CHI RACCOMANDA IL PENSIERO DELL'INFERNO
MA IL CRISTIANESIMO NON È GIOIA?
Si può pensare che la riflessione e il pensiero dell'inferno siano in contrasto con l'essenza della salvezza che è gioia e trionfo di essere. Certo, la salvezza è e dovrebbe essere espressione di purissima gioia. L'essere, infatti, liberati dalla catena del peccato, e ritrovarsi figli adottivi di Dio e commensali degli angeli, predestinati ad una felicità eterna, ecc., sono tutte realtà e fonti di inesauribile gioia spirituale. Ma sono tanti, purtroppo, a non capire e a non voler capire. Misteri così gaudiosi sono per loro parole senza senso che non impressionano nemmeno l'epidermide della loro anima. Di qui quasi la necessità, -risultando incomprensibile il linguaggio dell'amore -, di far ricorso anche ai mezzi che incutono paura.
Si può e spesso si deve parlare anche di inferno per quegli stessi che camminano sul retto sentiero, perché la salvezza, finché si è su questa terra è sempre ancora a rischio.
Come in ogni sperata conquista, fino a quando questa non è stata effettivamente raggiunta, si ha sempre timore di non farcela.
Di qui, quindi, anche la certezza che il pensiero o la meditazione sull'inferno "non è … una distorsione del mistero cristiano di salvezza, né un'evocazione di verità esotiche".
A coloro che insistessero a parlare solo di amore (Dio va servito con l'amore e non nella paura, ecc.) è bene ricordare che tutto ciò che comunque avvicina a Dio, è buono. Poiché il timore dell'inferno allontana dal peccato, può essere questo il primo passo per l'auspicata riconciliazione con Dio. L'ideale resta sempre quello di tendere e operare per amore, ma quando l'amore non c'è o non ci si è ancora arrivati, il timore può essere utile, per sfuggire ai lacci e ai tranelli che, numerosi, possono o tendono ad ingannare le anime, mettendone a rischio la salvezza eterna.
Bisogna pure ammettere che la meditazione sull'inferno può essere deprimente per delle anime profondamente cristiane, ma la ripugnanza del mondo così accentuata oggi facilmente è "una maschera che nasconde il fondo di angustia che attanaglia ogni spirito umano".
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