Visualizzazione post con etichetta Meditazioni e preghiere di Sant'Anselmo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Meditazioni e preghiere di Sant'Anselmo. Mostra tutti i post

giovedì 3 febbraio 2022

In verità tu eri accecato dalla colpa del peccato originale e non potevi scrutare le altezze regali del tuo Creatore.

 


Meditazioni e preghiere di Sant'Anselmo.

[§ 8.] VIII. Una rassegna dell'incarnazione di nostro Signore, per mezzo della quale abbiamo recuperato tutte queste perdite. E perché tu possa liberartene, pensa alle compassioni del tuo Redentore verso di te. In verità tu eri accecato dalla colpa del peccato originale e non potevi scrutare le altezze regali del tuo Creatore. I peccati ti avvolgevano come una nebbia; tu eri alla deriva nei regni delle tenebre e, trascinato dalla corrente vorticosa delle tue colpe, ti stavi affrettando verso le tenebre eterne; quando ecco, il tuo Redentore applicò il balsamo della Sua incarnazione ai tuoi occhi accecati, così che, sebbene tu non potessi discernere Dio che brillava nella camera segreta della Sua Maestà, tu potessi comunque vederLo reso manifesto nell'uomo; e guardando, possiedi; e possedendo, ami; e amando, cerchi di arrivare con tutte le tue forze alla Sua gloria. Egli si è incarnato per richiamarti ad uno stato spirituale; è diventato partecipe della tua mutevole sorte per renderti partecipe della Sua immutabilità; si è abbassato alla tua bassezza per innalzarti alle Sue altezze.

È nato dall'integrità verginale per guarire la corruzione della nostra natura perversa; circonciso, per insegnare all'uomo il dovere di tagliare tutti gli eccessi, sia di peccato che di fragilità; e offerto nel tempio e accarezzato da una vedova santa, per insegnare ai suoi fedeli a frequentare la casa di Dio, e a mirare con la ricerca della santità a meritare di riceverlo a se stessi. Egli fu abbracciato dall'anziano Simeone, che cantò le sue lodi, affinché Egli potesse mostrarci il suo amore per la vita sobria e il carattere maturo; e fu battezzato, perché così potesse santificare per noi il sacramento del battesimo. E quando nel Giordano, chinandosi al battesimo per mano di Giovanni, udì la voce del Padre e ricevette l'avvento dello Spirito Santo sotto forma di colomba, fu per insegnarci come stare in un'umiltà d'animo invariabile - come è intimato dal Giordano, che è per interpretazione il loro scendere, e così essere favoriti a conversare con nostro Padre celeste, di cui è detto che "la sua comunicazione è con i semplici" (Prov. iii. 32), ed esaltati dalla presenza dello Spirito Santo, che si riposa con gli umili; per mano di Giovanni, un nome che significa la grazia di Dio, che, qualsiasi cosa riceviamo da Dio, attribuiamo tutto alla sua grazia, non ai nostri meriti. E quando ebbe completato il suo digiuno di quaranta giorni e fu gloriosamente assistito da angeli ministranti, ci insegnò come, distogliendo dalle lusinghe delle cose transitorie, per tutto il corso della vita presente calpestare il mondo e il principe del mondo sotto i nostri piedi, ed essere così sorvegliati da truppe di angeli. Di giorno Egli conversa con il popolo, predicando loro il Regno di Dio, e edifica le folle in tumulto con i suoi miracoli e la sua dottrina; di notte frequenta la montagna e trascorre il tempo in preghiera: suggerendoci come, in un momento, secondo l'opportunità, indicare la via della vita, secondo la nostra misura, con la parola e con l'esempio ai nostri vicini tra i quali viviamo; come in un altro, abbandonarci alla solitudine pensosa, e scalare la collina delle virtù, e desiderare le dolcezze dell'alta contemplazione, e con desiderio immutabile dirigere la nostra anima verso le cose che sono in alto. È sul monte che Egli si trasfigura davanti a Pietro, Giacomo e Giovanni; accennando così a noi che se come Pietro (che è interpretato riconoscendo) riconosciamo umilmente la nostra infermità, se ci sforziamo di essere resi supplenti dei vizi (perché Giacomo, o Jacobus, significa supplente), e ci sforziamo fedelmente di cedere noi stessi alla grazia di Dio (perché questo è significato dal nome di Giovanni), saliremo tutti felicemente su quella montagna celeste, e saremo in possesso della gloria di Gesù; Gesù stesso, il nostro Re, è la nostra guida. Fu a Betania che svegliò Lazzaro dal sonno (Betania è interpretata come la casa dell'obbedienza); mostrando così che tutti coloro che per lo sforzo di una giusta volontà muoiono a questo mondo e riposano nel seno dell'obbedienza, saranno risvegliati da Lui alla vita eterna. Affidando il Suo Corpo e Sangue ai Suoi discepoli nella cena mistica, Egli lavò umilmente i loro piedi; insegnandoci che i terribili ministeri dell'altare devono essere celebrati con purezza d'azione e pia umiltà d'animo. E poi, o mai Egli fu esaltato nella gloria della Sua santa risurrezione, sopportò gli scherni e i rozzi discorsi di uomini perfidi, la vergogna della croce, l'amarezza del fiele e infine la morte; in tutto questo ammonendo i Suoi, che coloro che desiderano raggiungere dopo la morte la gloria non solo devono sopportare con animo sereno le fatiche e le angosce della vita presente e le oppressioni dei malvagi, ma dovrebbero amare tutte le durezze che questo mondo può dare, per il bene dei guerdons attraverso eternità; dovrebbe amarle, corteggiarle e abbracciarle con gratitudine.

Questi, dunque, così gloriosi e innumerevoli benefici del tuo Creatore, se ti sforzi di meditarli degnamente, di abbracciarli devotamente e di imitarli con un fervente amore, non solo recupererai le cose buone che hai perso a causa del tuo primo genitore, ma per l'indicibile grazia del tuo Salvatore, avrai beni molto più alti per il tuo possesso per l'eternità. Poiché il tuo stesso Dio, fatto tuo Fratello dal mistero dell'Incarnazione, quale indicibile gioia non ti ha assicurato contro il giorno in cui vedrai la tua natura esaltata nella sua Persona su tutta la creazione!


mercoledì 12 gennaio 2022

Una considerazione dei nostri peccati, per i quali la nostra coscienza ci brucia di più e per i quali abbiamo perso tutte queste benedizioni.

 


Meditazioni e preghiere di Sant'Anselmo.

[§ 7.] VII. Una considerazione dei nostri peccati, per i quali la nostra coscienza ci brucia di più 16 e per i quali abbiamo perso tutte queste benedizioni. Ma mentre tu consideri a quali e quante benedizioni sei stato anticipato dalla Sua grazia, rifletti anche a quali e quante grandi benedizioni a cui hai rinunciato per tua colpa, e in quali mali sei caduto, oberato da un carico di peccati. Rifletti con sospiri sui mali che hai commesso sconsideratamente; Rifletti con gemiti e lacrime sulle benedizioni che per quegli stessi mali hai miseramente perso. Perché quale bene non ti ha profuso il tuo generoso Creatore nella sua bontà? 

E quale male non gli hai pagato come ricompensa, crescendo nell'esecrabile empietà? Tu hai gettato via il bene e meritato il male; anzi, hai fatto naufragare il bene e hai scelto liberamente il male; e, la grazia del tuo Creatore è stata così persa, o piuttosto gettata via, tu sei miseramente incorso nella sua ira. Non hai alcuna risorsa per dimostrarti innocente quando una folla di mali fatti da te ti circonda come un esercito innumerevole, che qui ti confronta con le tue azioni empie, là, schierando un'innumerevole schiera di parole inutili e, ciò che è più da condannare, dannose; e là, ancora, parando un'altra volta un'innumerevole schiera di parole dannose e là ancora sfilando un'infinita schiera di pensieri malvagi. Questi, 17 sono il prezzo per il quale hai rinunciato a benedizioni inestimabili; per questi hai perso la grazia del tuo Creatore. Evocali e affliggiti per loro; e rinuncia ad esse; e condannale; condannale e cambia la tua vita a un corso migliore. Lotta con te stesso nel tuo cuore, per evitare che anche per un momento di dare il tuo consenso a qualsiasi tipo di vanità, sia nel cuore, sia nella lingua, sia, peggio di tutto, nelle azioni. Che ci sia una lotta quotidiana, anzi incessante, nel tuo cuore, affinché tu non mantenga qualsiasi tipo di alleanza con i tuoi difetti. Esamina sempre e incessantemente te stesso con severità; scruta nelle tue profondità segrete; e, qualunque cosa tu trovi di sbagliato in te, con un vigoroso rimprovero colpiscila, stendilo a terra, ammaccalo, schiaccialo, gettalo via da te e annientalo. Non risparmiarti, non lusingarti ma alla luce del mattino, cioè in vista dell'ultima sentenza che, come il raggio del mattino, irrompe su di te, si sta rompendo sulla notte di questa vita presente - uccidi tutti i peccatori della terra - cioè i peccati e le delusioni della tua vita terrena - e distruggi così fuori dalla città di Dio che dovresti costruire a Lui in te stesso tutti coloro che operano l'iniquità, cioè tutte le suggestioni diaboliche, tutte le delizie odiose a Dio, tutti i consensi mortali, 18 tutti gli atti ripugnanti. Da tutte queste cose tu, come città di Dio, devi essere completamente purificato, affinché il tuo Creatore possa trovare, possedere e mantenere in te una dimora a Lui gradita.

Non essere di quelli la cui ostinazione sembra essere il lamento di Dio stesso quando dice: "Non c'è nessuno che consideri nel suo cuore e dica: "Che cosa ho fatto? (Is. lvii. 1) Se devono essere gettati via che hanno rifiutato di arrossire e di accusare se stessi per i peccati che hanno commesso, puoi tu trascurare di accusare, di giudicare e di castigare te stesso con severa disciplina? Ripassa, dunque, riflettendo attentamente sulle innumerevoli benedizioni con cui il tuo Creatore ti ha nobilitato, senza che intervengano meriti tuoi, e richiama alla mente i tuoi innumerevoli mali, la tua unica risposta, quanto malvagio e quanto immeritato, per tutti questi suoi benefici, e grida nelle doglie di un grande dolore: "Che cosa ho fatto? Ho provocato il mio Dio, ho sfidato l'ira del mio Creatore gli ho restituito innumerevoli mali per innumerevoli beni. Che cosa ho fatto? 

E parlando così, strappa, strappa il tuo cuore, emetti sospiri, piangi fiumi di lacrime. Poiché se tu non piangi qui, quando piangerai?

E se il Volto distolto di Dio non ti eccita alla contrizione - un Volto distolto dai 19 tuoi peccati - almeno lascia che le pene intollerabili dell'inferno, che quei peccati hanno provocato, spezzino il tuo duro cuore.

Ritorna dunque, anima peccatrice, ritorna in te stessa. Tira fuori il tuo piede dall'inferno; così potrai sfuggire ai mali che ti sono dovuti e recuperare i beni perduti di cui sei così giustamente perché se torni con piacere ai tuoi mali, allora tutti i beni che ti sono stati dati da Lui sono persi e gettati via.

Ti conviene, quindi, tenere sempre d'occhio e soprattutto quelli di cui la tua coscienza ti accusa più aspramente, affinché Egli possa distogliere da essi il Suo occhio d'ira. Perché se tu allontani i tuoi peccati con la dovuta intenzione di soddisfarli, Egli allontana il Suo sguardo di punizione. Se tu dimentichi, Egli si ricorda.


venerdì 24 dicembre 2021

Io sono Tuo Figlio per natura; fa' che per grazia siano Tuoi figli e Miei fratelli".

 


Meditazioni e preghiere di Sant'Anselmo.

[§ 6.] VI. In Cristo siamo uno, e siamo con Lui un solo Cristo. Ma guarda ancora più in profondità e vedi in quale stretta comunione sei unito a Lui. Ascolta il Signore stesso che supplica il Padre per i Suoi: "Io voglio", dice, "che come Io e Te siamo Uno, così anche loro siano Uno in Noi (San Giovanni xvii. 21). Io sono Tuo Figlio per natura; fa' che per grazia siano Tuoi figli e Miei fratelli". Quanto è alto questo privilegio, che un cristiano, semplice uomo com'è, possa in Cristo essere così avanzato da essere in un certo senso egli stesso chiamato Cristo! Una verità colta di quel fedele dispensatore della casa ecclesiastica, che disse: "Tutti noi cristiani siamo in Cristo un solo Cristo".

E non c'è da meravigliarsi; poiché Egli è il Capo, noi il Corpo; ed Egli Sposo e sposa allo stesso tempo; Sposo in se stesso e sposa nelle anime sante che ha unito a sé con il vincolo della morte.

Come uno Sposo ha messo una mitra sul mio capo, e mi ha adornato di ornamenti come una sposa" (Is. lxi. 10).

Ecco, allora, anima mia, considera bene i suoi benefici per te; brucia dalla devozione a Lui; ardi di fiamme di desiderio per la beata visione di Lui; chiama ad alta voce, toccata da gli ardori brucianti di un amore interiore; e, sciolta in desiderio di Lui, prorompi nel grido dello sposo fedele: "Che mi baci con i baci della sua bocca" (Cant. i. 1). Lontano dall'anima mia, ogni piacere al di fuori di Lui; che nessun attaccamento, nessun conforto della vita presente mi alletti, finché mi sia negata la sua beata presenza. Lascia che Lui mi abbracci con le braccia della sua carità; che mi baci con la sua bocca di dolcezza celeste; che mi parli con quel discorso ineffabile con cui mostra agli angeli le sue meraviglie segrete".

Che questo sia lo scambio di parole tra lo Sposo e la sposa; Io apro il mio cuore a Lui, Lui mi svela la Sua dolcezza nascosta. Oh, l'anima mia, ravvivata da riflessioni come queste, e ispirata dal tocco di un santo desiderio, sforzati di seguire lo Sposo; e digli: 'Attirami; correremo dietro a te al dolce odore dei tuoi unguenti' (Cant. i. 3). Dite dunque, e ditelo con fedeltà, non con un suono rapido di parole, ma con desideri che non possono mai affievolirsi. Parlate in modo da essere ascoltati; desiderate così tanto di essere attirati 14 verso di Lui per essere in grado di seguirlo.

Di' dunque al tuo Redentore e al tuo Salvatore: "Attirami dietro di te". Non lasciare che il fascino del mondo mi attragga, ma la dolcezza del Tuo beatissimo amore mi attiri. Un tempo ero attirato dalla mia vanità; ma ora lascia che la Tua verità mi attiri, attirami dietro a Te. 

Attirami, perché Tu hai attirato; tienimi, perché Tu mi hai trattenuto. Tu mi hai attirato per redimere, attirami per salvare. Tu mi hai attirato nella Tua pietà, attirami alla Tua beatitudine. Tu mi hai afferrato, apparendo tra noi fatto Uomo per noi; custodiscimi, ora che Tu regni sul cielo, esaltato al di sopra degli angeli. È la Tua parola, la Tua promessa. Tu hai promesso, dicendo: 'Ed io, se sarò innalzato da terra, attirerò a me tutte le cose' (San Giovanni xii. 32). Attirami dunque ora, Tu così potentemente esaltato, così come mi hai attirato, così compassionevolmente umiliato. Tu sei salito in alto, fammelo vedere; Tu regni su tutte le cose, fammelo sapere. 

Ma fammi conoscere con l'amore perfetto ciò che conosco con il pio pensiero di Te; fammi conoscere con la vista ciò che conosco con la fede. Lega a Te i desideri del mio cuore con i 15 legami di un amore indissolubile, perché con Te sono la sorgente e la fonte della mia vita. Lascia che l'amore l'unità associ chi l'amore redentore ha legato insieme. Perché Tu mi hai amato, Tu hai dato Te stesso per me. Che i miei desideri siano sempre in cielo con Te; che la Tua protezione sia sempre sulla terra con me. Aiuta questo cuore, questo cuore che si sta spezzando dal desiderio del Tuo amore, come Tu l'hai scelto, quando ha disprezzato il Tuo amore. Dammi ora quel ch'io domando; ché quando non Ti conoscevo, Tu mi hai dato Te stesso. Io ritorno, o portami a casa, perché quando ero un fuggitivo Tu mi hai richiamato. Fammi dare amore, affinché io abbia amore; anzi, poiché sono amato, fa' che io ti ami sempre di più, per essere sempre più amato da Te. Fa' che la volontà del mio cuore sia una sola con la Tua, che il mio unico scopo sia tutto con Te, perché con Te la nostra natura, assunta da Te in misericordia, ora regna glorificata. Fa' che io mi aggrappi a Te inseparabilmente, e ti adori Te incessantemente, e servirTi con perseveranza, e cercarTi fedelmente, e trovarTi felicemente, e possederti eternamente". Impiegando il tuo Dio con parole come queste, o anima mia, prendi fuoco, e brucia, e scoppia in fiamme, e brama di essere tutta ardente di bramare Lui.

giovedì 9 dicembre 2021

Tutti noi che siamo stati battezzati in Cristo ci siamo rivestiti di Cristo.

 


Meditazioni e preghiere di Sant'Anselmo.


[§ 4.] IV. Tutti noi che siamo stati battezzati in Cristo ci siamo rivestiti di Cristo. Risveglia te stesso, anima mia; svegliati, e lascia che il fuoco dell'amore del cielo divampi nelle tue viscere, e 10 impara attentamente la dignità che ti è stata data dal tuo Signore Dio; e imparando, ama; e amando, riverisci con gli indirizzi di una pratica santa. Colui che ti ha assegnato una dimora in se stesso e si è degnato di abitare in te, non ti veste, non ti adorna e non ti adorna di se stesso? Come molti di voi", dice l'Apostolo, "che sono stati battezzati in Cristo si sono rivestiti di Cristo" (Gal. iii. 27). Quale degno pegno di lode, dunque, e di ringraziamento a Colui che ti ha investito di una tale grazia e ti ha esaltato a una così grande dignità? Al punto che con il più felice scoppio di gioia del tuo cuore puoi ben esclamare: "Egli mi ha rivestito con le vesti della salvezza e con la veste della giustizia mi ha coperto" (Is. lxi.10)? Per gli angeli di Dio, guardare Cristo è la gioia più grande; ed ecco, per la sua infinita condiscendenza si è piegato a te così in basso da volerti rivestire di sé. Quale tipo di abito può essere, se non quello di cui si gloria l'Apostolo quando dice: "Cristo... fatto a noi da Dio sapienza, giustizia e santificazione" (1 Cor. i. 30)? E con quali vestimento più ricco di quello della saggezza, della giustizia e della santificazione" (1 Cor. i. 30)?


[§ 5.] V. Noi siamo il corpo di Cristo. Ma perché dovrei dire che Cristo ti ha rivestito di Sé, quando ti ha unito a Sé così intimamente da scegliere che nell'unità della Chiesa tu sia della Sua stessa carne? 

Ascolta l'Apostolo mentre espone la testimonianza della Scrittura: "Essi saranno in una sola carne; io parlo in Cristo e nella Chiesa" (Ef. v. 32). E poi medita ancora sulla vicinanza dell'unione della loro unione.

Voi siete", dice, "il corpo di Cristo, e membra di un membro". Tratta dunque il tuo corpo e le sue membra con il rispetto che sembra loro; perché se le tratti ingiustamente con qualsiasi gestione sconsiderata, tu sia soggetto ad una punizione tanto più severa per il tuo uso indegno, come saresti stato coronato da un premio più nobile per averli trattati come meritavano. I tuoi occhi sono gli occhi di Cristo; perciò non puoi volgere a guardare qualsiasi tipo di vanità; perché Cristo è la Verità, alla quale ogni vanità si oppone completamente. La tua bocca è la bocca di Cristo; perciò non puoi - non parlo di detrazioni, né di menzogne - non puoi aprire per discorsi oziosi quella bocca che dovrebbe essere 12 riservata solo alle lodi di Dio e all'edificazione del tuo prossimo.

Così devi pensare anche alle altre membra di Cristo affidate alla tua custodia.


lunedì 29 novembre 2021

Sì, infatti, tu sei stato creato per questo: per lodarLo, e per lodarLo senza fine;

 


Meditazioni e preghiere di Sant'Anselmo.


Sì, infatti, tu sei stato creato per questo: per lodarLo, e per lodarLo senza fine;

Cosa che comprenderai più pienamente quando, rapito dalla visione benedetta di Lui, 6 vedrai che per la Sua unica e gratuita bontà tu, quando non eri, sei stato creato dal nulla; così benedetto, e a tale indicibile beatitudine creato; creato, chiamato, giustificato, glorificato. Una tale contemplazione ti darà un amore instancabile di lodare Lui senza fine; dal quale, e attraverso il quale, e nel quale ti rallegrerai di essere benedetto con benedizioni così grandi e così immutabili.

[§ 3.] III. Ovunque siamo, viviamo, ci muoviamo e siamo in Lui; mentre abbiamo anche Lui dentro di noi. Ma, tornando dalla beatitudine che sarà, considerata per un po', con l'occhio della contemplazione, l'abbondanza di grazia con cui Egli ti ha arricchito anche in questa vita fugace. Egli, Dio stesso, la cui dimora è nei cieli, il cui trono è tra gli angeli, Colui al quale il cielo e la terra, con tutto ciò che contengono, si inchinano e obbediscono, si è offerto a te come tua dimora, e ha arredato e preparato la sua presenza per te; poiché, come insegna l'Apostolo, "in te c'è la grazia di Dio.

Muoversi, che bello! Essere, quanto è desiderabile! Perché cosa c'è di più dolce che avere la vita in 7 Colui che è la vita stessa della beatitudine? Cosa c'è di più amabile che governare ogni movimento di volontà o atto nostro verso di Lui e in Lui, vedendo che Egli ci stabilizzerà in una sicurezza senza fine? Cosa c'è di più desiderabile che aspirare e agire sempre più in Lui per essere, in cui solo - o piuttosto chi solo - è il vero essere, e a parte il quale nessuno può essere giustamente? 'I SONO CHI SONO", dice Lui (Esodo iii. 14); e lo dice magnificamente, perché Lui solo è veramente SONO, il cui Essere è immutabile. Egli, dunque, il cui Essere così inavvicinabile è l'essere in un senso così trascendente e unico che Egli solo è veramente, in confronto al quale tutto l'essere non è essere; Quando ti creò in modo così grande ed eccellente che non potevi nemmeno comprendere lo splendore della tua dignità, cosa stabilì come sfera del tuo essere, quale luogo di dimora ti fornì?

Ascolta Lui stesso che parla ai suoi nel Vangelo: "Rimanete in me, e io in voi" (San Giovanni xv. 4). O inconcepibile condiscendenza! O beata dimora! O scambio glorioso! Quale condiscendenza del Creatore, per volere che la Sua creatura abbia in Lui! Quale inconcepibile beatitudine della creatura di abitare nel Creatore! Come grande gloria di una creazione razionale per essere, con un interscambio così benedetto, associata al Creatore, come se Lui in essa ed essa in Lui avessero la loro dimora! Sì, Egli nella sua misericordia ha voluto che noi, così altamente nobilitati nella nostra creazione, avessimo l'ulteriore dignità di abitare in Lui. Lui, governatore di tutte le cose, senza cura o sollecitudine esistente su tutto; Egli, fonte e fondamento di tutte le cose, senza fatica che sostiene tutto; Egli, eccelso sopra tutte le cose, senza vana gloria che trascende tutto; Egli, che abbraccia ogni cosa che è, senza estensione di sé che avvolge tutto; Egli, la pienezza di tutte le cose, senza restringersi, che compie tutto, - sì, davvero, Egli, sebbene la Sua Presenza non manchi da nessuna parte, ha scelto per sé un regno di delizie dentro di noi; il Vangelo ne è testimone quando dice: "Il Regno di Dio è dentro di voi" (San Luca xvii. 21). E se il regno di Dio è dentro di noi, e se Dio abita nel suo regno, Colui il cui regno è dentro di noi non risiede Egli stesso in noi? Chiaramente sì; perché, allo stesso modo, se Dio è la saggezza e se l'anima del giusto è la dimora della sapienza, colui che è veramente giusto ha Dio che dimora in lui. E l'Apostolo dice: "Il tempio di Dio è santo, e voi siete il tempio" (1 Cor. iii. 17).

Applicati dunque instancabilmente alla ricerca della santità, perché tu non cessi 9 di essere il tempio di Dio. Egli stesso dice dei Suoi: "Io abiterò in loro e camminerò in loro".

(2 Cor. vi. 16). Non dubitare, quindi, che ovunque ci siano anime sante, Egli è in esse.

Perché se tu sei in quelle tue membra che vivifichi, interamente e in tutte le loro parti, quanto più Dio, che ha creato te e il tuo corpo, è interamente presente in te attraverso? È tuo dovere, dunque, pensare con la più intensa devozione con quale considerazione e quale riverenza dovremmo controllare quei sensi e quelle membra del nostro corpo, su cui la stessa Divinità siede in carica. Offriamo dunque, come si conviene, tutto l'impero del nostro cuore a un così grande Indweller, affinché nulla in noi possa ribellarsi a Lui, ma che tutti i nostri pensieri, tutti i movimenti della nostra volontà, tutte le nostre parole e l'intero corso e il tenore delle nostre azioni possano attendere ai Suoi ordini, essere obbedienti alla Sua volontà ed essere conformi alla Sua regola del diritto. Perché così saremo veramente il Suo regno, ed Egli rimarrà in noi; e noi, rimanendo in Lui, vivremo rettamente.

mercoledì 24 novembre 2021

Lodare eternamente Dio è il fine della nostra creazione.

 


Meditazioni e preghiere di Sant'Anselmo.


[§ 2.] II. Lodare eternamente Dio è il fine della nostra creazione. Sono dunque questi così incalcolabili 4benefici del tuo Creatore ti sono sufficienti per un continuo ringraziamento in cambio, e per estinguere il debito di un amore senza fine, quando consideri che dal nulla - o meglio, dall'argilla - sei stato innalzato dalla Sua bontà a una dignità così eccellente proprio all'inizio del tuo stato? Metti dunque alla prova la tua vita con il sentimento del maestro dei santi, e nota bene ciò che è detto del santo, 'Con tutto il suo cuore lodava il Signore' (Ecclus. xlvii. 10).

Guarda il fine della tua creazione, guarda il compito che ti è stato assegnato come servo di Dio! Perché Dio ti avrebbe graziato con il privilegio di una sorte così illustre, se non avesse voluto che tu ti applicassi incessantemente alla lode di se stesso? Tu sei stato creato per la gloria del tuo Creatore, affinché, facendo delle sue lodi il tuo impiego, tu potessi sempre avanzare verso di Lui per merito della giustizia in questa vita, e potessi vivere felicemente nel mondo a venire. Perché la lode di Lui produce il frutto della giustizia qui e della beatitudine nell'aldilà.

E se lo lodi, lodalo con tutto il tuo cuore, lodalo amando, perché questa regola di lode è stata stabilita per i santi: "Con tutto il suo cuore lodò il Signore, e amò Dio che lo aveva fatto" (ib.).

Loda dunque, e loda con tutto il tuo cuore; e chi lodi, ama; perché per questo sei stato creato per lodarlo e anche per amarlo. Perché quell'uomo loda Dio, ma non con tutto il suo cuore, che è incantato dalla prosperità a benedire Dio, ma è allontanato dalle avversità dal privilegio di benedire; mentre quell'uomo loda, ma senza amare, che in mezzo alle sue lodi di Dio cerca nella lode qualche altro bene che Dio stesso. Lodate dunque, e loda bene; in modo tale che non ci sia in te nessuna preoccupazione, nessun obiettivo, nessun pensiero, nessun ansioso, che non sia ispirato dalla lode di Dio, dalla grazia che ti aiuta. Dalla lode di Lui nessuna prosperità di questa vita presente ti seduca, e nessuna avversità ti trattenga; perché così tu Lo loderai con tutto il tuo cuore. Ma quando lo loderai con tutto il tuo cuore e lo loderai con l'omaggio del tuo amore, allora non desidererai altro da Lui che Lui stesso, e pregherai che l'oggetto del tuo desiderio sia Dio; la ricompensa della tua fatica, Dio; il tuo conforto in questa vita di ombre, Dio; il tuo possesso nella vita beata a venire, Dio.

di Sant'Anselmo


sabato 20 novembre 2021

DELLA DIGNITÀ E DELLA SVENTURA DELLA CONDIZIONE DELL'UOMO.

 

PRIMA MEDITAZIONE.

DELLA DIGNITÀ E DELLA SVENTURA DELLA CONDIZIONE DELL'UOMO.


[§1.] I. La nostra creazione a immagine e somiglianza di Dio. Svegliati, anima mia, sveglia le tue energie, risveglia la tua coscienza; scaccia la pigrizia della tua mortale pigrizia, e prendi a te la sollecitudine per la tua salvezza. Metti in fuga il vagabondare di fantasie inutili; ritira l'indolenza e conserva la diligenza. Applicati ai sacri studi e fissa i tuoi pensieri sulle benedizioni che sono di Dio. Lasciati alle spalle le cose temporali e cerca l'eterno.

Cosa, dunque, in un'occupazione così divina della mente, puoi concepire di più utile o più salutare che richiamare in lieta meditazione gli sconfinati benefici del tuo Creatore per te? Considera quale grandezza e quale dignità ti ha donato all'inizio della tua creazione, e rifletti bene su quale adorazione e quale culto adorante dovresti quindi pagarlo.

Fu certamente un nobile scopo che Egli formò per la dignità del tuo stato, quando, creando e ordinando la struttura universale della creazione visibile e invisibile, decise di fare l'uomo; poiché decise di rendere alla natura dell'uomo onori più ricchi che a tutte le altre creazioni dell'universo. Guarda la tua alta origine, e pensa all'amore che devi al tuo Creatore. 'Facciamo l'uomo', disse Dio, 'a nostra immagine e somiglianza'.

(Gen. i. 26.). Se non ti risvegli a questa parola, o anima mia, se non sei tutta accesa di amore di Lui per la Sua grazia così ineffabile di condiscendenza verso di te; se il tuo intimo midollo non arde di desiderio verso di Lui, cosa devo dire? Devo chiamarti addormentata? O Devo piuttosto ritenerti morto? Considera dunque diligentemente cosa significa essere stato creato a immagine e somiglianza di Dio; tu hai in questo pensiero il dolce guadagno di una pia meditazione in cui le tue riflessioni possono avere pieno svolgimento.

Osserva, dunque, che la somiglianza è una cosa, l'immagine un'altra. Per esempio, il cavallo, il bue, o un altro animale muto possono avere una certa somiglianza con l'uomo; ma l'immagine dell'uomo è portata da nessun altro che un essere umano. L'uomo mangia, così come il cavallo; qui c'è una certa somiglianza, un certo qualcosa di comune a creature di stampo diverso. Ma l'immagine dell'uomo è portata solo da qualche essere umano, qualche essere della stessa natura di quell'uomo di cui è l'immagine. L'immagine, quindi, è di ordine superiore alla somiglianza.

La Somiglianza di Dio, dunque, può essere raggiunta da noi in questo modo; se, riflettendo su di Lui come il Bene, se, pensando a Lui come il Bene, ci sforziamo di essere buoni; se, possedendoLo come il Giusto, ci sforziamo di essere giusti; se, contemplandoLo come il Misericordioso, ci sforziamo di avere misericordia.

Ma come alla Sua Immagine? Ascoltate. Dio si ricorda sempre di se stesso, capisce se stesso, ama se stesso. Se dunque tu, secondo il tuo povero stile, sei instancabilmente memore di Dio, se comprendi Dio, se ami Dio, allora sarai uomo "a Sua Immagine", perché ti sforzerai di fare ciò che Dio fa eternamente. È dovere dell'uomo piegare tutto il suo essere a questo compito; il compito di ricordare, di comprendere e di amare il Sommo Bene. A questa idea dovrebbe essere plasmato ogni pensiero e ogni giro e ripiegamento del tuo cuore, inseguito e formato; essere memore di Dio, comprenderLo e amarLo; e così esporre e mostrare in modo salvifico la dignità della tua origine in quanto sei stato creato a immagine e somiglianza di Dio.

Ma perché dire che sei stato creato a Sua Immagine, quando, come testimonia l'Apostolo, tu sei di fatto la sua immagine? L'uomo - dice - non deve coprirsi il capo, perché è immagine e gloria di Dio' (1 Cor. xi. 7).

***

di Sant'Anselmo.