EPISTOLARIO
A mano a mano che s'intensificano gli intimi rapporti con Dio, l'anima rimane come inabissata ed assorbita in se stessa. Le riesce difficile e doloroso comunicare con le creature; vorrebbe isolarsi e trattenersi soltanto con l'ospite divino; perfino il soddisfare i più elementari bisogni della natura è per lei causa di sofferenza, sembrandole un perditempo:
"Tali desideri consumano l'anima interiormente perché comprende, per una chiarissima luce che Iddio le dà, di non poter rendere a Dio quel servigio che vorrebbe. Tutto poi va a finire nelle delizie di cui Iddio viene ad inondar l'anima. Mi dà il più delle volte gran pena il trattare con altri, eccetto quelle persone alle quali si parla di Dio e della preziosità dell'anima. Per questo appunto amo assai la solitudine. Spesso spesso provo gran travaglio nel sovvenire alle necessità della vita: il mangiare, cioè, il bere, il dormire; e mi ci assoggetto come un condannato, solo perché Iddio lo vuole [...]. Le conversazioni se si prolungano per passatempo, non potendo alle volte allontanarmene, debbo farmi violenza grandissima per rimanervi, dandomi queste una gran pena" (1 11 1913; cf. anche 24 3 1914).
PADRE PIO DA PIETRELCINA
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