LA MESSA VIVENTE
Ciascuno deve vivere la propria messa attraverso la sua continua offerta con Gesù al Padre. Il concilio Vaticano II raccomanda: «I fedeli, offrendo la vittima senza macchia, non soltanto per le mani del sacerdote, ma insieme con lui, imparino ad offrire se stessi» (SCC 48).
In questo modo «la nostra umile offerta, in sé insignificante, come l’olio della vedova, diventerà accettabile agli occhi di Dio per la sua unione all’oblazione di Gesù» (Giovanni Paolo II, 7-11-82). Un buon momento è quando il sacerdote dice: «Per Cristo, con Cristo e in Cristo a te Dio Padre Onnipotente, nell’unità dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen». Meglio anche, se lo facciamo nel momento centrale della consacrazione e ripetiamo nel nostro cuore con Gesù e il sacerdote: «QUESTO È IL MIO CORPO, che sarà dato per voi...QUESTO È IL CALICE DEL MIO SANGUE...che sarà versato per voi». Dicendo queste parole ci mettiamo a completa disposizione dei progetti di Dio e diciamo la verità: questo corpo mio, con tutto ciò che sono e che ho, la mia vita, il mio lavoro e i miei dolori... li consegno a Te per la salvezza dei miei fratelli. Offro anche il mio sangue, goccia a goccia o in grande quantità, giorno dopo giorno, con il mio sudore e le mie lacrime, con le mie sofferenze e umiliazioni, incomprensioni e calunnie... TUTTO consegno con Gesù al Padre. Un altro momento importante per rinnovare questa nostra offerta è il momento della Comunione e della nostra intima unione con Gesù; in questo momento si uniscono le nostre vite e i nostri cuori e dobbiamo avere gli stessi sentimenti di offerta totale al Padre per la salvezza degli altri.
Fai come quella religiosa che mi scriveva: «La Messa è il centro di tutta la mia vita. Nel momento della consacrazione, Gesù mi immerge in lui e con lui mi offre al Padre come vittima d’amore. Quando il sacerdote dice: “Questo è il mio corpo e questo è il mio sangue” è come se me lo facesse ripetere con lui, infatti metto tutto nelle sue mani. Sono in permanente comunione con lui e pensando a tutte le messe che si celebrano sulla terra, rinnovo la mia offerta in ognuna di esse».
Un’altra mi confermava: «Quando sono a Messa mi metto con tutto il mio essere nella patena con Gesù, totalmente disponibile a lasciarmi trasformare da lui e a dare la vita come lui per la salvezza del mondo. Allora gli dico: “Fai di me ciò che vuoi, qualunque cosa sia ti rendo grazie, perché ti amo e ho piena fiducia in te, perché Tu sei mio Padre, mio Signore e mio Dio”». Vivere la messa della nostra vita è offrire tutto per la salvezza degli altri.
Rifletti sul racconto di quel poveruomo che se ne andava molto triste per i sentieri della vita. Un giorno passò per la sua strada la carrozza reale e il re, vedendolo, scese per salutarlo e gli domandò: “Cosa mi puoi dare?” Quel poveruomo meravigliato riuscì solo a dargli un chicco di grano. La sera, andando a dormire, incontrò nella sua bisaccia un chicco d’oro. Allora capì subito che se fosse stato generoso e avesse dato tutto il suo grano, sarebbe diventato immensamente ricco. E se avesse offerto se stesso per servire il re? Non avrebbe cambiato la sua vita errante per una più felice? Ebbene, Dio non si lascia vincere in generosità. Perché ti accontenti di dargli piccole cose, se lui vuole tutto il tuo cuore? «Dammi, figlio mio, il tuo cuore» (Prv. 23, 26). «Chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza con larghezza raccoglierà... Dio ama chi dona con gioia. Del resto Dio ha il potere di far abbondare in voi ogni grazia perché, avendo sempre il necessario in tutto, possiate compiere generosamente tutte le opere di bene» (2 Cor 9, 6-8).
Sei disponibile a dargli tutto ... a darti TUTTO, senza condizioni?
Una religiosa contemplativa, vittima d’amore, mi raccontava come vive in concreto l’offerta totale di sé: «Un giorno venni a sapere che un famoso gruppo rock, che simpatizzava col satanismo, veniva nella nostra città. Io provai un grande dolore interiore e pensando come avrebbero offeso Gesù e ai tanti peccati che si sarebbero commessi, sentii un grande bisogno di consolare Gesù e di accompagnarlo nel suo dolore rinnovando l’offerta della mia vita per evitare tanto peccato. Era il momento della Comunione quando mi offrii per consolarlo e gli dissi di darmi quanto voleva, lo avrei accettato tutto per amor suo. In quel momento, noi due ci amavamo molto. Due ore più tardi, all’incirca, cominciai a sentirmi molto male, con molto freddo; mi portarono a letto, ardevo per la febbre. Sembrava come se mi mordessero dentro, ma contemporaneamente sentivo una grande gioia interiore e una pace immensa. I dolori sapevano d’amore, non so descrivere quanto mi accadeva, ma la mia anima era avvolta da un amore tanto grande da sembrare fuoco. Ero felice di essermi offerta per consolare Gesù... Un altro giorno, ero sola nel coro e mi sentivo confusa di fronte all’amore sovrabbondante di Dio che si è offerto per noi e non ha rifiutato nessun sacrificio per salvarci. Mi persi nel suo amore e, in quel sublime momento sentii con quale infinita tenerezza il Padre accoglieva il sacrificio del suo Figlio. Bada, non posso esprimerlo in parole. Era un amore talmente grande...e quell’amore del Padre per il Figlio amava anche me e mi accettava come vittima in Cristo. Quant’è sublime tutto questo! Il Padre ci ama in Cristo e vuole che viviamo la nostra Messa con lui».
Vivere la Messa significa morire, ogni momento, a noi stessi e metterci senza condizioni nelle mani di Gesù. Questo però lo arrivano a capire solo le anime vittime d’amore anche se dovrebbe essere normale nella vita di ogni vero cristiano e soprattutto dei religiosi. Tutti dovremmo essere ostie che si lasciano consacrare e trasformare con Gesù in ogni Messa. Dovremmo dire, con san Tommaso: «Andiamo anche noi a morire con lui» (Gv 11, 16). Ma ci sono anime che non saranno mai ostie, che mai si lasceranno consacrare, anche se sono ufficialmente «consacrate». Ci sono anime che si sentono appagate nella mediocrità e non vogliono essere veramente sante. Preferiscono continuare una vita cristiana comoda e senza impegni. Gesù ci dice nell’Imitazione di Cristo: «Se cerchi di appartenere a te stesso e non ti offri spontaneamente alla mia volontà, allora non sarai un’offerta completa né ci potrà essere una perfetta unione tra di noi... Anche tu devi offrirti a me nella Messa, ogni giorno, come offerta pura e santa» (IV, 9).
Quando non puoi partecipare personalmente alla Messa «adora Gesù con gli occhi dello spirito e manda là il tuo cuore per partecipare spiritualmente e rinnovare così la tua offerta» (san Francesco di Sales).
In fin dei conti, il tuo sacrificio e quello di Gesù sono UNO. La tua messa e quella di Gesù sono UNA. Unisci la tua messa a quella di Gesù, poiché la Messa che si celebra davanti al trono di Dio, dove si trova Cristo con il suo corpo glorificato e quella che si celebra nelle nostre Chiese e la messa della tua vita è una sola. E questa messa devi celebrarla lungo tutto il giorno nella tua offerta permanente, essendo essa una messa vivente. Perciò diceva Origene che «l’anima è un altare dove si offre un sacrificio di lode a Dio giorno e notte». Pensa e medita che «la nostra offerta personale come quella di Cristo, e in quanto unita alla sua, non sarà inutile, ma feconda per la salvezza del mondo» (Giovanni Paolo II, Sol. Rei Soc. 48). Apri le porte del tuo cuore a Gesù Cristo. Non temere di buttarti fra le sue braccia e di lasciarti trasportare. Confida in Lui… il tuo amico e il tuo Dio, il tuo amico Dio.
Angel Peña
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