martedì 24 agosto 2021

TESORI DI RACCONTI

 


Maria Dolorosa.  

Viveva nel Brabante una fanciulla di costumi immacolati e di santissima vita, per nome Maria. Un giovinastro dissoluto pose gli occhi addosso a quell'innocente colomba, e tentò ogni via per tirarla al peccato. Adoperò le lusinghe e le promesse; ed essendo ella poverissima, le esibì una grossa somma di denaro; ma tutto indarno, perché trovò la casta giovane inespugnabile a tutti gli assalti. L'iniquo, indispettito a tanta costanza e istigato dalla rea passione, prese un partito veramente diabolico. La pia fanciulla veniva di quando in quando invitata a pranzo in una buona famiglia, che a titolo di carità la sovveniva nella sua miseria. Un giorno pertanto che andava in quella casa, depose presso la porta la sua bisaccia dove era solita riporre quelle cose che raccoglieva in limosina, e poi presentatasi alla famiglia, si assise con loro a desinare. Il ribaldo, colto il destro, rubò in quella casa una tazza d'argento, e poi segretissimamente la mise entro il sacco della povera ragazza, mentre senza un sospetto al mondo si tratteneva colle persone di famiglia. Intanto si venne scoprendo il furto, e qualche po' di sospetto andò a cadere sopra l'innocente Maria. Lo scellerato amante andò a rinfacciarla sfrontatamente, incolpandola di quel delitto. Ma la fanciulla, sicura nella sua innocenza, asseriva di non aver nemmeno veduta quella tazza. Allora il perfido, cacciata la mano nel sacco di Maria, ne cava fuori in aria di trionfo la tazza minacciandola di andar subito ad accusarla alla giustizia. La santa giovane rimase inorridita a quella vista, e all'iniqua proposta; pure in sì dolorosa alternativa non vacillò, ma rispose che piuttosto che offendere Iddio, e contaminare l'anima da sì grave peccato, era pronta a patire qualunque tormento, e a sacrificare la vita. Allora quel perverso, furibondo di sdegno e smanioso di vendicarsi, andò ad accusare Maria come ladra, deponendo per prova il vaso, che asseriva aver trovato nascosto nel sacco di lei. In seguito a tale denunzia la santa fanciulla venne imprigionata, e sebben protestasse altamente di essere innocente, pure le sue scuse e ragioni non valsero a giustificarla, stando a suo carico il fatto, ch'ella non poteva negare, della tazza trovatale nella bisaccia; e quindi fu condannata alla morte. Mentre era condotta al supplizio, passando innanzi alla propria casa, domandò la grazia di fermarsi per pochi minuti e pregare avanti un'immagine del divin Salvatore che stava sopra la porta. Quivi colla faccia per terra si offerse in sacrificio a quel Signore che morì vittima innocente per la nostra salvezza, consolandosi di aver potuto evitare il peccato anche a costo della vita stessa, e così meritarsi l'eterna gloria. Finita la preghiera, continuò il viaggio fino alla pubblica piazza, dove, bendatile gli occhi, fu sepolta viva, incontrando così una morte ignominiosa per mantenersi fedele a Dio. Il Signore accettò quel generoso sacrificio, e glorificò poi questa santa sua serva, col far in seguito riconoscere la sua innocenza, e con strepitosi miracoli ottenuti ad intercessione di lei. La Chiesa la annovera nel catalogo dei Santi sotto il nome di S. Maria Dolorosa, proponendola ai fedeli come esemplare di purezza illibata e di invitta fortezza nel superare le cattive occasioni.  

DON ANTONIO ZACCARIA 

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