Se si riflettesse maggiormente su queste cose, se si pensasse con maggiore riflessione e profondità a quale privilegio i cristiani sono chiamati nel cibarsi dell’Eucaristia, le Chiese traboccherebbero di presenze alla S.Messa, al punto di non riuscire ad entrarvi.L’Eucaristia è il Sacramento in cui è presente Gesù stesso nell'intera Sua Persona Divina ed Umana, ed attraverso l’Eucaristia si realizza la comunione di Gesù con noi, cioè la “comune-unione” intima e totale tra il nostro essere e la Sua Persona .
E’ condizione, per accedere ai sacramenti, ed a maggior ragione a questo Speciale Sacramento, il riconoscere che Gesù è il Signore ed il Redentore, ed accettare la salvezza che Egli ci offre.La salvezza di Dio è offerta all’uomo e non imposta, e prescrive, affinchè possa operare, la conversione del cuore, cioè l’abbandono delle vie del peccato, e la condivisione del Vangelo come unica vera Legge da osservare, che deve regolare tutta la nostra esistenza terrena.
In conseguenza di ciò l’uomo deve abbandonare le strade della malizia e vivere con purezza di cuore la propria vita, in costante comunione con Dio.
Realizzandosi queste condizioni, ugualmente l’uomo cade nel peccato, per la fragilità della sua natura e per l’azione del mondo, del maligno e per la sua stessa inclinazione al male, che lo spinge a compiere comportamenti contrari alla carità; ma subito dopo aver peccato Dio lo rialza, riammettendolo alla Sua presenza e restituendogli la dignità di Figlio, attraverso il Sacramento della Confessione e per mezzo del suo pentimento ed il proposito di emendarsi per il futuro.
Il fedele, dunque, può accostarsi tranquillamente e con fiducia all’Eucaristia, a condizione che sia seriamente impegnato, nel cammino della sua conversione personale nella fede nel Signore Gesù Cristo, e che sia in stato di Grazia, cioè non deve aver commesso peccati gravi ; nel caso li avesse commessi, deve far precedere la Comunione da una buona confessione.San Paolo dice che chi mangia e beve il corpo ed il sangue del Signore indegnamente, cioè in stato di colpa grave, mangia e beve la propria condanna ed è reo del corpo e del sangue del Signore. Perché questo ?
Chi si accosta in stato di peccato mortale al Sacramento Eucaristico, in totale consapevolezza di questo beninteso, compie un grave atto di irriverenza verso il Signore, che è la Santità stessa, offendendo la Maestà di Dio e rendendosi colpevole di un gravissimo peccato, che è il sacrilegio, cioè l’uso futile ed inutile della grazia divina; chi fa questo, inoltre, irride l’olocausto della Seconda Persona della Santissima Trinità e rende inutile per se stesso il sacrificio della Croce; offende, inoltre, gravemente la volontà di Dio, che è quella che tutti gli uomini accolgano e rendano fruttuosa la salvezza, da Lui offerta all’umanità per mezzo del sacrificio del Suo figlio unigenito.Per queste ragioni chi si accosta all’Eucaristia in stato di colpa grave è reo del corpo e del sangue di Cristo, cioè è responsabile di un olocausto vittimale inutile, perché i frutti di quel sacrificio sono applicabili alle condizioni che abbiamo visto prima.
Possiamo dunque accostarci all’eucaristia solo se siamo in stato di Grazia.I peccati non gravi non fanno perdere lo stato di Grazia, ma solo i cosiddetti peccati mortali.Il peccato, in generale, è un atto contrario alla carità, caratterizzato dalla volontà, dalla consapevolezza e da un determinato oggetto, che è la materia della colpa; perché ci sia il peccato devono realizzarsi tutte e tre le condizioni, la gravità dell’oggetto determina la gravità della colpa.
Noi non sappiamo mai con certezza se siamo in stato di Grazia; l’esame di coscienza, che siamo sempre tenuti a fare quotidianamente, da buoni cristiani, non sempre ci rivela la dimensione esatta delle nostre colpe.Ci sovviene in questo, però, un grande dottore della Chiesa, San Tommaso d’Aquino, il quale nella sua,”Summa Teologica” ci suggerisce quattro situazioni, che indicano verisimilmente la sussistenza dello stato di Grazia in un’anima:
1) ascolto devoto della parola di Dio;
2) facilità e prontezza nel compiere le opere di carità;
3) dolore per i peccati commessi nella vita passata;
4) proponimento di non commetterne mai più.
La regola è ascoltare la nostra coscienza, che ci dirà se è necessaria la confessione e nel dubbio confessarsi sempre prima di fare la comunione, se è possibile; se non è possibile confessarsi, nel dubbio se siamo in stato di colpa grave, prima di comunicarci diciamo con fiducia nella misericordia divina un atto di dolore, facendo un profondo atto di contrizione e ci confesseremo alla prima occasione che ci è possibile.Se siamo certi di essere nella colpa grave, affidiamoci comunque alla misericordia divina, chiedendo perdono delle nostre colpe, ma non comunichiamoci se non dopo esserci confessati.
I peccati veniali non sono un ostacolo alla comunione eucaristica per i fedeli, ma è buona norma confessarsi ugualmente, di tanto in tanto, perché nella confessione riceviamo tante grazie utili all’avanzamento spirituale delle nostre anime nel combattimento.
Gioacchino Ventimiglia
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