Una donna tra i "mistici del Nord"
Le "Rivelazioni"
«Vorresti dunque sapere cosa ha inteso il tuo Signore e conoscere il senso di questa rivelazione? Sappilo bene: amore è ciò che lui ha inteso. Chi te lo rivela? L'amore. Che cosa ti rivela? L'amore. Perché te lo rivela? Per amore... Così imparai che nostro Signore significa amore» (XVI; c. 86; p. 329).
«Io non sono buona a motivo della visione, ma solo se amo meglio Dio, e nella misura in cui voi amate meglio Dio, essa vale più per voi che per me... Sono sicura che ci sono molti che non hanno mai avuto né rivelazioni né visioni oltre il comune insegnamento della santa Chiesa, e che pure amano Dio più di quanto non faccia io» (I; c. 9; pp. 154-155).
Il desiderio
«Per grazia di Dio e secondo l'insegnamento della santa Chiesa, concepii un forte desiderio di ricevere tre ferite nella mia vita, e cioè: la ferita di una vera contrizione, la ferita di una genuina compassione e la ferita di un intenso desiderio di Dio» (c. 2; p. 139).
«Con la contrizione siamo resi puri, con la compassione siamo resi pronti, con il vero desiderio di Dio siamo resi degni. Questi sono i tre strumenti, per quanto capisco, con i quali tutte le anime giungono al cielo» (XIII; c. 39; p. 215).
Il servo e il Signore
«Nel servo è compresa la seconda persona della Trinità, e nel servo è compreso Adamo, vale a dire ogni uomo... Quando Adamo cadde, anche il Figlio di Dio cadde. Per la vera unione che fu fatta in cielo, il Figlio di Dio non può essere separato da Adamo, e con Adamo intendo ogni uomo» (XIV; c. 51; p. 249).
«Io vidi che Dio è contento di essere nostro padre, e Dio è contento di essere nostra madre, e Dio è contento di essere il nostro vero sposo, e l'anima la sua amata sposa. E Cristo è contento di essere nostro fratello, e Gesù è contento di essere il nostro salvatore. Queste sono cinque grandi gioie nelle quali, a quanto capisco, egli vuole che noi ci rallegriamo, gli diamo lode, gli rendiamo grazie, lo amiamo e lo benediciamo per l'eternità» (XIV; c. 52; pp. 253-254).
Gesù al centro
«Il nostro buon Signore mi domandò: "Sei soddisfatta che io abbia sofferto per te?". Io dissi: "Sì, buon Signore, e ti ringrazio moltissimo; sì, buon Signore, sii benedetto". Allora disse Gesù, il nostro buon Signore: "Se tu sei appagata, io sono appagato. L'aver sofferto la passione per te è per me una gioia, una felicità, un gaudio eterno, e se potessi soffrire di più lo farei"» (IX; c. 22; p. 183).
«Io contemplai l'agire di tutta la beata Trinità, e in questa contemplazione io vidi e compresi queste tre proprietà: la proprietà della paternità, e la proprietà della maternità, e la proprietà della sovranità, in un solo Dio... Poiché tutta la nostra vita sta in tre cose: per la prima abbiamo l'essere, per la seconda abbiamo la nostra crescita, e per la terza il nostro compimento. La prima è la natura, la seconda è la misericordia, la terza è la grazia» (XIV; c. 58; p. 271).
L'uomo
«Io vidi con assoluta certezza che tutte le opere che Dio ha fatto o farà gli erano note e le vedeva fin dall'eternità. E per amore egli ha creato 1'umanità, e per il medesimo amore egli ha voluto diventare uomo.
Il dono che riceviamo dopo questo è la nostra fede, nella quale comincia il nostro perfezionamento. Essa deriva dalla sublime ricchezza della nostra sostanza naturale presente nella nostra anima sensuale, ed è radicata in noi, e noi in essa, per la bontà naturale di Dio e l'opera della misericordia e della grazia. E da qui vengono tutti i nostri beni con i quali noi siamo guidati e salvati.
Perché da qui vengono i comandamenti di Dio, circa i quali dobbiamo comprendere due cose. Una è che dobbiamo conoscere e capire quali sono i suoi comandi, amarli e osservarli. L'altra è che dobbiamo conoscere quali sono i suoi divieti, per detestare e respingere ciò che egli non vuole. Perché in queste due cose sono comprese tutte le nostre azioni.
E pure dalla nostra fede vengono i sette sacramenti, che si susseguono secondo l'ordine che Dio ha stabilito per noi, e ogni specie di virtù. Le medesime virtù che abbiamo ricevuto dalla nostra sostanza, che ci è stata data come natura dalla bontà di Dio, ci vengono pure donate nella grazia per opera della misericordia, rinnovate dallo Spirito Santo: virtù e doni sono custoditi per noi come un tesoro in Cristo Gesù» (XIV; c. 57; p. 269).
Il peccato: inevitabile, ma tutto sarà bene
«Posso portare ogni cosa al bene, sono in grado di portare ogni cosa al bene, porterò ogni cosa al bene, voglio portare ogni cosa al bene; e vedrai tu stessa che ogni specie di cosa sarà bene» (XIII; c. 31; p. 199).
«Dal momento che ho trasformato in bene il danno più grande [il peccato originale], voglio che tu sappia dedurre da ciò che trasformerò in bene qualsiasi altro male, che di quello è più piccolo» (XIII; c. 29; p. 197).
«Tanto quanto il suo amore per noi non si spezza a causa del nostro peccato, altrettanto egli vuole che non si spezzi per la stessa ragione l'amore che portiamo a noi stessi e ai nostri fratelli cristiani» (XIII; c. 40; p. 218).
Gesù nostra madre
«Gesù Cristo, che fa il bene contro il male, è la nostra vera Madre: noi riceviamo il nostro essere da lui, dove inizia il fondamento della maternità, con tutta la dolce protezione dell'amore che ne consegue senza fine.
Come Dio è veramente nostro Padre, così Dio è veramente nostra Madre. Questo mi fu da lui mostrato in tutte le rivelazioni, ma particolarmente in quelle dolci parole in cui dice: "Sono io", cioè "Sono io, la forza e la bontà della paternità, sono io, la sapienza e la gentilezza della maternità, sono io, la luce e la grazia che è tutto amore beato; sono io, la Trinità, sono io, l'unità; sono io, l'alta sovrana bontà di ogni specie di cosa, sono io che ti spingo ad amare, sono io che ti spingo a desiderare, sono io, l'infinito compimento di ogni tuo vero desiderio". L'anima è infatti altissima, nobilissima e gloriosissima, quando è umilissima, dolcissima e sommamente mansueta» (XIV; c. 59; pp. 273-274).
«Una madre può stringere teneramente al petto il suo bambino, ma la nostra tenera Madre Gesù può familiarmente farci entrare nel suo petto benedetto attraverso la dolce ferita del suo costato, e qui rivelarci in parte la divinità e le gioie del cielo insieme alla certezza spirituale della felicità eterna » (XIV, c. 60; pp. 276-277).
Nella Chiesa, con Maria, in umiltà
Gesù stesso «vuole che aderiamo fermamente alla fede della santa Chiesa, trovando in lei la nostra carissima madre, che ci consola e ci aiuta a capire, in comunione con tutti i beati... E perciò è una cosa sicura, buona e amabile, il volere con umiltà e con forza essere uniti alla santa Chiesa, nostra madre, che è Cristo Gesù» (XIV; c. 61; p. 280).
«Nostra Signora è nostra madre; in lei siamo tutti racchiusi e nasciamo da lei in Cristo. Perché lei, che è la madre del nostro salvatore, è la madre di tutti quelli che sono salvati nel nostro salvatore. E il nostro salvatore è la nostra vera madre, e in lui siamo continuamente generati, e non ci separeremo mai da lui» (XIV, c. 57; p. 249).
«Lo Spirito Santo guida l'uomo alla confessione perché riveli spontaneamente i suoi peccati, in semplicità e verità... Poi egli accetta la penitenza che gli viene imposta... E questa è un'umiltà che piace molto a Dio... Con il massimo amore il nostro buon Signore ci custodisce quando ci sembra di essere quasi abbandonati e respinti a causa del nostro peccato e quando noi vediamo di aver meritato questo abbandono. E per l'umiltà che noi ne ricaviamo veniamo elevati a un livello altissimo agli occhi di Dio, per la sua grazia» (XIII; c. 39; p. 214).
Il valore della preghiera
«La preghiera è una sincera, gratuita e costante volontà dell'anima, unita e legata alla volontà di nostro Signore mediante la dolce e misteriosa operazione dello Spirito Santo. Nostro Signore in persona è colui che riceve per primo la nostra preghiera, così mi sembra, e la accoglie con grande riconoscenza. E con intima gioia la manda in alto, e la colloca in un tesoro dove non perirà mai. È là davanti a Dio con tutti i suoi santi, continuamente accolta, perenne sostegno in risposta ai nostri bisogni (XIV; c. 41; pp. 220-221).
«Nostro Signore si rallegra e gioisce moltissimo per la nostra preghiera: egli la aspetta, la vuole, perché con la sua grazia essa ci fa simili a lui nella condizione così come lo siamo per natura, e tale è la sua beata volontà. Perché egli dice così: "Prega di tutto cuore, anche se ti sembra di non trarne alcun gusto, perché è certo cosa vantaggiosa, anche se tu non lo senti. Prega di tutto cuore, anche se non senti niente, anche se non vedi niente, sì, anche se pensi di non riuscirci. Perché è nell'aridità e nella sterilità, nella malattia e nella debolezza, che la tua preghiera mi è molto gradita, anche se tu pensi che non ti dia se non uno scarso gusto. E così è ai miei occhi ogni tua preghiera fatta nella fede» (XIV; c. 41; p. 221).
Conoscenza e libertà - Misericordia e grazia
«Dobbiamo avere tre specie di conoscenze.
La prima è che noi conosciamo Dio nostro Signore.
La seconda è che noi conosciamo noi stessi, cosa siamo per lui nella natura e nella grazia.
La terza è che noi conosciamo umilmente la situazione del nostro io nei confronti del peccato e della nostra debolezza. Per quanto capisco, tutta la visione mi fu mostrata perché conoscessi queste tre cose» (XVI; c. 72; p. 303).
«Egli vuole che vediamo la nostra miseria e che umilmente la riconosciamo. E però non vuole che rimaniamo in questo stato d'animo, né che ci affanniamo troppo nell'autoaccusarci, né vuole che ci sentiamo troppo depressi per il nostro stato di miseria. Ma vuole invece che spostiamo in fretta la nostra attenzione su di lui» (XVI; c. 79; p. 319).
«Contemplai la proprietà della misericordia, e contemplai la proprietà della grazia: esse hanno due modi di operare in un unico amore.
La misericordia è una proprietà piena di compassione, che appartiene alla maternità in un tenero amore, e la grazia è una proprietà piena di gloria, che appartiene alla regale sovranità nel medesimo amore.
La misericordia opera custodendo, sopportando, ravvivando e risanando, e tutto viene dalla tenerezza dell'amore. E la grazia opera con misericordia, risollevando, ricompensando, superando continuamente quanto meriterebbero il nostro amore e il nostro travaglio, diffondendo largamente e manifestando la sublime, generosa magnanimità della signoria regale di Dio nella sua meravigliosa cortesia...» (XIV; c. 48; pp. 235-236).
La porta del Cuore
«Con volto ilare il nostro buon Signore guardò dentro il suo fianco e lo contemplò con gioia. E con il suo dolce sguardo guidò la mente della sua creatura attraverso quella stessa ferita dentro il suo fianco. E là egli mostrò un luogo bello e delizioso, largo abbastanza da contenere tutta l'umanità salvata perché vi riposasse nella pace e nell'amore. E con questo egli rammentò il preziosissimo sangue e l'acqua preziosa che egli lasciò sgorgare dal suo costato per amore. E in questa dolce contemplazione mostrò il suo cuore beato nettamente spezzato in due e, rallegrandosi, mostrò alla mia mente in modo parziale la sua divinità benedetta, nella misura da lui voluta in quel momento, dando cosi forza alla povera anima perché potesse comprendere ciò che si può esprimere con le parole, cioè l'amore infinito che non ha principio, è, e sempre sarà» (X; c. 24; pp. 160-161).