lunedì 28 ottobre 2019

ECCO COSA SUCCEDERÀ SUBITO DOPO LA NOSTRA MORTE: IL GIUDIZIO DI DIO. INFERNO- PURGATORIO-PARADISO.



Riferendoci al Giudizio particolare di Dio, subito dopo la morte, in che cosa consisterà? Sarà una valutazione di te stesso, come tu sei realmente…
Quando verrà il momento esatto del Giudizio, ci toglieremo questi occhiali affumicati e ci vedremo così come noi siamo in realtà. Ora che cosa sei in realtà? Tu sei ciò che tu sei, non per le tue emozioni, i tuoi sentimenti, i tuoi gusti, e i tuoi disgusti, ma per le tue scelte. Le decisioni della tua libera volontà saranno il contenuto del Giudizio.
Il Giudizio particolare, subito dopo la morte, è un qualcosa come essere fermati dalla polizia stradale, se si eccettua il fatto che, grazie al Cielo, il Buon Dio non è così severo come un poliziotto. Quando siamo fermati, Dio non ci dice: “Che genere di macchina avete guidato?”. Presso di Lui non vi è accezione di persone: Egli ci domanda soltanto: “Hai guidato bene? Hai osservato le norme?”. Alla morte lasciamo dietro a noi i nostri veicoli, cioè le nostre emozioni, pregiudizi, sentimenti, la nostra condizione di vita, i nostri vantaggi, le accidentalita’ del talento, della bellezza, dell’intelligenza e della posizione. Perciò non avrà importanza presso Dio se siamo stati disgraziati, ignoranti o detestati dal mondo. Il nostro giudizio sarà basato non sulle nostre disposizioni psicologiche o sulla posizione sociale; ma sul modo in cui avremo vissuto, sulle scelte che avremo fatto e se avremo obbedito alla Legge di Dio.
Non pensare perciò che al momento del Giudizio potrai discutere il caso. Non ti sarà permesso allegare alcuna circostanza attenuante, non potrai esigere un ricorso, né una nuova giuria e neppure appellarti al fatto di un processo ingiusto. Tu stesso sarai tuo giudice. Tu stesso la tua giuria; tu pronuncerai la tua sentenza. Dio sancirà semplicemente il tuo giudizio.
Che cos’è il Giudizio? Dal punto di vista di Dio, il Giudizio è un riconoscimento.
Ecco due anime che appaiono dinnanzi a Dio, nell’istante dopo la morte. Una è in stato di Grazia, l’altra, no. Il Giudice Divino guarda all’anima in stato di Grazia: vi vede la rassomiglianza con la Sua Natura, poiché la Grazia è partecipazione alla Natura Divina. Proprio come una madre conosce il suo bambino per la rassomiglianza di natura, così anche Iddio conosce i propri figli per rassomiglianza di natura. Egli conosce se siamo nati da Lui. Vedendo in quelle anime la propria rassomiglianza, il Sovrano Giudice, Nostro Signore e Salvatore, Gesù Cristo, dice: “Venite benedetti dal Padre Mio. Vi ho insegnato a dire Padre Nostro. Io sono Figlio per natura, voi siete figli per adozione. Venite nel regno che ho preparato per voi da tutta l’eternità”.
L’altra anima, invece, che non possiede i tratti famigliari e la somiglianza con la Trinità, viene ricevuta in un modo ben diverso dal Giudice Supremo. Come una madre sa che il figlio di una sua vicina non è proprio suo, perché non vi è partecipazione alcuna alla sua natura, così anche Gesù Cristo, non vedendo nell’anima peccatrice partecipazione alcuna alla sua natura, può dire soltanto queste parole che significano il non riconoscimento: “Non ti riconosco”. Ed è cosa ben terribile non essere riconosciuti da Dio! Tale è il Giudizio dal punto di vista di Dio.
Dal punto di vista umano, è pure un riconoscimento, ma un riconoscimento di idoneità o di non idoneità. Un distinto visitatore viene annunciato alla porta, ma io mi trovo con i miei abiti da lavoro, con le mani e la faccia sporca. Non sono in condizione di presentarmi dinanzi a un così augusto, importante visitatore e io mi rifiuto di vederlo, finché non possa migliorare la mia presenza.
Un’anima macchiata di peccato si comporta proprio nello stesso modo, quando si presenta al Giudizio di Dio. Essa scorge da una parte la Maestà, la Purezza, e lo Splendore di Dio e dall’altra, la sua bassezza, la sua colpevolezza, la sua indegnità. Non implora, non discute, non perora il caso. Essa vede e dal profondo emerge il suo giudizio: “O Signore, io sono indegna!”.
L’anima macchiata di peccato veniale si getta nel Purgatorio a lavare la sua veste battesimale; ma l’anima irrimediabilmente macchiata dal peccato mortale, l’anima morta alla Vita Divina della Grazia, si precipita nell’inferno con la stessa naturalezza con cui una pietra abbandonata dalla mia mano cade al suolo.
Tre destini possibili ti attendono alla morte:
Inferno: Dolore senza Amore.
Purgatorio: Dolore con Amore.
Paradiso: Amore senza Dolore.

(Beato Fulton J. Sheen, da “Vi presento La Religione”.)

domenica 27 ottobre 2019

La fede della Vergine Maria



Non vi è stata un'altra anima che sia stata più docile all'azione dello spirito della Madonna; la invocano come Vaso spirituale, come Vaso che accoglie tutti i doni dello Spirito.
Ci sembra opportuno allora parlare della Madonna. Questo si può fare in tanti modi, ma precisamente in quanto era ed è il vaso che accoglie i doni dello Spirito. La santità cristiana è indubbiamente l'opera dello Spirito Santo in un'anima. L'anima dell'uomo deve totalmente abbandonarsi a Dio, perché Dio operi in Lei, secondo la Sua divina volontà il perfezionamento del Suo Amore. Nessuna creatura ha saputo abbandonarsi all'azione dello Spirito come la Vergine. Non vi è un'incarnazione dello Spirito Santo, ma la rivelazione suprema di quello che è lo Spirito Santo è precisamente la Vergine perché Ella non ha posto nessun limite, nessuna riserva, nessuna condizione, all'azione onnipotente della grazia divina. Ella è stata tutta penetrata dall'azione dello Spirito Santo e trasformata dai suoi doni. In Lei non vediamo la Creatura ma vediamo Dio, Dio che è in Lei, Dio che vive in Lei, puro cristallo! Ella lascia totalmente passare attraverso di Sé la luce della verità e per questo Ella è veramente la causa esemplare della santità creata. La santità creata, ce lo insegnano anche i grandi mistici, è perfetta quando l'uomo in qualche modo è come il cristallo della luce di Dio, e nella luce di Dio si perde e lascia vedere attraverso di sé Dio stesso. Così la Vergine. Nella sua umiltà perfetta, nell'oblio totale di Sé, Ella non vive una sua vita, ma lascia che Dio viva in Lei pienamente, senza resistenza alcuna, e la vita di Dio in Lei non può essere che amore. La condizione a questo amore è precisamente questa umiltà profonda, questo oblio totale di Sé, questo sparire nella luce divina. Ma se l'umiltà è la condizione, la santità nel suo lato positivo è precisamente Dio che vive in Lei, come si è detto prima. Non è certo Maria, un'incarnazione dello Spirito Santo come non è la Chiesa; la distinzione delle parti fra Maria e la Chiesa è ancora più grande, come fra lo Spirito Santo e la Vergine, e tuttavia lo Spirito Santo non si rivela mai così pienamente come nella Vergine pura. Perciò Maria Santissima è la rivelazione suprema dello Spirito, perché abbandonandosi totalmente alla sua azione lascia che lo Spirito Santo si riveli attraverso di Lei, senza alcun ostacolo. In questo suo abbandono allo Spirito di Dio, la Vergine ci insegna il medesimo abbandono nella stessa umiltà. E questo significa prima di tutto avere una fede grande, perché un abbandono, se non c'è un Dio che ci prende ed opera in noi, sarebbe un morire a noi stessi senza compenso. Bisogna che nel nostro abbandono ci siano delle mani che ci accolgono, ci sia un altro che ci prende e ci possegga. L'abbandono della donna all'uomo che ama è un abbandono che ha come risultato per la donna una pienezza di amore, non la morte, ma la vita, così è anche l'abbandono all'azione dello Spirito. Esso suppone la realtà della presenza dello Spirito Santo, la realtà dell'amore di Dio che ti vuol possedere, ti vuole per Sé. Ed ecco perché la prima cosa che s'impone se vogliamo abbandonarci allo Spirito Santo è quello che si è sempre detto. Credere nell'amore di Dio. Se non crediamo all'amore di Dio neppure possiamo abbandonarci, o almeno il nostro abbandono è veramente come una rinuncia a vivere, un abbandono alla morte, alle forze disgregatrici dell'essere, allo scoraggiamento, alla sfiducia, al vuoto. Perché il nostro abbandono sia positivo bisogna credere nell'amore di Dio personale, non all'amore di Dio in genere, ma credere a questo amore di Dio per me, ad un amore che è infinito, che mi vuole con tutta la sua potenza di amore. Dobbiamo credere a questo. Allora il mio abbandono non è un venir meno della mia vita, un impoverimento della mia esistenza ma invece diviene come assomiglianza all'altro, come l'abbandono della donna a colui che ama. Diviene un potenziare la vita, un realizzare veramente il proprio essere perché, come Dio, così anche la creatura umana è, soltanto se ama, è nella misura che ama. La prima cosa dunque che si impone è credere all'amore di Dio, non è facile però. Prima di tutto bisogna che noi percepiamo la realtà stessa di Dio, fintanto che non lo facciamo non riusciremo mai ad abbandonarci. L'abbandono è come gettarci nel vuoto, è per noi veramente morire. Bisogna essere sicuri che Dio non solo è, ma veramente è presente e mi ama, perché non ci si abbandona a un altro se non ci ama, non solo, ma nemmeno ci vuole. Questo abbandono sarebbe veramente non a una persona, ma al nulla. Bisogna credere.
Noi crediamo all'amore, ma con la nostra misura. Chiediamo infatti a Dio che debba soddisfare i nostri desideri, le nostre aspirazioni umane e non è detto che queste aspirazioni siano cattive, ma è certo che l'amore di Dio trascende infinitamente ogni nostro desiderio e ogni nostra aspirazione e ogni nostra speranza. L'abbandono a Dio è l'abbandono a un Dio che ci ama, ma di un amore che per noi rimane incomprensibile che a noi chiede il superamento di ogni nostro pensiero, idea e desiderio e speranza. È vero che indubbiamente l'adempimento dell'amore divino nei riguardi nostri, compie, realizza ogni nostro desiderio, ma va ben oltre, noi vorremmo che Dio si adattasse alla nostra povertà, alla piccolezza dei nostri desideri e alla povertà delle nostre aspirazioni, invece Dio pretende. Ecco l'abbandono. E questo implica per noi uno sforzo continuo di superamento di noi stessi. Probabilmente nella misura che ti abbandoni Egli fa di te, qualche cosa che tu nemmeno potevi pensare, farà di te e chiederà a te quello che mai avresti pensato di dovergli donare. È così, l'anima si trova smarrita e allora crede di non essere amata, e ritira il suo abbandono, le sembra che Dio l'abbia ingannata. L'anima riprende in qualche modo l'esercizio delle sue potenze per determinare lei stessa il suo cammino, non si lascia più guidare da Lui. La crisi di molte anime religiose è proprio qui. In un primo tempo si danno a Dio, ma Dio poi sembra deluderle, sembra che Dio le abbandoni a se stesse, al vuoto, alla morte, sembra che Dio non le ascolti, che rifiuti di colmare il vuoto dell'anima. Allora l'anima si sente ancora sola, più vuota e crede di avere sbagliato e pensa che in fondo lei ha pensato che Dio la amasse di più di quanto lei non credeva, cioè ritorna a pensare ad un amore di Dio sì, ma generico, non personale, non attuale, non infinito. Bi sogna che noi sappiamo credere all'amore di Dio, a un amore che è infinito, trascendente e incomprensibile. E certamente non è che questo amore di Dio neghi quelli che sono i caratteri propri, all'amore umano, perché gli attributi positivi di Dio, implicano la trascendenza infinita di questi valori positivi, ed è tale la trascendenza infinita che pur essendo l'amore anche di Dio, vero amore, anzi è proprio questo il vero amore, tuttavia è talmente trascendente ogni nostro pensiero che sembra essere quasi negativo nei confronti di quello che noi consideriamo l'amore.
Noi vediamo nei santi. Che cosa Dio ha chiesto loro? Come Dio ha donato tutto, togliendo tutto all'anima che a Lui si abbandona, ed è vero che tutto questo fa paura!; perché non si vede l'amore, perché vorremmo tutti che l'amore di Dio fosse come pensiamo noi non come è. E l'amore di Dio è qualche cosa che trascende ogni nostra aspirazione e sembra quasi impossibile talmente è grande. Non ti lascia più vivere non ti lascia più spazi, non ti lascia più nulla. Pensate la Vergine. Un'umile creatura che si sente chiamata ad essere Madre di Dio, essere Madre di Dio, per noi oggi vorrebbe dire per la Vergine chissà quali gioie, quali onori, e invece fa una vita di povertà, di solitudine e la previsione della morte del Figlio e l'esperienza della morte del Figlio. Dio non ha chiesto forse a nessuna mamma quanto ha chiesto alla Vergine, anzi senza il forse, anche come morte in sé. Morta anche ogni difesa e il disgusto ad essere gettata via anche da Giuseppe, è Dio stesso che l'ha difesa con il segno dell'Angelo a Giuseppe. La sua grandezza l'ha pagata con un abbandono che le è costato veramente una morte. Una morte da ogni suo disegno da ogni sua intrapresa, ad ogni suo sogno. Dice il Manzoni quando nacque Gesù, la Madonna nacque. È vero ha conosciuto anche la gioia di essere la Madre di Dio. Però non è mai una gioia senza la sofferenza. Lei ha creduto, e chi ha fatto di Lei quello che ha voluto, e quello che ha fatto di Lei, sembra incomprensibile a noi. La sua Madre, e questo Dio l'abbandona, vive la povertà e il nascondimento supremo, vive sempre una vita di fede, Lei sapeva che quello che era stato concepito nel suo seno non era opera dell'uomo, non sapeva mica che era lo Spirito Santo che era disceso sopra di Lei che l'aveva fatta Madre di Dio. Anche per la Vergine, come per Gesù l'adesione a questo Dio amato ha voluto dire entrare in una tenebra sempre più fonda; era nato da Lei il Figlio di Dio, è un bambino che cresce sotto i suoi occhi e non dice nulla e non fa nulla e non ha nome. Era il Figlio di Dio e non dà segno, tranne a 12 anni, della sua origine e della sua missione. Rimane nella casa. Lei attende, non vi è in Lei minimamente una mancanza di fede. Quello che hanno detto alcuni Padri della Chiesa, non possiamo accettarlo più, cioè anche Lei ha mancato di fede. È questa la grandezza di Maria. Pensate che per credere all'amore di Dio ha dovuto accettare un mistero che è più grande del mistero della Trinità. Questo figlio che cresce e non dice nulla, e dal paese di Nazaret che è un piccolo paese, cresce Gesù, arriva a 30 anni e non è conosciuto per nome. È il figlio di Giuseppe, conoscono i fratelli di Lui. Lui il Figlio di Dio così come era stato detto dall'Angelo Gabriele. È qualche cosa di una grandezza che ci spaurisce. La fede di Maria non la sua grandezza esterna, non gli avvenimenti della sua vita, questa fede che cresce, una fede che non ha paragone negli uomini, in nessun santo e non potrebbe mai avere nessun paragone. Beata che hai creduto! Davvero più anche di Abramo.
La fede di Maria è esemplare ed è veramente trascendente per l'esperienza di ogni uomo. Questa fede che non è la fede soltanto in Dio, che non è la fede in Gesù Cristo figlio di Dio, la fede in un Dio che si è fatto suo, in un Dio che si è messo nelle sue mani che Lei deve custodire e proteggere. E questo Dio tace, e questo Dio non fa nulla. L'Angelo le aveva detto che doveva regnare sopra Israele: attraverso di Lui si sarebbero adempiute le promesse fatte a Davide. Passano gli anni, non solo, ma guardate come Lei non intraprende nulla di Sé, vive una passività totale nei confronti di Dio, nei confronti della grazia. Ma la passività di Maria nei confronti di Dio è qualche cosa che ci lascia senza fiato.
Viene concepito il Figlio di Dio nel suo seno e tace. Può essere accettata o gettata via; riconosciuta adultera, poteva essere benissimo anche lapidata, perché la promessa sposa già apparteneva allo sposo secondo l'antica legge del tempo. Niente, non dice una parola. Dio deve prendere le difese. Alcun Padri della Chiesa, avevano pensato veramente che in quel caso lì, Lei ha peccato. Dopo che Gesù è entrato nella sua missione, a Lei: costò in un modo terribile questa sua solitudine. Probabilmente Giuseppe era morto. Gesù e Maria. Ed ecco quello che i Padri della Chiesa pensano del peccato di Maria. Maria Santissima, va con i fratelli di Gesù: incomprensione verso il figlio, incomprensione nella sua missione. Così hanno pensato i Padri della Chiesa, noi dobbiamo pensare altrimenti perché in Maria non vi è stata certamente nessuna ombra di peccato. Non dico veniale ma nemmeno imperfezione.
Ecco la passività di Maria nei confronti della volontà di Dio, Lei deve obbedire. È vedova e le vedove non hanno nessun potere, non possono esprimere una loro volontà, non son loro che guidano la famiglia, è il capo della famiglia. Ed è evidente che se Giacomo, Gioses e Giuda vengono detti fratelli di Gesù è chiaro che non saranno fratelli, ma vivono nella stessa famiglia e fanno parte dello stesso clan, saranno stati una sorella o un fratello di Giuseppe, non sappiamo, comunque facevano parte certamente del clan.
Era l'obbedienza a Giacomo che Maria doveva dare. Lascia a Dio difendere il suo Figlio, e non può fare nulla e non deve far nulla. Lei non azzarda, non osa più nemmeno dire una parola a Giacomo. Forse ci sembra un po' esagerato. Bisogna renderci conto e riportarci a quel tempo a ciò che era il diritto della donna. Allora la donna doveva ubbidire e basta, non poteva intromettersi nell'andamento della casa, nella guida della famiglia, oggi è impensabile, ecco perché al giorno d'oggi questo episodio del Vangelo rimane incomprensibile a noi. Ma invece come in questo caso Maria si rimette a Dio. Lei non agisce mai di sua iniziativa, lascia che Dio la guidi, si lascia portare. Dice San Paolo nella Lettera ai Romani, "Quelli che sono portati dallo Spirito Santo, quelli sono Figli di Dio". Lei è portata unicamente dallo Spirito. Non ha una sua volontà propria, perché la sua volontà è legata per sempre alla volontà divina. Non ha una sua vita propria, lascia che Dio faccia di Lei quello che vuole, quello che ha detto quando Ella ha accettato di essere Madre di Dio questo era l'origine di tutta la vita: "Si faccia di me". E si badi bene che anche allora il Verbo era "si faccia" e Lei non fa nulla. Lascia a Dio di possederla e di far di Lei tutto quello che Lui vorrà. E in questo abbandono totale che si vede la fede totale, la fede unica, ed è unica perché da una parte Lei non doveva prendere nessuna iniziativa, dall'altra Dio la portava in un cammino che rimaneva sempre più incomprensibile umanamente parlando. Due fatti dunque ci fanno capire in che misura l'abbandono di Maria fosse veramente qualche cosa di unico. Prima questo non prendere mai nessuna iniziativa, né una sua volontà né un suo pensiero. Lei non ha una sua vita. Dio agisce e opera in Lei secondo la sua volontà piena. Ella non vive che un abbandono, non vive che per donarsi e per lasciare agli altri di possederla fino in fondo. Prima di tutto questo. Ed è tanto difficile per noi rinunziare alla nostra piccola vita, rinunziare alla nostra volontà propria, ai nostri piccoli dolori, alla nostra casa, al nostro tempo, ai nostri pensieri ai nostri gusti. Ella vive fin dall'inizio in questa totale rinunzia a Se medesima perché Dio possa pienamente possederla fino in fondo. Questo il primo e il secondo è ancora più grande; questo abbandono questo rimettersi solamente a un Dio che Lei capisce sempre meno, comprende sempre meno. Perché voi sapete benissimo che la conoscenza di Dio implica un'ignoranza progressiva. Dio tanto più lo conosci, tanto più Egli ti appare infinito; tanto più lo conosci, tanto più per te è tenebra. E Dio rimane sempre più incomprensibile. Cosa sarà stato per Lei il credere che Gesù era il figlio di Dio quando lo vedeva sulla croce, quando ascoltava Lui sulla croce che gridava "Dio Mio, Dio Mio perché mi hai abbandonato". Queste parole che non avevo mai meditate, che non ho mai capito, cioè che in quel momento Gesù, non vede più nemmeno Dio come Padre, in quella invocazione Dio mio, Dio mio è come una creatura che maledetta da Dio, porta su di sé i peccati degli uomini. In quel momento ai piedi della croce vede sua Madre. Lei sente il Figlio che grida così, lo vede soffrire come Figlio di Dio e deve credere che è Figlio di Dio. Questa fede, ecco la grandezza della santità di Maria, quando si abbandona all'azione dello Spirito. Per noi veramente è tale la santità della Vergine che supera ogni nostro modo di concepirla, ogni nostro modo di vederla e di esserne pienamente coscienti.
Come è possibile che una creatura viva questa pura rinunzia di sé e questa fede assoluta in un Dio incomprensibile che le chiede tutto. Questa fede la lega al mistero di Dio, perché è il suo Figlio ed è Figlio di Dio. Perché Lei è stata associata al mistero del Figlio di Dio che è flagellato, è coronato di spine, che è oltraggiato da tutti e abbandonato dagli stessi discepoli e muore sulla croce in un apparente abbandono.
Che cosa ci insegna la Vergine? Che noi dovremo muoverci in questa duplice via. Credere all'amore di Dio e credere anche quando Dio ti spoglia, perché più Dio ti spoglia di te, tanto più si rivela quel Dio che trascende in ogni tuo pensiero, in ogni tua attesa, in ogni tua aspirazione e volontà. Credere all'amore di Dio, all'amore di Dio che è personale e attuale. Ora e qui. Non è domani, non è l'amore per tutti gli uomini, egli ama te. Crederlo, crederlo nonostante che Dio ci lasci così andare sempre più nell'ombra. Si invecchia, sentiamo la vita sfuggirci, gli stessi nostri parenti sembra che abbiano per noi una venerazione maggiore, ma la venerazione stessa ci dice che noi ci allontaniamo dalla loro vita, ed è questa una esperienza anche per le persone anziane, anche per le madri, anche per le nonne, la venerazione sia anche l'amore, però sono loro che hanno in mano la vita, tu ora vivi nell'ombra della loro vita, è un venir meno per noi, e c'è un senso di tristezza e anche un po' di rimpianto della giovinezza che se ne va. Eppure invece non ci può essere rimpianto. Il cammino che porta a Dio è un cammino continuo. Ci introduce sempre più nella vita, ma è una vita che non è più una vita naturale, è una vita soprannaturale perciò una vita che implica per noi una fede che cresce e un abbandono a Dio sempre più puro, più grande. Guardate che l'abbandono a Dio non sia una certa stanchezza della vita perché con l'età che cresce, potrebbe essere questo, no. Dovete vivere una vita più ricca, più forte, più generosa, più viva di quando avevate 20 anni perché allora la vivacità della vostra vita e la sua ricchezza dipendeva dalla natura. Eravate giovani, ora deve dipendere da qualche cosa di più grande della natura, dalla grazia divina che vive in voi. Quello che qualche volta vi ho detto, mi sembra di doverlo dire ancora, è che la santità cresce non diminuisce con gli anni, perché altrimenti ci vuole un minimo di capacità intellettiva, se si va nell'arteriosclerosi, non si capisce più nulla, non si è più capaci di vivere una vita umana. Ma se c'è un minimo di vita umana che ci permette di vivere, allora la nostra vita deve crescere, non dobbiamo rassegnarci; la rassegnazione, ricordatevelo, è la peggiore delle virtù. Dovete buttarla fuori dalla finestra, guai a rassegnarvi. Devi invece gioire di tutto quello che Dio ti dona, la rassegnazione è sempre una decadenza, è un venir meno della vita. Il pianto è sempre decadere. Invece devi reagire sempre di più e rialzarti ed entrare in un cammino che non sarà più grande di te, ti introdurrà sempre più nella vita. È quello che ha vissuto la Vergine, prima nasce il Bambino, poi è adolescente, cresce poi la predicazione di Gesù, poi dopo gli oltraggi, l'odio dei farisei, poi la passione e la morte. Ecco la fede e poi questo lasciarsi portare da Dio. Credere davvero al Signore vuol dire credere che la nostra vita è intessuta da questa Presenza. Dio non è lontano da noi, non c'è l'aldilà, se ci fosse un aldilà non esisterebbe Dio. Soltanto però non è l'universo che è Dio, bisogna stare attenti a questo passaggio della fede, ma ora è qui che io debbo vivere il mio contatto con Dio, perché non è mai futuro, ci sarà anche il futuro, ma quando il futuro sarà presente, non rimandare. Noi nella vita presente viviamo in due dimensioni. Una sul piano psicologico e sul piano biologico la viviamo come tutti gli altri, la vita di tutti. Ma non viviamo soltanto questa vita, per gli altri Dio è veramente un aldilà, cioè una trascendenza incomprensibile e inaccessibile.
Per noi oltre che a questa reazione psicologica e biologica che ci fa uguale a tutti; noi viviamo già il passaggio, noi viviamo già una vita che è la vita eterna. Perciò si muore sì, vien meno la vita biologica e psicologica, ma proprio nel venir meno di questa vita sfolgora la vita che è implicata nell'unione con Dio; l'uomo nella sua esperienza vive più intensamente la vita biologica e psicologica, più dell'esperienza soprannaturale. Perché noi siamo ancora degli esseri animali che appartengono al mondo di quaggiù. È soltanto lo spirito che può entrare in Dio; per tutto quello che noi siamo, le potenze spirituali dell'anima e anche tanto più il nostro corpo apparteniamo a questo mondo. Ora questa vita è così rozza, così pesante e grave che sembra quasi cancellare questa vita intima della fede, tanto che molte volte noi non sappiamo nemmeno se crediamo, talmente il mondo divino ci sembra come inaccessibile. È soltanto con la bontà dell'anima che noi entriamo in questo mondo, perché siamo totalmente immersi nella fatalità biologica e nella esperienza psicologica, la tristezza, il senso della solitudine, l'angoscia. Oppure anche la gioia di sentirsi amati, tutto questo ci riempie molto di più della vita puramente di fede e di carità. Lasciate però che tutto questo cada. Pensate alla storia di Gedeone. Gedeone deve combattere con Madian e convoca allora tutta la tribù. Gli uomini si dicono pronti a combattere sotto la sua guida. Dio dice: sono troppi, mandali a casa, quelli che vogliono andar via che vadano. Ne rimangono 10.000, troppi, dice il Signore, portali al torrente e vedi come bevono. Alcuni si mettono in ginocchio e bevono con le mani, altri invece per fare più presto con la lingua lambiscono l'acqua sul fiume bevendo come i cani. Questi 300 sono coloro che devi portare. Gedeone da a tutti un coccio vuoto, dentro ci mette un candelotto e dice loro: quando vi dò un cenno accendete il candelotto, gridate vittoria a Gedeone spaccate le brocche. È notte. Gedeone dà il segno. Sorpresi in questo modo i madianiti sono vinti. Che significa il rompersi del coccio. Non c'è per noi una rottura, ma una continuità, e la continuità nostra, quella che sarà poi la vita di domami, è la vita eterna che possediamo oggi. Il venir meno in questo mondo rende possibile una esperienza pura e totale del mondo di Dio. Tutto oggi in noi contrasta con il mondo di Dio, sia il nostro corpo, ecco perché per esempio oggi c'è tutto questo bum della liberazione del sesso ecc. Ecco perché la spiritualità cristiana ha sempre difeso ed insistito sull'importanza che ha la castità, nella vita cristiana, sia per coloro che vivono nella grazia, sia per quelli che non la vivono, perché la liberazione progressiva da questo legame si impone proprio perché Dio non può essere nella turbe del sangue.
Noi siamo uomini e la nostra vita parte di qui, intendiamoci. Sia la conoscenza, sia l'amore. Io non potrei amare nessuno di voi se non vi avessi conosciuto, e per conoscervi ci vogliono gli occhi perché vi veda, sentire la vostra voce, bisogna che esperimenti un po' la vostra presenza. Di qui nasce l'amore. Ma l'amore non termina qui. Ci vuole una amicizia che poi si stabilisce, si realizza e si vive anche se poi non abbiamo più l'esperienza sensibile. Per esempio tu ami ancora tuo marito come quando c'era, forse anche di più, perché ora il tuo attaccamento, la tua unione con lui avviene in un piano nuovo, ma più vero perché non è più legato a quelle esperienze sensibili che qualche volta poteva anche turbarti e darti noia, poteva stancare. Dobbiamo sapere che l'unità umana non è solo del corpo, siamo anche anime e c'è una unità anche sul piano psicologico. Ecco è così, se la vita dell'uomo incomincia dal senso, non termina nel senso, matura nella esperienza psicologica anche perché siamo anche spirito, tende a divenire poi veramente anche una unità spirituale, e l'unità spirituale come la sentite? È semplice, come si vive l'unità con Dio nello spirito, così si vive l'unità spirituale con coloro che abbiamo amato e che sono morti.
Ecco l'importanza che ha la devozione dei morti. Per me una delle cose più gravi dopo il Concilio è il venir meno nella devozione dei morti, perché è il cammino quasi universale dell'uomo di accedere al mondo di Dio. Dio è troppo lontano, Dio è una parola per molte anime. Ma la mamma, il papà, il marito, il figlio, loro l'hanno conosciuto, ed ora come fanno a vivere un rapporto con quelli che sono morti se non trascendono l'esperienza sensibile e l'esperienza puramente psicologica.
La religione dei morti è sempre stato un cammino obbligato per la moltitudine degli uomini, tutto questo dice appunto che viviamo in questa dimensione, la dimensione puramente temporale, puramente mondana. Invece siamo già nel regno di Dio ed è una cosa bellissima questa per noi.
L'amore per coloro che sono morti già trasferisce lentamente le anime nel mondo di Dio. In generale il fatto si risveglia proprio alla morte dei cari perché c'è un bisogno impellente che non si rompa il legame d'amore. L'amore di per sé è eterno, ma se non si rompe questo legame di amore io devo cercarlo all'aldilà, non posso più trovarlo come corpo, o con un'esperienza psicologica e allora io sono portato a fare questo passaggio. Ora impariamo dalla Vergine a vivere questa vita di fede, la vita di fede che ci renda veramente presente attualmente ed operante nella nostra vita come mistero infinito di amore.
Sentiamo la nostra vita precisamente come sacramento di questa presenza di amore infinito. La meditazione che ho fatto stamane è precisamente questa, son partito da una espressione propria del buddismo e ho detto, non posso dire questo eppure posso dire questo, dice il buddismo di Zen.
Il relativo e l'assoluto, perché non c'è un assoluto che devi far si per esempio che tu prendi questo libro in mano e per te sia l'assoluto.
Non ci eia altro che questo atto, che Dio è tutto. Però il relativo mette in chiaro che è sempre sacramento dell' assoluto ciò che io debbo vivere pur nella mia vita di umiltà, di nascondimento la vita stessa di Dio.
Dio non è al di là dell'atto che compio, Dio non è al di là, del luogo ove io vivo, Dio non è al di là della pena che io provo; è questo che io debbo incontrare, in questa pena, in questo luogo, in questo atto che devo vivere la mia unione con Lui. Ecco quello che ha vissuto la Vergine, ecco in che modo lo Spirito Santo ha vissuto in Lei e pur lasciandola nella sua povertà ha dato però a Lei la sua comunione la più perfetta con Dio. In una fede purissima d'immenso amore totale.


di don Divo Barsotti

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Geremia


I primi peccati di Israele

4Ascoltate la parola del Signore, voi discendenti di Giacobbe, tutte le tribù d'Israele. 5Il Signore dice:
'Che male ho fatto ai vostri antenati?
Perché si sono allontanati da me?
Sono corsi dietro agli idoli inutili,
e loro stessi sono diventati insignificanti.
6Non si sono preoccupati di me
che li ho fatti uscire dall'Egitto.
Li ho guidati attraverso il deserto,
in mezzo alle aride steppe,
tra le ombre allucinanti
di una terra bruciata dal sole,
dove nessuno passa,
dove nessuno può sopravvivere.
7Io li ho fatti entrare in una terra fertile,
perché gustassero i suoi frutti migliori.
Ma essi, sùbito, hanno rovinato la mia terra.
8 Neppure i sacerdoti si sono domandati:
'Dov'è il Signore?'
Essi hanno sempre tra le mani la mia legge
eppure non sanno nemmeno chi sono io.
I capi del popolo
si sono ribellati contro di me,
i profeti hanno parlato in nome di Baal
e sono corsi dietro a idoli inutili.

A tu per tu col maligno




Per descrivere l’azione del diavolo, soprattutto nel mondo contemporaneo, è opportuno trascrivere quanto esplicitamente fatto dallo stesso presente ( Federico Pellettieri ), durante un esorcismo, come riferito dal padre Gesuita Domenico Mondrone (Prete Esorcista) nel suo libro, intitolato: “A tu per tu col maligno”.
“Satana gli dice:

“Non vedi che il suo regno (di Gesù) si sgretola e il mio si allarga di giorno in giorno sulle rovine del suo? Provati a fare un bilancio tra i suoi seguaci e i miei, tra quelli che credono nelle sue verità e quelli che seguono le mie dottrine, tra quelli che osservano la sua legge e quelli che abbracciano le mie. Pensa soltanto al progresso che sto facendo per mezzo dell’ateismo militante, che è il rifiuto totale di Lui. Ancora poco tempo e il mondo cadrà in adorazione dinanzi a me. Sarà completamente mio. Pensa alle devastazioni che sto portando in mezzo a voi servendomi principalmente dei suoi ministri. Ho scatenato nel suo gregge uno spirito di confusione e di rivolta che mai finora mi era riuscito di ottenere. Avete quel vostro (…) vestito di bianco che tutti i giorni chiacchiera, grida, blatera. Ma chi lo ascolta? Io ho tutto il mondo che ascolta i miei messaggi e li applaude e li segue. Ho tutto dalla mia parte. Ho le cattedre con le quali ho dato scacco alla Vostra filosofia. Ho con me la politica che vi disgrega. Ho l’odio di classe che vi dilacera. Ho gli interessi terreni, l’ideale di un paradiso in terra che vi accanisce gli uni con gli altri. Vi ho messo in corpo una sete di denaro e di piaceri che vi fa impazzire e vi sta seducendo in un’accozzaglia di assassini. Ho scatenato in mezzo a voi una sensualità che sta facendo di voi una sterminata mandria di porci. Ho la droga che presto farà di voi una massa di miserabili larve, di folli e di moribondi. Vi ho portati a praticare l’aborto con cui fate stragi di uomini prima che nascano. Tutto quello che può rovinarvi non lascio intentato, e ottengo ciò che voglio: ingiustizie a tutti i livelli per tenervi in continuo stato di esasperazione; guerre a catena che devastano tutto e vi portano al macello come pecore; e insieme a questo la disperazione di non sapersi liberare dalle sciagure con le quali devo portarvi alla distruzione. Conosco fin dove arriva la stupidità degli uomini, e la sfrutto fino in fondo. Alla redenzione di quello che si è fatto ammazzare per voi bestie ho sostituito quella di governanti massacratori, e voi vi buttate al loro seguito come stupidissime pecore. Con le mie promesse di cose che non avrete mai sono riuscito ad accecarvi, a farvi perdere la testa, fino a portarvi dove voglio. Ricorda che io vi odio infinitamente, come odio lui che vi ha creati.”
           Poi aggiunse:
“In un secondo momento mi lavorerò uno per uno i parroci rispetto al loro pastore. Oggi il concetto di autorità non funziona più come una volta. Sono riuscito a dargli uno scossone irreparabile. Il mito dell’ubbidienza sta tramontando. Per questa via la Chiesa sarà portata alla polverizzazione. Intanto vado avanti con la decimazione continua di preti, dei frati, delle suore, ad arrivare allo spopolamento totale dei seminari e dei conventi: tolti di mezzo i suoi “operai della Vigna”, subentreranno i miei e avranno via libera nel loro lavoro definitivo”.
          Quindi rivelò:
a)quali sono i suoi migliori collaboratori:
“A me preme incrementare il numero dei preti che passano dalla mia parte. Sono i migliori collaboratori del mio regno. Molti o non dicono più messe o non credono a ciò che fanno all’altare. Molti di essi li ho attirati nei miei templi, al servizio dei miei altari, a celebrare le mie messe. Vedessi che meravigliose liturgie ho saputo imporre loro a sfregio di quelle celebrate nelle vostre chiese. Le mie messe nere”.
b)quali i suoi più grandi nemici:
“Quelli più legati alla Sua amicizia, quelli che Egli riesce a conservare sempre suoi. Quelli che lavorano e si consumano per i Suoi interessi. Che zelano la Sua gloria. Un malato che per gli amici soffre e si offre per gli altri. Un prete che si conservi fedele, che preghi molto, che non siamo mai riusciti a contaminare, che si serve della messa, di quella tremenda maledettissima messa, per farci un male immenso e strapparci una moltitudine di anime. Questi sono per noi gli esseri più odiosi, quelli che maggiormente pregiudicano gli affari del nostro regno”.
Infine Satana, mostrandogli una folla sterminata di giovani in una piazza di città gli disse: “Guarda, guarda che spettacolo meraviglioso!…E’ tutta gioventù passata dalla mia parte. E’ gioventù mia. Molta l’ho irretita con la lussuria, con la droga, con lo spirito del materialismo ateo. Quasi tutti sono venuti su senza i soliti sciacqui battesimali. Questi giovani sono passati attraverso scuole programmate su un ateismo sindacale. Lì, hanno imparato che non è stato quello di lassù a creare l’uomo, ma l’uomo ha creato stupidamente Lui. Ora sono agguerriti a una lotta attiva contro di Lui, che resiste a scomparire. Ma scomparirà. E’ fatale! Questi miei giovani hanno imparato a disfarsi di tutte le cosiddette verità eterne. Per essi esiste solo il mondo materiale e sensibile. E’ stato un gigantesco lavaggio del cervello, e ci serviremo di questo per tutti coloro che osassero tenersi ancora aggrappati alle vecchie credenze. Egli deve scomparire in modo assoluto dalla faccia della terra. Presto verrà il giorno che neppure il Suo nome verrà più ricordato. Le poche cose di resistenza che non riusciremo ad eliminare con la nostra filosofia, le annienteremo col terrore. Ci sono per i resti decine e decine di lager dove li manderemo a marcire. Così per tutti i paesi della terra. Uno dopo l’altro devono cadere ai miei piedi, abbracciare il mio culto, riconoscere che l’unico signore sono io”

 C’è però qualcosa che non bisogna dimenticare: Satana e il suo esercito malvagio non possono far niente che il Signore non permetta loro di fare (Giobbe 1-2). Stando così le cose, Satana, pensando di stare compiendo i suoi piani, sta compiendo in realtà quelli buoni di Dio… anche nel caso del tradimento di Giuda. Alcune persone hanno un fascino malsano per l’attività occulta e demoniaca; questo è insensato e antibiblico: se seguiamo Dio con la nostra vita e siamo rivestiti della Sua armatura, confidando nella Sua forza, non nella nostra (Ef. 6:10-18), non abbiamo nulla da temere da parte del maligno perché Dio governa su tutto.
              “Omicida fin dal principio, menzognero e padre di menzogna, Satana che seduce tutta la terra, è a causa sua che il peccato e la morte sono entrati nel mondo, ed è in virtù della sua sconfitta definitiva che tutta la creazione sarà liberata dalla corruzione del peccato e della morte. ‘Sappiamo che chiunque è nato da Dio non pecca: chi è nato da Dio preserva se stesso e il Maligno non lo tocca. Noi sappiamo che siamo nati da Dio, mentre tutto il mondo giace sotto il potere del Maligno’ (1 Gv. 5, 18-19): il Signore ha cancellato il vostro peccato e ha perdonato le vostre colpe, è in grado di proteggervi e di custodirvi contro le insidie del diavolo che è il vostro avversario, perché il nemico, che suole generare la colpa, non vi sorprenda. Ma chi si affida a Dio, non teme il diavolo. ‘Se infatti Dio è dalla nostra parte, chi sarà contro di noi ?’ (Rm. 8, 31)” (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2852).

di Federico Pellettieri

Complete Gregorian Chant Rosary



NON DIMENTICHIAMOLI



La preghiera per i nostri cari defunti 
è un bisogno del cuore, 
è un dovere che noi abbiamo verso coloro 
che in vita ci amarono tanto 
e ci fecero del bene.

 Caterina da Genova


“...vista spaventosa dei propri peccati...”

“Grande è l’afflizione delle Anime del Purgatorio alla vista spaventosa dei propri peccati che dovranno espiare con sommo dolore in que- sto luogo di purificazione. Da vivi, infatti, non erano sufficientemente consapevoli dell’entità delle loro colpe che in Purgatorio emergono molto chiare”.
O Eterno Padre, Dio Santo ed Onnipotente, Dio Santo ed Immortale, io ti amo e ti adoro sopra ogni cosa poiché Tu sei Misericordia infinita e mi dolgo con tutto il cuore di averti offeso.
D’ora in poi intendo adoperarmi in tutti i modi per non allontanarmi più da Te. Donami nuovamente, o mio Dio, la tua grazia. Abbi pietà di me ed abbi pietà dei nostri fratelli del Purgatorio.
O Maria, Madre di Dio, piena di grazia, vieni in aiuto alle Anime del Purgatorio con la tua potente intercessione. Per mezzo di essa, possa Gesù, il Tuo amatissimo Figlio e nostro Signore, concedere loro di partecipare alla sua gloria ed alla sua beatitudine.
Padre Nostro, Ave Maria, Eterno Riposo

LA VITA DI SAN BENEDETTO



 L'incendio della cucina

Subito dopo l'uomo di Dio ordinò che in quello stesso punto scavassero la terra. Penetrando molto in profondità, i fratelli vi scoprirono un idolo di bronzo, lo gettarono per il momento in cucina e si rimisero al lavoro. All'improvviso fu vista uscire dalla cucina una fiammata, sotto gli occhi di tutti i monaci; sembrava che bruciasse l'intero  edificio.  Con  alte  grida di spavento cominciarono a gettare acqua, tentando di spegnere il fuoco. Colpito da quel frastuono, il servo di Dio accorse sollecito. "Ma quale fuoco vedete? - sclamò - esiste soltanto nei vostri occhi: io non vedo proprio niente!". Chinò poi il capo e pregò. Invitò poi i monaci illusi da quel fuoco immaginario che guardassero un po' meglio: i muri della cucina erano intatti e solidi e le fiamme illusorie dell'antico nemico non si vedevano più.

tratto dal Libro II° dei "Dialoghi" di San Gregorio Magno

TU SEI QUI I FIGLI DEL DIVINO AMORE


La Stolta Superbia e Soave Umiltà



I  SUPERIORI

“Vero re o superiore è colui che sa signoreggiare non tanto gli uomini, quanto le passioni dell’uomo, prima di tutte, la propria stolta superbia”. “Siate sempre contenti, godendo che altri abbiano più di voi, benedicendo Dio per ciò che vi dà! Se ciò che vi dà è cosa eccelsa (come l’autorità), pregatelo umilmente di saperla degnamente usare per la sua gloria e per la salvezza delle anime” (Libro di Azaria, p. 399). “Il degno e l’indegno sono in tutti i ceti. Senza mancare di carità, ma per non offendere la verità e la giustizia, ti dirò che l’indegno, il maliziosamente indegno è spesso tra i grandi.

Raro trovare un ricco senza ingiustizia. I poveri sono spesso migliori dei ricchi! Non occorre essere potenti per essere buoni. Tutto deve capovolgersi sotto il mio segno: grande sarà non chi è potente, ma chi è umile e santo” (Poema 2°, p. 173). “Ubbidire è più facile che comandare. Non sembra, ma è così! Certo ubbidire è facile, quando lo spirito del superiore è buono, com’è difficile comandare quando il suo spirito è retto. Se uno spirito non è retto, dà comandi folli e più che folli. Allora è facile comandare, ma quanto diventa difficile ubbidire! Chi ha la responsabilità di superiore, deve avere sempre presenti carità e giustizia, prudenza e umiltà, temperanza e pazienza, forza e fermezza, ma senza cocciutaggine! Quanto è difficile!” (Poema 3°, p. 13). “Superiori, ricordate che dirigere è doppiamente gravoso. I sudditi rispondono a Dio solo per se stessi, i superiori invece per sé e per i sudditti: duplice, quindi, il rendiconto. Sta a voi non rendervi responsabili delle altrui rovine. Alla dignità della carica, corrisponda severità di condotta verso voi stessi. Dovete essere di esempio, perché l’esempio trascina tanto nel bene che nel male, e ciò in una Comunità come in uno Stato. I piccoli guardano i grandi e ne sono lo specchio. Fatevi amare, sarete ubbiditi; trascinerete alla bontà essendo buoni. La bontà frena gli istinti, più delle carceri e delle leggi. Non inebriatevi talmente della vostra volontà da essere incapaci di capire i sudditi nei loro giusti bisogni e lamenti. Essere capi vuol dire essere padri, per questo Dio vi ha dato una autorità, non perché ne facciate una sferza sui sudditi! Siate onesti nel non approfittare della vostra posizione a danno degli inferiori. Siate giusti nel punire i prepotenti che si credono tutto lecito!” (Quad. ‘43, p. 688).

“I superiori sono poveri uomini come voi. Rimangono superiori fintanto lo permetto che lo siano per il vostro merito, per la loro prova e quasi sempre per il loro castigo. Per il vostro merito nell’ubbidire e nel pazientare. Per la loro prova, non abusando del loro potere, né insuperbendo come semi-dei. Per il loro castigo, perchè è ancora più difficile che una autorità resti onesta nelle mille forme dell’onestà, che un ricco si salvi...”. “La gloria umana è l’unica gloria che abbiano. Quella eterna, ben pochi la raggiungono!” (Quad. ‘43, p. 108). Inchiniamoci dinnanzi a veri “servi servorum Dei” che hanno usato dei loro poteri con umiltà e carità.

René Vuilleumier

Medjugorie - Jesus I believe



Dio Padre, mostra Misericordia a coloro che negano Tuo Figlio



O Dio, mio  Eterno Padre,  
Ti chiedo di mostrare Misericordia a coloro che negano Tuo Figlio. 
Ti supplico per le anime di coloro che cercano di distruggere i Tuoi profeti. 
Ti prego per la conversione delle anime che si allontanano da Te,  
e Ti chiedo di aiutare tutti i Tuoi figli a preparare le loro anime e a cambiare 
le loro vite, secondo la Tua Divina Volontà, nell’attesa della Seconda Venuta 
del tuo Figlio diletto, Gesù Cristo. 
Amen. 



sabato 26 ottobre 2019

LA CROCE



Estratti dall’Opera sulla Divina Volontà scritta da Luisa Piccarreta


Volume 8
“ Figlia,  la Croce è porta della vita;  soltanto chi non l’ama, non ama la propria vita, poiché solo con la Croce innestai la Divinità all’umanità perduta.  È soltanto la Croce che continua la Redenzione nel mondo, innestando, chiunque la riceve, nella Divinità;  chi non l’ama, non sa alcunché, né di virtù, né di perfezione, né di amore di Dio, né di vera vita. È come per un ricco che, perdute le ricchezze, gli si presenta un mezzo per acquistarle di nuovo e forse di più.  Quanto egli ama questo mezzo?  Non mette egli forse la propria vita in questo mezzo per ritrovare la vita nelle ricchezze? Così è la Croce:  l’uomo era diventato poverissimo;  la Croce è il mezzo non solo per salvarlo dalla miseria, ma per arricchirlo di tutti i beni;  perciò la Croce è la ricchezza dell’anima ”. Poi, Gesù è scomparso; io sono rimasta più amareggiata, pensando a ciò che avevo perso. 
“ Figlia mia,  mia Madre uscì nel giorno della mia Passione soltanto per potere incontrare e sollevare il Figlio.Così per l’anima veramente amante, in tutto il suo operare la sola intenzione deve essere quella di incontrare l’Amato diletto e di sollevarlo dal peso della di Lui Croce.  In tal modo, poiché la vita umana sviluppa continuamente azioni, sia interiori che esteriori, l’anima può avere continui incontri con il suo Amato; e, allora, lo incontrerà solamente? No! Lo saluterà, l’abbraccerà, lo bacerà, lo consolerà, lo amerà. Fosse anche una parolina detta di sfuggita, Lui resterà pago e contento.  Inoltre contenendo l’azione sempre un sacrificio, se l’azione servirà per il sacrificio che c’è dentro l’azione, essa servirà per sollevarmi dal peso della mia Croce. Quale sarà la felicità di quell’anima che, nel suo operare, starà in continuo contatto con Me?  Quanto crescerà il mio amore ad ogni incontro in più che ella avrà con Me, mediante il suo operare con Me!  Quanti pochi si servono di ciò per trovare la via brevissima, nella loro azione, per venire a Me, per stringersi a Me e per sollevarmi da tante afflizioni che Mi danno le creature! ”
“ Figlia mia,  è proprio così:  soltanto la Croce fa conoscere se veramente si ama il Signore, purché la Croce sia portata con pazienza e rassegnazione; infatti, dove c’è pazienza e rassegnazione nelle croci, c’è Vita divina. Essendo la natura tanto riluttante al patire, se c’è pazienza, questa non può essere cosa naturale, ma divina; allora, l’anima non ama più il Signore con il solo suo amore, ma con questo unito con l’amore della Vita divina. Onde, quali dubbi può avere l’anima se ama o meno il Signore, se giunge ad amarlo con il Suo stesso amore?  In altre cose ed anche negli stessi Sacramenti, che contengono questa Vita divina, anche se uno ama non c’è la certezza della Vita divina che dà la Croce. La Vita divina può esserci o può non esserci, a seconda della disponibilità dell’anima. Si può fare benissimo la confessione, ma se manca la disponibilità non si può dire, certamente, che si ama e che si è ricevuta la Vita divina. Facendo la Comunione, si riceve la Vita divina;  ma si può essere certi che rimanga nell’anima questa Vita? Aveva la vera disponibilità? In certuni che fanno la Comunione, che si confessano, all’occasione non si vede in loro la pazienza della Vita divina;  e se manca la pazienza manca l’amore, perché l’amore si conosce soltanto nel sacrificio;  ed allora ecco i dubbi;  mentre, la pazienza, la rassegnazione, sono i frutti che soltanto la croce, la grazia e l'amore, producono ”. 

IN ADORAZIONE



LA MISERICORDIA DEL SIGNORE

Quattro anni fa, chiesi al Signore, se era sua Volontà, di potermi raccogliere nel giorno della “Divina Misericordia”, all'ora esatta delle tre del pomeriggio, in qualsiasi posto mi trovassi.

Sperimentai, quel giorno, alcune esperienze alle tre e anche prima, ma oggi voglio raccontare quanto mi è successo quest’anno.

Come tutti questi anni, cerco di prepararmi ben Confessata, sistemo tutte le mie cose, guardaroba e tutto, prima della "Domenica in Albis". 

Questa volta, non è stato diverso, salvo l’immensa presenza del nostro Padre Fondatore, tra noi per motivi di salute. 

Egli celebrò la Santa Messa, ancora convalescente, alle due e trenta del pomeriggio. 

Giunti all’Offertorio, chiusi gli occhi, offrendo al mio Angelo l'offerta di me stessa, perché la portasse fino all’Altare, ma una Luce illuminò i miei occhi e la mia mente. 

Tornai ad aprire gli occhi e vidi Gesù, il profilo di Gesù, la Figura sua della Divina Misericordia e i Raggi che uscivano dal suo Petto, che mi compivano con forza. 

Ebbi un lieve sussulto, notato da Padre Renzo, che, più tardi, me lo disse. 

Gesù parlò al mio cuore, chiedendomi di abbandonarmi a Lui. 

Chiusi gli occhi e mi vidi davanti al Trono che Egli, tante volte, mi aveva permesso di vedere. 

C'era qualcuno: un Essere pieno di Luce argentata e seppi che era Papà Dio. 

Pensai:

 “Sono morta!”. 

E vidi Gesù, davanti a me, vestito come Gesù Misericordioso. 

Subito, scoprii me stessa, avvolta da cerchi, come anelli rossi e bianchi, però spezzati, come un specie di fusto che mi ricopriva, ma sapevo che, sotto, ero nuda e cominciai a sentirmi male. 

Ero piena di vergogna, perché temevo che Dio Padre se ne accorgesse. 

Alzai gli occhi, cercando alla mia sinistra Gesù, ma davanti a me, verso destra, c’era un Essere, vestito di fuoco specialissimo, tra il rosso e il dorato; non mi spaventò, anzi, mi fece sentire molto bene. 

E in quell’istante, mi resi conto… Egli mi stava presentando davanti Dio Padre, alla Santissima Trinità ed ero rivestita unicamente dai colori della Divina Misericordia… 

Compresi che l’unico che può farci degni di essere presentati al Trono di Dio è la Divina Misericordia di Gesù e che, in Essa, dobbiamo rifugiarci! 

Guardai quell’Essere pieno di Luce e riuscii a percepire i suoi Occhi, degli Occhi enormi, come quelli del mio Gesù, ma con uno sguardo di tenerezza sapiente, accorto amorevole, che mi invitava ad avere fiducia e a non temerLo. 

Questo sguardo “sorrideva”, non potevo scorgere altro, tutto era Luce, però quegli Occhi, o meglio, quello sguardo, lo vedevo chiaramente. 

Ripetei insieme a molte altre Voci: 

“Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale, abbi pietà di noi e del Mondo intero”. 

Lo ripetemmo per tre volte. 

Una Voce molto dolce, che riconobbi in seguito come quella della mia Mammina Santa, disse: 

“Santo Dio…” - e i miei occhi si volsero verso Papà Dio 

Poi, la Verine ripetè:

 “Santo Forte” - e i miei occhi si volsero l'Essere vestito di Fuoco, e quando la Madonna disse: "Santo Immortale", i miei occhi cercarono Gesù. 

Questo significa:

 Dio Padre… è il Santo 

il Forte… è lo Spirito Santo

 l’Immortale… è Colui che ha vinto la morte: Gesù…!

 La mia mente si stava aprendo a delle cose che, indubbiamente, possono essere ben conosciute da un Sacerdote preparato, da una Religiosa, da un laico con Studi Religiosi, ma per noi laici delle plebe, per me, era una rivelazione. 

Disse la Voce di Gesù, ma sapevo che era il Padre che mi parlava: 

“Devi dire al Mondo di ripetere questa preghiera con la conoscenza che hai avuto ora”.

In quel momento, compresi che non ero “morta”, che il Signore mi dava altro tempo e che mi affidava una nuova Missione: preparare l’uomo, perché il suo incontro con Dio, all’ora della sua morte, sia rivestito della Divina Misericordia, dei Meriti infiniti di Gesù, poiché è questa l’unica Veste con cui possiamo presentarci davanti al Trono di Dio, per essere Giudicati… 

Venni strappata, da lì, da una forza che mi assorbiva e mi vidi come fluttuante nel cielo (certamente è così che volano i paracadutisti): era un luogo con delle montagne ed io, lentamente, scendevo, attraversando le nubi, su una pianura. 

Pensavo: “sicuramente è un posto freddo, dato che ci sono le montagne!”. 

Mentre mi abbassavo, ci vedevo meglio: c’erano uomini e donne, più numerosi gli uomini, vestiti di nero, mano nella mano, uno accanto all’altro. 

Durante la discesa, percepii una Forza che mi chiedeva di recitare quella preghiera e così l'iniziai: 

“Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale, abbi pietà di noi e del Mondo intero”. 

All’improvviso, alcune persone sparirono ed io salii un poco, ripetei nuovamente la preghiera e accadde la stessa cosa. 

Allora, cominciai a ripeterla una volta, poi un’altra volta e salivo, salivo, e le persone andavano scomparendo, fino a quando le persi di vista ed udii la voce del Sacerdote che continuava la Celebrazione. 

Mi misi a piangere, non potevo farne a meno: da una parte provavo pena e dolore per aver lasciato quel maestoso luogo e quella Visione... dall'altra ero contenta, perché il Signore mi affidava un’altra Missione. 

Appena la Celebrazione fu terminata, chiesi di recitare la “Corona della Divina Misericordia”, di fronte a Gesù Sacramentato e, quando ho ripetuto l’Invocazione “Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale, abbi pietà di noi e del Mondo intero”, avvertii dentro di me che molte Voci si erano unite a noi, per accompagnarci.

 Mi resi conto che la Visione che avevo avuto, sospesa nell’aria e con tutti quegli Esseri in basso, come se aspettassero qualcosa, era di Anime che stavano per morire e che aspettavano una preghiera. 

Vi ho raccontato questo perché desidero chiedere a tutti voi di accompagnarmi nell'apostolato per i Moribondi, di ripetere ogni volta che vi ricordate, questa preghiera, presentando al Signore tutti i moribondi della giornata, affinché siano raggiunti dalla Grazia e dalla Misericordia di Dio, nel momento della loro morte e possano, così, unirsi alle nostre preghiere, per mezzo dei nostri e dei loro Angeli Custodi. 

E, a questi ultimi, chiederemo di recitarle all’orecchio di ogni Agonizzante, di fargliele ripetere almeno una volta, perché si possano salvare.

-Testimonianza di Catalina RIVAS-

La Benedizione di dichiarare "Mai più!"



 Mai più consentirò a Satana di controllare la mia vita 
              
Mai più il  Satana mi controllerà, perché sono stato liberato dal suo potere. 
              Mai più sarò schiavo di Satana; Ora sono un servo di Cristo. 
              Mai più permetterò al diavolo di fare ciò che desidera nella mia vita, ma resisterò al diavolo, 
ed egli fuggirà da me (Giacomo 4:7). 
              Mai più mi ascolterò o crederò alle bugie del diavolo, perché è menzognero e padre della 
menzogna (Giovanni 8:44). 
              Mai più ascolterò la voce del malvagio. 
              Mai più sarò stizzito da spiriti immondi (Luca 6:18, KJV). 
              Mai più sarò molestato dal nemico (Mt 09:36, AMP). 
              Mai più sarò costretto, poiché Cristo mi ha reso libero.Sono veramente libero (Giovanni 8:36). 
              Mai più i demoni opereranno e controlleranno la mia vita. 
              Mai più permetterò ai demoni della paura di controllare la mia vita. 
              Mai più permetterò ai demoni dell'orgoglio di gonfiarmi (1 Cor. 4:6). 
              Mai più permetterò ai demoni della lussuria di operare nelle mie membra. 
              Mai più permetterò ai demoni della religione di farmi agire religiosamente. 
              Mai più permetterò ai demoni di doppiezza mentale di confondermi e di rendermi indeciso 
(Giacomo 1:08). 
              Mai più permetterò ai demoni di rifiuto di controllare la mia vita. 
              Mai più permetterò alla disobbedienza e alla ribellione di controllare la mia vita. 
              Mai più permetterò alle maledizioni di ostacolare la mia vita. Rompo ogni maledizione, perché 
io sono stato redento dalla maledizione (Gal 3:13). 
              Mai più aprirò la porta ai demoni di entrare nella mia vita attraverso la mancanza di perdono 
(Mt 18:35). 
              Mai più aprirò la porta ai demoni per entrare nella mia vita attraverso il peccato abituale. 
              Mai più aprirò la porta ai demoni che entrano nella mia vita attraverso il coinvolgimento 
nell''occulto. 
              Mai più aprirò la porta ai demoni che entrano attraverso la ribellione e la disobbedienza. 
              Mai più il demone del controllo mentale influenzerà il mio pensiero, io recido tutti i tentacoli 
del controllo mentale. 
              Mai più spiriti di serpente e scorpione influenzeranno la mia vita, perché ho il potere di 
camminare sopra serpenti e scorpioni. 
              Mai più sarò tormentato dal nemico. 
              Mai più il nemico sarà mio padrone; Gesù è il mio Signore. 
Mai più tollererò le opere del diavolo nella mia vita, perché Gesù è venuto e distruggere le 
opere del diavolo (1 Giovanni 3:8). 
              Mai più permetterò alla passività di tenermi inattivo. 
              Mai più sarò sotto e non sopra (Deut. 28:13). 
              Mai più sarò maledetto e non camminerò nella benedizione, poiché la benedizione di Abramo 
è mia (Gal. 3:13-14). 
              Mai più dirò di sì al nemico. Mai più accetterò le menzogne del diavolo. 
              Mai più comprometterò i miei standard e la santità; la Parola di Dio è il mio standard, non gli 
standard del mondo (2 Cor. 10:02, NR). 
              Mai più agirò ipocritamente (Marco 7:06). 
              Mai più condannerò l'innocente (Mt 12,7). 
              Mai più darò posto al diavolo (Efesini 4:27). 
              Mai più permetterò al nemico di controllare la mia volontà, ma sottometterò la mia volontà 
alla volontà di Dio. 
              Mai più permetterò al nemico di controllare le mie emozioni, ma cederò le mie emozioni alla 
gioia e alla pace di Dio. 
              Mai più permetterò al nemico di controllare il mio carattere sessuale, ma io cederò il mio 
corpo come sacrificio vivente (Rm 12.1). 
              Mai più permetterò al nemico di controllare la mia mente, ma rinnovo la mente con la Parola 
di Dio (Rm 12.2). 
              Mai più permetterò al nemico di controllare il mio appetito, ma cederò il mio appetito al 
controllo dello Spirito Santo. 
              Mai più permetterò al nemico di controllare la mia lingua, ma cederò la mia lingua allo Spirito 
Santo. 
              Mai più permetterò al nemico di controllare qualsiasi parte della mia vita, ma la mia vita è 
sotto il controllo dello Spirito e della Parola di Dio.. 
              Mai più permetterò al nemico di controllare il mio destino, ma Dio è il rivelatore e colui che 
completerà il mio destino. 
              Mai più permetterò al nemico di interrompere qualsiasi piano di Dio per la mia vita. 
              Mai più permetterò alle persone di trarmi via dall'amore di Dio, ma mi impegno a camminare 
nell'amore, perché Dio è amore (1 Giovanni 4:7-8). 
              Mai più ridurrò al silenzio le viscere della mia compassione(1 Giovanni 3:17, KJV). 
              Mai più mi comporterò sconvenientemente, poiché l'amore non si comporta in modo 
disdicevole (1 Cor. 13:05, KJV). 
              Mai più sarò facilmente provocato, perché l'amore non è facilmente provocato (1 Cor.13:5) 
              Mai più cercherò il mio interesse, poiché l'amore non cerca il proprio interesse (1 Cor. 13,5 
              Mai più penserò male, poichè l'amore non pensa male (1 Cor. 13,5) 
              Mai più perderò la speranza, poiché l'amore tutto spera (1 Cor.13,7) 
              Mai più rinuncerò, poiché l'amore persevera in tutte le cose (1 Cor.13,7) 
              Mai più agirò e penserò come un bambino (1 Cor. 13:11). 
              Mai più sarò passivo con i doni dello Spirito, ma desidererò i doni spirituali (1 Cor.14:1) 
              Mai più permetterò all'accusatore di accusarmi, perché io sono lavato e purificato dal sangue 
dell'Agnello (Apocalisse 1:5; 07:14). 
              Mai più permetterò al dolore e alla tristezza di controllare la mia anima, il Signore ha portato 
via il mio dispiacere e il mio dolore (Is. 65:19). 
              Mai più faticherò e lavorerò invano (Is. 65:23). 
              Mai più i cieli saranno chiusi sulla mia vita, ma il Signore ha aperto le cateratte del cielo 
(Malachia 3,10).