sabato 11 maggio 2019

L'INFERNO VISTO DAI SANTI



 CHI RACCOMANDA IL PENSIERO DELL'INFERNO 


Dall'esperienza dei Santi 

Dalle innumerevoli e più diverse esperienze dei Santi si ricava la certezza che il pensiero dell'inferno fa bene anche a chi, - come S. Teresa che, pur avendo "visto" l'inferno -, non è fatto per la via del timore. "Mi accade intanto - dice appunto la Santa - che quando sono afflitta da qualche contraddizione o infermità, basta che mi ricordi di quella visione perché mi sembrino subito da nulla persuadendomi che ce ne lamentiamo senza motivo". 
E aggiunge: "Questa (= la visione e la discesa all'inferno) fu una delle più grandi grazie che il Signore m'abbia fatto, perché mi ha giovato moltissimo non meno per non temere le contraddizioni e le pene della vita che per incoraggiarmi a sopportarle, ringraziando il Signore d'avermi liberata da mali così terribili ed eterni, come mi pare di dover credere". 
Anche Suor Faustina Kowalska afferma: "Scrivo questo (= allude alla descrizione di quanto ha visto e sofferto nello scendere all'inferno) per ordine di Dio, affinché nessun'anima si giustifichi dicendo che l'inferno non c'è, oppure che nessuno sa come sia. Io, Suor Faustina Kowalska, per ordine di Dio sono stata negli abissi dell'inferno, allo scopo di raccontarlo alle anime e testimoniare che l'inferno c'è. (...) Quello che ho scritto è una debole ombra delle cose che ho visto. Una cosa ho notato e cioè che la maggior parte delle anime che ci sono, sono anime che non credevano che ci fosse l'inferno". 
Ai veggenti di Medjugorje la Madonna dice: "Vi ho mostrato tutto questo perché sappiate che [l'inferno] esiste e lo diciate agli altri". 
Fuoco... diavoli... la gente bruttissima! - ripete Vicka -. Tutti con le corna e con la coda. 
Sembrano tutti diavoli. Soffrono... Dio ce ne preservi e basta. P Bubalo le chiede: La Madonna non vi ha proibito di raccontarlo? "Non ce l'ha proibito; anzi ci ha detto di raccontarlo". Più avanti Vicka aggiunge: "Credo che sarebbe molto utile che gli uomini non si dimenticassero mai che, un giorno, saremo tutti giudicati da Dio. Esiste una differenza terribile tra il Paradiso e l'inferno". 
La storia dunque insegni: furono tanti i Santi che, per paura dell'inferno, ritrovarono la via del bene e della salvezza. Si pensi all'impressione salutare che ancora suscita il Quadro dell'anima dannata che è nella Chiesa dei Lazzaristi a Napoli: una grande immagine del Crocifisso, in carta incollata su tela, con il bordo inferiore bruciato dall'impronta delle mani infuocate di una dannata, che sarebbe apparsa al suo amante nel 1711 a Firenze. (Fu) Portato a Napoli nel novembre 1712 dal P. Bernardo Giuseppe Scaramelli. 
In effetti, anche il parlare di inferno è misericordia di Dio. Il pensiero infatti dell'inferno salva: "salva più anime l'inferno che il paradiso". 

Padre Antonio Maria Di Monda

Ave, Maria,




Ave, Maria, serva del Signore: prega il tuo Figlio perché sappiamo rispondere il nostro sì fiducioso al volere del Padre.


Il mio amore per l‟umanità è infinito



Mia amatissima figlia, il Mio Amore per l‟umanità è infinito. Il Mio Amore è intenso e protettivo. Esso è puro ed Io passo sopra a molti difetti a motivo del Mio profondo affetto per i peccatori. 

Sono pieno di Compassione per le anime e non c‟è nulla che Io non farò al fine di salvarle, così potrò unire ognuno di voi, in Me, come una cosa sola. Le Mie lacrime però scorrono a fiumi in questo momento, a causa del modo in cui i figli di Dio vengono feriti, maltrattati, torturati, umiliati, flagellati ed uccisi dai nemici di Colui che ha creato il mondo. Coloro che causano tanta sofferenza sono completamente sotto l‟influenza degli spiriti maligni che avvelenano le loro menti attraverso le menzogne, l‟odio e il disprezzo per la vita umana. Mai, nemmeno per un minuto, alcun uomo potrà dire che sta compiendo un atto in Nome di Dio allorché uccide un altro essere umano. Coloro che provocano le guerre, causando conseguentemente qualsiasi forma di genocidio, e che dicono di operare per la Gloria di Dio, ingannano non solo sé stessi, ma anche coloro che essi stessi reclutano per eseguire i loro crudeli progetti. 

Il Mio Amore è così potente che se voi pregherete per queste povere anime perdute – le quali credono che uccidere gli altri nel Nome di Dio sia una buona cosa che gli farà onore – Io mostrerò la Mia Misericordia, risvegliando in essi lo Spirito di Verità. Non lasciate che i vostri cuori si accascino, ma al contrario, sappiate che sebbene questi odiosissimi atti, commessi da coloro che distruggono delle vite, siano assolutamente terrificanti, Io, nella Mia Divina Giustizia, metterò fine a questi orrori. 

Io solleverò, in un attimo, tutti voi che avete dei cuori calorosi e teneri nei confronti del Mio Sacro Cuore, e vi salverò, poiché tale è il Mio Amore per voi. Miei amati discepoli, voi non dovrete sopportare il dolore della morte fisica. Questo è quello che vi prometto se Mi aiuterete, attraverso le vostre preghiere, a mettere in salvo le anime di coloro che hanno più bisogno del Mio Perdono e della Mia Misericordia. 

AiutateMi in questo grande sforzo e presto tutto sarà illuminato dallo splendore e dalla Gloria del Mio Nuovo Regno. Qui, potrete vivere per sempre senza più nessuna preoccupazione mondana. L‟Amore per Me, per il Mio Eterno Padre, per la vostra famiglia e per i vostri amici regnerà in tutto il mondo e non avrà più fine. 

Andate in pace per amare e servire Me. 

Il vostro Gesù 

11 Ottobre 2014

venerdì 10 maggio 2019

Il suo destino è nelle tue mani, non negarglielo … almeno tu.



Testimonianze 


… Trascorsi quelle due settimane in totale stato di shock. Alternavo momenti di rancore spietato nei confronti di Marco e delle sue ultime parole, ad altri di dolore profondo. Provavo disprezzo e pena per me stessa, dispiacere e cordoglio immenso per quel piccolo essere innocente. Avevo stabilito che doveva tornare indietro lì, da dove era venuto, perché senz’altro lì sarebbe stato più felice che con me, visto l’inferno in cui stavo vivendo, e da cui credevo non sarei mai più uscita. 
Spesso gli parlavo, di notte, piangendo. Gli dicevo, avendo una nitida sensazione che fosse un maschietto: “Amore mio, perdonami, so che puoi comprendere le ragioni del mio gesto, perché tu sei ancora in cielo, e lì resterai per sempre. Da lì potrai vedere e capire molte più cose di quanto non potresti mai fare qui, tra noi poveri esseri umani, infimi e disperati. Non pensare mai che io non ti ami, perché io ti adoro e ti porterò sempre nel mio cuore. Se faccio questo è solo per proteggerti, per evitarti mille sofferenze atroci, quelle sensazioni di rifiuto che proveresti se venissi al mondo in una situazione disastrosa come questa… Sono certa che proveresti un enorme senso di colpa, che ti sentiresti responsabile della mia infelicità. Forse mi odieresti profondamente, e ti chiederesti ogni giorno perché la tua mamma ti ha fatto nascere… Per farti stare male? Per umiliarti? Per colpevolizzarti dei suoi fallimenti? Perdonami, ti prego, e cerca di capirmi, se puoi, amore mio…”. Andavo avanti così tutta la notte, ogni notte per quelle due atroci, incancellabili settimane. 
 Di giorno non parlavo con mia madre. Ero troppo amareggiata e disincantata, e poi mi vergognavo di ciò che stavo per fare, malgrado non fossi del tutto cosciente della gravità della mia decisione. Se uscivo per fare delle commissioni o per andare al lavoro, indossavo una maschera, un sorriso disperato che tentava di nascondere la tragedia che stavo vivendo, ma non riuscivo mai a smettere di pensarci… In quei giorni Marco mi cercò spesso, mi telefonava ogni giorno, ma io non gli risposi più, neppure una volta. Oramai avevo deciso. Ci avevo riflettuto abbastanza, ed ero così arrabbiata, lacerata dal dolore, mi sentivo talmente umiliata che qualunque cosa mi avesse detto, io non avrei mai cambiato idea. 
Perlomeno era ciò che pensavo in quei momenti, quando leggevo il suo nome che appariva intermittente sul display del mio cellulare… La sensazione più atroce che mi è rimasta dentro è l’incertezza sui macabri pensieri di quei giorni: è il dubbio su come le cose sarebbero potute andare, se solo avessi calpestato per un attimo il mio orgoglio, la mia dignità, e lo avessi ascoltato… perdonato. 
Ora ammetto che mi sarebbe di grande aiuto poter scaricare ogni mio senso di colpa su di lui, su mia madre, sul “destino”… ma non posso sfuggire alle mie schiaccianti responsabilità in tutta la vicenda. Avrei dovuto ascoltare Marco, rispondere alle sue innumerevoli chiamate, magari sentirmi ulteriormente umiliata dalle sue cattiverie, e avrei dovuto scegliere di sacrificare la MIA vita, e non quella del mio angelo. 
Non è giusto neppure dar la colpa al destino… cos’è? Chi è il destino? In fondo credo che l’unico essere che potrebbe dipingere l’essenza del destino sia Dio, e certamente non è stato Lui a spingermi a compiere un gesto così atroce… 
La verità è che la colpa è solo mia. 
Arrivò purtroppo il giorno in cui la mia decisione doveva concretizzarsi. 
Quelle due settimane erano volate via, e io non potevo più rimandare. 
Avevo deciso. 
Ed ero anche convinta che avrei dovuto farlo il prima possibile, perché così anche il mio piccolo avrebbe sofferto di meno. Era un feto di otto settimane, non potevo attendere che crescesse ancora. Dovevo trovarmi in clinica di buon’ora, per fare gli ultimi esami, e per aspettare il mio turno. Purtroppo non ero l’unica ragazza che aveva deciso di interrompere la propria gravidanza. 
Ci andai con mia madre, mio padre non venne mai a conoscenza di nulla (almeno questo mi consola: non avergli dato questo dolore). Avevo un incredibile vuoto nella mente. Rifiutavo di pensare, di capire, di credere che quello che stavo per fare era un gigantesco errore, un peccato imperdonabile. 
Non ero lucida, non ero io. Desideravo solo che tutto avvenisse in fretta, perché prima sarebbe finita e prima avrei potuto cercare di dimenticare. Pensare questo fu un altro madornale errore: finché avrò vita non dimenticherò. 
Non ricordo bene la successione cronologica degli eventi, i miei ricordi sono confusi, oscurati dal dolore, e indicibilmente strazianti. 
Dovevo trovarmi in clinica alle sette del mattino, per fare alcuni accertamenti, un’ecografia veloce, e firmare una sorta di liberatoria per svincolare la struttura da ogni responsabilità. Nessuno mi chiese perché avessi preso tale orribile decisione. Nessuno se ne dispiacque. Erano maledettamente abituati a quella ignobile routine… Durante l'ecografia non riuscii a dire neppure una parola, tanto meno a chiedere spiegazioni sull’immagine che stavo vedendo. Istintivamente avrei voluto informarmi sullo stato di salute di quella creatura innocente, ma non lo feci poiché mi sembrava profondamente cinico da parte mia. Dopo questo esame fui accompagnata in una stanza, nella quale trovai anche un’altra ragazza, che aveva un paio d’anni più di me, e con cui iniziai a parlare, per cercare di non pensare al momento che stavo vivendo. Ci confidammo un po’ sulle ragioni che ci avevano spinto ad arrivare in quella camera. Lei mi disse che era venuta insieme al suo ragazzo, perché avevano deciso, di comune accordo, che era troppo presto per avere un bambino, e che non avrebbero potuto trascorrere molto tempo con lui, perché troppo impegnati nel lavoro. Disse che le dispiaceva che quel bambino crescesse con i nonni, e che quindi preferiva “non tenerlo” e rimandare la sua maternità… 
Era amareggiata, ma paradossalmente serena che anche il suo fidanzato fosse d’accordo con lei. Si vantava addirittura del fatto che lui le fosse vicino in quel momento, non si aspettava tanto calore da parte sua. 
Io ero stravolta, non parlavo più. Provavo vergogna per il fatto di essere lì da sola, con mia madre in sala d’attesa, e il padre del mio bambino chissà dove. 
Allo stesso tempo, pur non essendo affatto nelle condizioni di criticare quella ragazza, trovavo profondamente ingiusto e immotivato il suo gesto. Pensavo che se fossi stata io al suo posto, se avessi avuto ancora accanto il mio ragazzo, non avrei certo deciso di interrompere la gravidanza per delle banalissime, insignificanti questioni “pratiche”. Sono certa che anche lei si sia pentita amaramente della sua decisione, forse anche più di me… 
Un’infermiera ci fece spogliare ed indossare un camice verde, ci disse di togliere gli ori e di attendere. 
Dopo circa un quarto d’ora ci portarono, una alla volta, in sala pre-operatoria, dove io scoppiai in lacrime, finché arrivò l’altra ragazza, e mi chiese, con una voce triste, se mi stessi pentendo di quella decisione. Non riesco a pensare a quel momento senza ricominciare a piangere… 
Non le risposi in quel momento, non riuscivo a parlare, ma sentivo che non potevo tornare indietro. 
E’ questo il momento in cui i ricordi mi portano ad odiare mia madre. Era l’unica persona che sapeva, l’unica che avrebbe potuto fermarmi, l’unica che aveva acconsentito ad accompagnarmi in quell’inferno, e ad aspettarmi quasi con disinvoltura, come se stessi facendo un banale esame del sangue. Mia madre è stata un mostro, e non lo ha mai capito. 
Quando fu il mio turno mi trasportarono con una barella in sala operatoria. 
Ricordo le facce sorridenti, persino dolci, benevole, di quei mostri dei medici, che mi spiegarono quale posizione avrei dovuto assumere e poi, avvicinandomi una maschera con dentro dell’anestetico, mi chiesero di inspirare e contare fino a dieci. 
Mi addormentai all’istante, in quell’istante in cui avrei dovuto fermare tutto, scendere da quel lettino maledetto, e scappare via. Avrei dovuto … ma non lo feci. In quel momento stavo distruggendo due vite, senza riuscire a rendermene conto. 
Quando mi svegliai provai un forte dolore al ventre, non riuscivo quasi a muovermi, e perdevo sangue. 
Nel mio cuore ero infinitamente triste, disperata, azzittita dal dolore fisico e morale che stavo provando, mentre il mondo lì fuori non si accorgeva di nulla. Mi riportarono nella camera in cui avevo atteso il mio turno. Lì trovai l’altra ragazza al telefono con il fidanzato che l’aspettava al piano di sotto. Gli spiegava che stava bene, che era tutto a posto, che era andato tutto bene, che aveva un po’ di dolore, niente di grave, e che poco dopo sarebbe scesa. 
Io non parlavo con nessuno, non avevo nessuno a cui poter dire come mi sentivo, anche perché ero così sconvolta che non sarei riuscita a parlare in ogni caso, tanto era grande il mio dolore, e il mio senso di colpa. 
Stavo zitta, e cercavo di non pensare a quello che era accaduto. Provai a non pensare a niente e a nessuno. Tentavo di dimenticare quella sensazione orrenda, quel vuoto incolmabile che provavo dentro, e che in realtà non mi hai MAI abbandonato. Mi accompagna tuttora. 
Quando ripresi un po’ di energie, l’infermiera mi accompagnò giù, dove c’era mia madre, che si preoccupava solo del mio stato fisico. 
Mi chiese se avessi la forza di camminare o meno, se riuscivo ad arrivare alla macchina, e nient’altro. Il ritorno a casa fu di un silenzio assordante, che mi scoppia tuttora nelle orecchie, silenzio in cui cercavo di sfuggire al ricordo, così terribilmente vicino di quell’esperienza, misto al torpore dell’anestetico. 
Arrivammo a casa. Mi misi a letto perché non avevo la forza di restare in piedi. Era ora di pranzo, mio padre arrivò dal lavoro, chiese di me, e mia madre disse che avevo rimesso e non mi sentivo bene, per cui stavo cercando di riposare un po’. 

Quando arrivi a prendere una decisione così dolorosa, così tragica, così crudele, non c’è nessuna giustificazione, nessuna spiegazione. 
Non sai quello che stai facendo. 
Non capisci l’importanza vitale che ha quel gesto così brutale e impulsivo. Non ti rendi conto del dolore immenso che andrà ad insediarsi, in maniera indelebile, nel tuo cuore. Né capisci quanto questa scelta, presa in pochi giorni, sconvolgerà tutto il corso della tua vita, intorno a te, e soprattutto dentro di te. 
La disgrazia più grande che ti può capitare, in una situazione di per sé già tanto delicata, è non avere accanto la persona giusta, alla quale basterebbe semplicemente spendere due parole, dettate dal cuore, per salvarti per sempre dall’inferno… per rendere la tua vita felice, senza rimpianti, senza rimorsi indicibili, che ti ruberanno il sonno per sempre e distruggeranno tutti i tuoi sogni. 
Quelle parole potrebbero avere il potere supremo di proteggerti dalla tua follia, dalla tua incoscienza, da quel mostro che si nasconde in ognuno di noi (anche se a volte non ne abbiamo la consapevolezza). 
Quella persona, in quel momento, avrebbe la facoltà di trasformare ogni tua lacrima in un sorriso. Potrebbe farti percepire la grandezza di un gesto d’amore, di un crudele atto di egoismo che muta in dedizione. Potrebbe trasformarlo in splendente generosità, in calore umano, in amore grande e profondo, permettendo che una situazione apparentemente insostenibile, come per incanto, diventi un sogno: quel sogno che facevi da bambina, giocando con le bambole… 
Allo stesso modo però, le sue parole potrebbero essere così fatalmente crudeli, così indifferenti al tuo dolore, all'atrocità del gesto che stai per compiere (ma di cui purtroppo non sei consapevole), da dilaniarti l’anima per sempre… Da lacerarti il cuore con una ferita così profonda che il tempo non riuscirà in alcun modo a cancellare. Anzi, ogni giorno che verrà, sarà per te motivo di angoscia, di afflizione, di sofferenza, di rimorso… E sarà ogni giorno più difficile continuare la tua vita, nel cercare di convincerti di poter vivere anche tu come gli altri, e che a poco a poco resterà solo un triste, lontano ricordo di ciò che è successo. 
Quale errore imperdonabile non sai di commettere formulando questi pensieri “fatalistici”, distaccati persino, come non appartenessero a te. Come se quello non fosse tuo figlio, non fosse una parte di te, come se non stessi negando l'esistenza ad un essere umano, ma semplicemente facendo una scelta difficile di vita… Quella non è una scelta di vita ma, se mai, una scelta di morte! 
Quelle riflessioni misere, circoscritte allo stato d’animo di quei giorni, così insignificanti rispetto a tutti gli anni che verranno, ti indurranno a vivere senza entusiasmo, senza alcuna gioia, con la voglia di piangere sempre, di morire una volta per tutte, finalmente… 
Ogni mattina, al tuo risveglio, desidererai con tutta te stessa che arrivi presto sera, così che tu possa infilarti nel letto per chiudere gli occhi e cercare di dormire il più a lungo possibile, per non pensare, per scacciare i pensieri tristi, i ricordi e il rimpianto per la scelta che hai fatto, e di cui ti pentirai per sempre. 
Ma non servirà a nulla neanche questo. Restare sola con te stessa ti farà ancora più male. Crederai di poterti sentire più libera, lontana da sguardi curiosi e indiscreti incrociati durante il giorno. Ma non sarà così. 
La solitudine e il vuoto in quei momenti terribili ti assalgono, i pensieri malinconici si ingigantiscono. Il dolore diventa disperazione, non riesci a dormire, perché la colpa è solo tua. 
Vorresti gridare, ma non puoi farlo perché non puoi farti sentire, non avresti il coraggio di spiegarne la ragione… Vorresti che le tue lacrime ti riportassero indietro nel tempo, che il pentimento sincero abbia il potere di darti una seconda possibilità… Ma sai che non è così. 
L’esperienza dell’aborto è un incubo agghiacciante, che spero tanto possa non ripetersi mai, possa non essere mai più vissuto da nessun’altra donna sulla faccia della terra. Purtroppo però, mi sento impotente al pensiero di non poter fare altro che scrivere, scrivere parole su parole, per cercare di far comprendere la disperazione più profonda attraverso la descrizione della mia dolorosissima esperienza, ma chissà se serviranno mai a qualcuno… a proteggerlo da una tragedia così grande, a salvare non una, ma due vite… Almeno questo spero: che questo mio infernale tormento possa aiutare qualcun altro a non provarlo mai. Mai. Perché da quel giorno in poi, vivere sarà la tua pena più grande, ma in quel momento non potrai capirlo. 
Quando non riesci ad avere uno sguardo ampio sulla tua vita, non riesci ad uscire fuori da te stessa, dal tuo infimo egoismo. Non riesci a vedere quanto sia ingiusto, sbagliato, riprovevole e indegno il tuo gesto. Tutto diventa “normale”, viene banalizzato dal contesto, come fosse una scelta pari a qualunque altra… In realtà è la scelta più importante della tua vita. Non potrai dimenticare mai. 

Ad essere onesta non percepii fino in fondo la reale, atroce gravità del mio gesto finché non passò qualche mese, durante il quale ero persino convinta di aver fatto la scelta giusta per me, per il piccolo e per il mio ex-ragazzo, che speravo di non rivedere mai più. Decisi di voltare pagina, cercai di farmi dei nuovi amici e mi iscrissi all’Università, con l’intenzione di prendere una seconda laurea: qualunque cosa pur di non fermarmi a riflettere… 
Fu tutto inutile, e patetico. 
Durante le lezioni, a contatto con i miei nuovi compagni, diciottenni, mi sentivo estremamente sola, e diversa... Loro avevano una freschezza e una sfrontatezza tipiche della loro età e della loro condizione di studenti alla prese con i primi studi veramente impegnativi e piacevolmente stimolanti. 
Nei loro occhi si leggeva chiaramente il senso di onnipotenza che erano convinti di possedere. Credevano di aver capito tutto, ormai, della vita, che niente e nessuno avrebbe potuto ridestarli dal sogno che stavano vivendo, che quegli anni meravigliosi non avrebbero mai avuto fine. 
Ed io, seduta insieme a loro, intenta a nascondere il senso di spaesamento che mi assaliva ogni volta che prendevo posto in aula, li osservavo con un’infinita tristezza. Pensavo a quanto fossero (in realtà) ancora ingenui, talmente immaturi da non riuscire a vedere, a capire quanto la vita possa essere ostile, crudele, e ti si possa rivoltare contro in un istante, distruggendo ogni tuo più piccolo entusiasmo di essere al mondo. Dopo qualche tempo, i miei pensieri divennero altri, poiché i rimorsi di coscienza cominciavano a profilarsi nella mia mente, piano piano, giorno per giorno, diventando sempre più dolorosi. Fino a che non fu tutto improvvisamente chiaro e devastante. Fino a che non mi resi conto, fino in fondo, di ciò che ero stata capace di fare. 
Allora non ci fu più spazio per alcuna riflessione lucida. Piangevo, piangevo e deliravo, soprattutto di notte, quando nessuno poteva sentirmi, quando nessuno poteva intuire il mio dolore, il motivo delle mie lacrime, della vergogna e dei rimorsi che mi consumavano senza pietà. 
Mi tiravo i capelli, e mi davo dei pugni violenti sulla fronte, guardandomi allo specchio per capire che razza di persona riflettesse, per capire chi io fossi veramente. Il mio intento era di riuscire a piangere più forte, di fare uscire fuori tutta la mia disperazione, della quale mi sentivo incapace di disfarmi. 
Cercavo un pretesto, una ragione per patire, perché in fondo desideravo solo espiare la mia colpa, pagare, soffrire fino al giorno della mia morte, che speravo imminente. Ma ogni giorno, puntualmente, dovevo svegliarmi la mattina, dovevo aprire gli occhi e cercare di far finta di nulla. 
Desideravo solo restare a letto, ed era un sacrificio enorme uscire di casa e tentare di condurre una vita normale. Io non ero normale. Mi ero macchiata di una colpa che mi strappava ogni diritto di considerarmi una persona “normale”; mi sentivo un mostro. E’ passato un anno e mezzo da quel maledettissimo giorno, ma non è cambiato niente. Non ho più sentito Marco, qualche volta mi è capitato di incontrarlo per caso… ma ormai era divenuto un estraneo. Sono rimasta sola. 
Ho tanti amici, ma mi sento ugualmente sola… 
Il dolore è sempre lì, a volte sembra assopirsi, per qualche istante, ma poi ritorna, sempre più lacerante. Non mi dà tregua, mi perseguita. Il senso di colpa, misto alla pena che provo per quell’Angelo cui ho negato TUTTO, è una sensazione terribile, che spero non provi mai nessuno nella propria vita. 
Il tempo non è in grado di cancellare quella sensazione d'impotenza, di crudeltà, d’indescrivibile rimpianto che ti attanaglia ogni giorno; al contrario, ti tiene lucida per ricordarti costantemente il tuo imperdonabile errore. 
Quando vivi un’esperienza dolorosa come la mia, andando avanti nel percorso della vita, quella tristissima scelta ti apparirà sempre più nitida, in tutta la sua disumana essenza. 
Avrai tanto, troppo tempo per riflettere e per capire fino in fondo l’entità del disastro cui hai dato luogo. Capirai solo allora che valeva la pena di aspettare ancora un giorno, di confidare il tuo stato d’animo ad una persona in grado di aiutarti, magari ad un sacerdote, se pur con un po’ di vergogna; di non agire d'impulso, in un momento di rabbia, ma di sforzarti ad andare oltre quegli attimi di smarrimento. Perché c’è sempre un motivo per salvare un bambino dalla morte. Perché non spetta a te decidere quale debba essere il suo destino. 
Perché tu sei qui, lui non c’è e non ci sarà mai, e la colpa è solo tua. E’ un fardello troppo pesante da sopportare per la tua coscienza. 
Poter guardare i suoi occhietti resterà il tuo sogno più grande, disperatamente cercherai un volto da dare a tuo figlio, un profilo, un sorriso… 
Ma resteranno tutte malinconiche illusioni bagnate da lacrime amare. 
Quel bimbo che hai rifiutato non potrà tornare più. 
Mai più. 


Conclusione 

 Rivolgo a te queste parole, come tutto il senso di queste dolorose pagine raccontate con le lacrime agli occhi. A te, piccola donna, che forse in questo momento ti trovi nella mia stessa condizione di allora, a te che forse sei ancora in tempo… Me lo auguro tanto, con tutto il cuore, e mi auguro che il sacrificio enorme che ho fatto per raccontarti la mia storia, possa servirti a capire quanto sia ingiusto negare una vita, quanto dolore possa portare con sé una scelta così drastica, e che senso di morte conserverà il tuo cuore dopo tale esperienza. 
Non farlo, non farlo mai, in nessun caso. 
Pensa sempre alla tua creatura come ad un miracolo, in qualunque modo sia giunta fino a te. Anche se tutto il resto fosse buio e triste, lui sarà la tua stella, lui ti salverà da te stessa. 
Ama immensamente il tuo Angelo, sacrifica tutto per lui o per lei. Non te ne pentirai neppure per un istante. 
E soprattutto, non credere a coloro che ti diranno che quello non è ancora un bambino, che si tratta semplicemente di “cellule” in trasformazione… Ognuno di noi è stato questo a suo tempo, ma ad ognuno di noi è stata data l’opportunità di crescere, lentamente, fino a diventare adulto… E anche noi siamo stati bambini, dei bambini stupendi che, come dei piccoli angeli, hanno portato tanta gioia intorno a loro. 

Pensa a questo, a quanto amore potrà darti tuo figlio, pensa che la sua vita dipende esclusivamente da te, che lui sta vivendo solo grazie a te, e che di questo ti sarà grato per sempre. 

Il suo destino è nelle tue mani, non negarglielo … almeno tu.

Ave, Maria,




Ave, Maria, piena di Spirito Santo: prega il tuo Figlio perché lo Spirito sospinga anche noi a comunicare al mondo Gesù.

La Madre della Salvezza: la morte presto non avrà più alcun potere sull‟uomo



Miei cari figli, la Crocifissione di mio Figlio è stato significativa in molti modi. Egli non fu ucciso solo per mano dei soldati romani, ma lo fu per ordine di coloro che sostenevano di essere devoti seguaci della Parola di Dio. 

La sua flagellazione, la sua persecuzione e la sua morte furono eseguite sotto le istruzioni di coloro che guidavano i fedeli nel Tempio di Dio. Essi respinsero tutto ciò che sapevano essere la Verità, perché rifiutarono di accettare che mio Figlio, Gesù Cristo, fosse il Messia. Essi disprezzarono ogni legge dettata da Dio, mentre prendevano piacere nell‟esecuzione di mio Figlio. 

Prima che venga il giorno del Signore, essi ripeteranno la Sua crocifissione. Essi Lo flagelleranno attraverso il tradimento della Sua Santa Parola. Perseguiteranno coloro che rimangono fedeli a Lui e, allora, profaneranno il Suo Corpo. Ma non riusciranno ad ucciderLo, perché il Suo Corpo, la Sua Chiesa, non può morire e rimarrà in piedi, anche se in una situazione precaria, fino alla fine. 

In questi tempi, dovete ricordarvi che ogni vita viene da Dio. La morte non ha potere su Dio. 
La vita, una volta data, non potrà mai morire. La morte presto non avrà più alcun potere sull‟uomo e, mediante la Risurrezione di mio Figlio, l‟uomo possederà anche la Vita Eterna del corpo e dell‟anima. Coloro che hanno fiducia in Cristo e Gli rimangono fedeli avranno la vita. 
Solo quelli che Lo respingeranno completamente non l‟avranno mai. 

Rallegratevi nel sapere che una vita gloriosa aspetta tutti voi che aderite alla Santa Parola di Dio, poiché la morte non vi potrà mai distruggere. 

La vostra amata Madre 

La madre della Salvezza 

10 Ottobre 2014



giovedì 9 maggio 2019

"Sono venuto di persona per cambiare la vostra vita".



Questa volta dormivo.
Sentii il tocco di una mano e mi svegliai immediatamente; nella stanza entrava una luce rossa molto forte che mi arrivava direttamente negli occhi.
Era così intensa che mi accecava.
Improvvisamente, sentii una voce:

"Figlia Mia, devo parlarti.
Verrà un tempo in cui gli uomini non vorranno più ascoltare.
Non vorranno più ascoltare la dottrina di salvezza e preferiranno assecondare i loro desideri.
Sono venuto di persona per cambiare la vostra vita".
"Nel Mio Divin Sacramento vengo insultato, bestemmiato e rinnegato.
Comprendi la Mia immensa sofferenza.
Tu per Me sei come un tabernacolo a Mia disposizione.
È questo che ti comando".

suor Anna Alì  26 settembre 1987

RISVEGLIAMO IL MONDO



Madre, il mondo intero dorme. E Dio, così pieno di bontà, così grande, così degno di lode, è dimenticato. Nessuno pensa a Lui. La natura lo loda, il cielo, le stelle, gli alberi, l'erba, tutto lo loda. Solo l'uomo, che conosce i suoi benefici, l'uomo che dovrebbe lodarlo, dorme. Vieni, andiamo a svegliare il mondo.

Beata Mirjam di Gesù Crocifisso

GESU' EUCARISTIA l’amico che ti aspetta sempre



LA MESSA VIVENTE

Ciascuno deve vivere la propria messa attraverso la sua continua offerta con Gesù al Padre. Il concilio Vaticano II raccomanda: «I fedeli, offrendo la vittima senza macchia, non soltanto per le mani del sacerdote, ma insieme con lui, imparino ad offrire se stessi» (SCC 48).
In questo modo «la nostra umile offerta, in sé insignificante, come l’olio della vedova, diventerà accettabile agli occhi di Dio per la sua unione all’oblazione di Gesù» (Giovanni Paolo II, 7-11-82). Un buon momento è quando il sacerdote dice: «Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te Dio Padre Onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen». Meglio anche, se lo facciamo nel momento centrale della consacrazione e ripetiamo nel nostro cuore con Gesù e il sacerdote: «QUESTO È IL MIO CORPO, che sarà dato per voi...QUESTO È IL CALICE DEL MIO SANGUE...che sarà versato per voi». Dicendo queste parole ci mettiamo a completa disposizione dei progetti di Dio e diciamo la verità: questo corpo mio, con tutto ciò che sono e che ho, la mia vita, il mio lavoro e i miei dolori... li consegno a Te per la salvezza dei miei fratelli. Offro anche il mio sangue, goccia a goccia o in grande quantità, giorno dopo giorno, con il mio sudore e le mie lacrime, con le mie sofferenze e umiliazioni, incomprensioni e calunnie... TUTTO consegno con Gesù al Padre. Un altro momento importante per rinnovare questa nostra offerta è il momento della Comunione e della nostra intima unione con Gesù; in questo momento si uniscono le nostre vite e i nostri cuori e dobbiamo avere gli stessi sentimenti di offerta totale al Padre per la salvezza degli altri.
Fai come quella religiosa che mi scriveva: «La Messa è il centro di tutta la mia vita. Nel momento della consacrazione, Gesù mi immerge in lui e con lui mi offre al Padre come vittima d’amore. Quando il sacerdote dice: “Questo è il mio corpo e questo è il mio sangue” è come se me lo facesse ripetere con lui, infatti metto tutto nelle sue mani. Sono in permanente comunione con lui e pensando a tutte le messe che si celebrano sulla terra, rinnovo la mia offerta in ognuna di esse».
Un’altra mi confermava: «Quando sono a Messa mi metto con tutto il mio essere nella patena con Gesù, totalmente disponibile a lasciarmi trasformare da lui e a dare la vita come lui per la salvezza del mondo. Allora gli dico: “Fai di me ciò che vuoi, qualunque cosa sia ti rendo grazie, perché ti amo e ho piena fiducia in te, perché Tu sei mio Padre, mio Signore e mio Dio”». Vivere la messa della nostra vita è offrire tutto per la salvezza degli altri.
Rifletti sul racconto di quel poveruomo che se ne andava molto triste per i sentieri della vita. Un giorno passò per la sua strada la carrozza reale e il re, vedendolo, scese per salutarlo e gli domandò: “Cosa mi puoi dare?” Quel poveruomo meravigliato riuscì solo a dargli un chicco di grano. La sera, andando a dormire, incontrò nella sua bisaccia un chicco d’oro. Allora capì subito che se fosse stato generoso e avesse dato tutto il suo grano, sarebbe diventato immensamente ricco. E se avesse offerto se stesso per servire il re? Non avrebbe cambiato la sua vita errante per una più felice? Ebbene, Dio non si lascia vincere in generosità. Perché ti accontenti di dargli piccole cose, se lui vuole tutto il tuo cuore? «Dammi, figlio mio, il tuo cuore» (Prv. 23, 26). «Chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza con larghezza raccoglierà... Dio ama chi dona con gioia. Del resto Dio ha il potere di far abbondare in voi ogni grazia perché, avendo sempre il necessario in tutto, possiate compiere generosamente tutte le opere di bene» (2 Cor 9, 6-8). 
Sei disponibile a dargli tutto ... a darti TUTTO, senza condizioni?
Una religiosa contemplativa, vittima d’amore, mi raccontava come vive in concreto l’offerta totale di sé: «Un giorno venni a sapere che un famoso gruppo rock, che simpatizzava col satanismo, veniva nella nostra città. Io provai un grande dolore interiore e pensando come avrebbero offeso Gesù e ai tanti peccati che si sarebbero commessi, sentii un grande bisogno di consolare Gesù e di accompagnarlo nel suo dolore rinnovando l’offerta della mia vita per evitare tanto peccato. Era il momento della Comunione quando mi offrii per consolarlo e gli dissi di darmi quanto voleva, lo avrei accettato tutto per amor suo. In quel momento, noi due ci amavamo molto. Due ore più tardi, all’incirca, cominciai a sentirmi molto male, con molto freddo; mi portarono a letto, ardevo per la febbre. Sembrava come se mi mordessero dentro, ma contemporaneamente sentivo una grande gioia interiore e una pace immensa. I dolori sapevano d’amore, non so descrivere quanto mi accadeva, ma la mia anima era avvolta da un amore tanto grande da sembrare fuoco. Ero felice di essermi offerta per consolare Gesù... Un altro giorno, ero sola nel coro e mi sentivo confusa di fronte all’amore sovrabbondante di Dio che si è offerto per noi e non ha rifiutato nessun sacrificio per salvarci. Mi persi nel suo amore e, in quel sublime momento sentii con quale infinita tenerezza il Padre accoglieva il sacrificio del suo Figlio. Bada, non posso esprimerlo in parole. Era un amore talmente grande...e quell’amore del Padre per il Figlio amava anche me e mi accettava come vittima in Cristo. Quant’è sublime tutto questo! Il Padre ci ama in Cristo e vuole che viviamo la nostra Messa con lui».
Vivere la Messa significa morire, ogni momento, a noi stessi e metterci senza condizioni nelle mani di Gesù. Questo però lo arrivano a capire solo le anime vittime d’amore anche se dovrebbe essere normale nella vita di ogni vero cristiano e soprattutto dei religiosi. Tutti dovremmo essere ostie che si lasciano consacrare e trasformare con Gesù in ogni Messa. Dovremmo dire, con san Tommaso: «Andiamo anche noi a morire con lui» (Gv 11, 16). Ma ci sono anime che non saranno mai ostie, che mai si lasceranno consacrare, anche se sono ufficialmente «consacrate». Ci sono anime che si sentono appagate nella mediocrità e non vogliono essere veramente sante. Preferiscono continuare una vita cristiana comoda e senza impegni. Gesù ci dice nell’Imitazione di Cristo: «Se cerchi di appartenere a te stesso e non ti offri spontaneamente alla mia volontà, allora non sarai un’offerta completa né ci potrà essere una perfetta unione tra di noi... Anche tu devi offrirti a me nella Messa, ogni giorno, come offerta pura e santa» (IV, 9).
Quando non puoi partecipare personalmente alla Messa «adora Gesù con gli occhi dello spirito e manda là il tuo cuore per partecipare spiritualmente e rinnovare così la tua offerta» (san Francesco di Sales).
In fin dei conti, il tuo sacrificio e quello di Gesù sono UNO. La tua messa e quella di Gesù sono UNA. Unisci la tua messa a quella di Gesù, poiché la Messa che si celebra davanti al trono di Dio, dove si trova Cristo con il suo corpo glorificato e quella che si celebra nelle nostre Chiese e la messa della tua vita è una sola. E questa messa devi celebrarla lungo tutto il giorno nella tua offerta permanente, essendo essa una messa vivente. Perciò diceva Origene che «l’anima è un altare dove si offre un sacrificio di lode a Dio giorno e notte». Pensa e medita che «la nostra offerta personale come quella di Cristo, e in quanto unita alla sua, non sarà inutile, ma feconda per la salvezza del mondo» (Giovanni Paolo II, Sol. Rei Soc. 48). Apri le porte del tuo cuore a Gesù Cristo. Non temere di buttarti fra le sue braccia e di lasciarti trasportare. Confida in Lui… il tuo amico e il tuo Dio, il tuo amico Dio.

Angel Peña

Le APPARIZIONI di Gesù Risorto



Apparizione ai pastori.  

4 aprile 1945.  
Anche essi vanno lesti sotto gli ulivi, e sono talmente sicuri della sua Risurrezione che parlano con la letizia di bambini felici. Vanno direttamente verso la città. «Diremo a Pietro di guardarlo bene e di dirci come è bello il suo Volto», dice Elia. «Oh! io, per quanto possa essere bello, non potrò mai dimenticare come era torturato», mormora Isacco. «Ma lo hai presente quando è stato alzato con la Croce?», chiede Levi. «E voi altri?». «Perfettamente, io. Allora la luce era ancora buona. Dopo, coi miei vecchi occhi, non ho visto che ben poco», dice Daniele. «Io invece l'ho visto finché non parve morto. Ma avrei voluto essere cieco per non vedere», dice Giuseppe.  
«Oh! bene. Ora è risorto. Questo deve farci felici», lo consola Giovanni. «E il pensiero che noi non lo abbiamo lasciato altro che per una carità», aggiunge Gionata. «Ma il cuore è rimasto lassù. Sempre», mormora Mattia. «Sempre. Si. Tu che lo hai visto sul Sudario, di': come è? somigliante?», chiede Beniamino. «Come parlasse», risponde Isacco. «Lo vedremo quel velo?», chiedono in molti. «Oh! la Madre lo mostra a tutti. Lo vedrete certo. Ma è triste vista. 
Meglio sarebbe vedere... Oh! Signore!». «Servi fedeli. Eccomi. Andate. Vi attendo a giorni in Galilea. Ancora voglio dirvi che vi amo. Giona è beato, cogli altri, in Cielo». «Signore! Oh! Signore».   
«La pace a voi di buona volontà». Il Risorto si fonde nel raggio del vivo sole del mezzogiorno. 
Quando essi alzano il capo, Egli non c’è più. Ma c'è la grande gioia di averlo visto come è ora. 
Glorioso. Si alzano in piedi, trasfigurati di gioia. Nella loro umiltà non sanno capacitarsi di avere meritato di vederlo e dicono: «A noi! A noi! Come è buono il nostro Signore! Dalla nascita al suo trionfo, sempre umile e buono con i suoi poveri servi!». «E come era bello!». «Oh! bello così non fu mai! Che maestà!». «Sembra più alto ancora e più maturo d'anni». «É proprio il Re!». «Oh! lo dicevano il Re pacifico! Ma è anche il Re tremendo per coloro che devono avere timore del suo giudizio!». «Hai visto che raggi si sprigionavano dal suo Volto?». «E che balenii nei suoi sguardi!».  
«Io non osavo fissarlo. E fissarlo avrei pur voluto, perché penso che forse non mi sarà più concesso di vederlo così altro che in Cielo. E voglio conoscerlo per non averne tremore allora». 
«Oh! non dobbiamo temere se rimaniamo quali siamo: suoi servi fedeli. Hai udito: "Ancora voglio dirvi che vi amo. Pace a voi di buona volontà". Oh! non una parola di troppo. Ma in questo poco c'è tutto il consenso sul nostro aver fatto fino ad ora e tutta la più alta promessa per la vita futura. Oh! intoniamo il canto della gioia. Della nostra gioia: "Gloria a Dio nei Cieli altissimi e pace in Terra agli uomini di buona volontà. Veramente il Signore è risorto, come aveva detto per bocca dei profeti e con la sua parola senza difetto. Ha perduto col Sangue tutto quanto il bacio di un uomo aveva in Lui deposto di corrotto; e, mondato come è l'altare, il suo Corpo ha assunto l'inesprimibile bellezza di Dio. Prima di salire ai Cieli si è mostrato ai suoi servi.  
Alleluia. Andiamo cantando, alleluia!, l'eterna giovinezza di Dio! Andiamo annunciando alle genti che Egli è risorto, alleluia! Il Giusto, il Santo è risorto, alleluia, alleluia! Dal Sepolcro è uscito immortale. E l'uomo giusto con Lui è risorto. Nel peccato come in grotta serrato era il cuore dell'uomo. Egli è morto per dire: 'Sorgete!'.  
E i dispersi sono sorti, alleluia! Aperte le porte dei Cieli agli eletti ha detto: 'Venite'. Ci conceda per il santo suo Sangue di salire noi pure. Alleluia!"». Mattia, l'anziano ex-discepolo di Giovanni Battista, va in testa cantando, come un tempo forse aveva cantato Davide davanti al suo popolo per le strade di Giudea. Gli altri lo seguono, facendo coro ad ogni "alleluia" con giubilo santo. Gionata, che fa parte del gruppo, dice, mentre già Gerusalemme è ai loro piedi dal piccolo colle che essi scendono a passo veloce: «Per la sua nascita ho perso la patria e la casa, e per la sua morte ho perso la nuova casa dove da trent'anni operai da onesto.  
Ma, anche mi fosse stata levata la vita per Lui, sarei morto in letizia, perché per Lui l'avrei persa. Non ho rancore per colui che è con me ingiusto. Il mio Signore mi ha insegnato col suo morire la perfetta mansuetudine. E non ho pensiero del domani. La mia dimora non è qui. Ma nel Cielo. Vivrò nella povertà a Lui tanto cara e lo servirò fino all'ora del suo chiamarmi... e... si... gli offrirò anche la rinuncia... alla mia padrona... Questa è la spina più dura... Ma, ora che ho visto il dolore del Cristo e la sua gloria, non devo pesare il mio dolore, ma solo sperare la celeste gloria. Andiamo a dire agli apostoli che Gionata è il servo dei servi del Cristo».  

LA PONDERATEZZA NELL'AGIRE



  L'Imitazione di Cristo 

Non dobbiamo credere a tutto ciò che sentiamo dire; non dobbiamo affidarci a ogni nostro impulso. Al contrario, ogni cosa deve essere valutata alla stregua del volere di Dio, con attenzione e con grandezza d'animo. Purtroppo, degli altri spesso pensiamo e parliamo più facilmente male che bene: tale è la nostra miseria. Quelli che vogliono essere perfetti non credono scioccamente all'ultimo che parla, giacché conoscono la debolezza umana, portata alla malevolenza e troppo facile a blaterare. Grande saggezza, non essere precipitosi nell'agire e, d'altra parte, non restare ostinatamente alle nostre prime impressioni. Grande saggezza, perciò, non andare dietro a ogni discorso della gente e non spargere subito all'orecchio di altri quanto abbiamo udito e creduto. 
Devi preferire di farti guidare da uno migliore di te, piuttosto che andare dietro alle tue fantasticherie; prima di agire, devi consigliarti con persona saggia e di retta coscienza. Giacché è la vita virtuosa che rende l'uomo l'uomo saggio della saggezza di Dio, e buon giudice in molti problemi. Quanto più uno sarà inutilmente umile e soggetto a Dio, tanto più sarà saggio, e pacato in ogni cosa. 

Ave, Maria,




Ave, Maria, vergine pura: prega il tuo Figlio perché il fascino della verginità evangelica sia sempre vivo nella Chiesa.


Da questa terra usciranno dense tenebre e raggiungeranno la Chiesa di Mio Figlio Gesù.




Cari figli, da questa terra usciranno dense tenebre e raggiungeranno la Chiesa di Mio Figlio Gesù. Vi chiedo di mantenere accesa la fiamma della vostra fede. La vostra speranza è in Gesù. Confidate in Lui che vede nel segreto e vi conosce per nome. Amate la verità. Non permettete che il demonio vi allontani dal cammino della salvezza. Siete del Signore e solamente Lui dovete seguire e servire. Qualunque cosa accada, non tiratevi indietro. Fatevi coraggio e testimoniate che siete uomini e donne di fede. La vostra ricompensa verrà dal Signore. Servite il Signore con fedeltà per essere grandi ai Suoi Occhi. Non perdetevi d'animo davanti alle vostre difficoltà. Io sono vostra Madre e sarò sempre vicino a voi. Accogliete il Vangelo del Mio Gesù e siate fedeli al vero Magistero della Sua Chiesa. Pregate molto davanti alla croce. Quando tutto sembrerà perduto, il Signore agirà e vedrete la Grande Vittoria in favore dei Giusti. Dite a tutti che Dio ha fretta e che questo è il tempo del Grande Ritorno. Siate docili e lasciate che la Grazia del Signore vi trasformi. Avanti con coraggio. Nulla è perduto. Chi cammina con il Signore mai sperimenterà il peso della sconfitta. Questo è il messaggio che oggi vi trasmetto nel nome della Santissima Trinità. Grazie per avermi permesso di riunirvi qui ancora una volta. Vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. Rimanete nella pace.

mercoledì 8 maggio 2019

SAN MICHELE ARCANGELO




L’uomo di questo momento vive in un totale disinteressamento riguardo a quanto concerne la Fede, lo Spirito, l’Anima, si accontenta del suo povero e vago pensiero, e su questo basa la propria Fede. 
In questo momento, le opinioni della maggioranza degli uomini riguardo alla religione, non hanno basi, sono vuote, ma vengono difese come se questi uomini avessero vissuto una vita irreprensibile, in unione con il NOSTRO RE.


Ricordate che dopo la Seconda Venuta, il Purgatorio non esisterà più



Mia amatissima figlia, quanta sete d‟amore Io ho per gli uomini e quanta sete essi hanno di Me! Purtroppo, la divisione che separa l‟uomo da Me, il Donatore della Vita, è il più grande nemico del genere umano. 

Satana, attraverso i suoi modi astuti e subdoli è intento a creare grandi divisioni nel mondo. Il fatto che egli se ne stia nascosto, gli dà un grande potere sulle anime degli uomini. La sua influenza malvagia crea dei dubbi sulla Mia Esistenza, in coloro che hanno poca fede. Egli convince coloro che non credono in Me, che l‟uomo è responsabile di qualsiasi sua scelta. 
Attraverso la sua funesta influenza egli tenta l‟uomo, e riesce a convincere coloro con cui entra in contatto, del fatto che ciò che è sbagliato, è giusto e ciò che è giusto, invece è sbagliato, Egli mostra l‟amore sotto forma di lussuria, l‟odio come una sorta di esigenza, mentre l‟invidia e la gelosia come un mezzo per giustificare la distruzione della vita di un‟altra persona, 

Ogni idea, ogni desiderio, ogni anelito o brama che egli semina nelle anime degli uomini, li conduce al peccato. Una simile infestazione tra gli uomini, in questo momento, ha fatto sì che l‟amore puro, proveniente da Dio, sia stato sostituito dalla lussuria. Tutto ciò che scaturisce dal serpente, sarà presentato al peccatore come una buona cosa. Il peccato verrà sempre giustificato dai peccatori che soccombono al diavolo. Il peccato, una volta giustificato, viene successivamente glorificato fino a paragonarlo ad un grande gesto – degno addirittura di riconoscimento. 

Guai all‟uomo che osa sfidare coloro che glorificano il peccato. Il peccatore che accoglie il peccato, con grande gioia, influenzerà gli altri a fare lo stesso. Oggi, l‟influenza del maligno si può notare ovunque. In passato, gli atti peccaminosi venivano accuratamente nascosti, ora essi non hanno alcuna vergogna a mostrarli, affinché il mondo li veda. Tutto ciò che per Me è ripugnante viene accolto con grande soddisfazione. Ciò che è sbagliato, viene presentato come giusto, e tutto ciò che è giusto, secondo le Leggi di Dio, viene ritenuto sbagliato. Quando il diavolo è all‟opera, tutto viene presentato al rovescio, esattamente l‟opposto di ciò, che proviene da Me. Sappiate che quando la Mia Parola viene dichiarata errata, l‟influenza del maligno ha raggiunto il suo apice. 

Ricordate che dopo la Seconda Venuta, il Purgatorio non esisterà più: il Cielo e la Terra diventeranno una cosa sola e l‟Inferno diverrà il luogo di dimora per coloro che idolatrano il diavolo, e tutto ciò che viene da lui. Le esalazioni delle sue vie perverse e malvagie hanno infestato sia coloro che credono in Me, così come chi Mi disprezza. Nessuno è al sicuro. 

La preghiera, Miei amati seguaci, è il vostro rifugio. Sostenete la Mia Parola e pregate, non per voi stessi, ma per coloro che hanno stipulato un contratto con il maligno. Essi hanno bisogno delle vostre preghiere, mattina, mezzogiorno e sera. 

Il vostro Gesù 

9 Ottobre 2014


Charles de Foucauld



Gli indigeni mi danno anche delle consolazioni; settantacinque in media vengono ogni giorno a chiedermi l’elemosina: un po’ d’orzo; la difficoltà è d’avere un po’ d’orzo; altri vengono a farmi visita. Tutti sembrano ben disposti. 
Farò del bene – o piuttosto Dio si servirà di me per farne – nella misura in cui sarò santo; e io sono un peccatore; pregate Dio perché mi converta e domandate a tutta la vostra comunità che porto nel cuore di pregare per la conversione del suo indegno fratello in Gesù.