lunedì 29 agosto 2022

LA PRESENZA REALE

 


SAN GIOVANNI BATTISTA

Bisogna ch'Egli cresca ed io diminuisca.

Giovanni, III, 30.


Dobbiamo onorare S. Giovanni Battista come il modello degli adoratori. Le sue parole ora enunziate sono il motto della devozione e del servizio eucaristico, e noi dobbiamo dire: il Santissimo Sacramento cresca nella cognizione e nell'amore degli uomini, intanto che noi ci annichiliamo ai suoi piedi.

Il Battista è il modello degli adoratori negli atti principali della sua vita, la quale anzi può dirsi un'adorazione continua: in essa troviamo i caratteri dell'adorazione mediante i quattro fini del Sacrificio: il migliore dei metodi per fare l'adorazione.


I. - L'adorazione. L'adorazione si fa prostrati a terra, china la fronte: è un primo movimento, con cui riconosciamo sotto i veli eucaristici la maestà infinita di Dio che vi si nasconde. A questo primo ossequio sussegue l'esaltazione della sua grandezza e del suo amore.

Ora la prima grazia di S. Giovanni è una grazia di adorazione. Il Verbo è nel seno di Maria e le inspira di far visita ad Elisabetta: Maria porta a Giovanni il suo Signore e Re. Giovanni non può venire: sua madre è troppo avanti negli anni e non può fare tale viaggio: ci va Gesù. Lo stesso fa Gesù per noi: non potevamo andare a Dio; Dio è venuto a noi.

Maria, salutando Elisabetta, mette in azione la potenza del suo divin Figlio: anche al presente Gesù non vuol far nulla senza Maria. La voce di lei fu quella del Verbo incarnato; Giovanni, esultando nel seno materno, rivela alla madre il mistero della presenza di Dio in Maria: lo confessa Elisabetta a Maria con quelle parole: Exultavit infans in utero meo. Così, fin d'allora, Giovanni è precursore: vede il suo Dio, lo adora con segni d'esultanza, e la sua gioia si effonde nella madre.

Come Nostro Signore fu buono per Giovanni, che volle benedire prima che nascesse: e come gli fu gradita l'adorazione così spontanea del suo Precursore! Gesù resta tre mesi con Giovanni, che adora costantemente il suo Dio. Unitevi a questa buona adorazione di S. Giovanni, sì viva, non ostante le barriere che lo separano da Nostro Signore.

 

II. - Il rendimento di grazie. - Il ringraziamento si basa sulla bontà, sull'amore di Gesù. L'anima né ammira i doni, i benefizi; si umilia per esaltare il benefattore; si rallegra dei benefici ricevuti e di quelli accordati agli altri, a tutta la Chiesa. Questo sentimento dilata il cuore.

Presso il Giordano. Giovanni manifesta la sua riconoscenza e la sua gioia. Vedete prima la grazia che gli fa Nostro Signore, giacché il ringraziamento parte sempre da un beneficio ricevuto e riposa sull'umiltà. Giovanni sta per battezzare Gesù, ch'egli non conosce ancora di vista. Il Padre celeste gli aveva dato un segno, al quale lo avrebbe riconosciuto. Gesù si presenta tra la folla dei peccatori, che aspettano il battesimo di Giovanni e ne ascoltano le vigorose esortazioni alla penitenza. Gesù attende la sua volta, in fila con i pubblicani e con i soldati. Egli, Re, Figlio di Dio! Non vuole privilegi, né eccezioni. Intendetelo bene, o adoratori, e non cercate altro protettore che Gesù! Giovanni gli fa resistenza dicendo: Io debbo essere battezzato da te e tu vieni a me? Ecco l'umiltà, la verità. I santi non si credono mai perfetti. E Giovanni in questa parola non accenna al proprio ministero: Tu, vieni a me, dice, e non: Vieni al mio battesimo. Che delicatezza d'animo! Parlare del suo ministero, sarebbe stato erigersi un piccolo trono: nessun tronetto dinanzi al Signore! E Gesù Cristo gli dice: Lascia fare per ora, che così noi dobbiamo adempiere ogni giustizia. Giovanni veramente umile obbedisce e lo battezza. Una mezza umiltà avrebbe trovato cento ragioni per insistere nel rifiuto. Quando poi Gesù si ritira, Giovanni non lo segue, ma resta al posto che gli fu assegnato. O perfetta umiltà! Vediamo ora com'egli riferisce a Nostro Signore tutta la gloria e l'onore della sublime sua funzione. I suoi discepoli, la peggior sorta di adulatori, volendo farsi belli della gloria del loro Maestro, gli fanno osservare che tutti si danno alla sequela di Gesù. - Oh, che piacere! risponde San Giovanni. Non sono io il Cristo. Sposo è colui che ha la sposa; ma l'amico dello sposo, che sta a udirlo, si riempie di gaudio alla voce dello sposo. Le anime sono di Gesù. Il mio gaudio adunque si è compiuto: bisogna ch'Egli cresca ed io diminuisca.

Nulla per lui, tutto per Gesù! Ecco il nostro compito: far crescere Nostro Signore. Oh! perché non ci è dato innalzargli un trono in tutti i cuori? Intanto noi ci prostriamo, ci annichiliamo innanzi a lui elevato sul trono dell'Esposizione.

Bisogna ch'egli cresca ed io diminuisca: questa parola va lungi assai. Oggi noi non contiamo per nulla; ma potrà venire un tempo in cui fra gli adoratori vi siano uomini distinti. Ebbene, allora bisognerà loro dire: Tenetevi in guardia! Non alzatevi sulla punta dei piedi, non fatevi uno sgabello del vostro talento, ma tenetevi bassi perché solo si veda il Padrone.

La nostra vocazione è così bella, il fine né è tanto sublime, che i fedeli crederanno essere in noi tutte le virtù, come in verità dovremmo tutte possederle per essere meno indegni della nostra vocazione. Infelice colui che pretenderà starsene in piedi alla presenza di Nostro Signore! No, in ginocchio, a terra! Bisogna ch'Egli cresca e io diminuisca.

Il vero rendimento di grazie è quello di un'anima che riceve i benefici di Dio, riconoscendo che non le sono per nulla dovuti, e tutta ne riferisce la gloria a Dio.

 

III. - La propiziazione o riparazione. - Questa consiste nel compensare e consolare Gesù, ed è una gran parte del nostro ufficio di adoratori; noi dobbiamo essere riparatori, mediatori, penitenti per i peccati degli uomini. Il mondo è così traviato che quasi offre ancor più materia alla riparazione che al rendimento di grazie!

Tale è il compito di S. Giovanni, che addita la grande vittima riparatrice dicendo: «Ecco l'Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato dal mondo». Poi egli geme e piange nel vedere l'indifferenza degli uomini per il loro Salvatore: venne in mezzo di voi un tale che voi non conoscete. E si affligge perché i grandi, i dotti, sdegnano di mettersi alla scuola di Gesù Cristo, attorniato quasi soltanto dal povero popolo. Dunque Giovanni gli fa pubblicamente ammenda onorevole e lo adora come vittima. Lo esalta in riparazione per quelli che lo disprezzano: «Io! non sono degno di sciogliere il legaccio dei suoi calzari!». Bella vendetta di tanto disprezzo!

 

IV. - La domanda. - Giovanni era in carcere per il suo coraggio nel riprendere un re lussurioso. Sono pochi quelli che osano dire ai re la verità, perché si ha paura! Triste condizione di chi vive accanto ai re.

Venivano a trovarlo discepoli i quali non credevano ancora in Gesù Cristo. Ma Giovanni fa di tutto per condurveli. Ecco il vero apostolato; condurre le anime a Gesù Cristo, fissarle alla sequela di lui, senza alcuna riserva per se stesso. Giovanni prega dunque Nostro Signore di riceverli. Glieli manda, perché alla vista della sua bontà e potenza diventino suoi. Gesù fa loro vedere grandi prodigi, ma non si dice nel Vangelo che lo adorassero. Oh! come diviene stupido il cuore umano imbevuto di pregiudizi! La gelosia loro suggerisce che se Gesù cresce, Giovanni non sarà più nulla. Non vogliono scomparire con lui: sono dominati da un orgoglio di casta, di consorteria; vivono della gloria che circonda il loro maestro.

Questa visita al Salvatore mise tuttavia nel loro cuore una grazia di fede, e dopo la morte di San Giovanni si fecero seguaci di Gesù: tanto loro valsero le preghiere di San Giovanni.

Ecco un buon adoratore! Amate molto il Battista che ha tanto amato Nostro Signore. Gesù né pianse la morte: era suo cugino, suo amico, suo primo apostolo. Adorate, ringraziate, riparate come lui; sappiate voi pure sacrificarvi alla gloria di Gesù Cristo. Giovanni morì martire dei delitti di un re, che sono quelli che più terribilmente eccitano la collera di Dio. E sempre ricordate quella parola che è il motto della santità e del servizio eucaristico: bisogna ch'egli cresca ed io diminuisca. Gesù in Sacramento sia esaltato ed io annichilito!

di San Pietro Giuliano Eymard


INVITO A DIVENTARE FIGLIO DI MARIA

 


"Una luce che si accende e si spegne 


Maria

Le luci si accendono e si spengono. A volte c'è un momento di comprensione e la persona vede chiaramente cosa deve fare. Poi, improvvisamente, la luce si spegne e la persona torna alla realtà del buio in cui vive ogni giorno. 


Momenti di luce 

O lettore, devi capire l'importanza di questi momenti di luce. Anche se sembrano durare poco, ti mostrano una via d'uscita dalle tue tenebre. Sono il mio dono per te e ti insegnerò cosa sono e come ottenere il loro pieno effetto. 

La luce che ricevete viene dal cielo e vi mostra la vostra vita come il Padre celeste l'ha progettata per voi. Purtroppo, questa luce viene rapidamente inghiottita dalle tenebre del mondo che vi circonda. Quando vi do quella luce (anche solo per un momento), vedete un altro mondo, un mondo diverso. Quel mondo è il vostro posto, dove voglio portarvi. Ora vi dirò cosa fare. 


Aumentare la luce 

Quando sperimentate questa luce, non mettetela da parte. Riflettete sulla luce. Attiratela nel vostro cuore. Ricordate ciò che avete sentito e sperimentato. Chiedetemi di aumentare la luce e di portarla più spesso. Il Padre sta cercando di mettere il cielo nel vostro cuore affinché, anche nell'oscurità del vostro mondo, possiate sperimentare la luce interiore. 

Un'altra cosa. Questa luce è importante per la vostra famiglia. Quando questa luce si stabilirà nel vostro cuore, ci sarà luce nella vostra casa. Sarete figli della luce. Questa viene dal cielo, ma viene ricevuta qui sulla terra, nella quiete del vostro cuore. Io sarò lì. Sono la Donna della luce divina. 

23 gennaio 2012 


VITA PRIMA DI SAN FRANCESCO D'ASSISI

 


PIANTO E GAUDIO DEI FRATI, CHE AMMIRANO IN LUI,

I SEGNI DELLA CROCIFISSIONE.

LE ALI DEL SERAFINO


112. Ed ecco, la gente accorre in massa, e glorifica Dio, dicendo: "Lodato e benedetto sii tu, Signore, nostro Dio, che a noi indegni hai affidato questo prezioso deposito. Lode e gloria a Te, Trinità ineffabile!". A frotte accorre tutto il popolo d'Assisi e dei dintorni, per vedere i prodigi divini, che il Signore di maestà aveva manifestato nel santo suo servo. Ciascuno innalzava un inno di giubilo, come il cuore gli dettava, tutti poi benedicevano l'onnipotenza del Salvatore, che aveva esaudito il loro desiderio. Ma i figli si dolevano d'essere stati privati di un tale padre e sfogavano il loro dolore con lacrime e sospiri .

516 Pure, una gioia misteriosa temperava la loro mestizia e la novità del miracolo riempiva le loro menti di straordinario stupore. Così il lutto si cambiò in cantico e il pianto in giubilo. Infatti mai avevano udito né letto quello che ora vedevano con i loro occhi, e a stento ci avrebbero creduto se non ne avessero avuto davanti una prova così evidente. Veramente in Francesco appariva l'immagine della croce e della Passione dell'Agnello immacolato (1Pt 1,19) che lavò i peccati del mondo: sembrava appena deposto dal patibolo, con le mani e i piedi trafitti dai chiodi e il lato destro ferito dalla lancia (Gv 19,34). Vedevano ancora la sua carne, che prima era bruna, risplendere ora di un bel candore, una bellezza sovrumana, che comprovava in lui il premio della beata resurrezione. Ammiravano infine il suo volto simile a quello di un angelo (At 6,15), quasi fosse vivo e non morto, e le altre sue membra divenute morbide e flessibili come quelle di un bimbo. Niente contrazione dei nervi, indurimento della pelle, irrigidimento del corpo, come suole accadere per chi è morto, ma la stessa mobilità di movimenti degli esseri viventi!

517 113. Mentre risplendeva davanti a tutti per sì meravigliosa bellezza e la sua carne si faceva sempre più diafana, era meraviglioso scorgere al centro delle mani e dei piedi, non i fori dei chiodi, ma i chiodi medesimi formati di carne dal color del ferro e il costato imporporato dal sangue. E quelle stimmate di martirio non incutevano timore a nessuno, bensì conferivano decoro e ornamento, come pietruzze nere in un pavimento candido.

518 I suoi frati e figli accorrevano solleciti e piangendo baciavano le mani e i piedi del padre amoroso che li aveva lasciati, ed anche quel lato destro sanguinante, ricordo di Colui che versando sangue e acqua dal suo petto aveva riconciliato il mondo (Gv 19,34; Rm 5,10) con il Padre. Ognuno dei fedeli stimava grandissimo privilegio se riusciva, non dico a baciare ma anche solo a vedere le sacre stimmate di Cristo che Francesco portava impresse nel suo corpo (Cfr Gal 6,17). Chi a tal vista non avrebbe gioito più che pianto, versato lacrime di gaudio piuttosto che di tristezza? Qual cuore di ferro o di pietra avrebbe resistito all'emozione, non si sarebbe aperto all'amore di Dio, non si sarebbe munito di buona volontà? Chi poteva essere così insensibile o cieco da non comprendere in maniera lampante che quel Santo, che era insignito sulla terra di così eccezionale grazia divina, doveva essere pure in cielo contrassegnato da indicibile gloria?

519 114. O dono davvero speciale e testimonianza di predilezione, che il soldato sia onorato con quelle stesse armi gloriose che si addicono al solo re! O prodigio degno di memoria eterna, o sacramento meraviglioso, degno di perenne e devoto rispetto, poiché esso rappresenta in maniera visibile alla nostra fede l'ineffabile mistero per il quale il sangue dell'Agnello immacolato, sgorgando a fiotti da cinque ferite, lavò i peccati del mondo! O eccelso splendore di quella croce che è fonte di vita e dà la vita ai morti e il suo peso preme così soavemente e punge con tale dolcezza che in essa la carne morta rivive e lo spirito infermo si ristora! Quanto ti ha amato Francesco, se tu l'hai così mirabilmente decorato! Sia benedetto e glorificato Dio, unico e sapiente, che rinnova i suoi miracoli per confortare i deboli e mediante le meraviglie visibili conquistarne gli animi all'amore di quelle invisibili! O meravigliosa e amorosa disposizione divina, che per fugare ogni dubbio sulla novità del prodigio, ha compiuto prima con infinita misericordia in Colui che venne dal cielo quello che poi avrebbe realizzato nell'uomo della terra! E veramente il padre della misericordia (2Cor 1,3) ha voluto mostrare di qual premio sia degno colui che si sarà impegnato ad amarlo con tutto il cuore: essere cioè accolto tra le schiere più elette e vicine a Dio, quelle degli angeli.

520 Quel premio anche noi, senza alcun dubbio, potremo raggiungerlo se, come il Serafino, terremo due ali diritte sopra il capo (Ez 1,23), se cioè, sull'esempio del beato Francesco, conserveremo in ogni opera buona purezza d'intenzione e rettitudine d'azione, così da rivolgerle a Dio, impegnandoci senza stanchezza a seguire in tutto il suo volere. É necessario che queste ali siano congiunte, coprendo il capo(Ez 1,23), poiché il Padre dei lumi non gradirebbe l'opera buona, se non fosse unita alla purità d'intenzione. Ha detto infatti il Signore: Se il tuo occhio è sano, tutto il tuo corpo sarà illuminato, ma se il tuo occhio è torbido, il tuo corpo sarà nelle tenebre(Mt 6,23). Occhio semplice poi non è quello che non vede ciò che va visto, per mancanza di conoscenza della virtù, e neppure quello che vede ciò che non va veduto, perché non ha intenzione pura. É chiaro infatti che nel primo caso non sarebbe semplice, ma cieco, e nel secondo è malvagio. E le penne di queste ali indicano l'amore di Dio Padre misericordioso che salva e il timore di Cristo, giusto giudice; due disposizioni queste che devono staccare le anime degli eletti dalle cose terrene, reprimendo le cattive tendenze e suscitando casti sentimenti. Il secondo paio di ali simboleggia il duplice precetto della carità verso il prossimo: confortare l'anima con la parola di Dio e aiutare il corpo con i mezzi materiali. Difficilmente esse si congiungono, perché assai di rado un'unica persona può attendere ai due compiti; le loro penne rappresentano le diverse opere per svolgere la funzione di consiglio e soccorso al prossimo. Le ultime due ali devono coprire il corpo ogni volta che questo, denudato a causa del peccato, viene di nuovo rivestito dell'innocenza mediante il pentimento e la confessione. Le loro penne raffigurano tutti i buoni affetti e desideri suscitati nell'anima dalla detestazione delle colpe e dal desiderio di giustizia.

521 115. Tutto questo realizzò a perfezione il beato padre Francesco, che ebbe figura e forma di Serafino e, perseverando a vivere crocifisso, meritò di volare all'altezza degli spiriti celesti. E veramente non si staccò mai dalla croce, perché non si sottrasse mai a nessuna fatica e sofferenza, pur di realizzare in sé e di sé la volontà del Signore.

522 I frati che vissero con lui, inoltre sanno molto bene come ogni giorno, anzi ogni momento affiorasse sulle sue labbra il ricordo di Cristo; con quanta soavità e dolcezza gli parlava, con quale tenero amore discorreva con Lui. La bocca parlava per l'abbondanza dei santi affetti del cuore, e quella sorgente di illuminato amore che lo riempiva dentro, traboccava anche di fuori. Era davvero molto occupato con Gesù. Gesù portava sempre nel cuore, Gesù sulle labbra, Gesù nelle orecchie, Gesù negli occhi, Gesù nelle mani, Gesù in tutte le altre membra. Quante volte, mentre sedeva a pranzo, sentendo o pronunciando lui il nome di Gesù, dimenticava il cibo temporale e, come si legge di un santo, "guardando, non vedeva e ascoltando non udiva". C'è di più, molte volte, trovandosi in viaggio e meditando o cantando Gesù, scordava di essere in viaggio e si fermava a invitare tutte le creature alla lode di Gesù. Proprio perché portava e conservava sempre nel cuore con mirabile amore Gesù Cristo, e questo crocifisso, perciò fu insignito gloriosamente più di ogni altro della immagine di Lui, che egli aveva la grazia di contemplare, durante l'estasi, nella gloria indicibile e incomprensibile seduto alla "destra del Padre", con il quale l'egualmente altissimo Figlio dell'Altissimo, assieme con lo Spirito Santo vive e regna, vince e impera, Dio eternamente glorioso, per tutti i secoli. Amen!


"Più santi ci sono in Cielo..... .... più il Cielo avrà forza per aiutare la TERRA". QUINDI: SALVIAMO LE ANIME!

 


(MESSAGGIO DI MARIA, MADRE DELL'UNIVERSO) 

SU GESÙ, SUO FIGLIO) 


Pace! 

Figlioli, sono qui! Dio conosce ogni cuore e conosce ogni angoscia, ogni tristezza, ogni richiesta! 

Vede tutto e pianifica tutto. 

Voglio, figlioli, chiedervi: Siate sempre sottomessi a Lui in ogni cosa. 

Amatelo! Amatelo! Amatelo!  

Lasciate tutto a Lui, perché Lui sa cosa è meglio per tutti! 

Pregate! Pregate! Pregate! 

Abbiate sempre fiducia in me! Depongo ai piedi del Padre tutte le vostre richieste e tutte le vostre lacrime! Non abbiate paura! 

Seguite le orme di mio Figlio: non sono facili, ma sono le uniche che vi condurranno alla casa del Padre. Aiuta mio Figlio a portare la Croce: Lui la porta per te! Anche oggi la porta per voi! Infatti, come un tempo, oggi c'è chi Lo crocifigge quotidianamente! Colui che è solo Amore! Che ha vissuto l'Amore! Che ha predicato l'amore a tutta l'umanità! Colui che ancora oggi continua a predicare l'Amore viene, in questo momento, oltraggiato, schiaffeggiato, calpestato, inchiodato e ucciso? 

È mio figlio, lo sai? Chi ha più dolore di me? 

Mio Figlio viene consegnato alla morte dai suoi stessi fratelli! 

È mio figlio, lo sai? Esiste un dolore più grande del mio? 

Figlioli: aiutate mio Figlio! Amatelo! Seguite le Sue orme, che sono di Amore a tutta prova! Asciugate un po' le mie lacrime, bambini! Vi accompagnerò sempre, in tutti i momenti della vostra vita! Sono sempre con voi! Vivete ardentemente l'Amore di mio Figlio: l'Amore che vi ha insegnato! Non guardate indietro! Non rimpiangete nulla! 

Guardate, figlioli, le mie lacrime! Guardate, figlioli, il Sangue di mio Figlio! 

Seguite le sue orme e fate tutto ciò che vi ha detto di fare: bevete e mangiate il suo Corpo e il suo Sangue. Fate questo in memoria di Lui! Date la vostra vita! Questo, in memoria di Lui! 

Vedete le mie lacrime? Anch'io piango per te, perché ti amo sopra ogni cosa e voglio abbracciarti, qui, in Paradiso e per l'eternità! Amen? 

Continuate a pregare! Non perdetevi d'animo!  Non concedete una tregua a Satana, che vi tiene in agguato, in attesa di ogni piccolo errore, solo di un piccolo errore!  Ma non temete: aggrappatevi a me! Sono predestinato a schiacciarlo per sempre!  Io, Maria, Madre dell'Universo, vi benedico, nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, Amen! State sempre all'erta! Pregate, pregate, pregate! 

Amen! Amen! Amen! Amen! Amen! 

GIORNO 15/07/98 

Guai ai pastori d’Israele, che pascono se stessi! I pastori non dovrebbero forse pascere il gregge? Vi nutrite di latte, vi rivestite di lana, ammazzate le pecore più grasse, ma non pascolate il gregge.

 


LIBRO DEL PROFETA DANIELE 

Eppure, i figli del tuo popolo vanno dicendo: “Non è retta la via del Signore”. È la loro via invece che non è retta! Se il giusto si allontana dalla giustizia e fa il male, per questo certo morirà. Se il malvagio si converte dalla sua malvagità e compie ciò che è retto e giusto, per questo vivrà. Voi andate dicendo: “Non è retta la via del Signore”. Giudicherò ciascuno di voi secondo la sua condotta, o casa d’Israele». 

Nell’anno dodicesimo della nostra deportazione, nel decimo mese, il cinque del mese, arrivò da me un fuggiasco da Gerusalemme per dirmi: «La città è presa». La sera prima dell’arrivo del fuggiasco, la mano del Signore fu su di me e al mattino, quando il fuggiasco giunse, il Signore mi aprì la bocca. La mia bocca dunque si aprì e io non fui più muto. 

Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Figlio dell’uomo, gli abitanti di quelle rovine, nella terra d’Israele, vanno dicendo: “Abramo era uno solo ed ebbe in possesso la terra e noi siamo molti: a noi dunque è stata data in possesso la terra!”. 

Perciò dirai loro: Così dice il Signore Dio: Voi mangiate la carne con il sangue, sollevate gli occhi ai vostri idoli, versate il sangue, e vorreste avere in possesso la terra? Voi vi appoggiate sulle vostre spade, compite cose nefande, ognuno di voi disonora la donna del suo prossimo e vorreste avere in possesso la terra? Annuncerai loro: Così dice il Signore Dio: Com’è vero ch’io vivo, quelli che stanno fra le rovine periranno di spada; darò in pasto alle belve quelli che sono per la campagna, e quelli che sono nelle fortezze e dentro le caverne moriranno di peste. Ridurrò la terra a una solitudine e a un deserto e cesserà l’orgoglio della sua forza. I monti d’Israele saranno devastati, non vi passerà più nessuno. Sapranno che io sono il Signore quando farò della loro terra una solitudine e un deserto, a causa di tutti gli abomini che hanno commesso. 

Figlio dell’uomo, i figli del tuo popolo parlano di te lungo le mura e sulle porte delle case e si dicono l’un l’altro: “Andiamo a sentire qual è la parola che viene dal Signore”. In folla vengono da te, si mettono a sedere davanti a te e ascoltano le tue parole, ma poi non le mettono in pratica, perché si compiacciono di parole, mentre il loro cuore va dietro al guadagno. Ecco, tu sei per loro come una canzone d’amore: bella è la voce e piacevole l’accompagnamento musicale. Essi ascoltano le tue parole, ma non le mettono in pratica. Ma quando ciò avverrà, ed ecco avviene, sapranno che c’è un profeta in mezzo a loro» (Ez 33,1-33).  

Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Figlio dell’uomo, profetizza contro i pastori d’Israele, profetizza e riferisci ai pastori: Così dice il Signore Dio: Guai ai pastori d’Israele, che pascono se stessi! I pastori non dovrebbero forse pascere il gregge? Vi nutrite di latte, vi rivestite di lana, ammazzate le pecore più grasse, ma non pascolate il gregge. Non avete reso forti le pecore deboli, non avete curato le inferme, non avete fasciato quelle ferite, non avete riportato le disperse. Non siete andati in cerca delle smarrite, ma le avete guidate con crudeltà e violenza. Per colpa del pastore si sono disperse e sono preda di tutte le bestie selvatiche: sono sbandate. Vanno errando le mie pecore su tutti i monti e su ogni colle elevato, le mie pecore si disperdono su tutto il territorio del paese e nessuno va in cerca di loro e se ne cura. Perciò, pastori, ascoltate la parola del Signore: Com’è vero che io vivo – oracolo del Signore Dio –, poiché il mio gregge è diventato una preda e le mie pecore il pasto d’ogni bestia selvatica per colpa del pastore e poiché i miei pastori non sono andati in cerca del mio gregge – hanno pasciuto se stessi senza aver cura del mio gregge –, udite quindi, pastori, la parola del Signore: Così dice il Signore Dio: Eccomi contro i pastori: a loro chiederò conto del mio gregge e non li lascerò più pascolare il mio gregge, così non pasceranno più se stessi, ma strapperò loro di bocca le mie pecore e non saranno più il loro pasto. Perché così dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e le passerò in rassegna. Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, così io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine. Le farò uscire dai popoli e le radunerò da tutte le regioni. Le ricondurrò nella loro terra e le farò pascolare sui monti d’Israele, nelle valli e in tutti i luoghi abitati della regione. Le condurrò in ottime pasture e il loro pascolo sarà sui monti alti d’Israele; là si adageranno su fertili pascoli e pasceranno in abbondanza sui monti d’Israele. Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia. 

A te, mio gregge, così dice il Signore Dio: Ecco, io giudicherò fra pecora e pecora, fra montoni e capri. Non vi basta pascolare in buone pasture, volete calpestare con i piedi il resto della vostra pastura; non vi basta bere acqua chiara, volete intorbidire con i piedi quella che resta. Le mie pecore devono brucare ciò che i vostri piedi hanno calpestato e bere ciò che i vostri piedi hanno intorbidito. Perciò così dice il Signore Dio a loro riguardo: Ecco, io giudicherò fra pecora grassa e pecora magra. Poiché voi avete urtato con il fianco e con le spalle e cozzato con le corna contro le più deboli fino a cacciarle e disperderle, io salverò le mie pecore e non saranno più oggetto di preda: farò giustizia fra pecora e pecora. 

Susciterò per loro un pastore che le pascerà, il mio servo Davide. Egli le condurrà al pascolo, sarà il loro pastore. Io, il Signore, sarò il loro Dio, e il mio servo Davide sarà principe in mezzo a loro: io, il Signore, ho parlato. Stringerò con loro un’alleanza di pace e farò sparire dal paese le bestie nocive. Abiteranno tranquilli anche nel deserto e riposeranno nelle selve. 

Farò di loro e delle regioni attorno al mio colle una benedizione: manderò la pioggia a tempo opportuno e sarà pioggia di benedizione. Gli alberi del campo daranno i loro frutti e la terra i suoi prodotti; abiteranno in piena sicurezza nella loro terra. Sapranno che io sono il Signore, quando avrò spezzato le spranghe del loro giogo e li avrò liberati dalle mani di coloro che li tiranneggiano. Non saranno più preda delle nazioni, né li divoreranno le bestie selvatiche, ma saranno al sicuro e nessuno li spaventerà. 

Farò germogliare per loro una florida vegetazione; non saranno più consumati dalla fame nel paese e non soffriranno più il disprezzo delle nazioni. Sapranno che io sono il Signore, loro Dio, ed essi, la casa d’Israele, sono il mio popolo. Oracolo del Signore Dio. 

Voi, mie pecore, siete il gregge del mio pascolo e io sono il vostro Dio». Oracolo del Signore Dio (Ez 34,1-31).  

Ma anche oggi, chi ascolta il cristiano? Solo i falsi profeti. I veri profeti sono così pochi che quasi si vergognano a far ascoltare la verità di Dio e la sua giustizia. 

MOVIMENTO APOSTOLICO CATECHESI 

NON PRESTARE ATTENZIONE AI MESSAGGI DEGLI ESSERI EXTRATERRESTRI

 


NON PRESTARE ATTENZIONE AI MESSAGGI DEGLI ESSERI EXTRATERRESTRI


CHIAMATA DI MARIA SANTIFICATRICE DELL'UMANITÀ


Non ascoltate gli insegnamenti degli esseri illuminati, perché tutto è un inganno del mio avversario.


Figlioli del mio cuore, la pace di Dio sia con voi e la mia protezione materna sia sempre con voi.

La stragrande maggioranza dell'umanità cavalca a capofitto nell'abisso, che è aperto per accogliere tante anime che non hanno voluto accogliere gli appelli alla conversione che il cielo sta facendo. Gli inviati del Padre mio non vengono ascoltati e i messaggi del cielo vengono messi in discussione e disprezzati. Verrà la giustizia di Dio e molti si perderanno, perché camminano come al tempo di Noè, preoccupati solo delle cose di questo mondo. Ieri è stato il diluvio e per questi tempi finali sarà il fuoco della giustizia divina, che ristabilirà l'ordine e il diritto nella creazione.

Figlioli, io sono l'Arca della Nuova Alleanza di questi tempi finali; ascoltate i miei richiami e cessate la vostra ostinazione, perché la notte sta arrivando e se vi ostinate a rifiutare di ascoltare la voce di Dio attraverso i suoi messaggi e le sue manifestazioni, vi assicuro che non troverete rifugio nei giorni della purificazione. La quiete del cosmo invita alla conversione; molto presto tutti gli elementi dell'universo saranno scossi e la vita nel vostro mondo non sarà più la stessa. Nell'universo si verificheranno fenomeni cosmici, i pianeti cambieranno rotta, le stelle si scontreranno e il sole e la luna si oscureranno. I mari distruggeranno le città e il fuoco che scaturirà dalle viscere della terra scuoterà il pianeta; i continenti si fonderanno e intere nazioni scompariranno; tutto cambierà in frazioni di secondo; questo mondo che conoscete subirà grandi cambiamenti.

Il crollo totale dell'economia farà perdere la testa a molti, quello che chiamate denaro rotolerà per terra e nessuno lo raccoglierà; sarà spazzatura che non servirà più a soddisfare i vostri bisogni. Guai a coloro che hanno riposto la loro fede e fiducia nelle cose di questo mondo, perché molto presto riceveranno la loro paga!

Figlioli, raccoglietevi e afferratevi a Me, Io sono l'Arca che vi condurrà in un porto sicuro; non disprezzate questa opportunità; rifugiatevi in Me e troverete riparo e conforto, per affrontare i giorni di purificazione che si avvicinano. Il mio avversario ha cominciato a dispiegare i suoi emissari e i suoi falsi profeti, non credete alle loro menzogne, non ascoltateli, vi annunceranno la venuta di un falso dio, di una falsa pace; proclameranno menzogne dappertutto e diffameranno i profeti di Dio; guardatevi da loro, perché si sono già infiltrati tra voi, popolo di Dio.

Non credete, figlioli, agli esseri infernali chiamati extraterrestri, sono emissari del male che verranno sulla terra per ingannare molti dicendo di essere esseri di luce e di essere venuti per stabilire un nuovo mondo e per portare pace e armonia agli uomini. Sono tutti angeli caduti, travestiti da bontà, ma la loro essenza è malvagia; vengono a preparare la strada per l'apparizione del falso dio. Oh, quanto mi rattrista vedere che molti si perderanno ascoltando le dottrine e gli insegnamenti di questi esseri malvagi". Ascoltate, figlioli, ciò che dice la Parola di Dio: alla fine dei tempi molti si perderanno, perché rinnegheranno la fede, dando retta a spiriti seduttori e a insegnamenti diabolici (1 Timoteo 4:1).

Il mio avversario è astuto e conosce la debolezza degli uomini e ancor più in questi tempi di tanta apostasia; approfitterà della mancanza di fede di alcuni per rubare loro l'anima. Vi avverto quindi, figlioli, di non dare retta ai messaggi di esseri illuminati chiamati extraterrestri, né di ascoltare i loro insegnamenti, perché è tutto un inganno del mio avversario. Il mio avversario vuole allontanarvi dalla vera via, dalla vera verità e vita, che è mio Figlio; perciò state attenti e vigilate, per non cadere nelle sottili trappole che il mio avversario e i suoi emissari del male vi tenderanno, affinché rinneghiate la fede e perdiate la vostra anima.

C'è un solo modo per raggiungere la gloria di Dio ed è attraverso la purificazione, il resto è un inganno; perciò, miei piccoli, guardatevi dal cadere in queste trappole, perché molto presto appariranno i messaggeri del male, che compiranno segni e prodigi e annunceranno la venuta di un essere illuminato che porterà la pace e risolverà tutti i problemi dell'umanità. Non seguite questi discepoli del male, perché cercano di rubarvi l'anima. Che il mio amore e la mia protezione materna rimangano tra voi, piccoli figli del mio cuore. Io sono la vostra Madre Maria Santificatrice.

Fai conoscere i miei messaggi di salvezza a tutta l'umanità.

Enoch

18 ottobre 2011



Quarto Mistero, Dio Padre parla

Riguardo a: Presto avrete tra voi dei cosiddetti fratelli venuti dal cielo che vivranno in mezzo a voi.

Figlioli, come Padre che sono, vi avverto, come un padre o una madre possono avvertire i loro figli di fronte al pericolo.

Certamente saranno avallati, con l'inganno, da persone illustri tra voi, persone di autorità, facendovi credere che verranno ad aiutarvi, che verranno a condividere il bene che hanno e che, presumibilmente, vi condurranno al bene, ma sarà tutto il contrario, piccoli miei, vi inganneranno, come Satana sa ingannare, per condurvi al male, per condurvi a una dissolutezza totale, dove Io, il vostro Dio, non apparirò affatto.

Sotto la copertura di questo presunto bene, vi porteranno al peccato e vi condurranno a una falsa felicità.

Siate vigili, Miei piccoli, e non seguite coloro che vi porterebbero verso una falsa spiritualità, che andrebbero contro gli Insegnamenti che vi sono stati dati.

Mio Figlio vi ha detto: "Chi vuole venire dietro a Me, prenda la sua croce e mi segua", la Croce, piccoli miei, è dolore, è preoccupazione ed è lottare, per ciò che è Mio, perché Mio Figlio ha lottato tra gli uomini, per darvi ciò che vi stavo dando nella Conoscenza e nell'Amore per tutti voi e Mio Figlio l'ha presa per la vostra salvezza e si è dato per voi, affinché possiate godere di nuovo nel Regno dei Cieli.

Questi vostri cosiddetti fratelli vi porteranno all'opposto, vi faranno dimenticare le Parole, l'Amore, le Virtù che dovete seguire, non lasciatevi ingannare, Miei piccoli.

Lo ripeto ancora una volta, vi avverto, come un padre o una madre, che amano immensamente i loro figli, possono avvertirvi e aiutarvi affinché non cadiate nell'errore e possiate soccombere eternamente a quell'errore. Preparatevi molto con la preghiera, preparatevi molto con la Parola, accettate il sacrificio, accettate l'attacco dei vostri fratelli, siate stoici in ciò che vi è stato insegnato, non allontanatevi da ciò che vi ho dato e vi assicurerete il bene eterno.

Pregate per i vostri fratelli che possono essere facilmente ingannati perché, sebbene la Parola sia stata data a tutti, non tutti la lasciano entrare nel loro cuore.

Come vi ho già detto, molti dei vostri fratelli cercano solo i piaceri di questo mondo e di riempirsi di cose materiali; sono questi i vostri fratelli che possono essere facilmente ingannati. Pregate per loro, salvate le anime, Miei piccoli, perché Satana sta per assestare questo colpo tremendo all'umanità e pochi resisteranno a questa prova.

Rimanete fedeli a Me e quando vi sentirete affaticati, sopraffatti e senza via d'uscita, venite a Me, Miei piccoli, e Io vi porterò in braccio e vi condurrò in luoghi liberi da pericoli, lasciatevi semplicemente muovere dalla Mia Volontà, ma fate tutto ciò che potete fare per i vostri fratelli, come Mio Figlio ha fatto per voi.

Grazie, Miei piccoli.


IL CUORE DEL PADRE

 


La assoluta gratuità della redenzione

San Paolo dichiara che noi siamo stati « giustificati » gratuitamente, per puro favore di Dio, che abbiamo, cioè, ricevuto il perdono delle nostre colpe e la santificazione della nostra anima. Ma egli precisa pure che la salvezza ci fu concessa al prezzo del sangue di Cristo, che vi è stato un sacrificio di espiazione che ci ha valso il riscatto. Come parlare, allora, di una assoluta gratuità della salvezza? Esigendo il sangue di Cristo, il Padre non ha forse sminuito la liberalità del suo perdono?

Abbiamo già osservato che l'espiazione fornita da Cristo non aveva per nulla il carattere di una punizione. Il sacrificio di un innocente, nel quale non si può riconoscere un effetto dell'ira o della giustizia vendicatrice di Dio, bensì una riparazione per le colpe dell'umanità che Gesù offre al Padre, liberamente e per amore. Il Padre, si, obietterà, avrebbe potuto cancellare il peccato senza richiedere quella tragica soddisfazione, e la sua magnanimità, esercitandosi senza la richiesta di una contropartita, sarebbe stata maggiore.

Basta richiamarsi al principio che regge le nostre relazioni col Padre, per poter affermare che l'esigenza della riparazione si spiega con un più grande amore. Non per sé, ma per noi e a nostro vantaggio il Padre ha posto quest'esigenza. Il fatto che un uomo riparasse l'offesa commessa da un altro uomo, offrendo al Padre un omaggio d'espiazione il cui valore avrebbe di gran lunga superato l'importanza dell'oltraggio, tornava ad onore dell'umanità, la quale usciva riabilitata e innalzata in dignità dalla meravigliosa offerta del Calvario.

Questa dignità ritrovata in Cristo ci permetterà di associarci positivamente alla riparazione per farla nostra in modo più concreto e più individuale. In virtù della soddisfazione offerta da Cristo, noi acquisteremo la capacità di offrire al Padre una soddisfazione che gli è gradita, un omaggio d'amore che supera la forza delle offese commesse. Nel sacrificio del Calvario il Padre voleva appunto fondare questa capacità degli uomini a riparare il male.

Per meglio comprendere il significato di questa prova d'amor paterno consideriamo un aspetto dei rapporti sociali del secolo scorso. La classe lavoratrice non accettò che si sostituisse a delle relazioni di giustizia le cosiddette relazioni di carità, supplendo con la beneficenza all'inadeguatezza dei salari. Il lavoratore si sentiva offeso nella sua dignità umana quando si voleva « fargli la carità » invece di rimunerare il suo lavoro. Infatti, un sistema di generose gratifiche o di beneficenze significava, in fondo, non riconoscergli la capacità di guadagnarsi la vita col lavoro, e ciò non poteva essere considerato che ingiurioso.

Passiamo ora all'ordine soprannaturale della redenzione: il Padre non ha affatto voluto istituire un regime di semplice beneficenza, ma ha espressamente deciso di riconoscere agli uomini la capacità di collaborare effettivamente al conseguimento della loro salvezza. Vi è indubbiamente una differenza fondamentale tra questa situazione e quella sociale, perché l'opera della redenzione è caratterizzata dalla sua assoluta gratuità, non avendo gli uomini alcun diritto al regime di grazia che fu loro elargito. Ma anche nella struttura di questo regime il Padre ha voluto far posto all'attività umana, darle la possibilità di contribuire alla riparazione del peccato e al trionfo dell'amore. Perciò ha posto alla base della santificazione dell'umanità e della sua riconciliazione con Dio il sacrificio riparatore di Cristo, di cui tutti avrebbero beneficiato e a cui tutti sarebbero stati invitati a partecipare. Se il Padre ha richiesto questa « soddisfazione », lo ha fatto a vantaggio dell'umana dignità, al fine di porre nell'uomo una nobiltà che combatte e vince il peccato.

Ma il sacrificio di Cristo non era soltanto destinato a rendere gli uomini capaci, a loro volta, di riparazione; doveva essere anche un incitamento e uno stimolo a questa riparazione. Senza la morte espiatrice di Gesù noi avremmo difficilmente compreso la gravità del peccato e quella delle nostre colpe morali. Se il Padre avesse perdonato senza chiedere riparazione alcuna, saremmo stati indotti a pensare che il peccato era poca cosa e tentati di indulgere facilmente ad ogni trasgressione dei comandamenti divini. Ma nel Cristo sofferente sulla croce noi scopriamo l'immensità del peccato. La grandezza della riparazione testimonia per noi la grandezza dell'offesa. Il fatto che il Padre abbia offerto il proprio Figlio in un sacrificio tosi crudele ci illumina sulla portata dell'oltraggio costituito dal peccato. La croce rimane dunque l'insegnamento più eloquente sia sull'importanza del peccato, sia sulla necessità di rendere al Padre l'omaggio dovuto, omaggio che va fino al sacrificio totale. Mettendoci sotto gli occhi per sempre il Figlio crocifisso, il Padre ha voluto mostrarci in maniera decisiva fino a qual punto il male doveva essere allontanato dalla nostra vita e fino a qual punto l'obbedienza e l'amore ad abitare in noi.

È dunque unicamente per sollecitudine del nostro bene, per puro amore, che il Padre ha voluto il sacrificio di Cristo. Se un prezzo è stato pagato per la nostra salvezza, nessun profitto andava evidentemente al Padre, poiché la sua perfezione divina non poteva in alcun modo essere potenziata: il beneficio era tutto per noi. E a completa dimostrazione delle. totale gratuità della nostra salvezza dobbiamo aggiungere che il prezzo è stato pagato dal Padre, da lui è stato versato il riscatto per la nostra libertà. Prezzo e riscatto non potevano essere più elevati: il dono del proprio Figlio. Sotto la forma di uno scambio in cui egli esigeva una contropartita, il Padre nascondeva dunque una bontà più generosa- e più gratuita, poiché forniva egli stesso il compenso nella persona e nel sacrificio del proprio Figlio. Nel dramma del Calvario egli appare dunque, innanzi tutto, come colui che ci dona Cristo, e che lo dona fino all'estremo limite, prima di apparire come colui che riceve la riparazione. Aveva dato per primo ciò che avrebbe poi ricevuto.

Perciò nella riparazione istituita a nostro beneficio, e così onerosa per il cuore del Padre, dobbiamo riconoscere il suo dono più sublime. Per san Paolo essa era l'ultima parola dell'amore, l'atto definitivo che ci garantiva per sempre la benevolenza del Padre e una sicurezza assoluta per l'avvenire. « Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi? Egli che non risparmiò il suo stesso Figlio, che lo offerse per tutti noi, non ci darà dunque con lui tutto il resto? ». Alludendo al Padre che non ha risparmiato il suo stesso Figlio, egli ricordava la parola di Dio ad Abramo, in occasione del sacrificio di Bacco: « Tu non mi hai rifiutato il figlio tuo, il tuo unigenito ». Ma nell'episodio dell'Antico Testamento era un uomo che si sacrificava a causa di Dio; qui, invece, è Dio che si sacrifica per gli uomini.

L'atto compiuto da Abramo sulla montagna di Moria aveva tutte le apparenze della crudeltà: e tuttavia era Abramo che soffriva più profondamente il dolore dell'immolazione. Prima ancora di alzare la spada egli aveva immolato il suo cuore paterno. Così, sotto l'apparenza della crudeltà che si potrebbe attribuire al Padre celeste che manda a morte il Figlio, vi è in realtà un cuore paterno che non risparmia se stesso quando, sul Calvario, offre in sacrificio il suo affetto più caro.

Proseguendo nel paragone con Abramo, il dono del Padre celeste appare più completo e più assoluto. Il gesto di Abramo era stato fermato nel momento in cui stava per colpire Isacco; ma nessun angelo avrebbe potuto fermare il gesto del Padre celeste che destinava il Figlio suo ad una morte reale. Perfino la straziante preghiera dell'agonia: « Abba, Padre, tutto è possibile a te; allontana da me questo calice », non interromperà il corso degli avvenimenti che condurranno Gesù al supplizio; il Padre voleva dare agli uomini fino all'ultimo palpito del suo amore paterno.

Ancora nel Vangelo noi leggiamo con commozione la supplica ardente di quel padre che temeva di perdere il figlio: « Vieni, Signore, prima che il mio figliolo muoia ». E la pronta risposta di Gesù: « Va, tuo figlio vive ». Mediante il miracolo operato istantaneamente da Cristo, il Padre era venuto in soccorso dell'infelice di cui comprendeva l'angoscia. Ma egli non avrà per sé pietà alcuna, e sacrificherà sino all'estremo il suo affetto paterno.

Le parole che i nemici grideranno a Gesù crocifisso: « Ha salvato gli altri, e non può salvare se stesso », potrebbero applicarsi al Padre: egli, che all'ultimo momento aveva risparmiato Abramo e che con la parola di Cristo aveva operato il miracolo che conservava al padre la vita del figlio diletto, non risparmierà a se stesso tale sacrificio. E quando quei nemici riprenderanno ironicamente le parole del salmista: « Ha posto la sua fiducia in Dio; che egli lo liberi adesso se lo ama! », essi colpiranno nel punto più sensibile il cuore del Padre. Non vi è nulla di più forte dell'amore del Padre per il Figlio; e tuttavia il Padre non libera ora Gesù dal supplizio della croce, perché ama troppo gli uomini e vuole immolare per essi il suo affetto più prezioso.

A ragione, dunque, san Paolo si vale dell'episodio del Calvario per dimostrare che il Padre era legato a noi in modo definitivo dal suo amore e che, avendoci donato il Figlio, non poteva rifiutarci più nulla: « Non ci darà dunque con lui tutto il resto? ».

Di Jean Galot s. j.


Grazie a Dio e gloria all'Immacolata

 


LETTERA 16   

A Maria Kolbe, Cracovia S.l.G.C.!  

Roma 17 II 1915  

 

Carissima mamma!  

 Qui a Roma (come del resto in tutto il mondo) si sono svolte funzioni religiose per la pace. Nella basilica di s. Pietro, ha avuto luogo una funzione presieduta dal santo Padre [Benedetto XV] in persona e io ho avuto la fortuna di parteciparvi.  

Negli ultimi giorni è successo qui un fatto abbastanza doloroso: il Tevere è straripato nelle vicinanze di Roma ed ha provocato gravi danni; persino a Roma alcune strade erano inondate.  

 Ma mi affretto a farti sapere il principale motivo di questa cartolina: grazie a Dio e gloria all'Immacolata, Beppino è vivo e dimora al sicuro in convento. L'ho saputo dal P. Socio [Generale, P. Pellegrino, Haczela], che ne ha avuto notizia dallo stesso P. Guardiano del convento [di Leopoli, P. Paolo Pelczar].  

 Chiedo una preghiera, soprattutto per mantenermi fedele alla grazia di Dio.  

Il figlio sempre affezionato. 

 

Questi uomini che sono sulla terra

 


Questi uomini che sono sulla terra

Io sono l'Altissimo e tutto ciò che accade sulla terra, nell'universo, in cielo e nei cieli dipende dalle Mie disposizioni. Gestisco, creo e sviluppo. Io sono la base di tutto ciò che esiste, qualunque esso sia e dovunque sia. Gestisco e guido, sono l'Intelligenza, il Motore, l'Energia, e nulla è al di fuori del Mio controllo.

È così che gli uomini che sono alla ricerca di una conoscenza stellare si perdono nell'immensità di questo universo. Troveranno solo ciò che i loro deboli mezzi consentiranno loro di vedere o calcolare, ma rimarranno nell'ignoranza dell'immensità in cui si trovano. Detto questo, hanno buone possibilità di scoprire che non sono unici in questo vasto spazio. Scopriranno piccole cose e cose più grandi per loro, ad es. a loro misura, ma l'ammissione di non essere soli li turberà. Questa confessione richiederà molto tempo per essere espressa. Le altre creature dell'universo non sono destinate ad associarsi con gli umani della terra e anche se potessero, non è raccomandato per loro.

Gli uomini di ogni paese sono cresciuti in questo paese e se viaggiano, la loro mentalità si evolve e si adatta alle nuove conoscenze; ma gli esseri che abitano altri pianeti sono destinati al loro pianeta mentre voi, uomini, siete destinati al vostro.

È inutile navigare nello spazio per scoprire altri luoghi che non sono destinati a te. Il vostro stato è quello degli uomini della terra, della famiglia di Gesù Cristo che è Dio, ed è a Lui che siete destinati. Quando sarai nella Sua Casa Eterna, conoscerai il destino di queste altre creature, che hanno anche la loro importanza nell'universo.

Lunedì 18 maggio 2020 - Suor Beghè


DELIZIE DELLA DIMORA DEL SIGNORE NELL'ANIMA

 


L'ARALDO DEL DIVINO AMORE

Tu, mio Dio, agivi nell'anima mia attraendola potentemente tutta a Te. Un giorno fra la Risurrezione e l'Ascensione, al mattino, avanti Prima, entrai nel podere del Monastero e mi sedetti presso il laghetto. La bellezza del luogo mi rapiva, soprattutto per la limpidezza delle acque é la presenza degli alberi verdeggianti: più ancora mi compiacevo del gaio svolazzare degli uccelletti, e particolarmente delle colombe che andavano e venivano liberamente intorno a me. In quella profonda solitudine si gustava una pace deliziosa e riposante. Cominciai a domandarmi cosa mai avrebbe potuto completare l'incanto di quel luogo, e conclusi che mancava solo la presenza di un amico affettuoso, amabile, capace di rallegrare la mia solitudine.

Tu allora, mio Dio, sorgente d'indicibili delizie, Tu, che mi avevi ispirato l'inizio di quella meditazione, per concluderla con profitto del tuo amore, mi facesti capire quanto segue, dicendomi: «Se tu, per riconoscenza, facessi risalire fino a me, come l'acqua di un fiume che precipita verso il mare, le grazie di cui ti ha ricolmata; se ti sforzassi di crescere in virtù come un albero vigoroso si adorna di ricca verzura; se libera da tutti i legami terrestri, spiccassi il volo come la colomba, verso le regioni celesti per dimorarvi con me, lungi dalle passioni e dal tumulto del mondo, tu mi prepareresti nel tuo cuore un incantevole soggiorno».

Il mio spirito restò tutto il giorno occupato da questi pensieri. Giunta la sera, prima di coricarmi, m'inginocchiai per pregare e mi risovvenni a un tratto della sentenza evangelica: « Si quis diliget me, sermonem meum serbavit et Pater meus diliget eum, et ad eum veniemus, et mansionem apud eum jaciemus (Giov. XIV, 23). Se qualcuno mi ama e osserva la mia parola, mio Padre l'amerà e noi verremo a lui e stabiliremo in lui la nostra dimora». In quel medesimo istante sentii che il mio cuore, questo povero cuore di fango, era diventato la tua dimora!

Oh, chi mi darà di far scorrere sull'anima mia un vasto oceano le cui acque, mutate in sangue, purifichino questo domicilio vile e miserabile, che la tua incommensurabile grandezza si degna d'abitare! Chi mi darà di strapparmi il cuore dal petto, e, fattolo a brani, gettarlo su carboni ardenti, affinchè purificato col fuoco da, ogni scoria, potesse offrirti un soggiorno, se non degno di Te, almeno un po' meno indegno! Da quell'istante, o mio Dio, Tu ti mostrasti a me, ora con volto benevolo, ora con espressione severa, secondo che ero stata più o meno vigilante nel combattere i miei difetti. Però, fossero pure stati i miei sforzi perfetti e costanti, giammai avrei potuto meritarmi il minimo de' tuoi sguardi, neppure quell'occhiata severa, ch'era dovuta alla moltitudine de' miei peccati. Invece, nella tua infinita accondiscendenza, ti mostravi più afflitto che irritato per le mie colpe, e ti vidi sopportare i miei numerosi difetti con tale divina pazienza, che sorpassava quella già dimostrata quaggiù al traditore Giuda.

Quantunque talvolta mi compiacessi delle cose effimere di questo mondo, pure, dopo ore, ohimè! dopo giorni, e, mi trema il cuore a dirlo, dopo settimane passate nella dissipazione esteriore, se rientravo in me stessa, sempre ti trovavo presente in fondo al cuore. In nove anni non ti sei mai sottratto al mio amore, se non una sola volta, durante undici giorni prima della festa di S. Giovanni Battista, perché volesti farmi capire il dispiacere che ti avevo recato con una conversazione mondana. Tale severo castigo durò fino alla seconda feria, vigilia della festa, durante la S. Messa Ne timeas Zacharia. La tua dolce umiltà e l'ammirabile bontà del tuo amore, vedevano che io ero giunta a tale eccesso di follia, da neppure accorgermi della perdita di tale tesoro, giacchè non ricordo d'averne provato dolore, e neppure brama di ritrovarlo. Mi meraviglio io stessa come abbia potuto giungere a tale punto di demenza. Forse volevi farmi esperimentare le note parole di S. Bernardo: « Quando fuggiamo, Tu c'insegui; se ti voltiamo il dorso, Tu ci presenti il volto; se supplichi, ti disprezziamo, ma nè cattiveria, nè disprezzo, possono allontanarti da noi. Instancabile e buono t'industri di guidarci sempre verso quella gioia che l'occhio umano non ha visto, nè l'orecchio intesa, e cuore dell'uomo non conosce ». Siccòme poi mi hai accordato la dolce grazia della tua presenza quando ero indegna, e siccome è più grave la recidiva, così posso affermare d'essere affatto immeritevole di gustare la soave gioia della tua salutare vicinanza, che dura a tutt'oggi. Per il che sia reso a Te lode, e quel ringraziamento che, procedendo dolcemente dall'amore increato, rifluisce in Te, senza che nessuna creatura possa esaurirne i tesori.

Per poter custodire dono sì sublime ti offro l'eccellentissima supplica che l'angoscia estrema della tua agonia, (confermata dal sudore del sangue), ha reso così intensa, che la semplicità e l'innocenza della tua vita hanno fatta così fervente, che l'amore infine della tua divinità ha reso sì efficace. La virtù di quella perfettissima preghiera, rendendo completa la mia unione con Te, mi attragga nell'intimità del tuo divin Cuore. Se per necessità dovrò occuparmi di opere esteriori, possa io soltanto prestarmi per il loro compimento ma rimanere interiormente indivisa da Te, così che, quando le avrò adempite con cura, possa ritornare tosto a godere di Te, nel più intimo dell'essere, come l'acqua precipita impetuosamente verso l'abisso quando si toglie l'ostacolo che le impediva il libero corso.

Possa io d'ora innanzi essere sempre presente a Te, come Tu lo sei a me, affinchè mi sia dato raggiungere quel grado di perfezione al quale la tua giustizia può permettere alla tua misericordia d'innalzare un'anima, gravata dal peso della carne e che sempre resistette all'infinito tuo amore. Possa io infine esalare il mio ultimo respiro fra i tuoi intimi amplessi, e nel gaudio del tuo onnipotente bacio! Mi sia dato così volare, senza indugio, là ove Tu dimori fuori dello spazio, in quell'eternità sempre nuova, ove Tu vivi, splendente di gloria, col Padre e con lo Spirito Santo, nei secoli immortali! 

RIVELAZIONI DI S. GELTRUDE


La misura del Santuario realizzerà il Regno di Dio nelle anime

 


L'Apocalisse commentata da Don Dolindo Ruotolo


« Poi mi fu data una canna simile a una verga e mi fu detto: «Alzati e misura il santuario di Dio e l'altare e il numero di quelli che vi stanno adorando. 

 Ma l'atrio che è fuori del santuario, lascialo da parte e non lo misurare, perché è stato dato in balìa dei pagani, i quali calpesteranno la città santa per quarantadue mesi.» (Apocalisse 11,1-2).   

Stando all‟ordine delle visioni di S. Giovanni, è evidente che questa mistica e meravigliosa misura che distinguerà nettamente i veri cristiani dal mondo e dallo spirito del mondo, realizzando così il Regno di Dio nelle anime prima dell‟ultima persecuzione della Chiesa e prima del Regno glorioso di Dio e della Chiesa dopo il giudizio universale, è evidente, diciamo, che la mistica misura avverrà dopo i grandi flagelli che colpiranno la terra, dopo la terribile guerra e dopo che il libricino tenuto in mano dall‟Angelo, sarà stato divorato dalla Chiesa, rappresentata nel Sacro Testo da S. Giovanni. 

È chiaro cioè che immediatamente dopo la grande guerra, che avrà fatto strage degli uomini con le locuste e la cavalleria, ossia con gli areoplani, le artiglierie e le mitragliatrici, la Sacra Scrittura diventerà cibo delle anime, e le formerà a tale santità, che Dio potrà effondere in loro torrenti di grazie e di doni Eucaristici, e formare di esse il suo regno di amore, opposto nettamente al mondo persecutore e tiranno, che per tre anni e mezzo dopo la guerra infierirà contro la città santa, cioè contro Roma e la Chiesa. Sarà proprio questa persecuzione purificatrice che farà distinguere maggiormente i veri fedeli dal mondo paganeggiante e scellerato. 

Questo, che avverrà dopo la grande guerra e la glorificazione della Sacra Scrittura, avverrà anche in maniera più impressionante dopo l‟ultima terribile guerra che desolerà il mondo, guerra che sarà seguita dal triste regno dell‟anticristo e dall‟ultima persecuzione per tre anni e mezzo, dopo della quale verrà il giudizio e il Regno glorioso di Dio nella Chiesa trionfante. Nel periodo delle effusioni di grazie e di doni Eucaristici Dio misurerà i suoi fedeli, raccogliendo negli anni di questa spirituale prosperità le anime che un giorno dovranno combattere contro l‟anticristo, e costituire l‟ultimo coro dei Martiri [Non si deve dimenticare che l‟Apocalisse predice quello che avverrà alla Chiesa nelle sette epoche della sua vita pellegrina, e che quello che è detto di uno di questi periodi è figura di quello che avverrà più determinatamente in un altro periodo]. 

La preghiera nella Divina Volontà

 


2 Agosto 1902  (Vol. 4°):  

“…La Divinità dirigeva in tutto l’Umanità di Gesù e, siccome la Divinità in un medesimo  istante può fare quanti atti vuol fare in tutto il periodo della vita, ora, essendo che nell’Umanità  di Gesù Cristo operava la Divinità, comprendevo con chiarezza che Gesù benedetto in tutto il  corso della vita rifaceva, per tutti in generale e per ciascuno distintamente, tutto ciò che ognuno  è obbligato a fare verso Dio, in modo che adorava Iddio per ciascuno in particolare, ringraziava,  riparava, glorificava per ciascuno, lodava, soffriva, pregava per ciascuno; onde comprendevo  che tutto ciò che ciascuno deve fare è stato già fatto prima dal Cuore di Gesù”. 

CHIEDETE IN SILENZIO IL MIO AIUTO E IO VE LO DARÒ

 


CHIEDETE IN SILENZIO IL MIO AIUTO E IO VE LO DARÒ


          Oggi, Mio amato figlio, voglio che tu scriva affinché tutti possano conoscere la definizione degli eventi.

          Nei secoli passati, l'uomo era rude, pieno di orgoglio, vanitoso, si comportava da dominatore e pensava di essere importante. Aveva un modo di presentarsi che era persino ben educato, perché pensava che fosse lì che si trovavano la sua personalità e la sua grandezza. I suoi abiti facevano risplendere la sua persona, ma anche con tutto questo, avevano rispetto per Me. Io, Gesù, ero ancora la Potenza in mezzo a loro, anche se c'erano cuori duri come quello di Hitler e altri che erano dominati dal diavolo per uccidere i miei figli. Ma ora, figlio mio Benedetto, l'essere umano è in una confusione che solo io posso capire. Il disordine è tale che Mi costringono a fare ciò che non volevo: mandare un castigo. Come posso avere pietà! Nella grande città il diavolo ha preso il sopravvento, è lui che provoca la droga. E nelle strade le sue erbe vengono distribuite ai minori. Fa cavie degli innocenti per portarli ai margini, e i margini riempiono le tasche dei corrotti. Dominano la mafia, la mafia va nel panico contro il governo, il governo la lascia in pace e gli innocenti muoiono senza sapere perché. La lotta per la sopravvivenza è disperata. Nei locali notturni c'è un marciume infernale. Nelle strade, uomini diabolici scambiano il loro onore con cose di cui non mi piace parlare, il che è la peggiore vergogna umana.

          Benedetto, figlio mio, come posso smettere di pulire questa triste sporcizia? Ci deve essere un inizio. Chiedere non serve più a nulla. Con una piccola punizione non si raddrizzano. Parlare a queste persone del mio amore non è niente per loro, quindi ci deve essere una grande punizione, ma anche così si ribellano a me. Non sanno che io, Gesù, sono ancora il Proprietario del mondo. Metterò su tutte le parti della terra un castigo mai visto. La mia bandiera bianca sarà piantata solo quando la Terra sarà come voglio io, altrimenti non ci sarà pace per coloro che vogliono ancora vivere giorni felici.

          Venite a me. Non lasciarmi andare. Tenetevi stretti le Mie cose come: la preghiera quotidiana, i canti nuovi, le lodi, senza gridare. Chiedete in silenzio il mio aiuto e ve lo darò, ma chi cerca di fuggire da me ha i giorni contati. La Luce continua a brillare, ma non lasciatela nascosta. Dimostrate con il cuore che mi amate, e non solo con la bocca. L'ipocrisia di molti è la punizione di tutti coloro che li hanno ascoltati. Persone malvagie che cercano di sfidarmi, ma quando cominceranno a perdere tutto ciò che hanno, vedranno che non è servito a nulla. Gli innocenti riavranno ciò che le piogge non possono rovinare, ma i ladri pagheranno a caro prezzo per ciò che stanno facendo.

          Il Giusto sono io, Benedetto, mio figlio. Nessun altro può essere chiamato così, perché in Me non c'è ingiustizia. I miei diritti sono la Verità; la menzogna è del diavolo, il manipolatore dei diritti degli uomini, colui che ha creato disordine sulla Terra per rendere Me sempre più triste. Mio Padre, mio figlio, non vuole che la tua Divinità sia così disprezzata come lo è ora: ci sono madri che uccidono i loro figli, padri che perdono il loro pudore, figli tossicodipendenti, sacerdoti che non hanno più parole, vescovi che hanno solo l'orgoglio, è un casino infernale.

          Ora ci deve essere una sosta; questo è l'ordine del Padre mio. Dio è il Mio Nome, Re assoluto su tutta la natura umana, ma questo Re porrà fine a tutto ciò che non è buono, non importa chi lo danneggi. Rimarranno solo i puri di cuore per iniziare un tempo nuovo, e questo tempo sta già per compiersi, per cui dirò: "Venite, benedetti del Padre mio, nel Regno che è stato preparato per voi fin dall'inizio del mondo, ma allontanatevi da me, maledetti disonesti, il vostro posto è l'inferno" (Mt 25:34, 41). Queste saranno le ultime parole che sentiranno da Me. Io che sono Santo, non mi hanno mai accettato, ora è finita per loro.

          Benedetto, mio amato figlio, di' a Beneval di non tardare a diffondere questi miei messaggi, che devono essere letti perché l'uomo mi conosca meglio. Fai questo, caro figlio, e non perderai nulla, ma guadagnerai soltanto.

          Gesù sono Io; tu, Benedetto, sei l'inviato delle mie parole, e Beneval è il distributore del messaggio.

          Grazie, i miei due figli. Vi benedico entrambi.

GESU'

01/02/1995

 


domenica 28 agosto 2022

La Parola di Dio risuona in eterno

 


Dio parla ancora oggi


La Parola di Dio risuona in eterno

Vi ho promesso di rimanere con voi fino alla fine del mondo. La Mia Parola risuonerà eternamente a voi, Mie creature, come segno della Mia Presenza, eternamente sarà stabilito il contatto fra il vostro Dio e Creatore dall’Eternità e voi, Suoi esseri proceduti da Lui. Il Mio Amore Si manifesterà eternamente per voi mentre vi interpella, perché nel principio trovava la più grande Beatitudine nel fatto di poter frequentare con le Sue creature attraverso la Parola, e perché la beatitudine di tutti gli esseri consiste anche eternamente nel fatto di ricevere ininterrottamente la Mia Forza d’Amore, e quest’Irradiazione di Forza si manifesta nel Mio diretto Discorso. Io Stesso Mi manifesto attraverso la Parola, trasmetto i Miei Pensieri su di voi e trovo la Mia Beatitudine di indurvi alla manifestazione di risposta, in modo che quindi possa aver luogo lo scambio fra Padre e figlio, che da solo è già la più grande beatitudine. Più perfetto è ora l’essere, più chiara risuona la Mia Voce nel suo cuore, cosa che è da intendere spiritualmente in quanto che l’essere si muove nella più chiara conoscenza, nella stessa volontà e nello stesso pensare di Me, con Cui esso è intimamente legato attraverso la sua perfezione. Ma l’essere Mi può anche percepire quando si trova in un grado inferiore della sua maturità e quando è consapevole dell’io stabilisce il legame con Me. Di conseguenza, anche il grado di beatitudine è più alto o più basso, perché, appena è di nuovo unito con Me è un essere arrivato alla Vita, lo stato di morte è superato il che esclude già da solo l’ascolto della Mia Parola. Ma solo pochi uomini sanno che il loro Dio e Creatore vorrebbe parlare con loro e che potrebbero ben sentirLo, se conducessero un modo di vivere secondo la Sua Volontà. Pochi uomini soltanto sperimentano la felicità di un diretto Discorso ed entrano con Lui in un intimo rapporto, prò quando ai prossimi ne viene portato un sapere, per loro è inattendibile e deridono solamente coloro che ne danno loro conoscenza. Ma “la Mia Parola rimane, anche se passano Cielo e Terra.... ” Voi uomini interpretate anche quasi sempre diversamente questa Mia Promessa, mentre credete che la “Parola scritta” rimanga conservata inalterata. Anche per questo motivo è necessario che la Mia Parola venga sempre di nuovo guidata sulla Terra, perché la volontà umana non lascia nulla di invariato e non rimane garantita la purezza della Parola una volta espressa. Questa Mia Promessa però ha ancora un significato più profondo, “La Mia Parola rimane.... ”, all’essenziale la Mia Parola risuonerà sempre ed in eterno, sempre ed in eterno la Mia Parola testimonierà del legame di tutto il creato con Me, sempre ed in eterno le Mie creature Mi potranno sentire, perché questa è la loro beatitudine, che Io Stesso parli a loro, che conoscano sempre la Mia Volontà e che portino in sé la stessa volontà, che possano frequentare con il loro Dio e Creatore, come dei figli frequentano con il loro Padre, che li colmi la conoscenza più profonda, la più sublime Sapienza, un sapere secondo la Verità che li rende sconfinatamene beati. Tutto questo è soltanto il risultato dello scambio con Me attraverso la Parola. Se la Mia Parola non potesse risuonare a tutto l’essenziale, allora non esisterebbe nemmeno una vera Vita, perché soltanto la Mia Parola è la Vita, la Forza ed anche la Beatitudine, altrimenti per le Mie creature Sarei un Dio eternamente lontano, irraggiungibile, con Cui non vi sarebbe nessun motivo prendere contatto e non avrebbe nessun effetto. “Io rimango con voi fino alla fine.... ” Senza di Me e la Mia Presenza non sarete più. A meno che apparteniate ancora al Mio avversario, nel cui reame non penetro, ma dovete rivolgervi liberamente a Me. Ma appena vi siete staccati da lui e tendete seriamente verso di Me, anche la Mia Parola risuonerà in voi, dapprima certamente soltanto in modo sommesso, come voce della coscienza, ma potrete sentire sempre più chiaramente la Mia Voce, quando voi stessi vi date soltanto a Me, affinché siate spinti interiormente di parlare mentalmente con Me. Allora vi arriverà anche una Risposta, che inizialmente non riconoscete come la Mia, ma la considerate come proprio patrimonio mentale. Ma più vi ritirate dal mondo e cercate Me, più forte risuona in voi la Mia Voce, e la fede in questo Mio Discorso può anche rendervi capaci di aspettarlo coscientemente e Mi sentirete. Dipende unicamente dal grado di maturità della vostra anima, dipende unicamente dal grado del vostro amore, in qual modo sentite Me e la Mia Parola. E dato che, m appartenendo a Me, procedete sempre verso l’Alto, la Mia Parola non vi abbandonerà più. Sarò con voi rimarrò con voi e vi parlerò sempre ed in eterno, aumenterete costantemente la vostra beatitudine attraverso il costante scambio con Me attraverso la Mia Parola.

Amen

8 luglio 1963