AI DONATISTI DOPO LA CONFERENZA
Futili obiezioni dei Donatisti.
Altro punto d'accusa da parte loro contro questi atti di Cirta: vi si leggeva la data e i consoli; pretendevano quindi che citassimo eventuali concili ecclesiastici con la registrazione della data e dei consoli 58. A tal proposito menzionavano il testo del concilio di Cartagine, privo di data e di consoli. Inoltre sostenevano che il concilio di Cipriano non faceva menzione dei consoli, benché recasse la data; ma il loro concilio di Cartagine non registrava neppure la data. Da parte nostra, dimostrammo loro che gli atti del concilio romano di Milziade, di cui avevamo il testo a portata di mano, analogamente a quello del concilio di Cirta, registravano la data e i consoli. Evidentemente, in quel momento, non ci interessava andare a sfogliare la data negli antichi archivi ecclesiastici per far vedere che questa consuetudine era già in uso da lungo tempo. Nonostante ciò, non abbiamo voluto opporre anche noi futili obiezioni sul fatto che nel concilio di Cipriano si trovi la data, mentre nei loro non si trova, appunto perché cercavano di provocare una serie di inutili ritardi, che noi invece cercavamo di evitare. Tant'è vero che esigevano da noi anche questo: mostrare dalle sacre Scritture una indicazione di data e di consoli, come se i concili dei vescovi fossero mai stati i loro libri, da equipararsi alle Scritture canoniche, o come se potessero citare nelle sante Scritture un concilio, in cui gli Apostoli abbiano presieduto come giudici ed abbiano condannato o assolto qualche imputato! E tuttavia noi contestammo loro che anche i profeti avevano autenticato i loro libri, annotando con cura e precisione il tempo del loro messaggio e segnando l'anno di regno del re, il mese dell'anno e il giorno del mese, in cui la parola del Signore era discesa su di loro. In tal modo abbiamo voluto porre in risalto la loro somma leggerezza e malizia nel sollevare questioni inutili sulla data e i consolati dei concili episcopali. In effetti, può darsi che i codici offrano letture diverse, per cui alcuni annotano con maggiore diligenza anche le date e i consoli, altri le tralasciano perché superflue. Era il caso dell'esemplare, letto all'inizio, che registrava la sentenza di Costantino 59, il quale dichiarava, in presenza delle parti, l'innocenza di Ceciliano e condannava i Donatisti come vili calunniatori: essa non recava né data né consolato; invece una seconda copia, presentata in seguito per rispondere alle loro accuse, portava tali indicazioni. Anche allora avevano sostenuto con odioso accanimento che noi avevamo letto una lettera dell'imperatore senza data e consolato; tuttavia anch'essi avevano letto un'altra lettera dell'imperatore senza menzione di data e console, scritta a proposito del processo di Felice, il consacrante di Ceciliano 60, che con incredibile cecità avevano prodotto contro se stessi. Noi comunque non abbiamo obiettato nulla al riguardo per non perdere altro tempo prezioso in schermaglie inutili. Se ve ne parliamo adesso, è perché, almeno voi, apriate gli occhi per evitare di sprofondare in quella notte tenebrosa che portavano nel cuore i vostri vescovi, essi che rimproveravano al giudice di aver pronunciato di notte la sentenza su questa causa; ma intanto, in pieno giorno, essi erano riusciti a dire con sorprendente cecità tali e tante cose contro se stessi, avvolti com'erano nelle tenebre interiori.
Sant'Agostino
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