Il IV libro ci rivela ch'ella fu assente dal coro per un intero anno: però ci fa anche sapere che Nostro Signore ripagava la sua diletta Sposa di queste privazioni,
dandole preziose lezioni su feste successive, lezioni di cui il pio lettore può approfittare, anche al giorno d'oggi, meditando l'opera di S. Geltrude.
Benchè la sua esistenza trascorresse abitualmente nella pace, Geltrude non potè sfuggire alla contraddizione la comunità di Helfta era santa ed esemplare,
ma, come del resto capita ovunque, vi s'incontrava l'umana fragilità. Vi furono perfino monache che osarono lamentarsi con Nostro Signore d'alcuni difetti di Geltrude. Le si rimproverava d'impetuosità
nel carattere, l'impazienza dello zelo e persino le astrazione volontarie, a cui era soggetta per i continui favori soprannaturali, astrazioni che talora le impedivano di essere esatta è cerimonie del coro. Spesso
Nostro Signore prende le della Santa e la difende con dolcezza, anche quando è realmente in difetto: Geltrude poi s'umilia profondamente per quelle colpe, di cui si accusa con maggiore convinzione de' suoi stessi
accusatori; prega Nostro Signore di supplire alle sue deficienze e di non permettere che abbia a scandalizzare il prossimo: giunge fino al punto di supplicarlo di impedire ogni favore durante l'Ufficio, piuttosto che permettere
la minima trascuratezza nelle cerimonie della salmodia.
Nel 1291 Geltrude e la Comunità furono provate dal più grande dolore che possa colpire un Monastero fervente: la morte di una santa Abbadessa.
Geltrude di Hackeborn, che aveva governato Helfta per ben quarant'anni, fu colpita da un attacco che, a quei tempi, si chiamava piccola apoplessia. La malattia durò
cinque mesi e la nostra Santa era sempre al suo capezzale, curandola con filiale tenerezza.
La santa Abbadessa, che ben conosceva le grazie di cui Geltrude era l'oggetto, assai spesso aveva fatto a lei ricorso, sia per comunicare con Nostro Signore, sia per ottenere
qualche risposta. Fu Geltrude che, all'ultima momento, mentre la Madre spirava, intonò il responsorio « Surge virgo », invece di S. Matilde, la quale essendo malata, non poté assistere la diletta
sorella.
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