domenica 27 ottobre 2019

La Stolta Superbia e Soave Umiltà



I  SUPERIORI

“Vero re o superiore è colui che sa signoreggiare non tanto gli uomini, quanto le passioni dell’uomo, prima di tutte, la propria stolta superbia”. “Siate sempre contenti, godendo che altri abbiano più di voi, benedicendo Dio per ciò che vi dà! Se ciò che vi dà è cosa eccelsa (come l’autorità), pregatelo umilmente di saperla degnamente usare per la sua gloria e per la salvezza delle anime” (Libro di Azaria, p. 399). “Il degno e l’indegno sono in tutti i ceti. Senza mancare di carità, ma per non offendere la verità e la giustizia, ti dirò che l’indegno, il maliziosamente indegno è spesso tra i grandi.

Raro trovare un ricco senza ingiustizia. I poveri sono spesso migliori dei ricchi! Non occorre essere potenti per essere buoni. Tutto deve capovolgersi sotto il mio segno: grande sarà non chi è potente, ma chi è umile e santo” (Poema 2°, p. 173). “Ubbidire è più facile che comandare. Non sembra, ma è così! Certo ubbidire è facile, quando lo spirito del superiore è buono, com’è difficile comandare quando il suo spirito è retto. Se uno spirito non è retto, dà comandi folli e più che folli. Allora è facile comandare, ma quanto diventa difficile ubbidire! Chi ha la responsabilità di superiore, deve avere sempre presenti carità e giustizia, prudenza e umiltà, temperanza e pazienza, forza e fermezza, ma senza cocciutaggine! Quanto è difficile!” (Poema 3°, p. 13). “Superiori, ricordate che dirigere è doppiamente gravoso. I sudditi rispondono a Dio solo per se stessi, i superiori invece per sé e per i sudditti: duplice, quindi, il rendiconto. Sta a voi non rendervi responsabili delle altrui rovine. Alla dignità della carica, corrisponda severità di condotta verso voi stessi. Dovete essere di esempio, perché l’esempio trascina tanto nel bene che nel male, e ciò in una Comunità come in uno Stato. I piccoli guardano i grandi e ne sono lo specchio. Fatevi amare, sarete ubbiditi; trascinerete alla bontà essendo buoni. La bontà frena gli istinti, più delle carceri e delle leggi. Non inebriatevi talmente della vostra volontà da essere incapaci di capire i sudditi nei loro giusti bisogni e lamenti. Essere capi vuol dire essere padri, per questo Dio vi ha dato una autorità, non perché ne facciate una sferza sui sudditi! Siate onesti nel non approfittare della vostra posizione a danno degli inferiori. Siate giusti nel punire i prepotenti che si credono tutto lecito!” (Quad. ‘43, p. 688).

“I superiori sono poveri uomini come voi. Rimangono superiori fintanto lo permetto che lo siano per il vostro merito, per la loro prova e quasi sempre per il loro castigo. Per il vostro merito nell’ubbidire e nel pazientare. Per la loro prova, non abusando del loro potere, né insuperbendo come semi-dei. Per il loro castigo, perchè è ancora più difficile che una autorità resti onesta nelle mille forme dell’onestà, che un ricco si salvi...”. “La gloria umana è l’unica gloria che abbiano. Quella eterna, ben pochi la raggiungono!” (Quad. ‘43, p. 108). Inchiniamoci dinnanzi a veri “servi servorum Dei” che hanno usato dei loro poteri con umiltà e carità.

René Vuilleumier

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