giovedì 26 agosto 2021

IL PURGATORIO NELLA RIVELAZIONE DEI SANTI

 


I PECCATI E LE LORO PENE

Una visione di S. M. Maddalena de' Pazzi Se dalle  considerazioni generali fin qui esposte sul rigore delle pene del  Purgatorio, noi passiamo ad esaminare particolarmente le pene  proprie a ciascun peccato, non potremo aver guida migliore  delle rivelazioni di santa Maria Maddalena de' Pazzi, la quale  fra tutte le Sante canonizzate dalla Chiesa è quella che, dopo  santa Francesca Romana, ci ha lasciato la descrizione più  minuziosa, e per così dire, la più esatta topografia del  Purgatorio. Una sera mentr'ella insieme con alcune suore  passeggiava nel giardino del monastero, fu all'improvviso  rapita in estasi ed intesa gridare più volte: - Sì ne farò il giro, sì  ne farò il giro. Colle quali parole voleva acconsentire all'invito  che dal suo Angelo custode le veniva fatto di visitare il  Purgatorio. Così le sue consorelle la videro con ammirazione e  terrore intraprendere quel doloroso viaggio di cui, cessata poi  l'estasi, scrisse una splendida narrazione: - Per due ore continue  fu veduta girare intorno al vasto giardino del monastero  fermandosi con attenzione a considerare quanto probabilmente  le veniva mostrato dall'Angelo, spesso torcendosi le mani dalla  commiserazione e divenendo pallidissima in viso. Inoltravasi  colla persona curva verso terra e come schiacciata sotto un  pesantissimo fardello, dando sì manifesti segni di orrore, che  solo a guardarla faceva paura. Le consorelle la seguivano  ascoltando con pia avidità le esclamazioni di terrore o di  compassione che le sfuggivano di tratto in tratto. Talora si  sentiva gridare: - Oh che pena! Misericordia, mio Dio,  misericordia! Sangue prezioso del mio Salvatore, scendete su  queste anime e liberatele dai loro spasimi. Povere anime quanto  soffrite! eppure vi vedo ilari e contente fra i vostri tormenti!  Eppure vi è ancora chi soffre di più! - Una volta esclamò: 

- Come vorrei non rimirar da vicino quelle povere tormentate! -  Nondimeno dovette obbedire e discendere eziandio in altri  abissi. Ma dopo aver fatto alcuni passi eccola fermarsi ad un  tratto spaventata e tremante e mandando alte grida esclamare:  Come! Sacerdoti e religiosi in questo luogo sì orribile! Ah! mio  Dio, mio Dio, come li veggo tormentati! - E l'orrore e il tremito  che agitava il suo corpo dava a conoscere l'intensità delle  sofferenze che in quel momento contemplava. Uscita dal  carcere dei sacerdoti traversò luoghi meno lugubri ed andò in  quello delle anime semplici, dei bambini e di coloro, le cui  colpe sono attenuate dall'ignoranza. Là non v'era che ghiaccio e  fuoco, e le anime passavano alternativamente dall'uno all'altro.  Ivi la Santa riconoscendo l'anima del suo fratello morto poco  prima, fu intesa gridare: - Povera anima del fratello mio,  quanto soffri! eppure te ne consoli: bruci eppur sei contenta,  perché sai che queste pene sono strada alla felicità. - Fatti altri  passi ancora, fece capire che stava contemplando anime assai  più infelici, e gridò: - Ahimè quanto è orribile questo luogo!  Come e pieno di schifosi demoni e di incredibili tormenti! Chi  sono mai, o mio Dio, questi infelici tormentati? Oh! come li  vedo trafitti da punte d'aghi acutissimi e quasi fatti a brani! -  Allora le fu risposto che quelle erano le anime di coloro che in  vita avevano cercato di piacere agli altri ed avevano talvolta  peccato di ipocrisia. Ancora più innanzi vide una turba spinta  verso un dato luogo e quasi schiacciata sotto un enorme peso, e  capì per rivelazione che quelle erano le anime impazienti e  disobbedienti. Mentre le guardava, faceva gesti svariatissimi,  ora chinando il capo fino a terra, ora fissando l'occhio atterrito  su qualche punto, ora sospirando con atteggiamenti di profonda  compassione. Dopo un pò di tempo sembrò anche più afflitta,  ed emise un grido di spavento: entrava allora nel carcere dei  bugiardi. Dopo averla attentamente osservata, disse ad alta  voce che i bugiardi stanno in un luogo vicinissimo all'Inferno,  che grandi sono le loro pene e che nella loro bocca viene versato piombo fuso, mentre stanno immersi in uno stagno  ghiacciato, così che bruciano e gelano al tempo stesso. Arrivata  poi alla prigione di coloro che peccarono per troppa fragilità,  gridò: - Ahimè! m'ingannai credendovi insieme a coloro che  peccarono per ignoranza, giacché vi vedo bruciare in un fuoco  assai più ardente. - Più lontano riconobbe gli avari che si  liquefanno come il piombo nella fornace. Quindi passò tra  coloro che sono debitori alla divina giustizia per i peccati  d'impudicizia, perdonati, ma non abbastanza espiati in vita. La  loro prigione era talmente sudicia e fetente, che solo a vederla  da lungi chiudeva il cuore. La Santa passò oltre senza dire  parola, ma alla fine del suo doloroso pellegrinaggio fu intesa  gridare: - Ditemi, o mio Signore Gesù, quale sia stata la vostra  sublime intenzione nello svelarmi pene così orribili. Forse per  appagare il mio desiderio di sapere dove fosse l'anima del mio  fratello, o per spingermi a pregare di più per le anime del  Purgatorio?... No ora comprendo: voi avete voluto così, onde  conoscessi meglio la vostra immacolata purezza! Dal carcere  degli impudici, la Santa passò a quello degli ambiziosi e  superbi, i quali soffrono acerbamente in mezzo a foltissime  tenebre. - Miseri, disse, costoro, che per aver voluto elevarsi  sugli altri, sono ora condannati a vivere in tanta oscurità! - Vide  poi le anime di quelli che, ingrati verso Dio e duri di cuore, non  hanno mai conosciuto cosa volesse dire amare il loro Creatore,  Redentore e Padre. Costoro sono immersi in un lago di piombo  fuso, in pena di aver fatto rimanere sterili con la loro  ingratitudine le sorgenti della grazia. Finalmente in un'ultima  prigione le furono mostrate quelle anime che pur non avendo  avuto in vita alcun vizio particolare, si macchiarono di tanti  piccoli falli, ed osservò che per pena dovevano subire tutti i  castighi propri ai vizi stessi, ma in piccola proporzione. Dopo  due ore di sì penoso e duro pellegrinaggio, la Santa ritornò in  sé, ma in tale stato di debolezza e di prostrazione morale, che le  occorsero parecchi giorni per rimettersi dall'impressione del terribile spettacolo che aveva avuto sott'occhi.

Tali particolarità sul Purgatorio, che troviamo nella vita di S.  M. Maddalena de' Pazzi, le ritroviamo nelle rivelazioni di molti  altri Santi, che con le anime purganti ebbero particolare  relazione. Nella vita di S. Bernardino da Siena (Bollandisti,  Vita S. Bernardini Sen., 20 Maji, in Supplemento) si legge il  fatto seguente.

Un giovanetto, morto all'età di undici anni, mentre gli si  facevano i funerali, per la preghiera di San Bernardino si  scosse come da un sonno profondo e postosi a raccontare quel  che aveva veduto nell'altra vita, descrisse con straziante  precisione i tormenti dei dannati nell'Inferno, raccontò quindi  le gioie ineffabili dei beati in Paradiso e le pene delle povere  anime del Purgatorio. A proposito di queste ultime, descrisse le  precise particolarità che si trovano nelle rivelazioni di quei  Santi, i quali, come S. M. Maddalena de' Pazzi, S. Francesca  Romana o la venerabile Maria Francesca del Sacramento,  ebbero particolarmente a cuore la causa delle anime purganti. Nella vita del P. Nicola Zucchi della Compagnia di Gesù  troviamo raccontato quanto segue.

Un cavaliere desiderava in matrimonio una nobile fanciulla  romana, la quale dietro consiglio del P. Zucchi, suo confessore;  aveva fatto voto a Dio della sua verginità, ed osava  importunarla con le sue sollecitazioni persino nel santo asilo  dove ella aveva ricoverato la sua innocenza. Un giorno il P.  Zucchi, incontratolo per una strada di Roma, lo rimproverò  aspramente per l'indegnità della sua condotta, minacciandolo di  tutto il rigore dei castighi divini, ma inutilmente. Quindici  giorni dopo il cavaliere morì, e dopo qualche tempo la novizia s'intese un giorno tirar per le vesti, e udì una voce chele disse: -  Venga al parlatorio. - Ella vi andò, e veduto un uomo che ivi  passeggiava, gli chiese ansiosamente chi fosse, cosa fosse  venuto a fare a quell'ora, e che cosa volesse da lei. Allora  quegli, senza nulla rispondere, le si fermò davanti, sicché essa  ben lo riconobbe per quel cavaliere suo amante. A questo punto  costui, aperto il mantello in cui era avvolto, le fece vedere delle  catene di ferro, delle quali alcune gli pendevano dal collo, altre  gli stringevano i polsi, ed altre le gambe sotto le ginocchia:  castigo ben meritato da chi aveva voluto incatenare una sposa  di Cristo con amore profano. Quindi il cavaliere disse con voce  lugubre: - Pregate per me - e disparve.

Sac. Luigi Carnino,

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