I PECCATI E LE LORO PENE
Una visione di S. M. Maddalena de' Pazzi Se dalle considerazioni generali fin qui esposte sul rigore delle pene del Purgatorio, noi passiamo ad esaminare particolarmente le pene proprie a ciascun peccato, non potremo aver guida migliore delle rivelazioni di santa Maria Maddalena de' Pazzi, la quale fra tutte le Sante canonizzate dalla Chiesa è quella che, dopo santa Francesca Romana, ci ha lasciato la descrizione più minuziosa, e per così dire, la più esatta topografia del Purgatorio. Una sera mentr'ella insieme con alcune suore passeggiava nel giardino del monastero, fu all'improvviso rapita in estasi ed intesa gridare più volte: - Sì ne farò il giro, sì ne farò il giro. Colle quali parole voleva acconsentire all'invito che dal suo Angelo custode le veniva fatto di visitare il Purgatorio. Così le sue consorelle la videro con ammirazione e terrore intraprendere quel doloroso viaggio di cui, cessata poi l'estasi, scrisse una splendida narrazione: - Per due ore continue fu veduta girare intorno al vasto giardino del monastero fermandosi con attenzione a considerare quanto probabilmente le veniva mostrato dall'Angelo, spesso torcendosi le mani dalla commiserazione e divenendo pallidissima in viso. Inoltravasi colla persona curva verso terra e come schiacciata sotto un pesantissimo fardello, dando sì manifesti segni di orrore, che solo a guardarla faceva paura. Le consorelle la seguivano ascoltando con pia avidità le esclamazioni di terrore o di compassione che le sfuggivano di tratto in tratto. Talora si sentiva gridare: - Oh che pena! Misericordia, mio Dio, misericordia! Sangue prezioso del mio Salvatore, scendete su queste anime e liberatele dai loro spasimi. Povere anime quanto soffrite! eppure vi vedo ilari e contente fra i vostri tormenti! Eppure vi è ancora chi soffre di più! - Una volta esclamò:
- Come vorrei non rimirar da vicino quelle povere tormentate! - Nondimeno dovette obbedire e discendere eziandio in altri abissi. Ma dopo aver fatto alcuni passi eccola fermarsi ad un tratto spaventata e tremante e mandando alte grida esclamare: Come! Sacerdoti e religiosi in questo luogo sì orribile! Ah! mio Dio, mio Dio, come li veggo tormentati! - E l'orrore e il tremito che agitava il suo corpo dava a conoscere l'intensità delle sofferenze che in quel momento contemplava. Uscita dal carcere dei sacerdoti traversò luoghi meno lugubri ed andò in quello delle anime semplici, dei bambini e di coloro, le cui colpe sono attenuate dall'ignoranza. Là non v'era che ghiaccio e fuoco, e le anime passavano alternativamente dall'uno all'altro. Ivi la Santa riconoscendo l'anima del suo fratello morto poco prima, fu intesa gridare: - Povera anima del fratello mio, quanto soffri! eppure te ne consoli: bruci eppur sei contenta, perché sai che queste pene sono strada alla felicità. - Fatti altri passi ancora, fece capire che stava contemplando anime assai più infelici, e gridò: - Ahimè quanto è orribile questo luogo! Come e pieno di schifosi demoni e di incredibili tormenti! Chi sono mai, o mio Dio, questi infelici tormentati? Oh! come li vedo trafitti da punte d'aghi acutissimi e quasi fatti a brani! - Allora le fu risposto che quelle erano le anime di coloro che in vita avevano cercato di piacere agli altri ed avevano talvolta peccato di ipocrisia. Ancora più innanzi vide una turba spinta verso un dato luogo e quasi schiacciata sotto un enorme peso, e capì per rivelazione che quelle erano le anime impazienti e disobbedienti. Mentre le guardava, faceva gesti svariatissimi, ora chinando il capo fino a terra, ora fissando l'occhio atterrito su qualche punto, ora sospirando con atteggiamenti di profonda compassione. Dopo un pò di tempo sembrò anche più afflitta, ed emise un grido di spavento: entrava allora nel carcere dei bugiardi. Dopo averla attentamente osservata, disse ad alta voce che i bugiardi stanno in un luogo vicinissimo all'Inferno, che grandi sono le loro pene e che nella loro bocca viene versato piombo fuso, mentre stanno immersi in uno stagno ghiacciato, così che bruciano e gelano al tempo stesso. Arrivata poi alla prigione di coloro che peccarono per troppa fragilità, gridò: - Ahimè! m'ingannai credendovi insieme a coloro che peccarono per ignoranza, giacché vi vedo bruciare in un fuoco assai più ardente. - Più lontano riconobbe gli avari che si liquefanno come il piombo nella fornace. Quindi passò tra coloro che sono debitori alla divina giustizia per i peccati d'impudicizia, perdonati, ma non abbastanza espiati in vita. La loro prigione era talmente sudicia e fetente, che solo a vederla da lungi chiudeva il cuore. La Santa passò oltre senza dire parola, ma alla fine del suo doloroso pellegrinaggio fu intesa gridare: - Ditemi, o mio Signore Gesù, quale sia stata la vostra sublime intenzione nello svelarmi pene così orribili. Forse per appagare il mio desiderio di sapere dove fosse l'anima del mio fratello, o per spingermi a pregare di più per le anime del Purgatorio?... No ora comprendo: voi avete voluto così, onde conoscessi meglio la vostra immacolata purezza! Dal carcere degli impudici, la Santa passò a quello degli ambiziosi e superbi, i quali soffrono acerbamente in mezzo a foltissime tenebre. - Miseri, disse, costoro, che per aver voluto elevarsi sugli altri, sono ora condannati a vivere in tanta oscurità! - Vide poi le anime di quelli che, ingrati verso Dio e duri di cuore, non hanno mai conosciuto cosa volesse dire amare il loro Creatore, Redentore e Padre. Costoro sono immersi in un lago di piombo fuso, in pena di aver fatto rimanere sterili con la loro ingratitudine le sorgenti della grazia. Finalmente in un'ultima prigione le furono mostrate quelle anime che pur non avendo avuto in vita alcun vizio particolare, si macchiarono di tanti piccoli falli, ed osservò che per pena dovevano subire tutti i castighi propri ai vizi stessi, ma in piccola proporzione. Dopo due ore di sì penoso e duro pellegrinaggio, la Santa ritornò in sé, ma in tale stato di debolezza e di prostrazione morale, che le occorsero parecchi giorni per rimettersi dall'impressione del terribile spettacolo che aveva avuto sott'occhi.
Tali particolarità sul Purgatorio, che troviamo nella vita di S. M. Maddalena de' Pazzi, le ritroviamo nelle rivelazioni di molti altri Santi, che con le anime purganti ebbero particolare relazione. Nella vita di S. Bernardino da Siena (Bollandisti, Vita S. Bernardini Sen., 20 Maji, in Supplemento) si legge il fatto seguente.
Un giovanetto, morto all'età di undici anni, mentre gli si facevano i funerali, per la preghiera di San Bernardino si scosse come da un sonno profondo e postosi a raccontare quel che aveva veduto nell'altra vita, descrisse con straziante precisione i tormenti dei dannati nell'Inferno, raccontò quindi le gioie ineffabili dei beati in Paradiso e le pene delle povere anime del Purgatorio. A proposito di queste ultime, descrisse le precise particolarità che si trovano nelle rivelazioni di quei Santi, i quali, come S. M. Maddalena de' Pazzi, S. Francesca Romana o la venerabile Maria Francesca del Sacramento, ebbero particolarmente a cuore la causa delle anime purganti. Nella vita del P. Nicola Zucchi della Compagnia di Gesù troviamo raccontato quanto segue.
Un cavaliere desiderava in matrimonio una nobile fanciulla romana, la quale dietro consiglio del P. Zucchi, suo confessore; aveva fatto voto a Dio della sua verginità, ed osava importunarla con le sue sollecitazioni persino nel santo asilo dove ella aveva ricoverato la sua innocenza. Un giorno il P. Zucchi, incontratolo per una strada di Roma, lo rimproverò aspramente per l'indegnità della sua condotta, minacciandolo di tutto il rigore dei castighi divini, ma inutilmente. Quindici giorni dopo il cavaliere morì, e dopo qualche tempo la novizia s'intese un giorno tirar per le vesti, e udì una voce chele disse: - Venga al parlatorio. - Ella vi andò, e veduto un uomo che ivi passeggiava, gli chiese ansiosamente chi fosse, cosa fosse venuto a fare a quell'ora, e che cosa volesse da lei. Allora quegli, senza nulla rispondere, le si fermò davanti, sicché essa ben lo riconobbe per quel cavaliere suo amante. A questo punto costui, aperto il mantello in cui era avvolto, le fece vedere delle catene di ferro, delle quali alcune gli pendevano dal collo, altre gli stringevano i polsi, ed altre le gambe sotto le ginocchia: castigo ben meritato da chi aveva voluto incatenare una sposa di Cristo con amore profano. Quindi il cavaliere disse con voce lugubre: - Pregate per me - e disparve.
Sac. Luigi Carnino,
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