AI DONATISTI DOPO LA CONFERENZA
16. 20. Negli atti del magistrato di Cartagine si legge la dichiarazione di Primiano, in cui dice espressamente che i loro antenati hanno vessato i loro padri con ogni tipo di esilio. Durante la conferenza [i vostri vescovi] hanno tentato di provare che, sulla base delle accuse dei loro antenati, l'imperatore condannò Ceciliano all'esilio. Nella loro lettera 61, essi sostengono che la loro comunione è la Chiesa della verità, quella che subisce la persecuzione anziché infliggerla; si affannano perciò a dimostrare che Ceciliano è stato condannato dalla sentenza dell'imperatore in seguito alle denunce dei loro antenati. Ora, essi attribuiscono questo fatto, non a Donato di Case Nere, ma a colui che esaltano al di sopra di tutti: Donato di Cartagine. Ecco ciò che tentano di accreditare, a quanto si dice, con i loro libelli, in cui gli sconfitti accusano il giudice, poiché la verità durante la notte ha confutato la notte del loro cuore. Il famoso Donato, sì, l'illustre Donato, che hanno chiamato l'ornamento della Chiesa di Cartagine ed eroe con l'aureola del martirio, per esaltarne il valore, sono giunti al punto di affermare che era stato proprio lui a dichiarare colpevole e a far condannare Ceciliano davanti al tribunale dell'imperatore Costantino. Dunque, questo eroe con l'aureola del martire ha definito e dichiarato la colpevolezza di Ceciliano davanti al tribunale dell'imperatore; in conseguenza di questa deposizione, fu irrogata a Ceciliano la condanna dell'imperatore! Ma noi abbiamo dimostrato irrefutabilmente che questo è falso, quando abbiamo letto una lettera dello stesso imperatore 62, tirata fuori dagli archivi pubblici, nella quale egli attesta di aver ascoltato le parti e pronunziato una sentenza che dichiara Ceciliano prosciolto e innocente, e respinge con forza le loro accuse. A questa lettera essi non trovarono assolutamente nulla da controbattere, anzi, senza volerlo la confermarono, producendo altri documenti a loro sfavore. Pertanto, è vero che Ceciliano fu accusato dai loro antenati presso l'imperatore, ma non consta affatto che sia stato condannato: risulta al contrario che è stato assolto. Perciò, almeno voi, rendetevi conto dell'aiuto che proprio i vostri vescovi hanno dato alla nostra causa, essi che volevano gloriarsi anche di questa menzogna! Se Donato, questo eroe dall'aureola del martire, ha veramente sostenuto davanti al tribunale dell'imperatore la colpevolezza di Ceciliano, se le accuse e gli intrighi di questo eroe dall'aureola del martire hanno fatto condannare realmente Ceciliano dall'imperatore, allora essi devono dire davanti a voi chi era veramente il martire in tutta questa faccenda: Donato, che tentava di far condannare questa persona dall'imperatore, o Ceciliano, che per la denuncia di costui sarebbe stato condannato dall'imperatore? Dov'è andato a finire il loro famoso e inderogabile principio: la comunione di Donato è la vera Chiesa, quella che subisce la persecuzione anziché farla? Ecco: Ceciliano la subisce, Donato la fa. Chi di loro è l'eroe con l'aureola del martire?
I Donatisti si danno le arie di essere la Chiesa della verità, che subisce la persecuzione ma non la fa.
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