EPISTOLARIO
Padre Pio non indietreggia né si dà per vinto. Dichiara con sincerità e fermezza di non voler assolutamente venir meno all'amor di Dio e di accettare volenterosamente ogni sorta di tormenti e di tribolazioni, pur di rimanere saldo e fedele alle promesse ed assicurare la propria salvezza. La sofferenza più atroce è causata dalla incertezza di corrispondenza alle esigenze dell'amore e della paura di dispiacere a Gesù. E' questa una idea che ritorna spesso nelle lettere. "Di tutto ciò [=le tentazioni impure] me ne rido come cose da non curarsi, seguendo il suo consiglio. Solo però mi addolora, in certi momenti, di non esser certo se al primo assalto del nemico fui pronto a far resistenza" (17 8 1910). "Queste tentazioni mi fanno tremare da capo a piedi di offendere Iddio" (1 10 1910; cf. anche 22 10 1910; 29-11 1910). "Ma di niente ho paura, se non dell'offesa di Dio" (29-3 1911).
La paura causata dalla tentazione è grande, ma è pur chiara la coscienza che ha di non aver deliberatamente accolto la suggestione diabolica. Più che del passato, teme dell'avvenire. "Certo che ad esaminarmi presentemente preferirei la morte prima di deliberarmi ad offendere il mio caro Gesù con un solo peccato, benché lieve" (17 8 1910). "Queste tentazioni mi fanno tremare da capo a piedi di offendere Iddio. Spero che l'avvenire sia almeno simile al passato, cioè di non rimanerne vittima" (1 10 1910; cf. anche 22 10 1910). La coscienza poteva essere tranquilla. Ma la vittoria non era stata facile: "Mi trovo nelle mani del demonio, che si sforza di strapparmi dalle braccia di Gesù. Quanta guerra, mio Dio, mi muove costui! In certi momenti poco manca che non mi vada via la testa per la continua violenza che debbo farmi. Quante lacrime, quanti sospiri, padre mio, indirizzo al cielo per esserne liberato. Ma non importa. Io non mi stancherò di pregare Gesù" (20 12 1910).
Evidentemente Dio, che sottoponeva padre Pio ad una prova così intensa e crudele, non rallentava tanto la briglia al nemico da permettergli la vittoria; anzi faceva sì che la stessa prova contribuisse a bene maggiore, secondo la nota dottrina di san Paolo: "Iddio è fedele, e non permetterà che siate tentati oltre quel che potete, ma con la tentazione vi procurerà la via d'uscita, onde possiate sopportarla" (1 Cor. 10,13). L'intervento divino, sempre tempestivo ed opportuno, giungeva alle volte anche in modo visibile: "Debbo però confessare che son contento in mezzo a queste afflizioni, poiché grandi ancora sono le dolcezze che il nostro buon Gesù mi dà a gustare quasi tutti i giorni" (1 10-1910). "Ma pazienza! Gesù, la Mammina, l'Angioletto, san Giuseppe e il padre san Francesco sono quasi sempre con me" (18 1 1912). "In fine [dopo una notte di feroci percosse del cosaccio] venne il Pargoletto Gesù, al quale dissi di voler fare solo la sua volontà. Mi consolò e mi rinfrancò le sofferenze della notte. Oh Dio, come batteva il mio cuoricino, come ardevano le mie guance presso questo celeste Bambino!" (28 6-1912).
PADRE PIO DA PIETRELCINA
Nessun commento:
Posta un commento