VITA ETERNA
7. PURGATORIO E INDULGENZE
Due amici, uno protestante e l'altro cattolico, stavano camminando e parlavano di questioni religiose. Il protestante chiese al cattolico:
-Ma è possibile che lei creda nel purgatorio? Penso che se siamo salvati, siamo salvati e non dobbiamo andare da nessuna parte per arrivare in paradiso.
Arrivarono a casa di quello che era cattolico ed egli disse:
-Andiamo subito a tavola, perché hanno preparato il cibo per noi.
-Con questo aspetto e così polveroso? Impossibile, sarebbe un insulto a sua moglie. Prima andiamo a lavarci e a cambiarci i vestiti.
Così hanno fatto. A tavola, disse il cattolico alla moglie:
-Potete sentirvi orgogliosi, perché il nostro amico è più deferente con voi che con Dio stesso.
-Cosa vuoi dire?", chiese.
-Nulla; che il nostro amico non osa venire a tavola senza essersi prima lavato e cambiato, credendo che non farlo sarebbe irrispettoso nei vostri confronti e, invece, intende entrare direttamente in paradiso, con tutta la polvere e lo sporco della sua vita sull'anima.
-Amico", esclamò il protestante, "sai che non avevo pensato a questo punto di vista? È certamente credibile che le anime dei defunti preferiscano purificarsi in purgatorio piuttosto che apparire macchiate davanti alla santità di Dio.
Il peccato porta con sé due cose: la colpa e la pena. La colpa del peccato mortale rende colpevoli dell'inferno e viene rimossa con la contrizione e la confessione dei peccati. Ma è possibile che, nonostante la rimozione della colpa, una parte del dolore rimanga perché il dolore non è perfetto. Una volta guarita la ferita, può rimanere una cicatrice, una macchia nell'anima che deve essere cancellata, purificata con il dolore, e se non viene purificata in questa vita con le opere buone e la penitenza, deve essere purificata dopo la morte, perché per entrare in Paradiso è necessario farlo con l'abito nuziale, cioè abbastanza pulito.
La colpa del peccato veniale non dà diritto all'inferno, ma deve essere purificata. Pertanto, nel purgatorio vengono purificati i peccati veniali non confessati e le pene per i peccati mortali o veniali già perdonati ma non perfettamente purificati.
Il Purgatorio non deve essere considerato una sorta di piccolo inferno, ma l'anticamera del Paradiso, perché lì le anime hanno la certezza di andare alla vita eterna. Tuttavia, subiscono danni molto dolorosi. Ecco perché è nel nostro interesse purificare completamente l'anima per non doverla attraversare. Parlando un giorno della gravità delle pene del purgatorio, un famoso predicatore portò l'esempio di uno che soffriva così tanto da supplicare continuamente Dio di liberarlo dalle sue sofferenze. Una notte il malato sognò che un angelo gli apparve e gli disse:
-Vivrete ancora tre anni soffrendo come soffrite voi. Ma potete scegliere tra questi tre anni di sofferenza sulla terra o tre giorni di sofferenza in Purgatorio.
Il malato scelse i tre giorni e, una volta in Purgatorio, l'angelo gli apparve di nuovo.
-Mi hai detto che avrei sofferto qui per tre giorni", disse l'anima, "e sono sicura di aver sofferto terribilmente per più di tre anni.
-Non ci credo", rispose l'angelo. Il vostro corpo è ancora caldo sulla terra. Sono passati solo pochi istanti da quando siete arrivati qui.
La Chiesa, da buona Madre, ha dato ai cristiani il comandamento di digiunare e astenersi dalla carne in determinati giorni, per servire come minimo di penitenza. Ma è uno che deve essere interessato a fare penitenza in questa vita.
D'altra parte, il Concilio di Trento ha sottolineato l'interesse della Chiesa per le preghiere per i defunti. "La Chiesa cattolica, illuminata dallo Spirito Santo, sostenuta dalle Sacre Lettere e dall'antica tradizione dei Padri, ha insegnato nei sacri Concili e ultimamente in questo Concilio ecumenico che il Purgatorio esiste e che le anime ivi detenute sono aiutate dai suffragi dei fedeli e particolarmente dal sacrificio gradito dell'altare" (Concilio di Trento, ses. XXV). Le anime del purgatorio non possono più fare meriti per uscire dal purgatorio, ma quelle sulla terra possono fare meriti e applicare il loro aiuto a loro. Possiamo aiutarli con le nostre preghiere e i nostri sacrifici - soprattutto con il Sacrificio della Messa - e con le indulgenze.
"L'indulgenza è la remissione davanti a Dio della pena temporale per i peccati, già perdonati per quanto riguarda la colpa, che un fedele ben disposto, adempiendo a determinate condizioni, ottiene con la mediazione della Chiesa, la quale, come amministratrice della Redenzione, distribuisce e applica con autorità il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei Santi" (Codice di Diritto Canonico, can. 992). L'indulgenza è parziale o plenaria, a seconda che liberi parzialmente o totalmente dalla pena temporale dovuta per i peccati. Tutte le indulgenze possono sempre essere richieste in suffragio dei defunti. Per ottenere l'indulgenza plenaria è necessario compiere un'opera arricchita da questo tipo di indulgenza e soddisfare tre condizioni: la confessione sacramentale, la comunione eucaristica e la preghiera per le intenzioni del Sommo Pontefice. È inoltre necessario escludere qualsiasi affetto per il peccato, anche quello veniale. Si può lucrare una sola indulgenza plenaria al giorno. Le tre condizioni possono essere soddisfatte diversi giorni prima o dopo la realizzazione dell'opera; tuttavia, è auspicabile che la comunione e la preghiera per il Romano Pontefice siano fatte lo stesso giorno della realizzazione dell'opera.
L'indulgenza plenaria è legata, tra le altre opere, all'adorazione del Santissimo Sacramento per almeno mezz'ora; alla benedizione papale urbi et orbe ricevuta piamente, anche solo via radio; alla recita del Santo Rosario in una chiesa o in un oratorio pubblico, o in famiglia; all'esercizio della Via Crucis percorrendo, se possibile, le stazioni della Via Crucis; a un ritiro spirituale di almeno tre giorni interi; alla benedizione apostolica con indulgenza plenaria amministrata dal sacerdote nell'ora della morte. Con queste opere si ottiene un'indulgenza parziale se non si soddisfano tutti i requisiti. Inoltre, l'indulgenza parziale è legata alla recita di molte preghiere - Angelus, Credo, atti d'amore... - e anche all'uso devoto di qualche oggetto pio - crocifisso, rosario, scapolare... - benedetto da qualsiasi sacerdote (cfr. Enchiridium Indulgentiarum, 29-VI-1968).
Jesús Martínez García