[§ 8.] VIII. Una rassegna dell'incarnazione di nostro Signore, per mezzo della quale abbiamo recuperato tutte queste perdite. E perché tu possa liberartene, pensa alle compassioni del tuo Redentore verso di te. In verità tu eri accecato dalla colpa del peccato originale e non potevi scrutare le altezze regali del tuo Creatore. I peccati ti avvolgevano come una nebbia; tu eri alla deriva nei regni delle tenebre e, trascinato dalla corrente vorticosa delle tue colpe, ti stavi affrettando verso le tenebre eterne; quando ecco, il tuo Redentore applicò il balsamo della Sua incarnazione ai tuoi occhi accecati, così che, sebbene tu non potessi discernere Dio che brillava nella camera segreta della Sua Maestà, tu potessi comunque vederLo reso manifesto nell'uomo; e guardando, possiedi; e possedendo, ami; e amando, cerchi di arrivare con tutte le tue forze alla Sua gloria. Egli si è incarnato per richiamarti ad uno stato spirituale; è diventato partecipe della tua mutevole sorte per renderti partecipe della Sua immutabilità; si è abbassato alla tua bassezza per innalzarti alle Sue altezze.
È nato dall'integrità verginale per guarire la corruzione della nostra natura perversa; circonciso, per insegnare all'uomo il dovere di tagliare tutti gli eccessi, sia di peccato che di fragilità; e offerto nel tempio e accarezzato da una vedova santa, per insegnare ai suoi fedeli a frequentare la casa di Dio, e a mirare con la ricerca della santità a meritare di riceverlo a se stessi. Egli fu abbracciato dall'anziano Simeone, che cantò le sue lodi, affinché Egli potesse mostrarci il suo amore per la vita sobria e il carattere maturo; e fu battezzato, perché così potesse santificare per noi il sacramento del battesimo. E quando nel Giordano, chinandosi al battesimo per mano di Giovanni, udì la voce del Padre e ricevette l'avvento dello Spirito Santo sotto forma di colomba, fu per insegnarci come stare in un'umiltà d'animo invariabile - come è intimato dal Giordano, che è per interpretazione il loro scendere, e così essere favoriti a conversare con nostro Padre celeste, di cui è detto che "la sua comunicazione è con i semplici" (Prov. iii. 32), ed esaltati dalla presenza dello Spirito Santo, che si riposa con gli umili; per mano di Giovanni, un nome che significa la grazia di Dio, che, qualsiasi cosa riceviamo da Dio, attribuiamo tutto alla sua grazia, non ai nostri meriti. E quando ebbe completato il suo digiuno di quaranta giorni e fu gloriosamente assistito da angeli ministranti, ci insegnò come, distogliendo dalle lusinghe delle cose transitorie, per tutto il corso della vita presente calpestare il mondo e il principe del mondo sotto i nostri piedi, ed essere così sorvegliati da truppe di angeli. Di giorno Egli conversa con il popolo, predicando loro il Regno di Dio, e edifica le folle in tumulto con i suoi miracoli e la sua dottrina; di notte frequenta la montagna e trascorre il tempo in preghiera: suggerendoci come, in un momento, secondo l'opportunità, indicare la via della vita, secondo la nostra misura, con la parola e con l'esempio ai nostri vicini tra i quali viviamo; come in un altro, abbandonarci alla solitudine pensosa, e scalare la collina delle virtù, e desiderare le dolcezze dell'alta contemplazione, e con desiderio immutabile dirigere la nostra anima verso le cose che sono in alto. È sul monte che Egli si trasfigura davanti a Pietro, Giacomo e Giovanni; accennando così a noi che se come Pietro (che è interpretato riconoscendo) riconosciamo umilmente la nostra infermità, se ci sforziamo di essere resi supplenti dei vizi (perché Giacomo, o Jacobus, significa supplente), e ci sforziamo fedelmente di cedere noi stessi alla grazia di Dio (perché questo è significato dal nome di Giovanni), saliremo tutti felicemente su quella montagna celeste, e saremo in possesso della gloria di Gesù; Gesù stesso, il nostro Re, è la nostra guida. Fu a Betania che svegliò Lazzaro dal sonno (Betania è interpretata come la casa dell'obbedienza); mostrando così che tutti coloro che per lo sforzo di una giusta volontà muoiono a questo mondo e riposano nel seno dell'obbedienza, saranno risvegliati da Lui alla vita eterna. Affidando il Suo Corpo e Sangue ai Suoi discepoli nella cena mistica, Egli lavò umilmente i loro piedi; insegnandoci che i terribili ministeri dell'altare devono essere celebrati con purezza d'azione e pia umiltà d'animo. E poi, o mai Egli fu esaltato nella gloria della Sua santa risurrezione, sopportò gli scherni e i rozzi discorsi di uomini perfidi, la vergogna della croce, l'amarezza del fiele e infine la morte; in tutto questo ammonendo i Suoi, che coloro che desiderano raggiungere dopo la morte la gloria non solo devono sopportare con animo sereno le fatiche e le angosce della vita presente e le oppressioni dei malvagi, ma dovrebbero amare tutte le durezze che questo mondo può dare, per il bene dei guerdons attraverso eternità; dovrebbe amarle, corteggiarle e abbracciarle con gratitudine.