Apparizione ai pastori.
4 aprile 1945.
Anche essi vanno lesti sotto gli ulivi, e sono talmente sicuri della sua Risurrezione che parlano con la letizia di bambini felici. Vanno direttamente verso la città. «Diremo a Pietro di guardarlo bene e di dirci come è bello il suo Volto», dice Elia. «Oh! io, per quanto possa essere bello, non potrò mai dimenticare come era torturato», mormora Isacco. «Ma lo hai presente quando è stato alzato con la Croce?», chiede Levi. «E voi altri?». «Perfettamente, io. Allora la luce era ancora buona. Dopo, coi miei vecchi occhi, non ho visto che ben poco», dice Daniele. «Io invece l'ho visto finché non parve morto. Ma avrei voluto essere cieco per non vedere», dice Giuseppe.
«Oh! bene. Ora è risorto. Questo deve farci felici», lo consola Giovanni. «E il pensiero che noi non lo abbiamo lasciato altro che per una carità», aggiunge Gionata. «Ma il cuore è rimasto lassù. Sempre», mormora Mattia. «Sempre. Si. Tu che lo hai visto sul Sudario, di': come è? somigliante?», chiede Beniamino. «Come parlasse», risponde Isacco. «Lo vedremo quel velo?», chiedono in molti. «Oh! la Madre lo mostra a tutti. Lo vedrete certo. Ma è triste vista.
Meglio sarebbe vedere... Oh! Signore!». «Servi fedeli. Eccomi. Andate. Vi attendo a giorni in Galilea. Ancora voglio dirvi che vi amo. Giona è beato, cogli altri, in Cielo». «Signore! Oh! Signore».
«La pace a voi di buona volontà». Il Risorto si fonde nel raggio del vivo sole del mezzogiorno.
Quando essi alzano il capo, Egli non c’è più. Ma c'è la grande gioia di averlo visto come è ora.
Glorioso. Si alzano in piedi, trasfigurati di gioia. Nella loro umiltà non sanno capacitarsi di avere meritato di vederlo e dicono: «A noi! A noi! Come è buono il nostro Signore! Dalla nascita al suo trionfo, sempre umile e buono con i suoi poveri servi!». «E come era bello!». «Oh! bello così non fu mai! Che maestà!». «Sembra più alto ancora e più maturo d'anni». «É proprio il Re!». «Oh! lo dicevano il Re pacifico! Ma è anche il Re tremendo per coloro che devono avere timore del suo giudizio!». «Hai visto che raggi si sprigionavano dal suo Volto?». «E che balenii nei suoi sguardi!».
«Io non osavo fissarlo. E fissarlo avrei pur voluto, perché penso che forse non mi sarà più concesso di vederlo così altro che in Cielo. E voglio conoscerlo per non averne tremore allora».
«Oh! non dobbiamo temere se rimaniamo quali siamo: suoi servi fedeli. Hai udito: "Ancora voglio dirvi che vi amo. Pace a voi di buona volontà". Oh! non una parola di troppo. Ma in questo poco c'è tutto il consenso sul nostro aver fatto fino ad ora e tutta la più alta promessa per la vita futura. Oh! intoniamo il canto della gioia. Della nostra gioia: "Gloria a Dio nei Cieli altissimi e pace in Terra agli uomini di buona volontà. Veramente il Signore è risorto, come aveva detto per bocca dei profeti e con la sua parola senza difetto. Ha perduto col Sangue tutto quanto il bacio di un uomo aveva in Lui deposto di corrotto; e, mondato come è l'altare, il suo Corpo ha assunto l'inesprimibile bellezza di Dio. Prima di salire ai Cieli si è mostrato ai suoi servi.
Alleluia. Andiamo cantando, alleluia!, l'eterna giovinezza di Dio! Andiamo annunciando alle genti che Egli è risorto, alleluia! Il Giusto, il Santo è risorto, alleluia, alleluia! Dal Sepolcro è uscito immortale. E l'uomo giusto con Lui è risorto. Nel peccato come in grotta serrato era il cuore dell'uomo. Egli è morto per dire: 'Sorgete!'.
E i dispersi sono sorti, alleluia! Aperte le porte dei Cieli agli eletti ha detto: 'Venite'. Ci conceda per il santo suo Sangue di salire noi pure. Alleluia!"». Mattia, l'anziano ex-discepolo di Giovanni Battista, va in testa cantando, come un tempo forse aveva cantato Davide davanti al suo popolo per le strade di Giudea. Gli altri lo seguono, facendo coro ad ogni "alleluia" con giubilo santo. Gionata, che fa parte del gruppo, dice, mentre già Gerusalemme è ai loro piedi dal piccolo colle che essi scendono a passo veloce: «Per la sua nascita ho perso la patria e la casa, e per la sua morte ho perso la nuova casa dove da trent'anni operai da onesto.
Ma, anche mi fosse stata levata la vita per Lui, sarei morto in letizia, perché per Lui l'avrei persa. Non ho rancore per colui che è con me ingiusto. Il mio Signore mi ha insegnato col suo morire la perfetta mansuetudine. E non ho pensiero del domani. La mia dimora non è qui. Ma nel Cielo. Vivrò nella povertà a Lui tanto cara e lo servirò fino all'ora del suo chiamarmi... e... si... gli offrirò anche la rinuncia... alla mia padrona... Questa è la spina più dura... Ma, ora che ho visto il dolore del Cristo e la sua gloria, non devo pesare il mio dolore, ma solo sperare la celeste gloria. Andiamo a dire agli apostoli che Gionata è il servo dei servi del Cristo».
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