mercoledì 4 agosto 2021
IL TRONO DI PIETRO È PER ESSERE DA ME RECUPERATO.
Conversazioni Eucaristiche
Qui me invenerit, inveniet vitam…
1. O mio amorosissimo Salvatore, Sacramentato Gesù, che, per alettare gli uomini a cercarvi ed a trovarvi, promettete loro la vita temporale di grazia, e la eterna di gloria; io che ho già avuto la sorte di ritrovarmi in questo Altare, ora a Voi tutto mi dono e mi consacro per non separarmi mai più da Voi: inveni quam diligit anima mea; tenui Eum, nec, dimittam! No: non vi lascerò mai più. Addio creature; addio mondo; addio tutto!… Voi già scendeste dal cielo per tirarmi a Voi. Fu un tempo che vi cercai e non seppi trovarvi; ma adesso chi non vi saprà trovare, sapendosi che in quasi tutte le chiese state esposto sugli altari alla vita di tutti? Non altri che gli stolti e i disgraziati che non vi vogliono riconoscere. Io però vi ammiro, o mio buon Gesù; e col lume, e con la sicura scorta della fede vi credo realmente presente nella Ostia Sacrosanta; e per ciò mi prostro dinanzi a Voi per attestarvi la mia riconoscenza, e proferirmi tutto al vostro servizio senza pretensione a mercede o retribuzione, ma unicamente per amore. Ah, ditemi, chi vi ha spinto ad usare tanta deferenza di carità agli uomini? E che cosa siete venuto a fare? E che cosa pretendete da essi?…
2. Ah! Veni, mi rispondete, veni vocare peccatores, ut convertantur et vivant; ut vitam habeant, et abundantius habeant.
3. Se così è, io che sono il maggiore dei peccatori, debbo sperare d’essere dalla carità vostra preferito a tutti gli altri, e ridotto a vita di salute più fortunata e privilegiata.
4. Ah, fratelli peccatori, venite! Accostatevi a questo tabernacolo, al Cuore pietosissimo del Salvatore nostro, che vi desidera, v’invita, e vi aspetta. Uditelo, con quale tenerezza di amore vi chiama: Venite ad me omnes qui laboratis, et onerati estis; et Ego reficiam vos! Venite, videte, et gustate quam suavis est Dominus !… Provateci! Basterà che ve gli presentate con cuore contrito ed umiliato dicendogli: Signore, Voi siete il nostro Dio, tutto sollecito ed appassionato di salvarci: Deus noster, Deus salvos faciendi! Ecco; depositiamo nelle vostre mani le anime nostre, i nostri cuori: cor contritum et humiliatum non despicies. Appagate, saziate la brama che vi arde di sanarci, d’illuminarci, di stabilirci nella grazia e nell’amore vostro per salvarci, Siamo pentiti di avervi offeso: vi avevamo perduto: finalmente, mercè la bontà vostra, vi abbiamo ritrovato e non vi lascieremo mai più.
5. Ed ecco che Gesù, tutto ansioso e compiacente del nostro bene, v’invita a salire più in alto e più d’appresso a Lui. Vi ha apparecchiato un Banchetto Divino per ristorarvi; vi vuole alla sua mensa Divina: e, venite, ripiglia, venite, comedite panem meum, et bibite vinum quod miscui vobis! Panis est caro mea, et vinum sanguis meus. Anime care, volete conservarvi sane ed acquistare fervore e fortezza di vita spirituale?… Bene; se mangerete la mia carne e berrete il mio sangue con fede ed amore, vivrete in eterno! Qui manducat meam carnem, et bibit meum sanguinem, vivet in æternum.
6. Ah, Gesù mio, giacchè siete tanto buono; giacchè siete il Pane Divino che dà vita spirituale ai poveri moribondi di spirito: Ego sum Panis vivus, qui de cœlo descendi! Giacchè siete disceso dal cielo non solo per ridare loro salute e forza, ma per farli anco risorgere a nuova vita di grazia, deh, ridonate all’anima mia nuovi spiriti vitali, quegli spiriti che emanano dall’amorosissimo vostro Cuore! Ego sum resurrectio et vita: qui credit in me, etiam si mortuus fuerit, vivet! Io vi credo, o Signore, e credo alla potenza della vostra parola. Con questa fede, che pure è dono vostro, io depongo ed abbandono l’anima mia nel vostro seno a succhiare dall’amorosissimo Cuor Vostro lo spirito di vita e di amore, che n’assorbì Giovanni, il vostro Discepolo prediletto, quando nella mistica cena si abbandonò a riposo sul vostro petto: qui supra pectus Domini in cœna recubuit. E giacchè siete stato con me tanto buono, pietoso e clemente, che avete tratto l’anima mia dalla morte alla vita: quoniam eripuisti animam meam de morte: io non vi cerco più altro che di vivere della vita vostra. Io non voglio più distaccarmi da Voi. Voglio starvi sempre accanto; e se non sempre di persona, certamente di spirito e col cuore, ad amarvi ed a servirvi fino alla morte.
7. O quam suavis est, Domine, spiritus tuus! qui ut dulcedinem tuam in filios demonstrares, pane suavissimo de cœlo prestito, esurientes reples bonis! Deh, riempite del vostro soavissimo spirito anche l’anima mia, per il quale riprenda forza a superare tutte le debolezze umane, a vincere i rispetti mondani, e tutti quegli ostacoli che dai vostri e miei spirituali nemici le venissero frapposti per impedirle di corrispondere pienamente agli amorosi vostri desideri. Vincenti dabo manna absonditum; l’avete promesso Voi: Dunque datemi questa manna celeste che mi nutrisca l’anima, che la fortifichi e la renda vittoriosa in ogni cimento. Io mi glorierò, come l’Apostolo, nelle mie debolezze ed infermità, perchè per esse vedrò rivivere in me e trionfare la vostra virtù e potenza: gloriabor in infirmitatibus meis, ut inhabitet in me virtus Christi. Nelle debolezze, nelle infermità e nelle cadute la virtù vostra rendendomi forte e rialzandomi farà perfezionare la mia imperfetta: nam virtus in infirmitate perficitur. Allora vivrò tutto e solo per voi nel tempo e poi nella eternità: si quis manducaverit ex hoc Pane vivet in æternum. Così sia, Gesù mio, così sia!
8. Permettetemi intanto che ad imitazione di Giovanni resti il mio cuore a riposare sul vostro petto per godere dei palpiti amorosi del Cuor Vostro. Deh, che questi divini palpiti ripercuotansi nel cuor mio così fortemente, che vi lascino l’impronta del Vostro, e vi accendano quell’amore che Voi volete da me; amore che consumi tutto ciò che può e deve renderlo a Voi caro e piacente! Permettetemi!… ma che oso io mai?… Non posso sperare d’esservi oggetto di compiacenza come Giovanni, che meritò tanto favore per la sua illibata verginità. Io invece!… Ah, lo conosco: Domine, non sum dignus!… oh, almeno lasciate che come la Maddalena mi prostri ai vostri piedi! A questi piedi sacrosanti mi abbraccio e mi stringo, nè mai più li lascierò donec bene dixeris mihi! Sì: tenui Te, nec dimittam. Gesù mio per questi piedi ch’io bacio, e che tanto affaticarono in cerca di me, datemi il vostro amore; quell’amore che vi portò la Maddalena; sicchè possa udirvi a dirmi: Remittuntur peccata multa, quia dilexit multum. Amen! (recitare il Benedictus).
Francesco Spinelli
I Dieci Comandamenti
Alla luce delle Rivelazioni a Maria Valtorta
Il sesto Comandamento: “Non commettere atti impuri”.
6.5 Belli o brutti fisicamente? Tanto dipende dai peccati dei nostri ascendenti e dai nostri propri peccati contro i comandamenti di Dio.
Nei Quaderni del 1943 del nostro “piccolo Giovanni” ho ritrovato questo dettato che spiega certa bruttezza fisica. Questo avviene perché “La colpa non ha lesionato soltanto lo spirito. Essa ha portato tale lesione anche alla carne.“, soprattutto ai volti e agli occhi, che sono lo specchio dell’anima.
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15 ottobre 1943.
Dice Gesù:
«La Chiesa ha applicato a Maria, la Madre mia benedetta, le lodi che lo sposo del Cantico dice per la sua amata 111 . E nessuna creatura al mondo ha, in verità, tanto diritto di avere per sé quelle lodi, lasciando anche e soprattutto da parte la sensualità che celebra le bellezze fisiche, grandi anche in Maria, perché la sua esclusione dalla colpa d’origine aveva fatto di Maria una creatura perfetta come i due primi creati dal Padre.
E i due primi, opera eccelsa del Creatore, avevano, oltre la bellezza incorporea dell’anima innocente, la bellezza fisica del corpo creato dal Padre.
La bruttezza fisica è venuta all’uomo come una delle tante conseguenze della colpa.
La colpa non ha lesionato soltanto lo spirito. Essa ha portato tale lesione anche alla carne.
Dallo spirito, che aveva perduto la Grazia, sono venuti istinti contro natura, i quali hanno avuto per frutto le mostruosità della razza 112 .
Se l’uomo non avesse conosciuto il peccato, non avrebbe conosciuto certi stimoli e non avrebbe contratto alleanze deprecate e maledette che hanno poi pesato, nei secoli dei secoli, con marchio di bruttezza sulla prima originaria bellezza.
E anche quando l’uomo non giunse ad avvilire se stesso con certe colpe, la cattiveria, portata sino alla delinquenza, segnò stigmate sui volti dei malvagi e sui loro discendenti, stigmate che ancora oggi studiate per reprimere la delinquenza. 113
Ma dovreste cominciare voi, scienziati che le studiate, a levare la prima stigmate di delinquenza dal vostro cuore: quella che vi fa ribelli a Dio, alla sua Legge, alla sua Fede.
Occorre curare lo spirito, non reprimere le colpe della carne e del sangue.
Se l’uomo, curando se stesso per primo, curasse poi l’educazione spirituale dei fratelli, riconoscendo questo spirito che è il motore dei vostri atti e non negandolo con le parole e più con le opere di tutta la vita, la delinquenza diminuirebbe sino a divenire manifestazione sporadica di qualche povero malato di mente.
Tanto è segno di propria o di lontana congiunzione col Male la bruttezza fisica, che nel tempo mosaico, quando per un complesso di ragioni, che un giorno ti ho spiegato 114 , occorreva usare una severità e un assolutismo che Io poi ho modificato con la mia dottrina d’amore, il deforme era escluso dai servizi divini.
Non era per insegnare agli uomini a mancare di carità verso gli infelici, che era stata data dalla Giustizia quella legge. Ma era per mettere un freno all’animalità degli uomini, col timore e col terrore che le loro colpe contro natura generassero dei deformi esclusi dal servizio divino, aspirazione somma dei figli d’Israele.
Dopo sono venuto Io, Sapienza eterna, incarnata per voi, ed ho modificato la Legge al fuoco della mia Carità ed al lume della mia Intelligenza.
Erano passati secoli e secoli dal tempo di Mosè e, nonostante tutte le leggi, l’uomo aveva fornicato col Male, con la Lussuria spinta ad aberrazioni mostruose 115 , con la Ferocia anche questa portata a capolavori di criminalità. Nei figli dei figli di questi milioni di peccatori si segnavano le stigmate delle lontane colpe dei padri mentre, sotto l’involucro di una carne non bella e resa deforme da difetti fisici o da malattie orrende, palpitava un cuore degno di Dio più di tanti cuori di esseri fisicamente belli.
E allora Io, frutto dell’Amore e portatore dell’amore fra gli uomini, per insegnarvi l’amore vi ho insegnato ad amare gli infelici; ho chiamato a Me storpi, ciechi, lebbrosi, pazzi, e li ho guariti quando era il caso, li ho amati sempre di amore di predilezione e vi ho insegnato ad amarli così.
Questo rispondeva anche ad una ragione di alta giustizia. Io, che ero venuto per redimere le deformità dello spirito e ad amare sino all’olocausto i vostri spiriti deformi, per ridare ad essi la bellezza degna d’entrare in cielo, potevo non amare i deformi della carne, la cui deformità era una croce che di per sé stessa redimeva lo spirito che la sapeva portare?
No. Il Salvatore li ha amati e li ama, gli infelici della terra. E se non può su tutti operare il miracolo di rendere perfette le loro membra destinate a perire - non lo può per motivi inutili a spiegare agli uomini - può dare a tutti coloro che un’infermità avvilisce la sua divina assicurazione del possesso del Cielo, se sanno subire la loro prova di martirio senza dubitare della bontà dell’Eterno e senza ribellarsi alla loro sorte facendone accusa a Dio.
Mi amino anche per il dolore. Io li premierò per il loro amore e i derelitti della terra diverranno i trionfanti nel Cielo.».
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a cura del Team Neval
Riflessioni di Giovanna Busolini
SULL'ORLO DELLA NUOVA GERUSALEMME - Prega, ancora, per le anime del purgatorio
Prega, ancora, per le anime del purgatorio
24/09 novembre (14:15)
Gesù dice:
Pregate, per le anime del purgatorio, dicendo:
"Cuore agonizzante di Gesù: mi unisco al tuo dolore, ti offro tutta la mia vita, fai di me quello che vuoi; la mia volontà ti appartiene. Vi offro le mie sofferenze, le mie mortificazioni, le mie penitenze e le mie preghiere per le anime del purgatorio. Fa' che i miei sacrifici siano un dolce ristoro per loro. Fai salire la mia preghiera come incenso alla presenza del Padre Eterno. Pietà, o Cuore morente di Gesù, di tutte le anime del purgatorio che sono nel livello più basso, la camera della sofferenza. Rimedia alle loro sofferenze e portali presto al godimento e alla gioia del Paradiso eterno. Amen.
Figli miei, dovete pregare di più per le anime del purgatorio: offrire l'Eucaristia, pregare il Santo Rosario. Ogni Ave Maria è una goccia del mio Sangue Prezioso che li penetra e dà loro sollievo.
Miei piccoli, come sarebbe bello se voi offriste uno dei quattro rosari per le anime del purgatorio; fatelo, mie piccole anime, vittime del mio Divino Amore.
Pregate per loro, dicendo:
"Cuore agonizzante di Gesù: abbi pietà delle anime del purgatorio; tu le hai già giudicate nell'amore, io te le presento perché tu le interna in una delle camere del tuo Cuore Divino e dia loro riposo, dia loro sollievo dalle loro pene. Attenuare le loro sofferenze. Con la mia preghiera: aprite loro le porte del Cielo e fate loro prendere possesso di una delle vostre dimore nel Regno Celeste.
Vi offro mortificazioni, penitenze e preghiere per loro. San Michele Arcangelo: scendi in questo stato di espiazione e purificazione e avvolgili sotto il tuo mantello divino e dai loro sollievo e riposo nelle loro pene. Amen.
VITA PRIMA DI SAN FRANCESCO D'ASSISI
FRANCESCO PREDICA AGLI UCCELLI E TUTTE LE CREATURE GLI OBBEDISCONO
424 58. Mentre, come si è detto, il numero dei frati andava aumentando, Francesco percorreva la valle Spoletana. Giunto presso Bevagna, vide raccolti insieme moltissimi uccelli d'ogni specie, colombe, cornacchie e " monachine ". Il servo di Dio, Francesco, che era uomo pieno di ardente amore e nutriva grande pietà e tenero amore anche per le creature inferiori e irrazionali, corse da loro in fretta, lasciando sulla strada i compagni. Fattosi vicino, vedendo che lo attendevano, li salutò secondo il suo costume. Ma notando con grande stupore che non volevano volare via, come erano soliti fare, tutto felice, li esortò a voler ascoltare la parola di Dio. E tra l'altro disse loro: "Fratelli miei uccelli, dovete lodare molto e sempre il vostro Creatore perché vi diede piume per vestirvi, ali per volare e tutto quanto vi è necessario. Dio vi fece nobili tra le altre creature e vi concesse di spaziare nell'aria limpida: voi non seminate e non mietete, eppure Egli vi soccorre e guida, dispensandovi da ogni preoccupazione". A queste parole, come raccontava lui stesso e i frati che erano stati presenti, gli uccelli manifestarono il loro gaudio secondo la propria natura, con segni vari, allungando il collo, spiegando le ali, aprendo il becco e guardando a lui. Egli poi andava e veniva liberamente in mezzo a loro, sfiorando con la sua tonaca le testine e i corpi. Infine li benedisse col segno di croce dando loro licenza di riprendere il volo. Poi anch'egli assieme ai suoi compagni riprese il cammino, pieno di gioia e ringraziava il Signore, che è venerato da tutte le creature con sì devota confessione.
425 Siccome poi era uomo semplice, non per natura ma per grazia divina, cominciò ad accusarsi di negligenza, per non aver predicato prima di allora agli uccelli, dato che questi ascoltavano così devotamente la parola di Dio; e da quel giorno cominciò ad invitare tutti i volatili, tutti gli animali, tutti i rettili ed anche le creature inanimate a lodare e ad amare il Creatore, poiché ogni giorno, invocando il nome del Signore, si accorgeva per esperienza personale quanto gli fossero obbedienti.
426 59. Un giorno, recatosi ad Alviano a predicare e salito su un rialzo per essere visto da tutti, chiese silenzio. Ma mentre tutti tacevano in riverente attesa, molte rondini garrivano con grande strepito attorno a Francesco. Non riuscendo a farsi sentire dal popolo per quel rumore rivolto agli uccelli, disse: "Sorelle mie rondini, ora tocca a me a parlare, perché voi lo avete già fatto abbastanza; ascoltate la parola di Dio, zitte e quiete, finché il discorso sia finito". Ed ecco subito obbedirono: tacquero e non si mossero fino a predica terminata. Gli astanti, stupiti, davanti a questo segno dicevano: "Veramente quest'uomo è un santo e un amico dell'Altissimo!". E facevano a gara per toccargli le vesti con devozione, lodando e benedicendo Iddio. Era davvero cosa meravigliosa, poiché perfino le creature prive di ragione sapevano intendere l'affetto fraterno e il grande amore che Francesco nutriva per esse!
427 60. Una volta, presso Greccio, gli fu portato da un confratello un leprotto preso vivo al laccio, e il santo uomo, commosso, disse: "Fratello leprotto, perché ti sei fatto acchiappare? Vieni da me". Subito la bestiola, lasciata libera dal frate, si rifugiò spontaneamente nel grembo di Francesco, come a un luogo assolutamente sicuro. Rimasto un poco in quella posizione, il padre santo, accarezzandolo con affetto materno, lo lasciò andare, perché tornasse libero nel bosco; ma quello, messo a terra più volte, rimbalzava in braccio a Francesco, finché questi non lo fece portare dai frati nella selva vicina. Lo stesso accadde con un coniglio animale difficilmente addomesticabile, nell'isola del lago di Perugia .
428 61. Altrettanto affetto egli portava ai pesci, che, appena gli era possibile, rimetteva nell'acqua ancor vivi, raccomandando loro di non farsi pescare di nuovo. Un giorno standosi egli in una barchetta nel porto del piccolo lago di Piediluco, un pescatore gli offrì con riverenza una tinca che aveva appena pescato; egli accolse lietamente e premurosamente quel pesce, chiamandolo fratello poi lo ripose nell'acqua fuori della barca e cominciò a lodare il nome del Signore. E per un po' di tempo il pesce, giocando giulivo nell'acqua, non si allontanò, finché il Santo, finita la preghiera, non gli diede il permesso di partirsene.
429 Ecco come il glorioso padre Francesco, camminando per la via dell'obbedienza e della perfetta sottomissione alla volontà divina, si meritò sì grande potere da farsi obbedire dalle creature! Perfino l'acqua infatti si mutò in vino per lui, quando giaceva gravemente infermo nello Speco di Sant'Urbano (presso Stroncone). Appena ne bevve, guarì e tutti capirono che si trattava davvero di un miracolo.
E veramente non può essere che un santo colui al quale le creature obbediscono in questo modo e se ad un suo cenno cambiano natura gli stessi elementi!
OFFERTA QUOTIDIANA DEL PREZ.MO SANGUE
Eterno Padre ti offro per le mani purissime di Maria Corredentrice il Sangue Preziosissimo di Gesù, sparso generosamente nella Passione e ogni giorno sugli altari; unisco le preghiere, le azioni, le sofferenze mie di questo giorno, secondo le divine intenzioni della Vittima Santa, in isconto dei miei peccati, per la conversione dei peccatori, per i bisogni della S. Chiesa. In particolare te l'offro: (qui si formula l'intenzione particolare che può essere quella dell'apostolato della preghiera o altra a proprio piacere).
"Dove c’è guerra non c’è Dio ma solo satana"
Avola, 15 Gennaio 2005 ore 12:30 – Messaggio del Signore Gesù
I nemici di Dio verranno distrutti e Lui vomiterà dalla Sua bocca i tiepidi pieni d’orgoglio, di superbia e del proprio io.
Maria Madre di Dio
Oh umanità preparati al ritorno del Mio Figlio Gesù.
Sei un’umanità perversa e purtroppo i deboli sono i primi a pagare, a soffrire e a morire come da tempo sta accadendo, ma Io chiederò ancora amore dal Padre.
Ancora per poco e poi voi vedrete Gesù sulla nube che ritornerà con tutta la sua forza, la Sua Gloria e la Sua potenza divina.
I nemici di Dio verranno distrutti e Lui vomiterà dalla Sua bocca i tiepidi pieni d’orgoglio, di superbia e del proprio io.
Sanno e non fanno la volontà di Dio, mentre gli eroi brilleranno nel firmamento e saranno le stelle della città di Dio, saranno le colonne dell’eterno tempio.
Amatevi figli l’un l’altro con amore umile, profondo, sincero e vero.
Amore per amore, Lui vi risponderà con amore e vi darà l’amore che non vi abbandonerà mai.
Oggi il mondo dopo 20 secoli non vuole totalmente riconoscere Gesù e Lui ha suscitato ed elevato giuste, celesti anime che sono state chiamate ad essere i Suoi portavoce in terra, per vostra edificazione, insegnamento, consolazione, catechesi spirituale, purificazione e santificazione, sino a fare di voi stelle riflettenti di Lui stesso.
Tutto ciò accade attraverso la potenza della Sua Parola che è stata e sarà sempre Parola Divina
CON L’IMMACOLATA CONTRO MASSONI E “NEMICI” DELLA CHIESA DI DIO
Strumenti vittoriosi del suo amore misericordioso
Qui, come si vede, P. Kolbe tocca un problema ascetico di perenne attualità, interessando l'uomo di ogni tempo e condizione. E, cioé, passato il fervore e l'entusiasmo del momento, resta il «peso» di un impegno che non sempre si è disposti ad accollarsi. Può l'uomo apprendere come, praticamente, divenire «strumento», imparando, cioé, così ad impegnarsi e ad obbedire?... Lasciamo il problema di fondo ai maestri di ascetica. P. Kolbe, a sua volta, lo risolve, una volta di più, con il ricorso all'Immacolata. Così, infatti, si esprime: «Neppure io so teoricamente, e tanto meno praticamente, come si debba servire l'Immacolata, essere strumento di Lei, servo, figlio, schiavo, cosa, proprietà e, e... Lei stessa. Ella sola deve istruire ciascuno di noi in ogni istante, deve condurci, trasformarci in Se stessa, di modo che non siamo più noi a vivere, ma Ella in noi come Gesù vive in Lei e il Padre nel Figlio».
Come si vede, P. Kolbe è convinto che la «via» principale della lotta vittoriosa al male e ai nemici del bene è 1' Immacolata. Egli condivide appieno, senza dubbio, quanto afferma un articolista, del quale riporta il pensiero: «La convinzione che l'unico mezzo di salvezza contro il dominio di satana, che oggi va espandendosi nel mondo, è l'ardente devozione e imitazione dell'Immacolata». E cioé ad ogni anima che vuol salvarsi e santificarsi è necessario il ricorso all'Immacolata; e tutti coloro che, in un modo o in un altro, combattono o vogliono combattere le battaglie di Dio, non possono fare a meno di Lei. È un'utopia, oltre che illusione pericolosa, voler combattere il male, marciando per vie diverse da quelle stabilite e indicate da Dio stesso. Un monito, questo, da soppesare bene e da approfondire molto, per cavarne tutte le conseguenze possibili e immaginabili.
P. ANTONIO M. DI MONDA O.F.M.Conv.
Crimini governativi e menzogne della stampa
Il Mistero dell’Iniquità
Un legame documentato con le Forze Armate degli Stati Uniti
Vari documenti ufficiali confermano che i presunti dirottatori dell’11 settembre avevano rapporti con le forze armate ed i servizi segreti degli Stati Uniti. Il 15 settembre 2001, Newsweek riportò la seguente notizia:
Fonti militari degli Stati Uniti hanno fornito all’FBI la notizia che cinque dei presunti dirottatori degli aerei usati nell’attacco terroristico di martedì scorso si sono addestrati presso alcune strutture militari americane negli anni ‘90.476
Inoltre, prosegue l’articolo, “secondo una fonte proveniente dagli alti livelli della Marina Militare Americana, tre dei presunti attentatori avevano usato come indirizzo per la patente e la registrazione della targa, proprio la base aereonavale di Pensacola, in Florida – conosciuta come la ‘culla dell’Aviazione Navale degli Stati Uniti d’America’.” Il New York Times del 16 aprile 2008, in relazione ad alcuni dei presunti dirottatori dell’11 settembre, ha scritto: “Il Dipartimento della Difesa ha confermato che Mohammed Atta aveva frequentato la Scuola Ufficiali Internazionali presso la base aerea di Maxwell, in Alabana; Abdul Aziz Al-Omari la Scuola Medica Aerospaziale della base aerea di Brooks, in Texas; e al-Ghandi l’Istituto per i Linguaggi della Difesa del Presidio di Monterey, in California.”
Osama bin Laden è stato per la CIA una vera e propria “risorsa”. In merito a questo, J. Michael Springmann ha affermato che:
Le relazioni tra la CIA e bin Laden si possono definire con una parola sola: risorsa. Bin Laden era uno a cui la CIA poteva rivolgersi per avere un certo tipo di aiuto o di risposte: se bisognava reclutare qualcuno oppure inviarlo da qualche parte, se servivano informazioni o un qualche tipo di operazione – andavano subito da bin Laden.477
In un suo articolo dell’agosto 2006,478 Bill Christison – che nei suoi 28 anni di carriera alla CIA era arrivato a diventare Direttore dell’Ufficio di Analisi Regionale e Politica – affermò che se le sue ipotesi erano corrette, “alcune persone e gruppi vicini al governo si stavano impegnando attivamente nel ricreare un evento in stile ‘Pearl Harbor’, probabilmente al fine di ottenere un sostegno da parte dell’opinione pubblica per le politiche estere aggressive che sarebbero seguite – politiche che avrebbero innanzitutto ‘trasformato’ tutto il Medio Oriente, e successivamente avrebbero esteso il dominio globale degli Stati Uniti.” Christison continua nella sua analisi:
Esiste, ed è liberamente consultabile, una quantità di prove correttamente raccolte ed analizzate nei minimi dettagli… che dimostrerebbe come alcuni elementi vicini all’amministrazione Bush, e probabilmente anche altri gruppi stranieri e nazionali, siano coinvolti direttamente in un’enorme truffa contro il popolo americano, che ha causato migliaia di morti. Se venissero confermate queste accuse, si tratterebbe di un crimine commesso ai danni del popolo americano e di quello mondiale in generale, molto più grave di qualsiasi motivazione legata all’invasione in Iraq del marzo 2003. Si tratta di un accusa che non dovremmo prendere alla leggera per via dei fatti che stanno avvenendo in Libano, Gaza, Iraq, Siria e Iran – anche se possono sembrare più urgenti. Si tratta di un’accusa più grave perché è collegata direttamente a tutti gli aspetti che ho appena menzionato, perché gli eventi dell’11 settembre sono stati usati sin d’allora dal governo degli Stati Uniti per giustificare praticamente ogni singolo aspetto della politica estera americana in Medio Oriente. È un’accusa ancor più importante, anche perché colpisce in profondità il cuore di tutto il nostro sistema politico. Se venisse provata, si tratterebbe di una vera e propria cospirazione, fino ad oggi segnata dal successo, perpetrata non solo ai danni del popolo degli Stati Uniti, ma contro il mondo intero.479
Il Dott. Stephen R. Pieczenik (del quale ho già citato alcune frasi nel Capitolo 5), ex Vice Assistente del Segretario di Stato, ha confermato le tesi di Christison durante alcune sue interviste andate in onda alla radio la prima settimana di maggio 2011, all’Alex Jones Show.
Padre Paul Kramer
Come Padre, desidero portare tutti i Miei figli nel Mio giardino
Messaggio ricevuto il 27 luglio 2021
Mia cara figlia scrivi, Io sono il tuo Dio, il tuo Salvatore. Sono venuto con il mio Amore per darti un altro messaggio che viene dal Cuore del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Sì, figlia mia, scrivi tutto ciò che ti insegnerò, affinché tutti possano vedere il grande Amore che ho per tutti voi. Vi invito a prepararvi, perché il tempo del raccolto è alle vostre porte e come Padre, voglio che siate preparati perché il tempo è breve. Non c'è tempo per giocare, perché ora è il momento di coltivare i Miei Fiori nel Mio Giardino, ma molti non riconoscono il tempo. Il tempo è breve, ma come Padre, desidero portare tutti i miei figli nel mio giardino, quindi non voglio che pensiate che non amo tutti, perché non è vero, voglio tutti nel mio giardino dell'Eden.
Se non sai dov'è, te lo insegnerò, affinché tu impari tutto ciò che do a questa figlia che ti dà tutto. Io vi dico le cose che voglio che sappiate, lei fa quello che le dico e le chiedo di fare, e ora voglio che l'accettiate perché nulla rimanga indietro. Mi piace essere obbedito e lei fa quello che le chiedo, e lo chiedo a tutti con amore perché tutti quelli che Mi obbediscono sono scelti da Me. Vi invito, figli miei, perché vi voglio tutti, quindi abbiate il coraggio di dire SÌ a tutto ciò che vi chiedo, perché molti non ascoltano la mia chiamata e non sanno cosa viene. Invito tutti ad ascoltare attentamente ciò che vi dico, perché ora non c'è nulla che possiate fare, perché è tutto in disordine.
Svegliatevi figli miei, affinché Io vi dia la benedizione finale qui dove siete, perché non c'è più niente da fare. Tutti coloro che sentono questo messaggio devono darlo a tutti perché d'ora in poi tutto ciò che verrà sarà sbagliato, ma non abbiate paura, perché ho preparato tutto per questo Giardino. E' già pieno di fiori perché tutti voi possiate vivere con Amore, Pace e Gioia, perché non avete più pace qui in questo mondo, solo tristezza e fatica. Allineatevi, figli miei, finché c'è ancora tempo, perché non c'è altro da fare.
Io sono il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Amen.
Maria De Jesus Coelho.
Futili obiezioni dei Donatisti.
AI DONATISTI DOPO LA CONFERENZA
Futili obiezioni dei Donatisti.
Altro punto d'accusa da parte loro contro questi atti di Cirta: vi si leggeva la data e i consoli; pretendevano quindi che citassimo eventuali concili ecclesiastici con la registrazione della data e dei consoli 58. A tal proposito menzionavano il testo del concilio di Cartagine, privo di data e di consoli. Inoltre sostenevano che il concilio di Cipriano non faceva menzione dei consoli, benché recasse la data; ma il loro concilio di Cartagine non registrava neppure la data. Da parte nostra, dimostrammo loro che gli atti del concilio romano di Milziade, di cui avevamo il testo a portata di mano, analogamente a quello del concilio di Cirta, registravano la data e i consoli. Evidentemente, in quel momento, non ci interessava andare a sfogliare la data negli antichi archivi ecclesiastici per far vedere che questa consuetudine era già in uso da lungo tempo. Nonostante ciò, non abbiamo voluto opporre anche noi futili obiezioni sul fatto che nel concilio di Cipriano si trovi la data, mentre nei loro non si trova, appunto perché cercavano di provocare una serie di inutili ritardi, che noi invece cercavamo di evitare. Tant'è vero che esigevano da noi anche questo: mostrare dalle sacre Scritture una indicazione di data e di consoli, come se i concili dei vescovi fossero mai stati i loro libri, da equipararsi alle Scritture canoniche, o come se potessero citare nelle sante Scritture un concilio, in cui gli Apostoli abbiano presieduto come giudici ed abbiano condannato o assolto qualche imputato! E tuttavia noi contestammo loro che anche i profeti avevano autenticato i loro libri, annotando con cura e precisione il tempo del loro messaggio e segnando l'anno di regno del re, il mese dell'anno e il giorno del mese, in cui la parola del Signore era discesa su di loro. In tal modo abbiamo voluto porre in risalto la loro somma leggerezza e malizia nel sollevare questioni inutili sulla data e i consolati dei concili episcopali. In effetti, può darsi che i codici offrano letture diverse, per cui alcuni annotano con maggiore diligenza anche le date e i consoli, altri le tralasciano perché superflue. Era il caso dell'esemplare, letto all'inizio, che registrava la sentenza di Costantino 59, il quale dichiarava, in presenza delle parti, l'innocenza di Ceciliano e condannava i Donatisti come vili calunniatori: essa non recava né data né consolato; invece una seconda copia, presentata in seguito per rispondere alle loro accuse, portava tali indicazioni. Anche allora avevano sostenuto con odioso accanimento che noi avevamo letto una lettera dell'imperatore senza data e consolato; tuttavia anch'essi avevano letto un'altra lettera dell'imperatore senza menzione di data e console, scritta a proposito del processo di Felice, il consacrante di Ceciliano 60, che con incredibile cecità avevano prodotto contro se stessi. Noi comunque non abbiamo obiettato nulla al riguardo per non perdere altro tempo prezioso in schermaglie inutili. Se ve ne parliamo adesso, è perché, almeno voi, apriate gli occhi per evitare di sprofondare in quella notte tenebrosa che portavano nel cuore i vostri vescovi, essi che rimproveravano al giudice di aver pronunciato di notte la sentenza su questa causa; ma intanto, in pieno giorno, essi erano riusciti a dire con sorprendente cecità tali e tante cose contro se stessi, avvolti com'erano nelle tenebre interiori.
Sant'Agostino
PANE DI VITA ETERNA E CALICE DELL’ETERNA SALVEZZA
In forza del sacramento e in forza della concomitanza
«Il Sangue, l’anima e la divinità sono presenti nell’Eucaristia però non allo stesso modo che il Corpo di Cristo. Ma i parroci avvertiranno che non tutte le realtà sopra accennate sono contenute nell’Eucaristia allo stesso modo e per lo stesso motivo. Alcune vi si trovano in virtù della consacrazione. Si sa che le parole della consacrazione producono quel che significano e i teologi dicono che una cosa è contenuta nel sacramento in forza del sacramento, quanto è espressa dalla forma; di guisa che se potesse avvenire (per ipotesi) che una cosa fosse del tutto separata dalle altre, si ritroverebbe nel sacramento soltanto quella espressa dalla forma e non il resto. Altre vi si trovano in quanto sono congiunte realmente con quanto è espresso dalla forma. Così perché la forma adoperata per la consacrazione del pane significa il Corpo del Signore secondo le parole “questo è il mio Corpo”, in virtù del sacramento, sarà nell’Eucaristia il Corpo stesso di Cristo. Ma poiché al Corpo sono congiunti il Sangue, l’anima e la divinità, anche queste si ritroveranno nel sacramento, non in forza della consacrazione, ma in quanto sono in realtà inseparabilmente congiunte al Corpo di Cristo; cioè in altre parole, per concomitanza. Da ciò segue che il Cristo è tutto intero nell’Eucaristia»195.
Catechismo Romano[195]
Ho riflettuto spesso nel fatto che quando uno studia San Tommaso ogni volta può trarre delle conclusioni. Una di esse è come il nostro studio della teologia, in modo particolare del trattato sull’Eucaristia, ha grandi lacune. Ci se ne rende conto quando S. Tommaso dice patet (= è chiaro), e ad uno non patet (= non è chiaro) affatto, perché abbiamo in testa un miscuglio di cose. Oppure egli dice manifestum est (è evidente), e per noi non è evidente, uno non lo aveva mai sentito, e pure celebriamo la Messa tutti i giorni. Ma o non ce l’hanno insegnato, o non lo abbiamo imparato, o non lo studiamo, o non lo approfondiamo, o non lo preghiamo, o non ci ricordiamo…
Abbiamo visto prima come l’Eucaristia è sacramento e sacrificio. Inoltre come Gesù la istituì in forma di cibo e bevanda, e come sta in specie propria e come in altra specie. Ora vedremo, se Dio vuole, come il modo di essere di Gesù nell’Eucaristia è duplice: vi è in forza del sacramento, ex vi sacramenti; ma vi è pure ex vi concomitantiae, in forza della compagnia o della concomitanza.
Prima di entrare nel argomento, bisogna chiarire quanto abbiamo già visto: «in specie propria» e «in altra specie» non sono due cose esattamente uguali, non hanno infatti la stessa importanza, perché «in specie del pane e del vino» è sempre in rapporto con «in specie propria», che ha dunque la priorità.
Accade così per altri concetti spesso impiegati da S. Tommaso. Egli lo dice, io l’ho appena scoperto: in alcuni casi usa la parola directe, direttamente, o per se, per riferirsi alla
vi sacramenti, altre volte, parlando della vi concomitantiae, dice quasi per accidens[196], cioè i due modi in cui il Signore si fa presente nell’Eucaristia non sono strettamente paritetici.
Un’altra cosa curiosa in S. Tommaso, che ci è nota ma a volte non riusciamo a vedere, è come si disimpegna con grande sicurezza. E questo perché ha sempre presente, in primo luogo e come punto di partenza, il dogma di fede, e poi tiene come certezze i fatti
dell’esperienza. Le espressioni ricordano i punti di partenza delle vie, che è sempre un fatto di esperienza sensibile, una cosa davvero inconfutabile. Anche in questo trattato.
Così inizia la q. 76: «È necessario riconoscere, secondo la fede cattolica, che tutto il Cristo è presente in questo sacramento»[197]. Tale esservi Cristo tutto intero è di due modi:
ex vi sacramenti ed ex naturali concomitantia.
1. Perché? Per quale motivo porre questo secondo modo di presenza del Signore nell’Eucaristia?
Manifestum est, risponde. E questo lo dice in una delle difficoltà, e dunque non siamo soliti dargli molta importanza: ma lo dice come affermazione nella difficoltà. E poi nella risposta torna ad affermarlo: «è evidente [manifestum est] che il pane e il vino non possono convertirsi né nella divinità di Cristo, né nella sua anima»[198]. Dice questo nella 1ª difficoltà e anche nella risposta: «Poiché la conversione del pane e del vino non termina alla divinità o all’anima del Cristo, di conseguenza la divinità e l’anima di Cristo non sono in questo sacramento in forza del sacramento [ex vi sacramenti], ma per reale concomitanza [ex reali concomitantia]»[199]. E nella stessa risposta prosegue spiegando: «Infatti, non avendo mai la divinità lasciato il corpo che assunse, dovunque si trova il Corpo di Cristo, deve esserci anche la sua divinità. Perciò in questo sacramento è necessario che vi sia la divinità di Cristo in concomitanza del suo Corpo»[200]. Il testo latino dice «è perciò necessario che la divinità vi sia… concomitantem eius Corpus», perché la divinità non ha mai abbandonato il Corpo del Signore, nemmeno quando era nel sepolcro, nemmeno quando Egli discese nel limbo dei giusti. In un altro luogo dice: «Di un altro modo qualcosa è in questo sacramento per reale concomitanza, come la divinità del Verbo è in questo sacramento per la sua indissolubile unione al Corpo di Cristo, sebbene in nessun modo la sostanza del pane si converta nella divinità»[201].
Per quanto riguarda all’anima, si da la diversità che essa fu separata dal Corpo di Nostro Signore dopo la sua morte in croce e fino alla sua resurrezione il terzo giorno. Ma Cristo risuscitato non muore più, per cui dov’è il Corpo è necessario che ci sia anche l’anima, perché è presente Cristo tutto intero, e questo è verità di fede.
Nel Commento alle Sentenze aveva spiegato un po’ di più: «Nel sacramento dell’altare una cosa è contenuta in due modi: in un modo in forza del sacramento, in un altro modo per naturale concomitanza. In forza del sacramento vi è contenuto ciò a cui termina la conversione.
A che cosa poi termina la conversione, lo si può sapere da tre cose:
Primo, da ciò che è stato convertito: infatti la materia del sacramento non si converte se non in ciò verso cui ha somiglianza secondo la proprietà della sua natura, come il vino nel Sangue.
Secondo, dalla significazione della forma, in virtù della quale avviene la conversione: per cui la conversione termina a ciò che è significato dalla forma.
Terzo, dall’uso del sacramento: poiché ciò che appartiene al cibo è contenuto sotto la specie del pane in forza del sacramento, e ciò che appartiene alla bevanda sotto la specie del vino.
Per naturale concomitanza invece, e quasi per accidens, è contenuto sotto il sacramento ciò che di per sé non è il termine della conversione, ma senza il quale il termine della conversione non può esistere»[202].
Secondo il Santo Dottore dunque sappiamo in che cosa si conclude la trasformazione ex vi sacramenti per tre motivi:
1º. Per i termini a quo e ad quem, tra i quali deve esserci una qualche somiglianza.
2º. Per quello che significano le parole del sacramento.
3º. Per la finalità che ha il sacramento.
Per questi motivi non sono termine della trasformazione né l’anima né la divinità: «In base a ciò dunque è chiaro che dal momento che l’anima di Cristo non ha somiglianza con la sostanza del pane, né si fa menzione dell’anima nella forma del sacramento, né l’anima conviene all’uso del sacramento, che è il mangiare e il bere, [così] la conversione del pane e del vino non termina all’anima, ma al Corpo e al Sangue di Cristo, che non sono separati dall’anima: quindi l’anima non vi è contenuta in forza del sacramento, e tuttavia vi è contenuta per la naturale concomitanza al Corpo che vivifica»[203].
E spiega ciò che è minimamente necessario perché siano vere le parole della consacrazione: «L’anima è forma del corpo e gli dona tutta la sua struttura di essere completo: cioè l’essere, l’essere corporeo, l’essere animato e così via. Ora, la forma del pane si converte nella forma del Corpo di Cristo in quanto questo da l’essere corporeo, non in quanto da l’essere animato da una tale anima»[204].
Sviluppa anche, in un’altro luogo, il fatto che ex vi sacramenti sotto la specie del pane non è contenuto il Sangue di Cristo, né sotto la specie del vino il Corpo del Signore: «E poiché il sacramento fu istituito per l’uso dei fedeli, così in forza del sacramento [ex vi sacramenti] è contenuto in questo sacramento ciò che viene in uso dei fedeli. E poiché nel pane consacrato non si contiene il Sangue di Cristo secondo che è dato come bevanda ai fedeli [ma vi è contenuto il Corpo allo scopo di essere mangiato], così non vi è contenuto in forza del sacramento, ma per naturale concomitanza, per la quale conviene che il Corpo di Cristo non sia senza il Sangue; e il contrario avviene nel vino consacrato. Per cui il pane non si converte in forza delle prime parole [le parole della consacrazione del pane] nel Corpo e nel Sangue, ma nel Corpo senza il Sangue, che sarà dato come bevanda ai fedeli» [205].
E dà un duplice motivo per cui si deve consacrare il Sangue separatamente dal Corpo: perché l’alimento consiste nel mangiare e bere, e perché l’Eucaristia è la perfetta rappresentazione della Passione del Signore. Dice l’Angelico: «La causa per cui il Sangue viene consacrato separatamente dal Corpo, mentre adesso non è diviso, può essere desunta dall’uso a cui è destinato il sacramento, poiché il cibarsi consiste nel cibo e nella bevanda; e da ciò che è rappresentato dal sacramento, poiché nella passione il Sangue di Cristo fu diviso dal Corpo»[206].
Lo stesso San Tommaso si pone una difficoltà interessante: Ciò che è già stato fatto non può farsi un’altra volta. Il Corpo di Cristo ha cominciato ad essere nel sacramento per la consacrazione del pane. Dunque non può cominciare ad essere presente per la consacrazione del vino… E risponde: «Il Corpo di Cristo, come si è detto, non è nella specie del vino in forza del sacramento, ma solo per reale concomitanza. Quindi per la consacrazione del vino non si renderà presente il Corpo di Cristo direttamente [per se], ma concomitantemente»[207].
Di fatto, se uno consacrasse una sola specie farebbe il sacrificio imperfetto, dovrebbe correggere il difetto[208].
2. Che cosa opera un modo e che cosa l’altro?
Ex vi sacramenti: ciò che è sotto le specie del sacramento, quello in cui si trasforma directe, direttamente, la sostanza del pane e del vino, cioè il Corpo e Sangue del Signore. Le sostanze del pane e del vino cessano di esistere trasformandosi nella sostanza del Corpo e del Sangue del Signore, il che è significato pure dalle parole della formula, che sono efficienti[209], e perciò anche in qualche passo usa l’espressione ex vi verborum. Dom Vonier dice che ci sono tre parole che esprimono, equivalentemente, questa realtà con sfumature proprie: con ex vi conversione, che è la transustanziazione, «si esprime meno che con l’espressione ex vi verborum, perché le parole della consacrazione possono significare qualcosa di più che corpo e sangue»[210]. Per esempio, le parole significano il banchetto: «Prendete e mangiate... Prendete e bevete...», il sacrificio e lo stato sacramentale di vittima: «…che sarà dato… che sarà versato…», il sacrificio di propiziazione: «…per il perdono dei peccati…». Le due espressioni «sono comprese nell’espressione più larga vi sacramenti»[211].
Ex naturali concomitantia (= per la naturale concomitanza, connessione, compagnia): vi è ciò che sta realmente unito a quello che qui si pone per trasformazione, vi è ciò che sta realmente unito a quello che costituisce il termine ad quem della trasformazione[212]. San Tommaso aggiunge una riflessione assai importante: «di due cose unite realmente tra loro, dovunque si trova realmente l’una bisogna che si trovi anche l’altra: poiché le cose che sono unite realmente vengono separate solo dall’attività dello spirito»[213].
3. I nomi
Abbiamo già avuto modo di riferirci a questi due modi di presenza di Gesù Cristo nell’Eucaristia. San Tommaso usa diverse espressioni per indicare l’uno e l’altro. Pero indicare il primo modo adopera la seguente terminologia:
ex vi sacramenti,
quasi ex vi sacramenti[214],
ex vi verborum[215],
ex vi conversionis,
ex vi sacramenti[216],
per se[217],
directe ex vi sacramenti[218]…
E riguardo all’altro concetto: ex vi concomitantiae, aggiunge quasi sempre due aggettivi per ben risaltare che non è una invenzione della sua mente, come molte volte accade a noi, una cosa pia o propria di una meditazione, bensì qualcosa di reale:
ex reali concomitantia[219],
ex naturali concomitantia[220],
in qualche luogo dice quasi ex quadam concomitantia[221] (facendo capire altrove che questo non è «di per se»[222]),
altre espressioni sono quasi per accidens, per concomitanza [223], non fit… per se[224].
4. Quali cose di Cristo stanno nel sacramento secondo ciascun modo di presenza?
A. Secondo “ex vi sacramenti”:
C’è solo quello in cui si conclude direttamente la trasformazione: quindi la sostanza del Corpo del Signore sotto la specie del pane e la sostanza del Sangue del Signore sotto quella del vino; e, per la duplice consacrazione, si dà lo stato sacramentale della vittima;
Non c’è il Sangue sotto la specie del pane, e nemmeno l’anima né la divinità;
Non c’è il Corpo sotto la specie del vino, e nemmeno l’anima né la divinità.
B. Secondo “ex vi concomitantiae” c’è quanto è unito alla sostanza del Corpo e del Sangue:
Sotto l’apparenza del pane, in forza della concomitanza c’è il Sangue, l’anima, la divinità, la quantità dimensiva – che mai si separa realmente dalla sostanza – e gli altri accidenti. Sotto l’apparenza del vino c’è il Corpo, l’anima, la divinità, la quantità dimensiva e gli altri accidenti.
Vediamo due passi di S. Tommaso: «…la quantità dimensiva è lì per concomitanza e quasi per accidens. Tale quantità dimensiva è presente in questo sacramento non nel modo proprio [della quantità], […] ma secondo il modo della sostanza»[225]. Inoltre, ex vi concomitantiae, vi sono pure gli stati di Cristo (eccetto la condizione o stato di vittima).
Durante sua vita terrena era nello stato passibile, o ipoteticamente quando si trovava nello stato di separazione dell’anima al momento della morte – fino alla resurrezione –, o anche nel suo stato glorioso e immortale, come nella resurrezione e fino ad ora. Diciamo eccetto lo stato di vittima in quanto, per la duplice consacrazione, si presenta sempre nello stato sacramentale di vittima. Gli altri stati sono accidenti del Corpo di Cristo, non formano parte della sostanza del Corpo di Cristo. Perciò la dottrina dei due modi della presenza di Cristo nell’Eucaristia è molto importante: abbiamo infatti difficoltà a capire che la Messa è sacrificio perché diciamo: – «Come? Se Cristo è resuscitato…». Mentre l’insegnamento della Chiesa, come dice il Concilio di Trento, è che a motivo del sacramento il Sangue appare separato dal Corpo, e questo è il sacrificio eucaristico. Che vi sia Cristo nel suo stato di risorto com’è ora in cielo è una conseguenza, perché il sacramento fa sempre presente il Corpo e il Sangue qualunque sia lo stato in cui si trovi il Corpo di Cristo in quel momento, senza che questo intacchi la realtà sacramentale.
Nel secondo passo S. Tommaso risolve la difficoltà che si presenta da parte dello stato del Corpo di Cristo sull’altare paragonandolo allo stato che possedeva sulla tavola dell’ultima Cena, e considerando gli stati come accidenti del Corpo: «Gli accidenti del Corpo di Cristo sono presenti in questo sacramento per reale concomitanza, non già in forza del sacramento, il quale rende presente la sostanza del Corpo di Cristo. Perciò la virtù delle parole sacramentali ha il compito di rendere presente nel sacramento il Corpo […], qualsiasi siano gli accidenti che realmente possiede»[226].
Coerenti con le loro dottrine eretiche, non per nulla, i protestanti sacramentari – Carlostad, Zwinglio, Ecolampadio… – si beffano della concomitanza; Martin Lutero la ridicolizza; Melantone se ne disinteressa, quando dice che certi vanno tormentandosi con vuote ragioni[227]. In questi tempi di falsi ecumenismi e di influssi delle posizioni protestanti sui pensatori cattolici alcuni teologi sono complici e seguaci di quelle dottrine.
Dimenticano questi, e anche altri, il chiaro insegnamento del Concilio di Trento: «Infatti gli apostoli non avevano ancora ricevuto l’Eucaristia dalla mano del Signore [cf. Mt 26,26; Mc 14,22] e già egli affermava che quello che dava era il suo Corpo. Sempre vi è stata nella Chiesa di Dio questa fede, che […] in forza delle parole il Corpo è sotto la specie del pane e il sangue sotto la specie del vino; ma lo stesso Corpo è sotto la specie del vino, e il sangue sotto quella del pane, e l’anima sotto l’una e l’altra specie, in forza di quella naturale unione o concomitanza»[228]. Dimenticare questo porta a delle funeste conseguenze.
La differenza tra ciò che si trova nell’Eucaristia in forza delle parole e quello che c’è per concomitanza, per quanto non sia insegnamento di fede, sarebbe tuttavia sbagliato e azzardato negarla, non solo per l’autorità del Concilio di Trento, che per chiarire ulteriormente il mistero impiega quelle espressioni, ma anche perché la differenza di cui parliamo deriva chiaramente dai principi della fede[229]. Di fatto l’autorità del Concilio di Trento, nel paragrafo in cui tra altre cose si indica tale differenza, inizia dicendo: «Sempre c’è stata questa fede nella Chiesa di Dio…». Sembrerebbe che nel Catechismo della Chiesa Cattolica si parli di tale dottrina perché almeno 11 volte si usa l’espressione «parole»[230] o «conversione»[231] riferite al Corpo e Sangue del Signore contenuti sotto il pane e il vino; sembrerebbe poi, in un caso, far riferimento alla concomitanza, quando usa la preposizione «con» per riferirsi all’anima e alla divinità[232].
Padre Carlos Miguel Buela,
Vi chiedo di essere pronti perché l’avvertimento è molto vicino. -- Presto ci saranno guerriglie nel mondo, ma questo sarà il momemto in cui arriverà l’anticristo e si presenterà come uomo di pace.
Trevignano Romano, 3 agosto 2021
Cari figli, grazie per essere qui nella preghiera e per aver ascoltato la mia chiamata nel vostro cuore. Amati figli miei, vi chiedo di essere pronti perché l’avvertimento è molto vicino. Molti torneranno a Dio, anche coloro che non credono, in particolare i sacerdoti che non credono a tutto ciò che vivete in questo momento. Alcuni troveranno qualcosa per stravolgere ciò che sarà stato visto (dell’avvertimento) e non vorranno ammettere che Dio può tutto, e in quel momento avranno scelto. Io, Madre di Dio e Madre vostra, voglio custodirvi per i tempi terribili che arriveranno. Voglio indicarvi che presto ci saranno guerriglie nel mondo, ma questo sarà il momemto in cui arriverà l’anticristo e si presenterà come uomo di pace. Attenzione figli, non fatevi fuorviare la mente, ma siate fedeli anche quando il Cristianesimo diventerà paganesimo e protestantesimo. Voi siate sempre con il Vangelo e con il Rosario in mano e non distraetevi. Figli, voglio salvarvi tutti e vi chiedo di testimoniare. Ora vi lascio con la mia benedizione materna nel nome della Santissima Trinità. Pregate per l’umanità perduta e Io pregherò insieme a voi. La Madonna dice che oggi scenderanno delle grazie tra di voi.