venerdì 24 maggio 2019

LA SANTISSIMA EUCARESTIA



L'EUCARISTIA BISOGNO DEL CUORE DI GESÙ

Ardentemente ho bramato di mangiare questa Pasqua con voi. Luca, XXII, 15.

Nell'opera della Redenzione, l'Eucaristia è qualche cosa di sovrabbondante; non era imposta a Gesù Cristo dalla giustizia del suo Eterno Padre. La Passione, il Calvario bastano a riconciliarci con Dio e a riaprirci le porte della casa paterna.
Perché dunque Nostro Signore istituisce l'Eucaristia? La istituisce per Sé; sì, per soddisfare a Sé stesso, per appagare il suo Cuore.
Così intesa, l'Eucaristia è la cosa più divina, più tenera, più amorosa; suo carattere, sua natura diviene quindi la bontà, la tenerezza espansiva. Quand'anche noi non avessimo dovuto profittarne, Nostro Signore aveva bisogno d'istituirla. E per tre ragioni.

I. - Innanzitutto perché era nostro fratello. Nostro Signore voleva soddisfare al fraterno suo affetto per noi.
Non v'ha tenerezza più viva, amore più espansive dell'amore fraterno. Ora l'amore fraterno di Gesù sorpassa tutto quanto noi possiamo immaginare.

La Sacra Scrittura dice che l'anima di Davide era conglutinata con quella di Gionata e che tutte due non né formavano che una sola. Ma sia pure intima l'unione di due uomini, resta sempre in ciascuno di essi un principio d'egoismo: l'orgoglio. Nulla di simile in Nostro Signore; Egli ci amava assolutamente senza guardare a Sé stesso.

Che noi corrispondiamo o no al suo amore, non importa; non ne saranno diminuiti gli ardori. Ora un fratello ha bisogno di vedere il fratello, di vivere con lui; Gionata languiva lontano da Davide. E Nostro Signore soffriva al pensiero di doverci lasciare; voleva restare al nostro fianco per direi: Voi siete miei fratelli.

Come è tenera questa parola! Nessun'altra qualità di Gesù comporta l'amicizia.; sempre in Lui ci apparisce il Benefattore, il Redentore, ma non si trova l'amabilità tenera e familiare.

L'Eucaristia mette allo stesso livello tutti gli uomini e fa la vera eguaglianza. Fuori della chiesa dentro la chiesa stessa vi sono dignità: alla mensa di Gesù, nostro fratello maggiore, siamo davvero tutti fratelli.

Com'è dunque fuor di luogo, comunicandoci, non pensare che alla maestà, alla santità di Nostro Signore! Sta bene quando si vuol meditare un altro mistero; ma quanto all'Eucaristia, appressiamoci, perché vi sia la tenerezza e l'espansione.

II. - Nostro Signore vuole pure dimorare in mezzo a noi perché è nostro Salvatore; non già unicamente per applicarci i meriti della Redenzione, che per questo vi sono tanti altri mezzi, come la preghiera ed i Sacramenti, ma per godere del suo titolo di Salvatore e della sua vittoria.

Una madre ama doppiamente il figlio che ha salvato da un gran pericolo. Nostro Signore, a cui siamo costati tanto, aveva bisogno di amarci con un amore tenerissimo per consolarsi dei patimenti del Calvario. Ha fatto tanto per noi e ci ama in proporzione del suo sacrificio. Ah! non si lasciano là come estranei quelli che abbiamo salvato. Abbiamo esposto per essi la vita, perciò li amiamo come la nostra propria vita, vi è, in questo amore, un godimento del cuore inesprimibile.
Nostro Signore, chi né dubita?, ha almeno il cuore di una madre. Avrebbe preferito lasciare gli angeli piuttosto che abbandonarci.

Nostro Signore ha bisogno di rivederci. Due compagni d'armi che si rivedono dopo lunghi anni, non hanno parole per dirsi la loro gioia.
Si fa un lungo viaggio per andar vedere un amico, soprattutto un amico d'infanzia; ora Nostro Signore non avrebbe tutti questi buoni e degni sentimenti? e perché?

Nostro Signore nell'Eucaristia porta ancora le cicatrici delle sue ferite; le conserva perché sono la sua gloria, la sua consolazione: esse gli ridicono tutto l'amore che ha avuto per noi.
E quanto piacere gli tacciamo quando veniamo a ringraziarlo dei suoi benefizi, dei suoi patimenti! Ha istituito l'Eucaristia in gran parte perché veniamo a consolarlo dei suoi dolori, della sua povertà, della sua Croce: Gesù mendica da noi la compassione e la corrispondenza a tanto amore. Sì, Gesù ha bisogno di trovarsi con quelli che ama, e tali siamo noi, perché siamo quelli che ha salvati.

III. - Infine Nostro Signore vuole dimorare con noi e dimostrarci tanto amore nell'Eucaristia, perché il suo Divin Padre ci ama infinitamente. Gesù ha bisogno di ricambiare, per noi, il suo amore. Sentiamo qualche volta all'improvviso nascerci in cuore un affetto verso una persona non conosciuta, neppure vista prima: un tratto, un ricordo, una circostanza ci richiamano un caro amico; proviamo simpatia per la persona la quale ci fa così rivivere l'amico rimpianto. Del pari noi ci sentiamo portati ad amare l'amico del nostro amico, senza conoscerlo, ma unicamente perché gli è caro. Ci vuol tanto poco: amiamo istintivamente tutto ciò che si riferisce a chi è molto caro al nostro cuore.
Lo stesso avviene a Gesù. Il Padre ci ama, e Gesù, che ama il Padre, ci amerà a cagione di lui, anche senza guardare ad altra ragione. E' un bisogno per l'Unigenito Figlio di Dio; non può dimenticare quelli che sono amati dall'eterno divin Padre.

Dunque giriamo la questione e diciamo a Nostro Signore: Oh! senza dubbio, io ti ringrazio di avere istituita l'Eucaristia per il mio bene; ma, dolcissimo mio Salvatore, a me lo devi se hai potuto istituirla: io né sono l'occasione. Se in essa godi dei titoli di Salvatore, di fratello, proprio io ti procuro questi titoli. Fai ancora del bene, salvi le anime: lo devi a me. A noi sei debitore del tuo bel nome di fratello. E del resto Nostro Signore mendica degli adoratori; la sua grazia è venuta a cercarci: dunque Gesù voleva noi, aveva bisogno di noi!

Per la sua Esposizione ha bisogno di adoratori, che altrimenti non esce dal Tabernacolo. Alla Messa ha bisogno almeno di un inserviente che rappresenti il popolo, i fedeli. Siam dunque noi che diamo a Nostro Signore le condizioni per mostrare la sua dignità di Re.

Addentratevi in questo pensiero, che vi eleverà ben alto, vi nobiliterà, vi metterà in cuore desideri insaziabili di amare e di essere fedeli al motto: nobiltà obbliga.
E dite spesso a Nostro Signore con una santa libertà: Sì, o buon Maestro, tu ci sei debitore. 

di San Pietro Giuliano Eymard

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