sabato 31 agosto 2019

LA CROCE



Estratti dall’Opera sulla Divina Volontà scritta da Luisa Piccarreta

Volume 6
“ Figlia mia,  nella Creazione Io diedi all’anima la mia immagine, nell’Incarnazione le diedi la mia Divinità, divinizzando l’Umanità.Nell’atto stesso in cui si incarnò la Divinità nell’Umanità, la Divinità si incarnò nella Croce; perciò,da quando fui concepito, fui concepito unito alla Croce.  Si può dire che, come la vera Croce fu unita con Me nell’Incarna-zione che ebbi nel seno di mia Madre, così la Croce forma altrettante mie incarnazioni nel seno delle anime. Poiché Essa forma la mia incarnazione nelle anime, la Croce è la incarnazione dell’anima in Dio. Essa, distruggendo nell’anima ciò che è della natura umana, la riempie tanto della Divinità, da formare una specie di incarnazione: Dio nell’anima e l’anima in Dio ”.
Io sono restata incantata nel sentire che la Croce è l’incarnazione dell’anima in Dio;  Lui ha ripetuto: “ Non dico unione, ma incarnazione. Infatti, la Croce penetra tanto nella natura umana, da fare diventare la stessa natura dolore. Dove c’è il dolore, là vi è Dio, poiché non possono essere separati Dio ed il dolore. La Croce, formando questa specie di incarnazione, rende l’unione più stabile e quasi difficile la separazione tra Dio e l’anima, così come è difficile separare il dolore dalla natura. Invece, nell’unione può facilmente avvenire la separazione. L’unione, infatti, non è vera incarnazione, ma similitudine di incarnazione ”.
“ Figlia mia, le sofferenze e le Croci sono come tante citazioni che Io invio alle anime.  Se l’anima accetta queste citazioni, sia che siano citazioni che avvisano l’anima di pagare qualche debito, sia che siano avviso di fare qualche acquisto per la vita eterna, l’anima Mi risponde rassegnandosi alla mia Volontà, ringraziandomi, ed adorando le mie sante disposizioni. Allora, troviamo subito l’accordo e l’anima evita tanti inconvenienti, che deriverebbero dall’essere citata di nuovo, dal richiedere avvocati, dal subire una causa e la condanna del giudice. Solo rispondendo alla citazione con la rassegnazione e con il ringraziamento, si supplisce a tutto questo, poiché la Croce è per l’anima citazione, avvocato e giudice, senza avere bisogno di altro per prendere possesso del regno.  Se l’anima non accetta queste citazioni, pensa agli obblighi, alle sciagure ed agli intralci nei quali si getta l’anima, e quale sarà il rigore del Giudice nel condannarla, poiché ella ha sfuggito la Croce!  Il Giudice è mite, è compassionevole, è più inclinato ad arricchirla che a giudicarla, è più intento ad abbellirla che a condannarla ”. 
“ Figlia mia,  tra tanti titoli che la Croce ha, c’è il titolo di festiva.  Infatti, quando si riceve un dono, cosa accade?  Si fa festa, lo si gradisce e si è più allegri.  La Croce, essendo il dono più prezioso e più nobile, fatto dalla Persona più grande ed unica che esista, è più gradita e causa più festa, più gaudio, di tutti gli altri doni.  Tu stessa puoi dire quali altri titoli si possono dare alla Croce ”. Ed io:  “ Come Voi dite, si può dire che la Croce è festante, giubilante, gaudente, desiderabile ”.  E Lui: “ Bene, bene hai detto;  ma l’anima giunge a sperimentare questi effetti della Croce solamente quando è perfettamente rassegnata alla mia Volontà ed ha donato tutta se stessa a Me, senza ritenere niente per sé.  Io, per non farmi vincere in amore dalle creature, dono loro tutto Me stesso e, nel donare Me stesso, dono anche la mia Croce.  L’anima, riconoscente per il mio dono, fa festa e gode ”. 
“ Figlia mia, non volerti stancare nel soffrire, ma fa’ come se ad ogni ora tu cominciassi a soffrire. Infatti, chi si lascia dominare dalla Croce, distrugge nell’anima i tre regni cattivi, che sono:  il mondo, il demonio e la carne, e li sostituisce con i tre regni buoni che sono:  il regno spirituale, il Divino e l’Eterno ”. 
“ Figlia mia, quanto più il ferro è battuto, tanta più luce acquista; anche se il ferro non ha ruggine, i colpi servono a mantenerlo lucido e spolverato. Allora, chiunque si avvicina ad esso, facilmente si rimira in quel ferro come se fosse uno specchio.  Così l’anima, quanto più i colpi della Croce la battono, tanta più luce acquista e si mantiene spolverata da qualunque cosa. Allora, chiunque si avvicina a lei, si rimira in lei come se fosse uno specchio;  naturalmente, lei essendo specchio, fa il suo ufficio, e cioè:  fa vedere se i volti sono macchiati o puliti, se belli o brutti.  Ciò non basta;  Io stesso Mi delizio di rimirarmi in lei e, non trovando né polvere, né altra cosa che impedisce di riflettere la mia immagine, l’amo sempre di più ”. 
“ Figlia mia,  la Croce è semenza di virtù. Come chi semina, raccoglie dieci, venti, trenta ed anche cento volte, così la Croce, essendo seme, moltiplica le virtù, le perfeziona e le abbellisce fino alla meraviglia. Perciò, quante più croci si addensano intorno a te, tanti più semi di virtù vengono posti nell’anima tua.  Invece di affliggerti, quando ti giunge una nuova Croce dovresti rallegrarti, pensando di avere acquistato un altro seme, per arricchirti ed anche per completare la tua corona ”. 
“ Figlia mia, le caratteristiche dei miei figli sono:  Amore alla Croce, Amore alla gloria di Dio ed Amore alla gloria della Chiesa, fino a dare la propria vita. Chi non ha queste tre caratteristiche, invano si dichiara mio figlio. Chi ardisce dirlo, è un bugiardo ed un traditore, che tradisce Dio e se stesso. Vedi un po’ se tu le hai! ” 
“ Figlia mia, la Croce è sostegno dei deboli, fortezza dei forti, germe e custodia della verginità ”. 
“ Figlia mia, le Croci, le mortificazioni e qualunque specie di sofferenza sono altrettante fonti battesimali. Qualunque specie di Croce, che è intinta nel pensiero della mia Passione, perde la metà dell’asprezza e diminuisce di metà il suo peso ”. 
“ Figlia mia, volli essere crocifisso ed innalzato in Croce, per fare sì che le anime che Mi vogliono, possano trovarmi. Uno Mi vuole Maestro, perché sente la necessità di essere ammaestrato, ed Io Mi abbasso ad insegnargli tanto le cose piccole quanto le più alte e sublimi, per renderlo il più dotto. Un altro, che geme nell’abbandono e nell’oblio, volendo trovare un padre, viene ai piedi della mia Croce, ed Io Mi faccio Padre, dandogli per abitazione le mie piaghe, per bevanda il mio Sangue, per cibo le mie carni e per eredità il mio stesso Regno. Un altro, che è infermo, Mi trova medico, poiché non solo lo guarisco, ma gli do anche i rimedi sicuri per non più cadere nelle infermità. Un altro, che è oppresso da calunnie e da disprezzi, ai piedi della mia Croce trova il suo difensore, pronto a sostituirgli le calunnie ed i disprezzi con onori divini. Così per tutti gli altri;  chi Mi vuole giudice, Mi trova Giudice; chi amico, chi sposo, chi avvocato, chi sacerdote, tale Mi trovano. Volli essere inchiodato nelle mani e nei piedi, per non oppormi a nulla di ciò che le creature vogliono, per farmi come esse Mi vogliono.  Tuttavia le genti, vedendo che Io non posso muovere neppure un dito, ardiscono offendermi ”. 

Un Esorcista Racconta



IL MALEFICIO 

Già abbiamo accennato al maleficio come ad una causa per cui una persona può incolpevolmente venire assalita dal demonio. Essendo questo il caso più frequente è necessario parlarne a parte. Cercherò anche di precisare l'uso dei termini: una terminologia universalmente accettata non c'è, per cui ogni scrittore deve precisare in che senso usa le parole. 
Considero maleficio un vocabolo generico. Viene comunemente definito "nuocere ad altri attraverso l'intervento del demonio". È una definizione esatta, ma che non precisa in quale modo tale male viene causato. Da qui le confusioni; per cui, ad esempio, alcuni autori considerano il maleficio come sinonimo di fattura o di stregoneria. Invece la fattura e la stregoneria sono, a mio parere, due modi diversi di compiere un maleficio. Senza pretesa di completezza e basandomi solo sui casi che mi sono capitati, prendo in considerazione queste forme di maleficio: 1 la magia nera; 2 le maledizioni; 3 il malocchio; 4 le fatture. Sono forme diverse, ma non a compartimenti stagni; le interferenze sono frequenti. 

1 - La magia nera, o stregoneria, o riti satanici che hanno il loro apice nelle messe nere. 
Considero insieme queste pratiche, per le analogie che presentano; in realtà le ho elencate in ordine di gravità. La loro caratteristica è di procurare il maleficio contro una determinata persona attraverso formule magiche o riti, talvolta anche molto complessi, con invocazioni rivolte al demonio, ma senza far uso di oggetti particolari. Chi si dedica a queste pratiche diventa servo di Satana, ma per colpa sua; noi qui le consideriamo solo come mezzi per compiere malefici a danno di altri. 
Già la Sacra Scrittura è molto decisa nel proibire questepratiche, in cui vede un rinnegare Dio per darsi al demonio. "Non imparerai a commettere le cose abominevoli delle nazioni ossia dei pagani. 
Non si troverà presso di te chi faccia passare il proprio figlio o la propria figlia per il fuoco sacrifici umani, chi pratichi la divinazione, il sortilegio, l'augurio, la magia; chi pratichi incantesimi, chi consulti gli spettri o l'indovino, chi interroghi i morti sedute spiritiche. Perché è in abominio a Dio chi compie tali cose" Deuteronomio 18, 10 12; "Non rivolgetevi agli spettri, ai maghi, rendendovi impuri con essi. Io sono il Signore vostro Dio" Levitico 19,31; "Un uomo o una donna che sia negromante o indovino tra voi sia messo a morte: li lapiderete. Il loro sangue ricada su di loro" Levitico 20,26 27. Si veda anche Lev. 19 26 31. Non è meno tenero l'Esodo: "Non lascerai vivere la maga" 22,17. 
Pure presso altri popoli la magia veniva punita con la morte. Anche se i termini sono diversamente tradotti e variano secondo le traduzioni, il contenuto è chiarissimo. Torneremo a parlare della magia. 

2 - Le maledizioni. Sono auguri di male, e l'origine del male sta nel demonio; quando sono fatte con vera perfidia, specie se c'è un legame di sangue tra il maldicente e il maledetto, possono avere effetti tremendi. I casi più frequenti e più gravi che mi sono capitati riguardavano genitori o nonni che hanno maledetto i figli o i nipoti. La maledizione si è dimostrata molto grave se si riferiva alla loro esistenza o se veniva fatta in particolari circostanze, per esempio nel giorno del matrimonio. I genitori hanno verso i figli un legame e un'autorità come nessun'al tra persona. 
Tre esempi tipici. Ho seguito un giovane che era stato maledetto dal padre fin dalla nascita evidentemente non lo voleva e aveva continuato a subire tali maledizioni nell'infanzia e in tutto il periodo in cui è vissuto in casa. Questo povero giovane ha avuto traversie di tutti i tipi: mali di salute, incredibili difficoltà sul lavoro, sfortuna nel matrimonio, malattie nei figli... Le benedizioni gli hanno dato un giovamento spirituale, ma non mi è parso che abbiano ottenuto di più. Un secondo esempio. 
Una giovane voleva sposarsi con un bravo ragazzo da lei amato, ma i genitori erano contrari; visti inutili i loro sforzi, tali genitori si sono dimostrati rassegnati e hanno PARTECIPATO alle nozze. Lo stesso giorno del matrimonio il padre ha chiamato in disparte la figlia con una scusa; in realtà l'ha maledetta augurando i peggiori mali su lei, sul marito e sui figli. E così è stato, nonostante le intense preghiere e benedizioni. Ancora un fatto. Un giorno venne a trovarmi un professionista; sollevando i pantaloni, mi fece osservare le sue gambe orribilmente martoriate da un evidente succedersi di operazioni. Con questa premessa ha incominciato a narrarmi i fatti. Suo padre era un giovane molto intelligente; la madre voleva a tutti i costi che si facesse sacerdote, ma lui non se la sentiva. L'urto giunse al punto che il giovane dovette lasciare la famiglia; si laureò, divenne uno stimato professionista, si sposò, ebbe figli, e tutto questo dopo avere rotto ogni rapporto con la madre, che per nessun motivo volle più vederlo. Quando un suo figliolo, il professionista che mi parlava, raggiunse gli otto anni, gli fu scattata una foto che mi fu mostrata: un bel bambino dal sorriso accattivante, con i pantaloni corti, le ginocchia nude, le calze alte, come costumava allora per i bambini. Il padre ebbe una malaugurata idea. Pensò che la madre si sarebbe commossa di fronte alla foto del nipotino e che avrebbe fatto pace con lui; così le spedì la foto. La madre gli mandò a dire: "Le gambe di quel bambino siano sempre malate e se tu tornerai in paese, morirai nel letto in cui sei nato". Tutte cose avvenute. Da notare che il padre tornò al paese solo dopo vari anni che sua madre era morta; ma subito si sentì male, fu portato provvisoriamente nella casa natale, ove morì la notte stessa. 

3 - Il malocchio. Consiste in un maleficio fatto da una persona per mezzo dello sguardo. Non si tratta, come certuni credono, del fatto che certe persone portino scalogna se ti guardano storto;queste sono storie. Il malocchio è un vero maleficio, ossia suppone l'intenzione di nuocere ad una determinata persona con l'intervento del demonio. Di particolare c'è il mezzo che viene usato per portare a compimento l'opera nefasta: lo sguardo. Ne ho avuto pochi casi e non completamente chiari; ossia era chiaro l'effetto malefico,ma non era altrettanto chiaro l'artefice di esso e che, come mezzo, sia bastato il semplice sguardo. Approfitto dell'occasione per dire che molte volte non si viene a conoscere l'artefice del maleficio e neppure come il male sia iniziato. L'importante è che la persona colpita non stia a sospettare di questo o di quello, ma perdoni di cuore e preghi per chi le ha fatto del male, chiunque sia stato. 
Sul malocchio concludo dicendo che la cosa in sé è possibile, ma casi certi non ne ho avuti. 

4 - La fattura. È di gran lunga il mezzo più usato per operare malefici. Il nome deriva dal fare, o confezionare un oggetto, formato col materiale più strano e più vario, che ha un valore quasi simbolico: è un segno sensibile della volontà di nuocere ed è un mezzo offerto a Satana perché vi imprima la sua forza malefica. Più volte è stato detto che Satana è scimmiottatore di Dio; in questo caso possiamo prendere l'analogia dai sacramenti, che hanno una materia sensibile ad esempio, l'acqua nel battesimo come strumento di grazia. Nella fattura il materiale è usato allo scopo di nuocere. 
Distinguiamo due modi diversi di applicare la fattura alla persona designata. C'è un modo diretto, che consiste nel far bere o mangiare alla propria vittima una bevanda o un cibo in cui è stata mescolata la fattura. Questa viene preparata con gli ingredienti più vari: sangue di mestruazione, ossa di morti, polveri varie per lo più nere bruciate, parti di animali tra cui primeggia il cuore, erbe particolari... Ma l'efficacia malefica non è data tanto dal materiale usato quanto dalla volontà di nuocere con l'intervento del demonio; e tale volontà viene significata dalle formule occulte pronunciate mentre si confezionano tali intrugli. Quasi sempre la persona che viene colpita in tal modo, oltre agli altri disturbi, soffre poi di un caratteristico male di stomaco, che gli esorcisti sanno bene individuare, e che guarisce solo dopo aver liberato lo stomaco con molto vomito o con molte feci, in cui si espellono le cose più strane. 
Un altro modo, che possiamo chiamare indiretto uso il linguaggio di cui si serve P. La Grua nel libro citato nella introduzione, consiste nel maleficiare oggetti appartenenti alla persona che si vuole colpire fotografie, indumenti o cose appartenenti alla persona, o nel maleficiare figure che la rappresentino: pupazzi, bambole, animali, talvolta persino persone vive, dello stesso sesso ed età. Si tratta di materiale di transfert, che viene colpito con gli stessi mali che si vogliono causare alla persona designata. Un esempio molto comune: ad una bambola, durante questo rito satanico, vengono infissi spilli intorno alla testa. Capita poi che la persona sente dei fortissimi mali di testa, e ci viene a dire: "È come se la mia testa fosse tutta attraversata da spilli pungenti". Oppure si infiggono aghi, chiodi, coltelli nelle parti del corpo che si vogliono colpire. E puntualmente la povera vittima sente poi dolori lancinanti che la straziano in quei punti. I sensitivi di cui parleremo a parte sogliono dire: "Lei ha uno spillone che l'attraversa da qui a qui", e indicano il posto preciso. Mi sono capitati casi in cui delle persone si sono liberate da quei mali con la fuoruscita di lunghi e strani spilloni, di un materiale simile 
a plastica o legno flessibile, uscito dalle parti designate. Il più delle volte la liberazione avviene espellendo il materiale più vario: fili di cotone colorati, nastri, chiodi, fili di ferro attorcigliati. 
Meriterebbe tutto un discorso a parte la fattura confezionata sotto forma di legamento. In questi casi il materiale usato da transfert riceve particolari legature con capelli o con strisce di stoffa variamente colorata soprattutto bianco, nero, blu, rosso, a seconda dello scopo voluto.  
Ad esempio: per colpire il figlio di una gestante, è stata legata, con ago e crine di cavallo, una bambola dal collo all'ombelico. Lo scopo era che il nascituro crescesse deforme, cioè non si sviluppasse in quella parte del corpo compresa dalla legatura. Di fatto l'inconveniente ci fu, ma assai meno grave di quello che si sarebbe voluto provocare. I legamenti riguardano soprattutto gli sviluppi delle varie parti del corpo, ma più spesso ancora lo sviluppo mentale: certuni soffrono di impedimenti allo studio, al lavoro, ad un comportamento normale, perché hanno subito dei legamenti al cervello. E i medici invano cercano di identificare e di curare il male. 
Accenno appena anche ad un altro fatto assai frequente. Spesso le fatture vengono comprovate da oggetti strani che si trovano nei cuscini e nei materassi. Qui non finirei più di raccontare i fatti di cui sono stato testimone e a cui non avrei mai creduto se non li avessi visti. Si trova di tutto: nastri colorati e annodati, ciocche di capelli strettamente annodate, corde piene di nodi, lana fittamente intrecciata da una forza sovrumana in forma di corona o di animali specie topi o di figure geometriche; grumi di sangue, pezzi di legno o di ferro, fili di ferro arrotolati, bambole cariche di segni o di trafitture ecc. 
Altre volte si formano improvvisamente fittissimi intrecci di capelli in donne o bambini. Tutte cose o fatti che non si spiegano senza l'intervento di una mano invisibile. 
Altre volte capita che questi oggetti estranei non compaiono a prima vista, dopo aver aperto materassi o cuscini; ma poi, se si asperge con acqua esorcizzata o se si intromette una qualche immagine benedetta specie di un Crocifisso o della Madonna, allora sono comparsi gli oggetti più strani. 
Completerò l'argomento nelle pagine seguenti; ma prima desidero ripetere le raccomandazioni di P. La Grua, nell'opera citata. Anche se quanto ho scritto è frutto di esperienza diretta, non bisogna credere facilmente ai malefici, in particolare a quelli fatti attraverso la fattura. Si tratta sempre di casi rari. Un esame attento dei fatti tradisce molte volte cause psichiche, suggestioni, false paure, alla base degli inconvenienti che si lamentano. 
Aggiungo anche che spesso i malefici non raggiungono il loro scopo per vari motivi: perché Dio non lo permette; perché la persona colpita è ben protetta da una vita di preghiera e di unione con Dio; perché molti fattucchieri sono inabili, quando non sono dei semplici imbroglioni; perché il demonio stesso "mentitore fin dal principio" come lo bolla il Vangelo, inganna i suoi stessi seguaci. 
Sarebbe un gravissimo errore vivere col timore di ricevere malefìci. Mai la Bibbia ci dice di temere il demonio. Ci dice di resistergli, certi che lui fuggirà da noi Giacomo 4,7 ; ci dice di rimanere vigilanti contro i suoi assalti, stando saldi nella fede 1 Pietro 5,9. 
Abbiamo la grazia di Cristo, che ha sconfitto Satana con la sua croce; abbiamo l'intercessione di Maria SS., nemica di Satana fin dall'inizio dell'umanità; abbiamo l'aiuto degli angeli e dei santi. 
Soprattutto abbiamo il sigillo della Trinità, che ci è stato impresso nel battesimo. Se viviamo in comunione con Dio, è il demonio con tutto l'inferno a tremare di fronte a noi. A meno che non siamo noi ad aprirgli la porta... 
Essendo il maleficio la forma più comune di influenza diabolica aggiungo qualche altro concetto che la pratica mi ha insegnato. 
A seconda dello scopo che si prefigge, il malefìcio può acquistare varie denominazioni. Può essere di divisione se è diretto a far sì che due sposi, due fidanzati, due amici si separino. Più volte mi è capitato il caso di fidanzati che si sono separati senza motivo, pur volendosi bene, e che non riuscivano più a riavvicinarsi; uno dei loro genitori, che era contrario a quel matrimonio, ha confessato di essere ricorso a un mago per farli separare. Può essere di innamoramento, se è diretto a far sì che due si sposino. Ho presente una ragazza che si era innamorata del fidanzato di una sua amica; dopo vani tentativi, è ricorsa ad un mago. I fidanzati si sono separati e quel giovane ha sposato la ragazza che ha 
ordinato il maleficio. Inutile dire che è stato un pessimo matrimonio; lo sposo non riusciva ad abbandonare la moglie, ma non l'ha mai amata e aveva la vaga impressione di essere stato costretto a sposarla. 
Altri malefici sono per la malattia, ossia perché la persona designata sia sempre malata; altri sono per la distruzione i cosiddetti malefici a morte. Basta che la persona colpita si metta sotto la protezione della Chiesa, ossia basta che incominci a ricevere degli esorcismi o a pregare e far pregare intensamente perché la morte non possa attuarsi. Ho seguito molti di questi casi; come già abbiamo detto, il Signore è intervenuto anche miracolosamente, o almeno in forma che umanamente non si può spiegare, per salvare la vita di queste persone da pericoli mortali o, in modo particolare, da tentativi di suicidio. Quasi sempre preferirei dire: sempre, almeno nei molti casi che mi sono capitati ai malefici di una certa gravita è legata la vessazione diabolica o addirittura la possessione. Ecco perché è necessario l'esorcismo. Sono anche tremendi i malefici fatti per la distruzione di un'intera famiglia o, comunque, su tutta una famiglia. 
Il Rituale per prima cosa, al n. 8 delle norme, mette in guardia affinché, in caso di maleficio, la persona non venga indirizzata a maghi, o a streghe o ad altri, che non siano ministri della Chiesa; e che l'interessato non ricorra a nessuna forma di superstizione o ad altri mezzi illeciti. Che l'ammonimento sia necessario ce lo dice l'esperienza. I maghi sono molti mentre gli esorcisti sono pochissimi. E addirittura un esperto come mons. Corrado Balducci in tutti e tre i suoi libri consiglia, come rimedio al maleficio, il ricorso ad un mago, anche se si prevede che farà un altro maleficio vedi ad esempio Il diavolo, Piemme, pag. 326. È un errore imperdonabile in un autore tanto meritevole in altre parti dei suoi volumi. Ma l'ammonimento è particolarmente importante perché la tendenza a ricorrere a maghi, stregoni, santoni e simili è vecchia quanto il mondo. Il progresso culturale, scientifico, sociale, non ha minimamente influito su queste abitudini, che convivono tranquillamente col nostro "mondo del progresso". E ne sono coinvolti ugualmente tutti i ceti sociali, anche i più elevati culturalmente ingegneri, medici, insegnanti, uomini politici.... 
Quando poi il Rituale suggerisce quali domande si debbono fare al demonio, al n. 20 delle norme, si esorta l'esorcista a chiedere a quale causa è dovuta la presenza stessa del demonio in quel corpo, in particolare se dipende da un maleficio; in questo caso, se la persona è stata colpita mangiando o bevendo sostanze malefiche, l'esorcista deve comandare di vomitarle. Se invece è stato nascosto qualcosa di malefico fuori dal corpo, l'esorcista deve farsi indicare il luogo, cercare l'oggetto e bruciarlo. 
Sono utili indicazioni. In pratica, quando un maleficio è stato subito mangiando o bevendo qualcosa di fatturato, quasi sempre si verifica quel particolare male di stomaco a cui più volte abbiamo fatto cenno e che denota il bisogno di una liberazione o per via fisiologica o vomitando. Si deve allora consigliare l'uso orale di acqua benedetta, di olio e sale esorcizzati, per favorire la liberazione. È anche possibile che certi oggetti malèfici vengano espulsi in modo misterioso come già abbiamo detto: la persona, ad esempio, può notare d'improvviso un peso allo stomaco come se avesse un sasso, e poi trova un sasso per terra e quel male cessa. Così possono trovarsi fili colorati, cordicelle intrecciate, tante altre cose... Tutti questi oggetti vanno aspersi con acqua benedetta può provvedervi la persona stessa, vanno bruciati all'aperto e le ceneri, come pure gli oggetti di ferro o comunque non bruciabili, 
vanno buttati ove scorra acqua fiume, fognatura. Non nel gabinetto della propria abitazione; quando lo si è fatto sono spesso accaduti inconvenienti: intasamento di tutti i lavandini, allagamenti della casa... 
In molti casi gli strani oggetti trovati nei cuscini e nei materassi sono stati trovati non interrogando il demonio, ma dietro indicazione di carismatici o sensitivi di cui parleremo in seguito. Il rinvenimento è stato il motivo per cui ci si è accorti del maleficio e per cui si è fatto ricorso all'esorcista. Anche in questi casi occorre bruciare fuori casa cuscini e materassi, dopo averli aspersi con acqua benedetta; e le ceneri vanno gettate come si è detto sopra. 
È importante che la distruzione con il fuoco degli oggetti maleficiati sia fatta pregando. Specie quando si tratta di fatture scoperte per caso o dietro indicazione del demonio, non si può agire alla leggera. Per mia istruzione P. Candido mi raccontò un suo "errore di gioventù", ossia una leggerezza che commise nei primi anni in cui era esorcista. 
Stava allora esorcizzando una ragazza, insieme ad un altro padre Passionista autorizzato come lui dal vescovo. Interrogando il demonio, vennero a sapere che a quella ragazza era stata fatta una fattura. Si fecero indicare di che cosa si trattava: una scatoletta di legno, lunga circa un palmo di mano. 
Si fecero dire dove era stata nascosta: si trovava sepolta a un metro di profondità, accanto ad un certo albero, di cui si fecero indicare l'esatta posizione. Pieni di zelo, armati di zappa e badile, andarono a scavare nel luogo indicato. Trovarono la scatoletta di legno, così come era stata indicata; l'apersero ed esaminarono il contenuto: una figura oscena in mezzo ad altre cianfrusaglie. Subito, aiutandosi con dell'alcool, provvidero a bruciare il tutto con ogni cura, in modo che rimanesse solo un mucchietto di cenere. Ma non provvidero alla benedizione prima di bruciare quegli oggetti; omisero di pregare ininterrottamente durante la bruciatura invocando la protezione del sangue di Gesù; avevano ripetutamente toccato quegli oggetti senza provvedere a lavarsi subito le mani con acqua benedetta. La conclusione fu che P. Candido dovette stare per tre mesi a letto a causa di fortissimi dolori di stomaco; tali dolori si protrassero con una certa forza per una decina d'anni e ogni tanto si rifecero sentire anche in tutti gli anni seguenti. Una dura lezione; utile a me e a quanti si dovessero trovare in situazioni analoghe. 
Chiesi anche a P. Candido se, dopo tutta quella fatica e quella sofferenza, la giovane fosse stata liberata. No, non ebbe alcun vantaggio. Questo ci dice che le fatture alle volte compiono tutto il loro effetto sulle persone nel momento in cui vengono completate; trovarle e distruggerle non serve a niente. 
Mi sono capitati vari di questi casi in cui tra il maleficio e il rinvenimento della fattura erano trascorsi molti anni; la fattura aveva già esaurito il suo compito malefico; quando è stata trovata e distrutta era già inefficace e la sua distruzione non ha apportato alcun beneficio alla persona colpita. Hanno poi giovato gli esorcismi, le preghiere, i sacramenti... 
In altri casi bruciare la fattura interrompe il maleficio. Ne ho avuto esempi in casi di "fatture a morte" per putrefazione, in cui era stata sepolta della carne maleficiata, che è stata scoperta e distrutta prima che giungesse a putrefarsi. Altre volte vengono sepolti vivi, anche se con del vuoto intorno, degli animali, specie rospi. Anche in questo caso il loro rinvenimento prima della loro morte può interrompere il maleficio. Ma i rimedi principali restano gli esorcismi, la preghiera, i sacramenti, i sacramentali. 
Non si insisterà mai abbastanza su quanto sia importante ricorrere ai mezzi di Dio e non a maghi, anche se si ha l'impressione che i mezzi di Dio siano lenti ad agire. Il Signore ci ha dato la forza del suo nome, la potenza della preghiera sia personale sia comunitaria, l'intercessione della Chiesa. Il ricorso ai maghi, a chi maschera il proprio operato sotto il nome equivoco di magia bianca che è sempre un ricorso al demonio, come chiunque fa un altro maleficio per togliere un maleficio già fatto, non può che aggravare il male. Il Vangelo ci parla di un demonio che esce da un'anima per ritornarvi in seguito con altri sette demoni, peggiori di lui Matteo 12,43 45. È quello che accade col ricorso ai maghi. Ne diamo tre esempi significativi, che ho riscontrato varie volte. 
Primo esempio. Uno incomincia ad avvertire dolori fisici. Prova vari medici e medicine, ma il dolore aumenta anziché scomparire; non se ne scopre la causa. Va allora da un mago, o da un cartomante dedito alla magia e si sente dire: "Lei ha una fattura. Se vuole gliela tolgo. M'accontento di un milione". Quello prima ci pensa e poi si decide e paga. Magari gli viene chiesta la foto, un indumento intimo, una ciocca di capelli. Dopo un po' di giorni la persona si sente del tutto guarita ed è ben lieta di come ha speso quel milione. È il demonio che se n'è andato. Dopo un anno incominciano a riaffiorare i soliti disturbi. Il poveraccio riprende la trafila dai medici, ma le medicine si dimostrano impotenti, mentre il male aumenta sempre di più. È il demonio che è ritornato con altri sette peggiori di lui. Al colmo della sopportazione il sofferente pensa: "Quel mago mi ha fatto pagare un milione, ma il male me lo aveva tolto"; e così torna da lui senza rendersi conto che è stato proprio lui a causargli il male aggravato. 
E si sente dire: "Questa volta le hanno fatto una fattura assai più grossa. Se vuole gliela tolgo e a lei chiedo solo cinque milioni, a un altro chiederei il doppio". Così si riprende da capo. Se poi la vittima va finalmente ad affidarsi a un esorcista, oltre al piccolo male iniziale, occorre liberarlo dal grosso male provocato dal mago. 
Secondo esempio. Tutto come sopra. Il malato paga, viene guarito dal mago e resta guarito. Ma in compenso il suo male passa alla moglie, ai figli, ai genitori, ai fratelli. Per cui il danno resta ugualmente moltiplicato anche sotto forma di ostinato ateismo, di una vita di peccato, di incidenti d'auto, di infortuni, depressioni.... 
Terzo esempio. Anche qui, tutto come sopra. La persona resta guarita dal mago e la guarigione perdura. 
Ma quel male era stato permesso da Dio perché quella persona espiasse i suoi peccati, perché ritornasse ad una vita di preghiera e di frequenza alla Chiesa e ai sacramenti. Lo scopo di quel male era di ottenere grandi frutti spirituali per la salvezza di quell'anima. Con la guarigione operata per intervento del demonio, che conosceva bene questi fini, lo scopo buono legato a quel male è andato in fumo. 
Dobbiamo avere chiaro in mente che Dio permette il male per ricavarne il bene; permette la croce perché solo attraverso essa giungiamo al CIELO. Questa verità è evidente, ad esempio, nelle persone rivestite di particolari carismi che spesso sono colpite da sofferenze, per la guarigione dalle quali non si deve pregare. Tutti ricordano P. Pio, che per 50 anni ha sopportato il dolore lancinante delle cinque stimmate; ma nessuno ha pensato di pregare il Signore che gliele togliesse: era troppo chiaro che quella era opera di Dio, per grandi fini spirituali. Il demonio è fino; ben volentieri avrebbe voluto che P. Pio non avesse impressi nella carne i segni della passione! Naturalmente è diverso il caso se è il demonio a provocare le stimmate e a suscitare falsi mistici. 

Don Gabriele Amorth 

Spirito Santo ricolma il mio cuore con il tuo amore,



Oh, Spirito Santo ricolma il mio cuore con il tuo amore,
regalami la chiarezza e la fiducia in Dio.
Aiutami, a decifrare le parole del Signore,
 perché soltanto attraverso l’amore riuscirò a comprenderle.
Amen.

Don Bosco



 Cerca col buon esempio e con la parola di salvare anime anche in quello stato che il Signore ti destina. I,475. 

IN ADORAZIONE



-Testimonianza di Catalina RIVAS-


LE PROVE DELLA SUA PRESENZA

Abbiamo avuto l’opportunità di andare a predicare in un Carcere di Massima Sicurezza e, all’uscita, la Guardia che ci accompagnava mi disse:
“Grazie di essere venuta, Signora.
Dio voglia che le sue parole siano giunte ai Reclusi, perché ne hanno veramente bisogno!”.
Gli chiesi come gli erano sembrate le mie parole.
Rispose:
“Certamente buone, ma lei stava predicando ai Reclusi della Casa Circondariale Penale e non a noi!”.
Gli risposi che avevo predicato l’Amore di Gesù a tutti quelli che mi ascoltavano e che lui e le altre Guardie avevano bisogno di quell’Amore, esattamente come i Carcerati; che noi tutti abbiamo bisogno del Vangelo e dell'Amore di Dio e che questi benefici non si trovano in nessuna altra parte e in nessuna altra persona.
Era un Giovedì Santo.
Quella sera, Gesù si era prodigato, pieno di Misericordia, nel padiglione dei “puniti”, dove molti avevano paura di entrare.
Noi abbiamo sentito che Gesù stesso ci aveva aperto la sbarra per giungervi e che Egli era il nostro Anfitrione (Padrone di casa).
Ed è stato così, poiché ci furono molte Confessioni.
Il mio Direttore Spirituale confessava, mentre un coro si alternava tra le mie prediche e le preghiere.
Dalle cinque del pomeriggio alle dieci di sera, erano passati dal Confessionale tanti uomini rudi, gioendo in un modo indimenticabile del cambiamento che si sperimenta quando si ritorna alla vita, dopo venti o cinquant'anni di morte spirituale.
Avevano ottenuto una nuova matricola sul  loro petto:  invece di  un numero,  ora avevano stampata la parola “Perdonato”.
Davanti a Gesù, nel grazioso Ostensorio della Cappella, stavo ricordando quel giorno e quelle persone; mi chiedevo come si fosse sentito Gesù il “Giovedì Santo”, allora e ogni anno… e che cosa avesse provato mentre lavava i piedi ai suoi Discepoli!

“Figlia cara, voglio che rimangano fissati, nella tua memoria e scolpiti nel tuo cuore, tutti i dettagli della scena che rivivo, ora, davanti ai tuoi occhi.
Quel  “Giovedì”  erano  tutti  pieni  di  entusiasmo: conoscevo  a  fondo  quegli  uomini,  ai  piedi  dei  quali  Mi  sono inginocchiato e leggevo nel loro cuore, senza avere bisogno di essere informato da loro sul segreto delle loro Anime.
Non ignoravo, in particolare, che uno di loro ordiva un “Progetto Satanico” e si preparava contro di Me, come l’animale che, rabbioso, morde la mano del padrone, che gli dà da mangiare”.

Mi strinsi la testa tra le mani, singhiozzando per la tristezza che sentivo nella Voce del Signore.
Quando tornai a guardare, vidi Gesù e alcuni uomini (i suoi Apostoli), seduti al tavola.
Gesù si alzò e, togliendosi il mantello, rimase con una Tunica bianca.
Prese un asciugamano e se lo legò intorno alla vita.
Già in altre occasioni, il Signore mi aveva fatto il regalo immenso di permettermi di contemplare scene come questa, ma sempre con una sfumatura diversa, qualcosa di differente da quanto stavo vedendo ora.
In questa occasione, mi colpì il fatto di vederLo vestito in modo così semplice, senza il suo bel Manto.
Gesù continuò a raccontarmi:

“Era il vestito di un servo, di uno qualsiasi della Razza d'Israele, poiché questa era esentata da tale servizio.
Detenevo  nelle  mie  Mani  il  Potere  Sovrano, quell’Autorità  Universale  che  il  Padre,  nella  sua  Bontà, Mi  aveva comunicato.
In quel preciso momento, il mio Sguardo li penetrò e volle prevenire la crisi che avrebbe scosso la generosità dei miei Apostoli.
Erano tutti infuocati,  infiammati e promisero di seguirMi fino ala morte, ma gli entusiasmi dello Spirito non sopprimono la debolezza della carne ed Io conoscevo l’avvenire.
Tutta la mia Vita umana racchiude un Mistero: Io passavo la mia Esistenza amando i Miei.
Il Figlio, Esegeta (Interprete) di Dio, realizzava così, come Uomo e per gli Uomini, la definizione del Padre: “Dio è Amore”.
È per questo che voi dovete cercare, nel mio Cuore, il senso e l’importanza di questa Ora Suprema: Io, che avevo speso la mia Vita, amando, vi riservavo una Testimonianza Suprema della mia Carità, il culmine dell’Amore alla fine della mia Esistenza!
Sperimentai, allora, con una Forza straordinaria, il Sentimento che provò la tua amata mamma e tutti quelli che se ne  vanno in Grazia, sapendo che la vita è soltanto un passaggio verso la Casa del Padre e che la prospettiva della separazione ravviva l’affetto verso coloro che se ne vanno da parte di quelli che restano.
Figli miei, chiedete che Io vi addestri e vi rivesta della mia Grandezza di Uomo-Dio e con le Mie umiliazioni, scelte volontariamente, affinché, almeno nella vostra piccolezza umana, riusciate a scendere dal vostro piedistallo di miseria e a servire i vostri fratelli.
Non sono chiusi i Tabernacoli, sono chiusi i vostri cuori!
Troppo pochi riescono a capire come Io, che sto nascosto e rinchiuso, ho la libertà di manifestarMi, di farMi sentire vivo, lì, nell’Ostia, che ognuno di quei Tabernacoli racchiude.
La mia Presenza può essere notata, se si tiene sgombra la mente, il cuore e l’Anima.
Chi accorre così, davanti a Me, riceve prove della mia Presenza Eucaristica, poiché suscito questo meraviglioso prodigio, proprio per avvicinarMi a voi, per accogliervi, per consolare chi soffre per la vita che passa”.

Che duri di comprendonio sono gli Uomini e le Donne nel non pensare a tutto questo!
Nel momento in cui Gesù sta per andare ad offrirsi alla Volontà del Padre, per salvarci, sapendo tutto ciò che Era dall’Eternità, nel Presente e ciò che sarebbe stato nei Secoli dei Secoli, dopo la sua Resurrezione e Ascensione al Cielo, il suo Amore giunge al culmine e lo esprime, non abbracciando i suoi Discepoli, ma lavando i loro piedi e asciugandoli con l'asciugamano con cui si era cinto i fianchi.
Continuò il Signore, dicendo:

“E dirai al mio Popolo che preghino per le loro Autorità, in modo speciale per le Autorità della Chiesa, che i Potenti  cerchino, con la più grande avidità, onori e gloria, che  gli Uomini corrano dietro ai titoli,  per farsi chiamare “Benefattori” o “Salvatori” e che i Governanti impongano il loro Potere ai Cittadini sudditi: è ciò che normalmente l’uomo si aspetta, perché queste sono glorie che vengono dal Mondo.
Ma, all'interno della mia Chiesa, tra le Comunità Ecclesiali, non dovrebbe mai succedere questo.
Le Autorità Ecclesiastiche devono assolutamente piegarsi al loro dovere, per compiere esclusivamente il desiderio della Gloria di Dio.
La Transustanziazione (trasformazione del pane e del vino in Corpo e Sangue di Cristo) è un prodigio non illusorio: è un prodigio che permane.
Siete voi che Mi chiamate, sono Io che Mi partecipo completamente e non è solamente un pane benedetto!
Non si transustanzia nulla, se il pane resta solo pane, poiché in questo modo non ci sarebbe cambiamento di sostanza.
Ho detto:
“È il mio Corpo” - e questa affermazione ha la Forza della mia Onnipotenza, se viene pronunciata dai miei veri Ministri.
Poveri e infelici quei Ministri che mettono in dubbio le mie Parole e fanno tanto danno alle Anime…
Io perdo Sangue, visibilmente, in molte Ostie, davanti ai loro occhi, perché abbiano la certezza che i Miracoli continuano a compiersi dinnanzi alla loro incredulità, oggi come ieri o più di ieri…Dovrà, forse, l’asino umiliare nuovamente l’Essere Umano, inginocchiandosi davanti alla mia Presenza Eucaristica? (*)
Spiega  loro  che  Io  Mi  sforzo,  con  tutti  i  mezzi,  per  strappare  dalle  grinfie  del  mio  Avversario  un’Anima  già  compromessa.
Che sto lottando, instancabilmente fino alla fine, manifestando all’Anima una estrema delicatezza ed una pazienza senza limiti.
Le faccio sapere, esternamente e nel suo interno, che nulla Mi sfugge del dramma che si svolge nel suo cuore o nella sua mente, nella sua Anima o nei suoi sensi.
Tutto Io metto da parte e chiedo solo ciò che è meno disposta a darMi: la sua volontà”.

(*) - Sentendo che Gesù mi parlava di un asino e non sapendo affatto a cosa si riferisse, consultai un Teologo, il quale mi spiegò che si trattava di un episodio della vita di Sant’Antonio da Padova, che sicuramente è molto conosciuto da tutti i Sacerdoti e Religiosi, ma non dalla maggioranza dei laici o, almeno, da quei laici ai quali il Signore vuol far pervenire questo “libretto”.
Ritengo, pertanto, importante trascrivere il testo che il Teologo mi fece avere.
“Nella vita di Sant’Antonio da Padova, accadde un fatto sorprendente e conosciuto da tutti.
C’era un eretico, chiamato Guillardo, che non credeva alla Presenza Reale di Gesù nell’Eucaristia, nonostante le numerose Conversioni ottenute dalla Predicazione di Sant’Antonio.
Quell’eretico viveva confondendo la gente con i suoi errori.
Un giorno, Sant’Antonio ebbe, in pubblico, una conversazione con Guillardo e questo si vide umiliato e incapace di contestare la magistrale difesa che il Santo gli opponeva.
Allora, per uscire da quella umiliante situazione, chiese al Santo di fare un Miracolo, così avrebbe creduto alla Presenza Reale di Gesù nell’Eucaristia.
Ed ecco, cosa gli propose:
“Io ho una mula: la lascerò per tre giorni senza mangiare e, se dopo questo digiuno rinuncerà al pasto che le offrirò, per adorare l’Ostia Consacrata che tu le presenterai e nella quale tu dici esserci Cristo, Vero e Reale e Sostanziale, allora, abbraccerò in pieno la Dottrina della Chiesa Cattolica”.
Sant’Antonio, mosso da Dio, accettò la proposta e trascorse quei tre giorni in preghiera e penitenza.
Terminato il terzo giorno, Sant’Antonio celebrò la Santa Messa e, poi, senza togliersi i Paramenti Sacri, prese l’Ostia Consacrata e, accompagnato da una moltitudine di fedeli, si presentò in mezzo alla piazza.
Guillardo fece uscire dalla stalla la mula affamata e le mise davanti il foraggio.
Allora, il Santo, dirigendosi verso la mula, le disse:
“Nel Nome del tuo Creatore, che tengo nelle mie mani, ti comando di prostrarti immediatamente davanti a Lui, perché gli eretici riconoscano che tutta la Creazione è soggetta all’Agnello che si immola sui nostri Altari”.
Davanti all’ammirazione di tutti i presenti, la mula, affamata per il digiuno, ignorando del tutto il suo pasto che Guillardo le offriva, si diresse davanti al Santissimo Sacramento, sostenuto dal Santo e, piegando le due zampe anteriori, rimase prostrata, immobile, in un atteggiamento di profonda riverenza.
Questo fatto fece convertire non solo Guillardo, ma anche molti eretici che avevano assistito alla sfida.
Per questo prodigio, che si diffuse rapidamente in tutto il Mondo, Sant’Antonio ricevette l’appellativo di “Martello degli Eretici”.
È una vera Testimonianza storica, riconosciuta pubblicamente”.

"O buon Gesù, il tuo Sangue mi salvi nel giorno dei giudizio".



S. Domenico vide una volta la Beata Vergine Maria aspergere col Sangue di Cristo i fedeli che erano accorsi per ascoltare le sue prediche.
Un'altra volta vide un fedele che nella vita fu devoto di Maria al tribunale di Dio: la bilancia pesava dalla parte della condanna. La Madonna versò allora una goccia del Sangue di suo Figlio sul piatto della misericordia. E' bastato questo perchè la bilancia cambiasse posizione: quell'anima fu salva.

VISITA A MARIA SANTISSIMA



Santissima Vergine Immacolata e Madre mia Maria, a te che sei la Madre dei mio Signore, la Regina del mondo, l'Avvocata, la Speranza, il Rifugio dei peccatori, ricorro io che sono il più miserabile di tutti. Ti onoro o Regina, e ti ringrazio di tutte le grazie che mi hai fatto finora, soprattutto di avermi liberato dall'inferno, tante volte da me meritato.
Ti amo, Signora amabilissima e per il grande amore che ho per te, ti prometto di volerti sempre servire, e di fare quanto posso perché tu sia amata da tutti. Ripongo in te tutta la mia speranza di salvezza. Accoglimi per tuo servo, coprimi con il tuo manto. O Madre di misericordia, per la tua potenza presso Dio, liberami dalle tentazioni, ottienimi la forza di vincerle fino alla morte. O Madre mia, per l’amore che porti a Gesù io ti prego di aiutarmi sempre, ma soprattutto nell'ultima ora della mia vita. Non lasciarmi o Maria, finché non mi vedrai già salvo in cielo, a benedirti e a cantare la tua misericordia per tutta l'eternità. Amen.

S. ALFONSO M. DE LIGUORI

ILDEGARDA DI BINGEN


***
Ancora una volta, già più avanti negli anni, quasi alla fine della sua vita, Ildegarda descrive in una lettera in risposta ad un giovane monaco vallone, Guibert de Gembloux, che voleva essere informato a riguardo: “Sin dalla prime infanzia e fino all’ora presente - ha più di settant’anni - trovo la mia gioia in questa visione; in questa visione la mia anima sale fino alle altezze del firmamento. Quanto io nella visione vedo, non l’avverto con gli occhi che vedono quanto sta di fuori, né l’ascolto con le orecchie esteriori, né l’avverto con il pensiero del mio cuore, né con altra mediazione dei cinque sensi. Piuttosto lo vedo nell’anima mia ad occhi aperti, perché mai ho provato la perdita di conoscenza propria dell’estasi, mentre questa visione io l’ho da sveglia, di giorno come di notte.  E la luce che io vedo non ha a che fare con il luogo in cui mi trovo; è molto, molto più luminosa di ogni nube che porta con sé il sole e non riesco a scorgerne né altezza, né lunghezza, né larghezza. Mi è stato fatto conoscere il suo nome: ombra della luce vivente. Come il sole, la luna, le stelle si specchiano nell’acqua, così in questa luce mi si presentano, sfavillanti, scritti, parole, virtù, azioni e quanto lo vedo e apprendo nella visione lo conservo a lungo nella memoria, perché mi basta di vedere alcunché nella visione per ritenerlo a mente, Vedo, ascolto e so, tutto nello stesso tempo e in un istante apprendo perfettamente quello che poi so…non so nulla che non abbia veduto”.
Neanche Ildegarda stessa può spiegare ciò che le succedeva. Interessante è notare che Ildegarda qui, come nelle altre volte quando parla delle sue visioni, insiste sul fatto che le ha da sveglia e non nel sonno o in sogni. Per esempio, autori come il celebre Ruperto di Deutz, uno scrittore che ha commentato tutta la Scrittura in non so quanti volumi, le sue visioni le ha avuti in sogni, ma c’era
questa differenza nell’interpretazione dei sogni al tempo di Ildegarda: che i sogni degli uomini avevano valore, invece quelli delle donne, no. Così Ildegarda dice qui che quello che ha visto non
ha nulla a che fare con i sogni.
I genitori di Ildegarda l’affidano ad una giovane, perché l’introduca alla vita religiosa. Nel capitolo 59 della Regola di San Benedetto leggiamo che i genitori possono offrire il figlio ancora bambino a Dio,  basta che avvolgano la carta dello scritto della loro donazione e la mano del bambino nella tovaglia dell’altare e così l’offrono. E questa offerta è definitiva.  Ildegarda più tardi, quando parla di questo tipo di offerte, le giudica negativamente; dice che bisogna dare al figlio, giunto all’età adulta, ai quindici – vent’anni, la possibilità di decidere egli stesso. Non è giusto farne l’offerta; lei non è la sola a pensare così.

***
Sr. ANGELA CARLEVARIS osb