lunedì 30 agosto 2021

IMPARIAMO A COMBATTERE SATANA

 


RIPIEGARSI SU SE STESSI

Colui che è curvo nei ceppi sarà presto liberato: non morirà nella fossa, non gli mancherà il pane. (Isaia 51:14) 

  

Nelle nostre predicazioni mettiamo continuamente in evidenza tutte le cose belle e piacevoli del Signore e questo è giusto, ma dovremmo anche istruire i nostri giovani a combattere. Il Signore non ci ha mai nascosto che nella vita avremmo trovato ostacoli e persecuzioni e grandi tentazioni da forze oscure.

Di fronte al nemico possiamo avere tre comportamenti: la fuga, la lotta, il ripiegamento. Nella realtà questi tre comportamenti possono alternarsi o sommarsi, ma ve ne è sempre uno dominante.  

Il ripiegamento: Un esercito attaccato non sempre ce la fa a contrattaccare e non è detto che subito si metta a fuggire disordinatamente; a volte le avanguardie arretrano sempre più sotto i colpi del nemico e “ripiegano”, affondano nella parte centrale del corpo dell’esercito che, momentaneamente sopraffatto, cerca disperatamente di riorganizzarsi guadagnando tempo. 

La persona ripiegata su se stessa a vederla dal di fuori sembra passiva e alienata da tutto ciò che la circonda ed in parte è così, ma dentro ha una attività fortissima: forze spirituali enormi, di diversa natura, si affrontano in un viavai di sentimenti contrastanti e devastanti. Sotto l’attacco nemico il cuore della persona ricurva subisce ma non vorrebbe subire, cerca disperatamente una via d’uscita.. vorrebbe combattere ma non trova le forze… le energie che possiede sembra che gli si rivoltino contro. Parte del suo esercito interiore si ribella al suo capo e lo accusa di non aver valutato il pericolo, di aver permesso tanto sfacelo, lo accusa insistentemente… il cuore è in pezzi. Non c’è chi comandi e la ragione, cioè il capo dell’esercito interiore, non riesce a ricompattare le sue forze tanto agitate.  

Il tutto si traduce in una sensazione di dolore fortissimo che avvolge ogni cosa. La persona sotto questo attacco nemico, si ripiega su se stessa, ma è attaccata anche da dentro ed è divisa in se stessa; cerca con tutte le forze una via d’uscita che non sa trovare e tutto le appare come sofferenza indicibile.   

Questo stato d’animo è come l’agitarsi delle nuvole tempestose che potrebbero scaricare la loro terribile energia distruttiva sulla terra. La persona che voi vedete apatica, depressa, chiusa in se stessa, è sconvolta da emozioni, paure, desideri, dolori che nessuno può immaginare se non il Signore Gesù avendolo provato nel Getsemani in misura molto più ampia e profonda. 

Il nemico, vedendo questo stato di confusione nell’esercito che ripiega, non gli dà tregua e cerca di approfittare rapidamente della situazione distruggendo ogni resistenza e uccidendo le piccole eroiche resistenze.  

La situazione di chi si ripiega su se stesso è molto, molto instabile e da un momento all’altro può migliorare decidendo di lottare apertamente orientando e coordinando tutte le sue forze, oppure degenerare causando la perdita di tutto il corpo in una resa parziale (dandosi alla fuga) o completa (esponendosi alla volontà del nemico, sperando in un atto di misericordia, che non ci sarà).  

Se tra le terribili forze interiori contrastanti nel ripiegamento prenderanno il sopravvento quelle disordinate e cieche che vogliono distruggere, si può arrivare al pervertimento dei valori dell’equilibrio, con forme estreme quali l’omicidio (se identifichiamo il nemico in qualcuno fuori di noi) o il suicidio (quando lo identifichiamo dentro di noi). 

Il suicidio purtroppo è spesso la più struggente e penosa conseguenza dell’inganno di Satana, il quale, immettendo nel corpo una ragione perversa, sospinge le guardie del nostro corpo, l’esercito interiore che lo dovrebbe difendere, contro il corpo stesso, contro il capo del corpo, cioè contro la nostra ragione, contro il nostro pensare razionale. Non è mai una vittoria il suicidio, ma solo una sconfitta basata su un inganno di nozioni perverse e violente che arrivano al cervello. 

Questa rivolta interiore è capeggiata dal falso principio che l’attacco del nemico (e dunque il dolore) finirà nel momento in cui ci si arrenderà al nemico, senza più resistere, lasciandoci morire. “Tutto”, dice la mente ingannata, “è meglio di questo dolore, anche morire”. Ma chi ha detto che questo sia vero? Pensi che la tua anima, privata della speranza di Dio potrà davvero riposare in pace, senza Dio? E se fosse peggio?   

A chi non cede a questo tragico inganno e si lascia aiutare da un barlume di speranza, ecco che invece che la resistenza decisa al nemico appare come una riorganizzazione possibile.  

***

di Renzo Ronca


 Efesini 6:12 - il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti.

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