Il Dio dell’alleanza
Il Cantico dei Cantici
Il libro biblico del Cantico dei Cantici è un cantico d’amore fra due sposi che può ben applicarsi a Dio e al suo popolo Israele, a Cristo e alla Chiesa, a Dio e all’anima innamorata che vuole vivere in pienezza la sua alleanza personale. I due sposi innamorati cercano la solitudine e il silenzio per dirsi versi d’amore. Dio stesso in queste parole ispirate ci mostra l’ideale dell’amore per vivere il nostro rapporto sponsale con lui.
Sposo:
«Come un giglio fra i cardi, così la mia amata fra le fanciulle (2, 2). Come sei bella, amata mia, come sei bella, gli occhi tuoi sono colombe... le tue chiome un gregge di capre, i tuoi denti un gregge di pecore tosate... come un nastro di porpora le tue labbra e la tua bocca è soffusa di grazia, come spicchio di melograna le tue guance... Il tuo collo è come la torre di Davide... tutta bella tu sei amica mia, in te nessuna macchia (4, 1-7).
Vieni dal Libano, mia sposa... mi hai rapito il cuore sorella mia, sposa mi hai rapito il cuore con un solo tuo sguardo... Quanto sono soavi le tue carezze. L’odore dei tuoi profumi sorpassa tutti gli aromi, le tue labbra stillano miele vergine, o sposa, giardino chiuso tu sei, sorella mia sposa, fontana sigillata solo per me, fontana che irrora i giardini, pozzo di acque vive (4, 8-15).
O bellissima fra le donne (1, 8). Alzati, amica mia, mia bella, vieni, o mia colomba, e mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave, il tuo viso è leggiadro (2, 13-14).
Aprimi, sorella mia, amica mia, mia colomba, perfetta mia, perché il mio capo è bagnato di rugiada e i miei riccioli di gocce notturne (5, 2). Tu sei bella, amica mia, leggiadra (6, 4).
Unica è la mia colomba, la mia perfetta, bella come la luna, fulgida come il sole (6, 9-10). Quanto sei bella, e quanto sei graziosa, o amore, figlia di delizie» (7, 7).
Sposa:
«Sul letto, lungo la notte ho cercato l’amato del mio cuore, l’ho cercato ma non l’ho trovato, mi alzerò e farò il giro della città, per le strade e per le piazze. Voglio cercare l’amato del mio cuore, l’ho cercato ma non l’ho trovato. Mi hanno incontrato le guardie che fanno la ronda: “Avete visto l’amato del mio cuore?” Da poco le avevo oltrepassate, quando incontrai l’amato del mio cuore, lo strinsi fortemente e non lo lascerò finché non l’avro condotto in casa di mia madre (3, 1-4). Io dormo ma il cuore veglia, un rumore... è il mio diletto che bussa (5, 2). Mi sono alzata per aprire al mio amato, ma era scomparso. L’ho cercato ma non l’ho trovato, l’ho chiamato ma non ha risposto. Se trovate il mio amato ditegli che sono malata d’amore (5, 2-8). Il mio diletto è bianco e vermiglio, riconoscibile fra mille e mille. Il suo capo è oro, i suoi occhi come colombe su ruscelli di acqua, i suoi denti bagnati nel latte, le sue guance come aiuole di balsamo, le sue labbra come gigli che stillano fluida mirra, le sue mani sono anelli d’oro, il suo petto è tutto di avorio, le sue gambe colonne di alabastro, il suo aspetto è quello del Libano, magnifico come i cedri, dolcezza è il suo palato. Egli è tutto delizie, questo è il mio diletto, questo è il mio amico, figlie di Gerusalemme (5, 10-16). Il mio diletto era sceso nel suo giardino, fra le aiuole del balsamo a pascolare il gregge, nei giardini a cogliere gigli. Io sono per il mio diletto, e il mio diletto è per me, egli pascola il gregge tra i gigli (6, 2-3). Sono ai suoi occhi come colei che ha trovato la pace (8, 10).
Vieni, mio diletto, andiamo nei campi, passiamo la notte nei villaggi. Di buon mattino andremo alle vigne. Vedremo se mette gemme la vite, se sbocciano i fiori. Alle nostre porte c’è ogni specie di frutti squisiti. Mio diletto li ho serbati per te (7, 12-14). Baciami con i baci della tua bocca (1, 2). Mettimi come sigillo sul tuo cuore, perché l’amore è forte come la morte, le sue vampe sono vampe di fuoco, una fiamma del Signore (8, 6). Il mio diletto è per me e io per lui (2, 16). Sono malata d’amore (5, 8). O amore dell’anima mia» (1,7).
Padre Angel Peña
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