giovedì 30 maggio 2019

Quello che eravamo ...



Le adolescenti sono una forza della natura. 
Da sole possono vivere i primi amori difficili,  
ridere sfrontatamente per le strade,  
fare cuori sui sedili degli autobus. Vivono d'amore, è ovvio. 
Una giovane donna è un piccolo leone agguerrito, vuole tutto 
come una bambina e vuole cose da grandi come una donna. 
Canta camminando con gli auricolari, indossa tacchi 
su cui traballa e burro cacao alla ciliegia, crede, con la 
purezza dell'innocenza, che il primo amore sarà per sempre. 
Noi non abbiamo più tutto questo, la vita ce lo ha strappato 
via. Non sappiamo amare come lei, non crediamo più al 
principe azzurro. Guardiamo queste ragazzine per la strada  
e ci ricordiamo di quando eravamo come loro. 
Di quando guardavamo bambini e vedevamo bambini, 
quando sognavamo uomini che ancora uomini non erano,  
ma noi li vedevamo così.  
Quando sapevamo ridere a crepapelle, provare quel brivido 
nello stomaco che ci faceva sentire innamorate, vive. 
Quella ragazzina oggi è incinta e, se farà come noi, entrerà  
a far parte del cimitero delle donne che hanno abortito. 
Guarderà bambini e vedrà la morte, sognerà il volto duro 
di un amore che non era tale, di un principe azzurro 
mascherato solo per quel carnevale dell'amore. 
Mi viene voglia di urlare perché il mondo sta fermo ad 
osservare, come un telefilm in prima serata. Non la lasciate 
morire, mi viene da dire, non togliete a lei quello che è stato 
tolto a noi. Prendetele la mano, datele un bacio, una carezza 
sul pancino ancora acerbo, fatele sentire che nel suo grembo 
c'è già una piccola copia di sé, una paperella che ha voglia 
di nuotare e correre e cantare insieme a lei per le strade, un 
nuovo amore che, questa volta, sarà davvero per sempre suo. 
Le ragazzine hanno la forza dei leoni e, ahimè,  
sono circondate da conigli. 
Quella madre che pensa al futuro di sua figlia, all'Università 
che non potrà fare, ai pianti che la sveglieranno di notte 
ed è ancora una bambina da proteggere, 
le sta togliendo il diritto alla vita. 
Stai uccidendo tua figlia signora per bene, non fare questo 
alla tua bambina. Portala nei negozi premaman, cosicché lei 
si abitui dolcemente al ruolo di madre, scegli con lei il nome 
per la sua creatura, falle sentire che il mondo non cadrà 
perché lei è rimasta incinta a diciotto anni, che suo padre 
non le toglierà il saluto ma sarà un nonno zerbino, un uomo 
burbero che solo quel puntino di vita saprà addolcire. 
Non lasciatela sola, datele il diritto di continuare ad amare 
se stessa, non fate che voci oscure dimorino nei suoi sogni, 
che smetta di ridere a crepapelle, che si trovi  
a diciannove anni una vecchia cinica ed infelice. 
Se sei arrivata alla fine di queste righe, giovane mamma, 
spero che tu sappia cosa fare ed il mio cuore  
tornerà a danzare con te e quel puntino di amore 
che hai incastonato nel ventre come un gemma preziosa,  
un piercing da esibire piuttosto che nascondere. 
Io ci sono, muoio dalla voglia di esserti accanto 
mentre decidi di tenere quel bambino che,  
fino a poco fa, ti spaventava tanto. 
Tuo figlio nascerà, lo sento. 
In quel leone che sei io ci credo davvero... 
                                                                   
 Dalia 

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