VI PRESENTO L'AMORE
Quando l'autoespressione si distrugge.
Noi diventiamo figli di Dio ed eredi del cielo con l'essere « re-nati » nel sacramento del Battesimo. Questa inconscia unione, però, affinché cresca e diventi da unione di grazia a unione di volontà, richiede, fra l'altro, una certa dose di autodisciplina. Affinché lo spirito non diventi schiavo della carne, la carne deve essere sottomessa, senza però annientarla o distruggerne la natura.
L'autodisciplina può essere definita: una lotta contro le inclinazioni animali, allo scopo di assoggettarle alla propria volontà e quindi alla volontà di Dio.
Il mondo moderno si oppone all'autodisciplina, affermando che la personalità dev'essere « autoespressiva ». L'autoespressione è buona fino a che non degenera nell'autodistruzione. Una caldaia che voglia essere autoespressiva, scoppiando o un'auto che voglia essere autoespressiva col saltare gli ostacoli, opererebbero contro la propria natura, e quindi contro il pensiero degli ingegneri che l'hanno progettata e costruita. Analogamente se un uomo opera contro quello che c'è di meglio e di più alto nella propria natura, col ribellarsi contro la ragione eterna di Dio suo creatore, non è autoespressivo, ma è autodistruttore.
Noi abbiamo un corpo e un'anima, che hanno differenti soddisfazioni. Il piacere del corpo combatte contro i piaceri dell'anima. Ognuno ha il suo proprio campo d'azione. Voler soddisfarli tutti e due procura tensione, nevrastenia, infelicità. Parole del Maestro : « Nessuno può servire a due padroni». (S. Matteo, 6, 24).
« Chi vuol salvare la propria vita, la perderà ; e chi perderà la propria vita per me, la troverà ». (S. Matteo, 18, 25).
La condizione quindi per essere vero cristiano è una sola: esser autodisciplinato. Parole del Maestro « Se uno vuol venir dietro di me, rinneghi (disciplini, controlli), se stesso, prenda la sua croce ogni giorno (non sfuggendo al dolore) e mi segua». (S. Luca, 9, 23).
« Se il tuo occhio destro ti è occasione di peccato, strappalo e buttalo via, perché è meglio per te che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il corpo sia gettato nell'inferno ». (S. Matteo, 5, 29).
Parole forti di S. Paolo:
« Se voi vivete accontentando la carne, morrete; ma se con lo spirito mortificherete le opere della carne, vivrete ». (Ai Romani, 8, 13).
« Coloro che appartengono a Cristo, hanno messo in croce la propria carne con tutti i suoi vizi e i suoi malvagi desideri». (Ai Galati, 5, 24).
Che cosa è l'amore.
Il vero amore è l'ispiratore d'ogni sacrificio. L'amore non è desiderare di possedere, il che è egoismo, ma l'amore è desiderio di essere posseduto; è il desiderio di dare se stesso a un altro.
Il simbolo dell'amore, come l'intende il mondo, al contrario, è il cerchio, continuamente occupato nel pensare soltanto a me stesso. Il simbolo dell'amore, invece, come l'intende Cristo Signore è la croce con le braccia aperte per stringere tutte le anime in un solo abbraccio.
L'amore peccaminoso, come l'intende il mondo, trova il suo tipo in Giuda: quando disse ai nemici del Maestro: «Che cosa mi volete dare e io ve lo darò in mano?» (S. Matteo, 26, 15). L'amore, invece, nel vero senso trova il suo tipo in Cristo Signore quando nell'orto, preoccupato dei suoi discepoli, disse ai compagni del traditore che l'aveva indicato con un bacio : « Se cercate me, lasciate andare costoro ». (S. Giovanni, 18, 8).
L'amore è dare se stesso fin che saremo nel corpo per operare la nostra salvezza, l'amore sarà sempre sinonimo di sacrificio, secondo il senso cristiano della parola. L'amore vero si sacrifica naturalmente, come naturalmente l'occhio vede e l'orecchio ode. Ecco perché noi alle volte, parlando dell'amore, diciamo che esso scaglia « frecce e armi ». Lo sposo che ama non vuol dare alla sposa un anello di stagno o di rame; ma quanto possiede di meglio, di oro o d'argento, appunto perché questi metalli essendo più costosi, rappresentano più sacrificio.
La madre che passa le notti al letto del figlio ammalato non chiama quello un peso ma lo chiama amore.
L'amore è la ragione d'ogni immolazione.
In conclusione: colui che ama la propria vita perfetta in Cristo, vuole morire a se stesso. Questo morire a se stesso, questo domare le proprie membra come se fossero altrettante bestie selvagge, questo essere suggellato con la croce, si chiama mortificazione.
FULTON J. SHEEN
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