venerdì 14 giugno 2019

LEGGENDA PERUGINA



PENITENZA E DISCREZIONE

 Nei primordi dell’Ordine, quando Francesco cominciò ad avere dei fratelli dimorava con essi presso Rivotorto. Una volta, sulla mezzanotte, mentre tutti riposavano sui loro giacigli, un frate gridò all’improvviso: «Muoio! muoio!». Tutti gli altri si svegliarono stupefatti e atterriti. Francesco si alzò e disse: «Levatevi, fratelli, e accendete un lume». 
Accesa la lucerna, il Santo interrogò: «Chi ha gridato: Muoio?». Quello rispose: «Sono io». Riprese Francesco: «Che hai, fratello? di cosa muori?». E lui: «Muoio di fame».
Francesco, da uomo pieno di bontà e gentilezza, fece subito preparare la mensa. E affinché quel fratello non si vergognasse a mangiare da solo, si posero tutti a mangiare insieme con lui. Sia quel frate sia gli altri si erano convertiti al Signore da poco tempo, e affliggevano oltremisura il loro corpo.
Dopo la refezione, Francesco parlò: «Cari fratelli, raccomando che ognuno tenga conto della propria condizione fisica. Se uno di voi riesce a sostenersi con meno cibo di un altro, non voglio che chi abbisogna di un nutrimento più abbondante si sforzi di imitare l’altro su questo punto; ma, adeguandosi alla propria complessione, dia quanto è necessario al suo corpo. Come ci dobbiamo trattenere dal soverchio mangiare, nocivo al corpo e all’anima, così, e anche di più, dalla eccessiva astinenza, poiché il Signore preferisce la misericordia al sacrificio».
Disse ancora: «Carissimi fratelli, ispirato dall’affetto io ho compiuto un gesto, quello cioè di mangiare assieme al fratello, affinché non si vergognasse di cibarsi da solo. 
Ebbene, vi sono stato sospinto da una grande necessità e dalla carità. Sappiate però che, d’ora innanzi, non voglio ripetere questo gesto; non sarebbe conforme alla vita religiosa né dignitoso. Voglio pertanto e ordino che ciascuno, nei limiti della nostra povertà, accordi al suo corpo quanto gli è necessario».

Traduzione di VERGILIO GAMBOSO

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