lunedì 30 agosto 2021

Sant'Agostino

 


AI DONATISTI DOPO LA CONFERENZA 

16. 20. Negli atti del magistrato di Cartagine si legge la  dichiarazione di Primiano, in cui dice espressamente che i loro  antenati hanno vessato i loro padri con ogni tipo di esilio. Durante  la conferenza [i vostri vescovi] hanno tentato di provare che, sulla  base delle accuse dei loro antenati, l'imperatore condannò Ceciliano  all'esilio. Nella loro lettera 61, essi sostengono che la loro comunione  è la Chiesa della verità, quella che subisce la persecuzione anziché  infliggerla; si affannano perciò a dimostrare che Ceciliano è stato  condannato dalla sentenza dell'imperatore in seguito alle denunce  dei loro antenati. Ora, essi attribuiscono questo fatto, non a Donato  di Case Nere, ma a colui che esaltano al di sopra di tutti: Donato di  Cartagine. Ecco ciò che tentano di accreditare, a quanto si dice, con  i loro libelli, in cui gli sconfitti accusano il giudice, poiché la verità durante la notte ha confutato la notte del loro cuore. Il famoso  Donato, sì, l'illustre Donato, che hanno chiamato l'ornamento della  Chiesa di Cartagine ed eroe con l'aureola del martirio, per esaltarne  il valore, sono giunti al punto di affermare che era stato proprio lui  a dichiarare colpevole e a far condannare Ceciliano davanti al  tribunale dell'imperatore Costantino. Dunque, questo eroe con  l'aureola del martire ha definito e dichiarato la colpevolezza di  Ceciliano davanti al tribunale dell'imperatore; in conseguenza di  questa deposizione, fu irrogata a Ceciliano la condanna  dell'imperatore! Ma noi abbiamo dimostrato irrefutabilmente che  questo è falso, quando abbiamo letto una lettera dello stesso  imperatore 62, tirata fuori dagli archivi pubblici, nella quale egli  attesta di aver ascoltato le parti e pronunziato una sentenza che  dichiara Ceciliano prosciolto e innocente, e respinge con forza le  loro accuse. A questa lettera essi non trovarono assolutamente  nulla da controbattere, anzi, senza volerlo la confermarono,  producendo altri documenti a loro sfavore. Pertanto, è vero che  Ceciliano fu accusato dai loro antenati presso l'imperatore, ma non  consta affatto che sia stato condannato: risulta al contrario che è  stato assolto. Perciò, almeno voi, rendetevi conto dell'aiuto che  proprio i vostri vescovi hanno dato alla nostra causa, essi che  volevano gloriarsi anche di questa menzogna! Se Donato, questo  eroe dall'aureola del martire, ha veramente sostenuto davanti al  tribunale dell'imperatore la colpevolezza di Ceciliano, se le accuse e  gli intrighi di questo eroe dall'aureola del martire hanno fatto  condannare realmente Ceciliano dall'imperatore, allora essi devono  dire davanti a voi chi era veramente il martire in tutta questa  faccenda: Donato, che tentava di far condannare questa persona  dall'imperatore, o Ceciliano, che per la denuncia di costui sarebbe  stato condannato dall'imperatore? Dov'è andato a finire il loro  famoso e inderogabile principio: la comunione di Donato è la vera  Chiesa, quella che subisce la persecuzione anziché farla? Ecco:  Ceciliano la subisce, Donato la fa. Chi di loro è l'eroe con l'aureola  del martire? 

I Donatisti si danno le arie di essere la Chiesa della verità, che  subisce la persecuzione ma non la fa. 

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