giovedì 26 agosto 2021

DIO E’ AMORE

 


Se si riflettesse maggiormente su queste cose, se si pensasse  con maggiore riflessione e profondità a quale privilegio i  cristiani sono chiamati nel cibarsi dell’Eucaristia, le Chiese  traboccherebbero di presenze alla S.Messa, al punto di non  riuscire ad entrarvi.L’Eucaristia è il Sacramento in cui è  presente Gesù stesso nell'intera Sua Persona Divina ed  Umana, ed attraverso l’Eucaristia si realizza la comunione di  Gesù con noi, cioè la “comune-unione” intima e totale tra il  nostro essere e la Sua Persona . 

E’ condizione, per accedere ai sacramenti, ed a maggior  ragione a questo Speciale Sacramento, il riconoscere che Gesù  è il Signore ed il Redentore, ed accettare la salvezza che Egli  ci offre.La salvezza di Dio è offerta all’uomo e non imposta, e prescrive, affinchè possa operare, la conversione del cuore,  cioè l’abbandono delle vie del peccato, e la condivisione del  Vangelo come unica vera Legge da osservare, che deve  regolare tutta la nostra esistenza terrena. 

In conseguenza di ciò l’uomo deve abbandonare le strade  della malizia e vivere con purezza di cuore la propria vita, in  costante comunione con Dio.  

Realizzandosi queste condizioni, ugualmente l’uomo cade nel  peccato, per la fragilità della sua natura e per l’azione del  mondo, del maligno e per la sua stessa inclinazione al male,  che lo spinge a compiere comportamenti contrari alla carità;  ma subito dopo aver peccato Dio lo rialza, riammettendolo  alla Sua presenza e restituendogli la dignità di Figlio,  attraverso il Sacramento della Confessione e per mezzo del  suo pentimento ed il proposito di emendarsi per il futuro. 

Il fedele, dunque, può accostarsi tranquillamente e con fiducia  all’Eucaristia, a condizione che sia seriamente impegnato, nel  cammino della sua conversione personale nella fede nel  Signore Gesù Cristo, e che sia in stato di Grazia, cioè non  deve aver commesso peccati gravi ; nel caso li avesse  commessi, deve far precedere la Comunione da una buona  confessione.San Paolo dice che chi mangia e beve il corpo ed  il sangue del Signore indegnamente, cioè in stato di colpa  grave, mangia  e beve la propria condanna ed è reo del corpo e  del sangue del Signore. Perché questo ? 

Chi si accosta in stato di peccato mortale al Sacramento  Eucaristico, in totale consapevolezza di questo beninteso,  compie un grave atto di irriverenza verso il Signore, che è la  Santità stessa, offendendo la Maestà di Dio e rendendosi  colpevole di un gravissimo peccato, che è il sacrilegio, cioè  l’uso futile ed inutile della grazia divina; chi fa questo, inoltre,  irride l’olocausto della Seconda Persona della Santissima  Trinità e rende inutile per se stesso il sacrificio della Croce; offende, inoltre, gravemente la volontà di Dio, che è quella  che tutti gli uomini accolgano e rendano fruttuosa la salvezza,  da Lui offerta all’umanità per mezzo del sacrificio del Suo  figlio unigenito.Per queste ragioni chi si accosta all’Eucaristia  in stato di colpa grave è reo del corpo e del sangue di Cristo,  cioè è responsabile di un olocausto vittimale inutile, perché i  frutti di quel sacrificio sono applicabili alle condizioni che  abbiamo visto prima. 

Possiamo dunque accostarci all’eucaristia solo se siamo in  stato di Grazia.I peccati non gravi non fanno perdere lo stato  di Grazia, ma solo i cosiddetti peccati mortali.Il peccato, in  generale, è un atto contrario alla carità, caratterizzato dalla  volontà, dalla consapevolezza e da un determinato oggetto,  che è la materia della colpa; perché ci sia il peccato devono  realizzarsi tutte e tre le condizioni, la gravità dell’oggetto  determina la gravità della colpa. 

Noi non sappiamo mai con certezza se siamo in stato di  Grazia; l’esame di coscienza, che siamo sempre tenuti a fare  quotidianamente, da buoni cristiani, non sempre ci rivela la  dimensione esatta delle nostre colpe.Ci sovviene in questo,  però, un grande dottore della Chiesa, San Tommaso  d’Aquino, il quale nella sua,”Summa Teologica” ci suggerisce  quattro situazioni, che indicano verisimilmente la sussistenza  dello stato di Grazia in un’anima:  

1) ascolto devoto della parola di Dio; 

2) facilità e prontezza nel compiere le opere di carità;  

3) dolore per i peccati commessi nella vita passata;   

4) proponimento di non commetterne mai più. 

La regola è ascoltare la nostra coscienza, che ci dirà se è  necessaria la confessione e nel dubbio confessarsi sempre prima di fare la comunione, se è possibile; se non è possibile  confessarsi, nel dubbio se siamo in stato di colpa grave,   prima di comunicarci diciamo con fiducia nella misericordia  divina un atto di dolore, facendo un profondo atto di  contrizione e ci confesseremo alla prima occasione che ci è  possibile.Se siamo certi di essere nella colpa grave,  affidiamoci comunque alla misericordia divina, chiedendo  perdono delle nostre colpe, ma non comunichiamoci se non  dopo esserci confessati. 

I peccati veniali non sono un ostacolo alla comunione  eucaristica per i fedeli, ma è buona norma confessarsi  ugualmente, di tanto in tanto, perché nella confessione  riceviamo tante grazie utili all’avanzamento spirituale delle  nostre anime nel combattimento. 

Gioacchino  Ventimiglia

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