CHE GESÚ NON SIA DIO
1. Nessun uomo si è proclamato Dio
Nessun uomo al mondo, sano di mente, si è mai proclamato Dio: né Zarathustra, né Budda, né Confucio, né i Faraoni, né Alessandro Magno,
né Cesare, né Maometto, ecc. Gli imperatori romani, si facevano attribuire un culto divino; ma soltanto per rafforzare il loro potere assoluto. Nessuno di loro credette mai sul serio di essere un dio. Uno solo
lo proclamò, ma con sarcasmo: fu Vespasiano. Egli, morendo per una forte colica intestinale nel vespasiano da lui inventato, disse: « Ecce qualis deus morior! (ecco che dio io muoio!) ».
Un mio amico visitando nell'anteguerra il manicomio di Palermo, trova ad accoglierlo un signore alto, distinto e gentile che si offre da fargli da Cicerone e lo accompagna
per i vari reparti. Camminando gli indica i vari ricoverati, illustrandogliene le relative manie: « Quello si crede s. Pietro; quello si crede s. Antonio; quell'altro s. Paolo ... ! (ecc.) ». E, finite tutte
le indicazioni, conclude: « E vogliono darlo a intendere a me, che sono il Padre eterno!, e li conosco bene tutti, fin dalla loro concezione! ».
Il mio amico, uscendo e vedendo fermare dalle guardie il suo accompagnatore, si accorse che quel poveretto era anche lui ricoverato nel manicomio.
Solo Gesú nella storia si è proclamato Dio. Se non fosse stato veramente Dio sarebbe stato soltanto un pazzo; e il suo Vangelo doveva essere un capolavoro inconcludente di stramberie; invece
esso è, come vedremo citandone alcune pagine, e come tutti hanno riconosciuto, un capolavoro di logica, di equilibrio, di saggezza e di genio; un capolavoro tale che ha fatto fare un immenso salto in avanti alla civiltà
umana, portandole i concetti di uguaglianza di tutti gli uomini, di rispetto e di amore a tutti gli uomini, di pietà e di misericordia verso i poveri e gli ammalati, di libertà, di fraternità, ecc.; concetti
fino ad oggi conosciuti, ad es. nel mondo indú.
2. È impossibile una dottrina piú saggia e piú bella di quella di Gesú Gesú
rivela con l'esempio e con gli insegnamenti il piú grande e il piú bello attributo di Dio: il suo amore e la sua misericordia infinita. Ce lo rivelano le sue parabole
piú commoventi: quelle della dracma perduta, della pecorella smarrita, del figliuol prodigo. E dinnanzi alla folla dei farisei che volevano ammazzare, giusta la dura legge ebraica, la donna adultera,
Gesú, mosso a compassione, li fermò tutti, dicendo: « Chi di voi è senza peccato, scagli la prima pietra» (Gv 8,7).
Gesú ci sprona a correggerci da ogni minimo peccato, a raggiungere la massima perfezione: « Darete conto anche di una sola parola oziosa » (Mt 12,38); «
Siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli » (Mt 5,48). Insegna che l'unica parentela con Dio è quella spirituale, e che facendo la sua volontà diventiamo i suoi intimi
congiunti.
Quando lo chiamano per andare dai suoi parenti, dice: « Mia madre e i miei parenti sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica » (Lc 8,21).
Insegna che anche la piú piccola opera buona avrà la sua ricompensa: « Anche un bicchiere d'acqua fresca data per amore del mio nome avrà la sua ricompensa
» (Mt 10,42).
Pure insegna che Dio ci premia non in proporzione delle nostre opere, ma in proporzione del sacrificio che esse ci costano, come egli disse un giorno davanti al tesoro del tempio,
vedendo tanti ricchi che vi gettavano molte monete, mentre una povera vedova vi gettò due spiccioli.
Rivela come è l'intenzione che dà valore alle nostre azioni, e come Dio accetta e premia soltanto le cose che si fanno solo per lui: « Guardatevi dal praticare
le vostre opere buone davanti agli uomini per essere da loro ammirati; altrimentri non avrete ricompensa presso il Padre vostro che è nei cieli. Quando, dunque, fai l'elemosina, non suonare la tromba davanti a te,
come fanno gl'ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno ricevuto già la loro ricompensa. Quando invece tu fai l'elemosina, non sappia la tua destra
ciò che fa la tua sinistra, perché la tua elemosina resti segreta e il Padre tuo, che vede nel segreto, te ne ricompenserà.
Quando pregate, non siate simili agli ipocriti che amano pregare stando ritti nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, per essere visti dagli altri uomini. In verità
vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Tu, invece, quando vuoi pregare, entra nella tua camera, prega nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà» (Mt 6,1-6).
« E quando digiunate, non assumete aria malinconica come gl'ipocriti, che sfigurano la faccia per far vedere agli uomini che digiunano. In verità vi dico: hanno
ricevuto già la ricompensa. Tu, invece, quando digiuni, profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo che vede nel segreto,
ti ricompenserà » (Mt 6,16). « Quando offri un pranzo o una cena, non devi invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch'essi
non ti invitino a loro volta, e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai, infatti, la tua ricompensa
alla resurrezione dei giusti » (Lc 14,12).
Gesú rivela l'importanza massima dell'amore del prossimo e la sua uguaglianza col precetto dell'amore di Dio. Quando un fariseo gli chiede qual'è il
massimo e il primo comandamento, egli risponde: «Il primo è: ascolta, Israele, il Signore Dio nostro è l'unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente,
e con tutta la tua forza. II secondo è questo: amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento piú importante di questo » (Mc 12,30).
Gesú insegna che prima della pulizia del corpo ci vuole quella dell'anima. «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l'esterno del bicchiere e del
piatto, mentre all'interno sono pieni di rapine e intemperanza» (Mt 23,25).
I farisei, invece si preoccupavano dell'apparenza e solo della pulizia esteriore. Narra il Vangelo: « Dopo di aver finito di parlare, un fariseo lo invita a pranzo. Egli
entrò e si mise a tavola. II fariseo si meravigliò perchè Gesú non aveva fatto le abluzioni prima del pranzo. Allora Gesú gli disse: "Voi farisei purificate l'esterno della coppa
e del piatto; ma il vostro interno è pieno di rapine e di iniquità. Stolti! Colui che ha fatto l'esterno, non ha fatto anche l'interno? Piuttosto date in elemosina quello che c'è dentro, ed
ecco tutto per voi sarà mondo » (Lc 11,37-41).
Un altro giorno disse: « Ascoltate e intendete! Non quello che entra nella bocca rende impuro l'uomo, ma quello che esce dalla bocca rende impuro l'uomo! Non capite
che tutto ciò che entra nella bocca, passa nel ventre e va a finire nella fogna? Invece ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore. Questo rende immondo l'uomo. Dal cuore, infatti, provengono i propositi
malvagi, gli omicidi, gli adulteri, le prostituzioni, i furti, le false testimonianze, le bestemmie. Queste sono le cose che rendono immondo l'uomo, ma il mangiare senza lavarsi le mani non rende immondo l'uomo »
(Mt 15,17-20).
Gesú dice delle cose estremamente sagge e logiche, come ad es.: « Non c'è niente di occulto che non verrà rivelato » (Mt 10,26). Se non fosse
cosí, innumerevoli delitti occulti resterebbero impuniti; ugualmente innumerevoli tradimenti, furti, adulteri nascosti. Basterebbe all'uomo essere astuto e sapere occultare tutti i suoi peccati e delitti, come sanno
fare bene i terroristi e i mafiosi.
Gesú dà l'unica risposta ragionevole al problema del dolore.
Egli rivela la legge del contrappasso che ristabilisce definitivamente la giustizia nel mondo: « Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che piangono, perché saranno consolati. Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché
troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per amore della giustizia, perché di essi è
il regno dei cieli » (Mt 5,3-10).
Qui c'è l'unica spiegazione al dolore. Dinnanzi a queste promesse l'animo si placa e cessa di chiedere: « Perché? »; soprattutto perché
il Cristo è stato il primo a venire perseguitato, a piangere, a soffrire.
Dinnanzi a tutti questi insegnamenti e a tutte queste affermazioni di Gesú gli atei del secolo scorso, per negare la divinità di Gesú, intelligentemente ricorsero
alla teoria che tali insegnamenti furono il frutto di una elaborazione di una scuola ascetica maturata in 30o anni, perché non si può ammettere che le abbia realmente dette Gesú e che Gesú non sia
Dio; ma gli studi di questo secolo hanno definitivamente provato che i Vangeli sono stati scritti nel I secolo (vedi il nostro libro Certezze su Gesú).
3. Gesú prova la sua divinità
Le masse popolari non fanno speculazioni, ma sono istintive. Gesú ad esse non fa tanti ragionamenti, ma fornisce subito le prove della sua divinità: e le prove sono le opere che può
fare solo Dio, cioè i miracoli: dà la vista ai ciechi, guarisce i lebbrosi, risuscita i morti. E la sua intenzione di voler provare con i miracoli la sua divinità la manifesta esplicitamente nella guarigione
del paralitico di Cafarnao: « Portarono a Gesú un paralitico disteso in un letto. Gesú, vista la loro fede, disse al paralitico: "Confida, figliuolo, ti sono perdonati i tuoi peccati". Alcuni
scribi pensarono dentro di sé: "Costui bestemmia". Ma Gesú, conosciuti i loro pensieri, disse: "Perché pensate male nei vostri cuori? Che cosa è piú facile dire? Ti sono rimessi
i tuoi peccati, oppure: alzati e cammina? Ora affinché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere di rimettere i peccati sulla terra:'Alzati, disse al paralitico, prendi il tuo lettuccio e vattene a casa
tua'. Egli si alzò e se ne andò a casa sua" ». (Mt 9,2-7).
4. È impossibile che un uomo saggio dica le cose che ha detto Gesú
« Io sono la luce del mondo; chi segue me non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8,12).
« Io sono la via, la verità, la vita » (Gv 14,6).
« Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui » (Gv 14,23).
« lo sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete fare nulla. Chi non rimane in me, viene gettato via come
il tralcio e si secca, e poi li raccolgono e li gettano nel fuoco e li bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà dato » (Gv 15,5-7).
« Io sono la porta; se uro entra attraverso me sarà salvo » (Gv 1o,9). « Nessuno va al Padre, se non per mezzo mio » (Gv 14,6).
« Prima che Abramo fosse, io sono » (Gv 8,58).
« Io sono la resurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà. Chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno » (Gv 11,25).
« Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò » (Mt 11,28).
« Chi ama il padre o la madre, il marito o la moglie o i figli piú di me, non è degno di me » (Mt 10,37).
« I cieli e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno » (Mt 24,35)
Gesú sfida le folle e tutti i suoi nemici a trovare in lui il minimo peccato: « Chi di voi mi potrà accusare di peccato? » (Gv 8,46); ma nessuno rispose.
A Filippo che gli chiede di mostrargli il Padre, Gesú risponde: « Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi vede me, vede il Padre. Come
puoi dire: "Mostraci il Padre?" Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è in me compie le opere. Credetemi: io sono nel Padre,
e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse. In verità, in verità vi dico: anche chi crede in me, compirà le opere che io compio e ne farà piú grandi. Qualunque
cosa chiederete nel mio nome, io la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio » (Gv 14,8-13).
Come si vede, con ogni frase Gesú proclama e prova la sua divinità. In tutta la vita Gesú si comporta coerentemente da Dio: si proclama padrone del sabato (Mt
12,8); rimette i peccati (Mt 9,2); fa i miracoli a nome suo; sfida, ma invano i suoi nemici a trovare in lui un qualsiasi peccato (Gv 8,46); dice parole inaudite: « Chi mi confesserà dinanzi agli uomini, anch'io
lo confesserò dinanzi al Padre mio; chi si vergognerà di me dinanzi agli uomini, anche io mi vergognerò di lui dinanzi al Padre mio » (Lc 9,26).
Ma già, fin dall'inizio della sua vita pubblica, mentre veniva battezzato, il Padre lo chiama suo Figlio: « Tu sei il mio Figlio diletto; in te mi sono pienamente
compiaciuto » (Mc 1,11). Dinnanzi agli stessi nemici, col pericolo di farsi ammazzare Gesú disse: « Prima che Abramo fosse, io sono ». Allora i giudei cercarono di lapidarlo (Gv 8,58). E un'altra
volta disse loro: « Io e il Padre siamo una cosa sola ». Allora i giudei diedero piglio alle pietre per lapidarlo. Ma Gesú disse loro: « Molte opere buone ho fatto; per quale di queste opere mi volete
lapidare? » Gli risposero i giudei: « Non ti lapidiamo per nessuna opera buona, ma per una bestemmia, perché tu che sei uomo, ti fai Dio » (Gv 10,30). Nonostante queste continue minacce, Gesú
solennemente si proclama il Giudice dei vivi e dei morti (Mt 25).
Infine egli viene arrestato e condannato a morte precisamente perché insiste a proclamarsi Dio. Caifa, infatti, avutolo fra le mani, gli disse: « Ti scongiuro, per
il Dio vivente, di dirci se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio ». Gesú gli rispose: «Tu l'hai detto; anzi io vi dico: d'ora in avanti vedrete il Figlio dell'uomo assiso alla destra dell'Onnipotente,
e venire sulle nubi del cielo ». Allora il sommo sacerdote disse: « Ha bestemmiato! Che bisogno abbiamo di testimoni? »... Quelli risposero: « È reo di morte! » (Mt 26,63).
ILDEBRANDO A. SANTANGELO