sabato 26 ottobre 2019

Ogni vita é una vocazione


Preghiamo perché ogni Uomo possa capire la propria condizione umana posta tra il nulla e l'infinito e così possa riuscire, con l'aiuto del Signore, ad aprire il proprio cuore alla grazia dell'Amore divino. La grazia di Dio in ogni Uomo, accolta con amore, genera grazia per altre vite e per quelle dei propri fratelli in Cristo. Il "nulla dell'Uomo" diventa parte di una "infinita vita", nell'Unità della Trinità.  

Da Mons. Luciano Monari <<L’uomo è uomo se contribuisce a fare di lui l’immagine di Dio. Questa immagine, infatti, non consiste nel possedere una qualche qualità specificamente divina; è invece un compito consegnato all’uomo (insieme alle doti necessarie per realizzarlo, s’intende): il compito di essere ‘creatore’ in subordine (come immagine) di quel mondo che è stato creato da Dio; il compito di custodire il mondo che Dio ha voluto per lui; di arricchire il mondo attraverso una rete di relazioni, di conoscenze, di valori, che faccia del mondo una testimonianza della sapienza e dell’amore di Dio. Per operare tutto questo l’uomo ha bisogno del corpo (deve essere anch’egli ‘mondo’), dell’intelligenza (deve comprendere il mondo per agire in esso con saggezza), della libertà (per motivare le sue scelte come scelte di amore), del senso morale (per amare il bene e rifiutare il male) e così via. Insomma, l’uomo è una creatura in cammino per maturare e diventare uomo; e nella misura in cui diventa uomo, realizza in se stesso l’immagine e la somiglianza con Dio: nella misura, quindi, in cui con le sue azioni costruisce un mondo sano, nel quale sono presenti e operano e dominano la giustizia, la verità, l’amore. Non c’è bisogno di dire che questa missione o vocazione riguarda anzitutto l’umanità intera, la sua storia, la sua evoluzione culturale, etica, politica, religiosa. E all’interno di questa vocazione dell’umanità in solido, riguarda ciascun uomo, con la sua individualità, mai, però, separato dagli altri. La considerazione dell’individuo singolo e della sua vocazione è necessaria a motivo della libertà e della responsabilità che è sempre personale; ma l’isolamento dell’individuo è un’astrazione che non corrisponde in nessun modo alla realtà: sono vere le parole di John Donne: “nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è parte di un continente, una parte del tutto.” Dunque, secondo il libro della Genesi, l’esistenza dell’umanità nel cosmo risponde a una volontà specifica di Dio che vuole l’umanità come strumento della sua sapienza e del suo amore nel governo del mondo. L’esistenza di ogni uomo si colloca dentro a questa grande missione-vocazione dell’umanità: ciascuno deve contribuire, a suo modo, a plasmare un’umanità che sia immagine e somiglianza di Dio, che operi nel mondo in modo conforme alla volontà di Dio, che trasformi il mondo in modo da far risplendere sempre meglio la sapienza e la bontà di Dio. La conoscenza, l’esercizio della libertà, la tecnologia, il lavoro, la società nelle sue molteplici forme, la cultura, l’arte, l’educazione, i sentimenti, le decisioni, le azioni… tutto questo complesso vario di materiale umano entra a realizzare questa grande vocazione dell’uomo.

Vocazione è il riconoscimento che il mondo creato e l’uomo, in questo mondo creato, sono destinati (chiamati, mandati) a portare l’immagine di Dio e quindi del suo amore creativo e oblativo; e vocazione è il riconoscimento cha ogni esistenza umana concreta, quindi la mia esistenza concreta, si colloca entro questa vocazione universale e contribuisce, per la sua quota parte, a compierla. L’esistenza di ogni uomo si distende nel tempo per contribuire a dare forma al mondo, a dargli una forma che ne faccia, del mondo, il luogo di una manifestazione sempre più chiara dell’amore di Dio.

Testimonianza di uno studente del I anno di Teologia

La chiamata del Signore non è mai scontata, facile, appariscente. Ti coglie nell’oscurità della tua notte oppure nel torpore del giorno e ti fa vedere le cose in modo nuovo. Per avvertirla è necessario fermarsi, rileggere le propria storia alla luce di una parola che illumina e dà vita, che ti coinvolge nell’intimo, e andare in profondità per cogliere i segni, gli eventi in cui Dio si fa presente. E questo non è possibile farlo da soli, come Samuele è necessario farsi aiutare con fiducia affidando le proprie preoccupazioni, i propri talenti a qualcuno che per amore ti accoglie. Posso dire per esperienza che Dio con discrezione e senza mai far violenza viene sempre a cercarti ovunque e a prescindere dalle scelte; l’amore di Dio non ha confini e vuole donare ai suoi figli vitain abbondanza.

Testimonianza di un diacono

Una canzone che conosco riporta nel testo questa frase: “Guardami, Signore, poca terra ho nelle mani ma, se vuoi, anche la mia terra fiorirà”. È una di quelle melodie che ti rimangono in testa e che un po’ incidono sulla tua vita… e sono convinto che la risposta alla chiamata di Dio parta proprio da qui: accettarsi per quello che si è ed accettare quello che Dio è. Guardando alla mia storia, mi sono accorto che ho saputo dire: “Eccomi, manda me” quando, pur vedendo che non ero perfetto e pur notando intorno a me persone migliori di me, più brave, più buone, ho capito che ciò che conta è altro: conta solo che a Dio vai bene così, è Lui l’abile giardiniere che può far diventare la mia terra piena di sassi, uno splendido giardino. Eccomi Signore, non sono come io mi vorrei, ma a Te quello che sono è sufficiente, Tu sei meno esigente di me, per questo mi offro: manda me ad annunciare la tua Buona Notizia, io ci metterò tutto me stesso; Tu, resta accanto a me!

Il “Benedictus” (Lc 1, 68 – 79)

Zaccaria fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo: «Benedetto il Signore, Dio d’Israele, perché ha visitato e redento il suo popolo, e ha suscitato per noi un Salvatore potente nella casa di Davide, suo servo, come aveva detto per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo: salvezza dai nostri nemici, e dalle mani di quanti ci odiano. Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri e si è ricordato della sua santa alleanza, del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre, di concederci, liberati dalle mani dei nemici, di servirlo senza timore, in santità e giustizia al suo cospetto, per tutti i nostri giorni. E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade, per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza nella remissione dei suoi peccati. Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, ci visiterà un sole che sorge dall’alto, per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace»


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