e quando S. Giovanni nel suo Vangelo dice: «Verbum caro factum est», il Verbo si è fatto carne, o più esattamente, il Verbo si è fatto uomo, non vuol dire che Dio si è unito ad un uomo, ma bensì che Egli si è fatto, è diventato un uomo; di modo che è esatto il dire: Dio è uomo e un uomo è Dio. Così si escludono in Gesù Cristo le due persone; diversamente, per quanto si volessero supporre fra loro unite e anche fuse, resterebbero sempre persone distinte, e per conseguenza Dio non sarebbe uomo, e un uomo non sarebbe Dio.
In conclusione, l'Umanità di Gesù Cristo, dal primo istante di sua esistenza, e per il fatto stesso della sua esistenza, è unita personalmente a Dio: e chi vuole concepire la natura umana di nostro Signore, quale è realmente, deve concepirla unita personalmente al Verbo di Dio.
Lo afferma chiaramente il Vangelo. L'Arcangelo Gabriele disse a Maria che ella avrebbe concepito per la virtù dello Spirito Santo un figlio che sarebbe stato Dio; ora se la natura umana del Salvatore, anche incompleta e in via di formazione, esistette un solo istante nel seno di Maria, senza essere unita alla Divinità, la prima affermazione dell'Arcangelo resta vera, perché Maria ha realmente concepito per opera dello Spirito Santo; ma resterebbe falsa la seconda, in quanto che Maria non avrebbe concepito il Figlio di Dio, ma soltanto un uomo.
Ecco la strettissima unione fisica tra la sostanza di Maria e quella di Gesù: unione così stretta, che è assolutamente impossibile separare le due nature; l'una non può esistere senza l'altra.
E chi può non ammirare la grandezza di Maria, elevata alla sublime dignità di Madre di Dio?
E sarà appunto questa Divina Maternità della Vergine che verrà a schiantare le eresie, sorte specialmente nei primi secoli della Chiesa.
Il Rev.mo P. Roschini continua poi a mettere sempre più in evidenza la grandezza della sempre Vergine quando scrive: «Durante i nove mesi che trascorsero dall'Annunciazione alla Natività, Gesù visse, letteralmente, della vita di Maria sua Madre; il sangue che gli scorreva nelle vene, che gli faceva battere il cuore, che recava accrescimento alle sue piccole membra, quel sangue tutto era passato nel cuore di sua Madre; era il sangue più puro della Vergine Immacolata. E dopo avere nutrito Gesù, esso ritornava al cuore di Maria, donde arricchito di nuove energie, sarebbe ritornato a Gesù. In questo scambio ininterrotto, in questo commercio vitale di tutti gli istanti tra il Creatore ed una sua creatura, non vi è forse un mistero di condiscendenza divina, e un mistero non meno sorprendente di elevazione umana? Che poteva mai fare di più Iddio per onorare una creatura, e che mai poteva fare di più una creatura per servire al suo Dio»? (L c.).
S. Pier Damiani, sorpreso di questa grandezza di Maria, esclama: «Come la parola dell'uomo potrà mai lodare chi generò di sé il Verbo eterno? Quale lingua potrà mai lodare abbastanza colei che diede alla luce quegli che tutti lodano e al quale tutti ubbidiscono tremanti? Qual mente non si dovrà sentire confusa al pensiero che il Creatore nasce da una creatura, che l'artefice da chi egli ha formato? Quanto dobbiamo sentirci debitori a questa Beatissima Genitrice di Dio, imperocchè quel corpo di Cristo che Maria Vergine generò, che riscaldò sul suo petto, che coprì di fasce, che con tanto affetto materno nutrì, quello e non altro riceviamo dal sacro altare e beviamo il suo sangue motivo di nostra salute. Tanto abbiamo dalla fede cattolica, tanto fedelmente ci insegna la Santa Chiesa. Nessuna lingua umana potrà mai lodare colei, dalla quale sappiamo essersi incarnato il mediatore tra Dio e gli uomini». (Serm. 45. de Nativ. Virg.).
Quanto sia giusto questo parlare di S. Pier Damiani, lo si può comprendere anche facendo qualche confronto con le altre creature. I Profeti hanno annunciato il Salvatore; gli Angeli ne hanno celebrato la nascita; il santo Precursore lo ha mostrato al mondo; gli Apostoli e gli Evangelisti lo hanno fatto conoscere ai popoli; i ministri della Chiesa, da secoli, ci predicano la sua parola, ci dispensano i suoi Sacramenti e i suoi misteri: Maria SS. ma però ha composto della propria sostanza questo Salvatore, lo ha nutrito, lo ha allevato con cure e sollecitudini inenarrabili perché fosse nostra vittima; ed entrando a parte dell'amore di Dio per gli uomini, acconsentì alla morte di Lui, che ci era necessaria, e muta ai piedi della croce, col cuore trafitto dalla spada del dolore, lo ha offerto e sacrificato per noi!...
Giustissima quindi la frase di quella donna che, rivolta a Gesù, esclamò: «Beatus venter qui te portavit et ubera quae suxisti». (Luc. 11).
Ma ciò che maggiormente fa risaltare la Maternità di Maria è il suo aspetto morale, cioè il possesso di tutte le prerogative proprie della sua altissima dignità; prerogative che si compendiano nella santità della Beatissima Vergine; santità particolarissima che non ha confronti se non con quella di Dio.
Se un S. Giovanni Battista, perché fosse degno Precursore, fu arricchito di tanti doni: se un S. Paolo, perché fosse degno Apostolo delle genti, fu fatto vaso di elezione, quali grazie non avrà Iddio concesso alla Vergine perché fosse degna sua Madre?
S. Anselmo così si esprime: «Quella Vergine, a cui il Padre voleva dare per figlio il proprio eterno Unigenito, generato dalla sua mente, a Lui uguale nella gloria, che amava come sé stesso, perché fosse uno stesso figlio comune della Vergine e di Dio Padre; quella Vergine che il Divin Figlio si era scelto per madre secondo l'umana natura; quella Vergine in cui lo Spirito Santo operava il concepimento dell'Eterno Figlio da cui Egli procede, certo doveva risplendere di tale purezza e santità che, dopo Dio, non si poteva intendere...». (De Concp. Virg. 28).
Tali sono i sentimenti di tutti i Padri, che il martire S. Metodio compendia in queste parole: «Così fermamente sentono tutti quelli che professano la vera fede». (Orat. de Sim. et Anna).
La Maternità Divina della Beatissima Vergine Maria è quindi prova e sostegno di tutti i misteri del cristianesimo. Tolta la Divina Maternità della Vergine, cade la Redenzione, la giustificazione e la glorificazione dell'uomo, che sono effetti del Verbo Incarnato. Ed ecco la Maternità di Maria divenuta argomento di cui i Santi Padri si servirono in ogni tempo per combattere gli errori e conservare l'integrità della fede cattolica.
P. AMADIO M. TINTI DEI SERVI DI MARIA
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